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Autore: silverspot    28/07/2016    1 recensioni
Presa direttamente dal mio blog di Tumblr, questa commission era a tema 'Leith & Mary', spero vi piaccia.
DAL TESTO:
Quella notte il sonno non si decideva a prenderla, continuava a rigirarsi nel letto e a sognare ad occhi aperti di draghi e leoni in un campo di papaveri. Così si era alzata, stanca di quelle immagini, e aveva vagato tra i vuoti corridoi del castello. Le guardie ai loro posti erano quasi tutte addormentate. I suoi piedi scalzi l'avevano portata alle cucine, non aveva fame, non era certa di cosa stesse cercando, ma trovò un giovane.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leith, Mary Stuart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era cominciato tutto dopo il bacio di Francis.

Quando ci ripensava Mary non poteva evitare di sorridere. Sentiva ancora il suo sapore sulle labbra. Quel bacio rubato non aveva avuto il sapore di un addio, era stato dolce, passionale, affrettato.

Tutto quello che i baci con Tomàs non sarebbero stati.

Quella notte il sonno non si decideva a prenderla, continuava a rigirarsi nel letto e a sognare ad occhi aperti di draghi e leoni in un campo di papaveri. Così si era alzata, stanca di quelle immagini, e aveva vagato tra i vuoti corridoi del castello. Le guardie ai loro posti erano quasi tutte addormentate. I suoi piedi scalzi l'avevano portata alle cucine, non aveva fame, non era certa di cosa stesse cercando, ma trovò un giovane.

Era ancora in piedi nonostante l'ora e stava pulendo il grosso tavolo dai residui di un cervo che gli ospiti di Re Henry avevano catturato. Mary lo studiò in silenzio per qualche istante, poi gli si avvicinò. Si schiarì la gola e lo vide trasalire e girarsi di scatto. Faticò a trattenere una risata e si coprì le labbra con una mano.

 “Ti chiedo scusa, non volevo spaventarti.” gli disse, cercando di suonare quanto più gentile possibile. Lui aggrottò la fronte e si sistemò la camicia sporca di farina. Era biondo, i suoi lineamenti erano marcati e le sue spalle ampie. Un bel giovane.

Si riscosse subito e le sorrise, chinando lentamente la testa in segno di rispetto.
“Vostra Grazia, non vi scusate. Avrei dovuto sentirvi arrivare.” rispose lui con un forte accento.

Mary annuì e lo sguattero si raddrizzò, ma non la guardò negli occhi. Era evidente che sapeva chi lei fosse e Mary - non per la prima volta - si ritrovò a desiderare di essere una ragazza normale. Di poter parlare con gli sguatteri come se fossero suoi pari.

La regina si guardò intorno per qualche istante, poi inarcò un sopracciglio quando vide uno sgabello vicino al tavolo. “Non pensavo di trovare qualcuno ancora sveglio.” Lo guardò con la coda dell’occhio mentre si sedeva e lo vide alzare lo sguardo alla sua domanda. “Nemmeno io, maestà.”

Mary sorrise alle parole dello sguattero e gli indicò con un movimento del braccio di prendere posto sullo sgabello di fronte a lei. Lui lo fece e per la prima volta la guardò negli occhi. Anche i suoi erano azzurri, ma non erano come quelli di Francis. Non le trasmettevano la stessa passione, lo stesso desiderio. Non la guardavano in un modo tale da farla arrossire. Erano docili, ma attenti.  

“Come ti chiami, ragazzo?”

“Leith, vostra Grazia. Leith Bayard.”

“Leith Bayard…” ripeté Mary prima di muoversi sullo sgabello cercando una
posizione più comoda. Avrebbe preferito stare su una delle sedie imbottite che si trovavano nelle sue stanze, ma non poteva davvero lamentarsi. Troppo velocemente il suo corpo stava dimenticando le condizioni in cui era stata per anni al convento.

“Non è posto per voi nobili questo, maestà.” commentò Leith, realizzando pochi secondi dopo cosa aveva detto. Subito mormorò delle scuse e abbassò il capo, preparandosi a chissà quale punizione. Mary lo guardò incuriosita per un istante, poi ridacchiò e annuì. “Direi proprio di no Leith. Ma è un posto tranquillo ed è perfetto per me.” La sua voce era delicata, priva di rimprovero, ma quasi maliziosa.

Incuriosito Leith alzò di nuovo la testa e, una volta capito che Mary non aveva alcuna intenzione di riprenderlo per la sua sfacciataggine, si concesse una risata.

“Non riuscite a dormire?”

“No, non stanotte.”

Alla sua risposta Leith aggrottò le sopracciglia, pensoso. Lo vide grattarsi il mento e guardarsi intorno. “Credo di avere qualcosa per voi, allora.” Le disse cortese con un sorriso gentile. La regina avrebbe voluto dirgli che se avesse voluto qualche intruglio per dormire l’avrebbe chiesto a Nostradamus, ma non lo fece. Si morse il labbro, invece, e trattenne quella risposta.

Il ragazzo forse incoraggiato dal suo silenzio si allontanò da lei e iniziò a raccogliere ingredienti in giro per la stanza, poi li sistemò in una pentola e li lasciò cuocere. “Quando ero bambino nemmeno io riuscivo a dormire. Mia madre mi preparava sempre questo. Bastavano pochi sorsi per farmi crollare.” Le spiegò senza guardarla mentre continuava a girare qualunque cosa ci fosse sul fuoco.

Mary era di certo incuriosita da come l’atteggiamento dello sguattero fosse cambiato. Prima sembrava intimorito dalla sua presenza, mentre ora le parlava come fossero stati amici. Era strano, ma non certo fastidioso. Le piaceva, la faceva sentire normale.
La regina però non disse niente, si limitò ad annuire e a stringersi di più nella vestaglia che indossava sulla camicia da notte. Guardava Leith lavorare e si sforzava di non pensare al domani. A Francis, a Tomàs, a come la sua vita sarebbe cambiata. Si ritrovò a sperare che qualunque cosa lo sguattero stesse preparando l’avrebbe fatta dormire per sempre.

Ma quello non era possibile. Mary si sarebbe svegliata, avrebbe detto addio alla Francia e sarebbe partita con il bastardo portoghese.

Al solo pensiero di non rivedere più Francis il cuore le si strinse in una morsa. Sentì gli occhi pizzicare, ma non lasciò che alcuna espressione trasparisse sul suo viso. E quando Leith le portò una tazza fumante che profumava di miele e limone, Mary lo guardò e gli sorrise grata, i suoi occhi erano asciutti.

Si alzò la regina di Scozia e prese la tazza dalle mani del ragazzo. “Ti ringrazio, Leith Bayard. Per questo e per la tua compagnia.” gli disse semplicemente. Persino nella penombra delle cucine riuscì a vedere le sue guance colorarsi di rosso mentre mormorava:  “non c’è di che, altezza.”

Mary portò nelle sue stanze la tazza che Leith le aveva dato e prese qualche sorso della strana bevanda solo una volta a letto. Qualunque cosa ci fosse dentro, la giovane sentì il sonno giungere lentamente.

Così, quando finalmente le palpebre le si chiusero definitivamente, Mary pensò a Leith e alle parole di Bash. Magari il figlio del re aveva ragione, magari non era sola a corte.

Salve! Questa storia è frutto di un esperimento. Ho aperto un blog di scrittura su tumblr dove essenzialmente chiunque può mandarmi prompt e io ci scrivo una storia. Il blog è charwritesstuff.tumblr.com, se volete passate a trovarmi, lasciate un prompt o anche un saluto. Al solito se la storia vi è piaciuta lasciate un commento, se vi va. Alla prossima!
Char xx
  
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