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Autore: Applepagly    28/07/2016    2 recensioni
Domandava all'amico di illuminarlo con tutta l'esperienza che era sicuro lui avesse. E che non aveva.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brandon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Okay, l'ho fatto di nuovo, ma non ho saputo resistere.

Questo sgorbio era rimasto sepolto nei meandri più reconditi del pc e... beh, in questo periodo sono molto ispirata per le Winx, per Brandon, in particolare.

Mi spiaceva lasciarlo marcire lì, perciò l'ho sistemato un po' e... sì, forse è una cretinata, ma da un po' di tempo mi ronzava in testa la domanda “Ma le Winx e gli Specialisti sono davvero casti, puri e rispettosi come sembrano?”, e così avevo voluto cimentarmi in un Brandon alle prese con questo problema. Lo so, lui è una specie di farfallone, ma mi è sempre piaciuta l'idea che, in realtà, fosse il più inesperto (oltre a Timmy, forse).

Beh, ditemi se è orribile. Io ci ho provato, ed è stato divertente.

Buona lettura!

TheSeventhHeaven
 


 

Manliness

 

I


Brandon si permise un profondo sospiro.

Ormai era sera e nella stalla non era rimasto nessun altro se non lui ed il suo drago. Seduto sulle pagliuzze accanto alla bestia, lasciava scorrere le dita tra le ciocche smeraldine di quella, che intanto riposava sulle zampe.

Il ragazzo si sentiva un cane. Codatorta lo aveva rimproverato duramente per aver trascurato così a lungo un animale che sarebbe restato al suo fianco per tutta la vita.

I draghi erano creature straordinariamente longeve e proprio per questa ragione faticavano ad affezionarsi al loro padrone: quando egli fosse morto, loro avrebbero sofferto come fossero state persone. Perciò avevano bisogno di essere certi che quei piccoli esseri che stavano su due gambe fossero realmente degni della loro fiducia.

Per lo Specialista non era stato poi così difficile conquistarsela. Per gli animali, come per chiunque, era molto facile amare Brandon; un paio di ore in sua compagnia ed era fatta

Ma adesso aveva come l'impressione di aver deluso il suo fidato compagno, ed il peso di quella delusione se lo meritava tutto. Per "punizione" - che tanto punizione non era, dal momento che avrebbe dovuto farlo a prescindere - doveva trascorrere tutti i pomeriggi in intense sessioni di addestramento che lo avrebbero massacrato e, soprattutto, impedire di mettere ordine nei suoi pensieri.

Già; perché qualcosa aveva iniziato ad insinuarsi nella sua mente e a distrarlo, impegnando la sua mente in ogni istante.

Ma cos'é?


II

 

Tutto aveva avuto inizio una mattina.

Brandon era reduce da una missione in compagnia di Riven e Timmy e non vedeva l'ora di riabbracciare il suo letto e la sua Stella. Facendo per aprire la porta della propria camera nell'accademia, proprio quando stava per realizzare il primo dei suoi desideri, aveva udito dei risolini femminili.

C'era qualcuno, nella sua stanza, ed era abbastanza sicuro di non aver lasciato le chiavi alla sua ragazza. Per quale ragione avrebbe dovuto trovarsi là, oltretutto? Che volesse fargli una sorpresa?

Riven, ben più sveglio di lui, aveva fatto due più due e lo aveva superato con un bizzarro ghigno. Non che fosse strano vederlo fare certe facce, ma quella lo turbò più che mai, perché non presagiva nulla di buono.

Domandandosi per quale motivo non gli avesse detto quel che sapeva, aveva provato ad abbassare la maniglia e a sbirciare quel che accadeva lì dentro attraverso una fessura. Ciò che aveva visto lo aveva sconvolto.

Non capiva proprio che cosa lo avesse infastidito tanto. Si trattava solo del suo migliore amico che, finalmente, raggiungeva un'importante meta per la sua relazione; era normale, no? Avevano diciotto anni e certe cose erano più che lecite.

Eppure, proprio non riusciva a non sentirsi a disagio. A pranzo, poi, quel maiale di Riven aveva voluto rovinargli il pasto chiedendo a Sky tutti i dettagli della faccenda; dettagli che ovviamente avrebbe rivelato solo più tardi ed in separata sede a Brandon, e a Brandon soltanto.

Durante l'accurato resoconto dell'intera vicenda, era spesso capitato che il principe si fermasse come per... ricevere dei consigli. Domandava all'amico di illuminarlo con tutta l'esperienza che era sicuro lui avesse. E che non aveva.

Perché non l'aveva? Beh, innanzitutto perché Brandon aveva semplicemente flirtato con qualsiasi individuo di genere femminile per tutta la sua vita, fino ai sedici anni; ma non era mai andato fino in fondo. Per quanto fosse uno che amava divertirsi, era anche un romanticone e credeva che alcune esperienze andassero vissute con qualcuno di veramente importante.

Non lo aveva mai confidato a nessuno, dal momento che era certo che sarebbe apparso ridicolo.

Un puritano... altro che romanticone.

Eppure era così.

Poi aveva conosciuto lei, in maniera assolutamente casuale. Osservava la vetrina di "Boutique Magique", uno dei negozi più costosi di Magix, quando lui l'aveva vista dall'altro lato della strada.

Ne era subito rimasto folgorato. Era bella, sì, ma non come le altre ragazze che lui aveva frequentato. Quella sembrava una modella, un'attrice, e ad osservarla in quel modo si era sentito come un bambino alle prese con la sua prima cotta.

E poi... e poi aveva qualcosa che non si sarebbe saputo spiegare; come una perenne luminosità che l'accompagnava ovunque e che la faceva risplendere, nella sua mente, più di qualunque altra.

Non gli ci era voluto molto, prima di decidere di seguirla. Ma lei non era stupida; oh, se non lo era. Dava l'idea della classica biondina svampita, quando era una vera e propria volpe, se si parlava di maschi.

Si era subito accorta di lui, che d'altronde non si affannava neanche troppo per nascondersi; e poi, non ricordava esattamente come, avevano finito per ridere e scherzare al tavolo di uno di quei bui locali che in genere pullulavano di streghe. Le loro risate riempivano l'ambiente, spezzando quell'aria misera ed austera che regnava lì.

 

III

 

Dopodiché, una sera aveva ricevuto una telefonata proprio da quella ragazza. Doveva ammettere di essersi sentito in subbuglio, quando aveva letto il nome di lei sullo schermo.

In quegli istanti, una sequela di immagini di sé e di lei aveva preso a vorticargli in mente. Pensava già ad un appuntamento, e poi ad un altro, e a come si sarebbero messi insieme; e invece lei chiedeva solo il suo aiuto, su un pianeta di nome "Terra".

Ma gli andava bene lo stesso, anzi, era contento che lei si facesse desiderare e non si esponesse troppo alle sue avances. Si era precipitato sulla Terra trascinandovi anche Sky - insomma, erano fratelli - e Timmy, che conosceva da poco ma che gli era già simpatico.

Quel ragazzo con gli occhiali era ansioso di fare un po' di esperienza e di visitare un luogo come quello; e con lo stesso pretesto si era imbucato anche quel taciturno bisbetico con i capelli fucsia, Riven.

Li aveva già sentiti come parte di una squadra; e aveva avuto l'impressione che quella bella bionda, Stella, avrebbe portato con sé frizzanti novità anche per gli altri tre neo Specialisti; difatti, Sky aveva già buttato gli occhi sulla fulva amica della fata.

Tutto era cominciato così. All'inizio era stato solo un gioco di conquista, tra loro.

Rispolverando quei ricordi fu proprio allora, mentre accarezzava il suo drago, che Brandon comprese con orrore che il turbamento che avvertiva altro non era se non senso d'impotenza.

Chissà perché, tutti non sospettavano minimamente che lui non avesse mai, per dirla come la dicevano i suoi compagni... intinto la brioche nella cioccolata.

Certo, diverse volte aveva fatto un tentativo e diverse volte era stato vicino alla sua realizzazione. Lui apprezzava le uscite di gruppo, ma talvolta si rivelavano di una noia mortale, soprattutto se interrotte dal cattivo di turno.

Le rare volte in cui si era ritrovato solo con la sua fidanzata, aveva provato a farle intendere di voler andare oltre. Era più che ovvio, dopo circa tre anni di fidanzamento, che ogni tanto lui provasse quel genere di voglia che spesso lo portava ad essere, per così dire, incollato a Stella in un respiro unico, senza però mai riuscire a portare a termine il suo obiettivo.

E, francamente, stava iniziando a stufarsi di aspettare; perché era molto paziente e comprensivo, ma restava pur sempre un ragazzo ed aveva una fidanzata bella e mortalmente desiderabile, per giunta.

Ma lei non aveva mai tempo. Tra un Valtor e l'altro, non aveva quasi modo di andare al centro commerciale, figuriamoci di soddisfare un desiderio che stava trasformandosi in un'esigenza non trascurabile... e ora si erano aggiunti anche quei quattro stregoni sbandati ed il negozietto di cuccioli magici.

Sospirò di nuovo, smettendo ci carezzare la criniera del drago che, probabilmente, non capiva il motivo di tante effusioni dopo settimane di negligenza e ne aveva le scatole piene di sentirsi quell'arto pentadattilo sulle squame. Il ragazzo strinse della paglia tra le mani, frustrato.

Perché poi lei non riusciva a capire? Insomma, non era abbastanza evidente che non ne potesse più, di tenersi per sé tutte le sue malsane fantasie? Oppure faceva finta di non capire e si divertiva semplicemente a giocare con lui come il gatto fa con il topo... ma no, non Stella.

Doveva... doveva telefonarle e parlarle. Subito.

Febbrilmente, condusse il drago nel suo scomparto e lo assicurò alla parete. «Scusami, Chucky. Prometto che domani avrai la mia più completa attenzione»

Al diavolo Codatorta e le sue punizioni; non ne poteva più di aspettare.

Mentre correva verso la sua camera ed afferrava il cellulare con tutta la malagrazia di questo mondo, una terribile domanda fece crollare tutti i suoi buoni propositi. Doveva agire, ma come?

Si bloccò così, sul morbido materasso, con il russare di Sky di sottofondo. Doveva essere molto stanco; il che era un peccato, perché adesso a chi avrebbe dovuto chiedere? Era abbastanza sicuro che Timmy non avesse mai sperimentato nulla del genere...

Rimaneva...

Oh, no. Non ho intenzione di chiedere a Riven.

Se Sky era capace di ridere del suo segreto, chissà quell'altro balordo che, quando non passava il suo tempo a potenziare la sciabola, lo trascorreva sfottendo tutti loro o borbottando commenti gelosi sulla sua fidanzata!

Eppure non vi erano alternative. Gli ci volle uno sforzo enorme, per decidere di alzarsi ed incamminarsi.

Calzò i pantaloni che usava a mo' di pigiama e mentre prendeva un cuscino, si chiedeva come Musa riuscisse non solo a sopportarlo, ma anche a metterlo a tacere mentre si concedevano un po' d'intimità. Insomma, Riven era generalmente un tipo taciturno, ma quando iniziava a parlare non la smetteva più; ed era pronto a giocarsi il drago che diventasse particolarmente logorroico se si trattava di... quello.

Ma doveva rischiare: ne andava del suo orgoglio, del suo essere uomo.

 

IV

 

«Non c'è molto da sapere; ma non temere: sei dalla persona giusta. Beh, allora... come prima cosa, lascia perdere date, giornate propizie o altre stronzate: tutto ciò è alla fuori dalla portata di un uomo, non puoi programmarlo.

Evita di organizzare serate particolari, perché così l'unico messaggio che arriva alle femmine è che tu vuoi solo girare il mestolo nella pentola. E anche se in realtà è così, devi sempre mantenere una certa dignità ai loro occhi e mostrare che ci tieni, lasciarti andare a quelle merdate sdolcinate; ma non devi mai organizzare niente, chiaro?

Semplicemente, prima o poi lei deciderà di averne avuto abbastanza e ti salterà addosso, perciò non abbassare la guardia e non farti cogliere impreparato. Anticipala, non lasciarti sopraffare. Sì, sì, lo so: sembra che si stia parlando di un combattimento ma è la stessa cosa.

Magari lei ti sembra tanto una santarellina, una suora che arrossirebbe solo al pensiero di certe cose, ma... quando arriverà il momento, ti dovrai ricredere. Beh, magari nel caso della tua ragazza non è così impensabile, ma comunque ricorda chi comanda. Lei diventerà una bestia incontrollabile, starà a te metterla al suo posto. Ah, e poi-»

«Riven, tra te e Musa succede tutto questo?»

«Certo che succede! Per chi mi hai preso? Non sono mica uno che predica bene e razzola male»

Oh, non ho dubbi...

«Il succo della questione è...»

 

V

 

Brandon si era svegliato con il mal di testa. Per tutto il sonno aveva avuto l'impressione di sentire ancora la voce di Riven ripetere quelle frasi all'infinito, come un disco rotto.

Se gli erano sembrate idiozie già la prima volta che le aveva sentite, figuriamoci dopo una notte passata a rimuginare su esse; e tutto ciò aumentava i suoi dubbi: come poteva, quella persona meravigliosa che era Musa, tollerarlo?

Non che si aspettasse da lui una visione più romantica delle relazioni, ma così era davvero troppo.

Alla fine, nemmeno il guru era riuscito a dargli informazioni effettivamente utili ai suoi scopi e stava iniziando a temere che presto o tardi sarebbe impazzito, annegando nel suo senso d'impotenza; e quella mattina Sky era stato mandato in missione, a quanto pareva.

Il giovane scudiero non riusciva a cogliere uno spiraglio di luce.

Senonché, mentre percorreva i corridoi affogando nella sua disperazione, vide andargli in contro l'angelo che avrebbe potuto salvarlo.

«Helia!» esclamò, quasi commosso. Lo abbracciò, felice come una Pasqua e dandosi dell'idiota per non essersi ricordato prima di lui.

Helia aveva una visione dell'amore molto simile alla sua – molto più di quanto potesse esserlo quella che aveva Riven. Certo, Brandon non si sarebbe mai sognato di scrivere poesie alla sua amata o ritrarla...

«Ti... senti bene, Brandon?» fece, perplesso.

 

VI

 

Sceso dalla Wind Rider, si guardò attorno. I suoi occhi cercavano disperatamente di cogliere un movimento, qualcosa che annunciasse la sua fidanzata.

Ma l'aspettava da due ore e mezzo ed era buio, ormai. Era chiaro che non sarebbe venuta.

Sospirando profondamente, indossò il casco, facendo per salire nuovamente a bordo della moto.

Non era la prima volta che Stella gli dava buca, ma in genere lo avvisava con un minimo di anticipo o comunque non lo faceva attendere così. E dire che aveva anche impiegato buona parte della sua giornata ad ascoltare minuziosamente ogni dettaglio che Helia aveva accettato di rivelargli, ogni segreto che avrebbe fatto svanire per sempre quel senso d'impotenza e lo avrebbe fatto sentire uomo...

Sapeva che avrebbe dovuto rivolgersi a lui sin dall'inizio, ma ora tutti i suoi validi consigli si erano rivelati del tutto vani.

Però, come dovette ricordare a se stesso, Stella era una fata, una delle più potenti, rispettate ed impegnate della dimensione magica; non poteva aspettarsi che per lei le cose andassero lisce come per qualsiasi altra ragazza. Magari era stata braccata da uno di quegli stregoni, sulla Terra, e quello era il motivo del bidone che gli aveva appena tirato.

Oppure, semplicemente, non aveva più voglia di uscire.

Si mise in sella, cercando di smaltire l'irritazione che poteva sentire solleticargli i sensi; ma la voce squillante della sua fidanzata lo fermò. Affannata per la corsa – beh, più l'imitazione di una corsa – e preoccupata per lo spaventoso ritardo – spaventoso perfino per lei, Stella non gli era mai apparsa più bella.

 

VII

 

Alla fine ce l'aveva fatta, e tutto grazie al consiglio più vero che avesse mai ricevuto.

Era un pensiero sciocco, ne era consapevole; ma non poteva far a meno di chiedersi se fosse così, sentirsi davvero un uomo.

 

VIII

 

«Devi semplicemente lasciarti andare, Brandon. Se vi amate, il resto verrà da sé»

 

  
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