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Autore: M3K1317    29/07/2016    0 recensioni
Questa long-fiction è una versione migliorata di "Inazuma Eleven personalizzato", miglioramento della quale sono grato ad Ale2000.
Anno 2091 - Italia
Tra le tecnologie avanzate e i molteplici cambiamenti avvenuti sino ad ora, un gruppo di ragazzi tenta di creare una nuova potente squadra. Ma un ostacolo è in agguato nell'ombra.
Fra misteriosi personaggi, oscuri segreti e curiose rimembranze del passato, Milo e i suoi amici riusciranno nell'intento?
[Dal capitolo 4]
"Egli rideva in un modo così sguainato che Milo dovette coprire il telefono con una mano, per impedire che il tutto svegliasse i genitori o la sorella. E sopratutto che i suoi poveri timpani si distruggessero.
Dopo la scena a dir poco surreale, il portiere sbottò, mantenendo però un tono di voce basso:
"Ma... Era proprio necessario?".
Dall'altra parte ci fu il silenzio come risposta. Ormai sembrava inevitabile."
Genere: Avventura, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 26
 
La mattina seguente, Milo si alzò rapidamente dal letto. Si sciacquò la faccia con fare celere ed agguantò la cartella contenente quanto gli sarebbe stato necessario durante la permanenza a scuola. Potrebbe essere lecito chiedersi il perché di tanta fretta da parte di un individuo come Hammer, che aveva sempre dimostrato pacatezza ed autocontrollo. Nello zibaldone di pensieri che aveva, ve ne era uno in particolare che occupava la sua mente. Durante la cena della squadra tenutasi la sera precedente, JJ aveva dichiarato di aver ottenuto finalmente i permessi dalla scuola per organizzare un ritiro all’interno dell’edificio. Per Milo, ciò rappresentava un’occasione più unica che rara per poter dialogare un po’ in privato con Lara, dato che i suoi tentativi, sino a quel momento erano stati futili. Ogni qualvolta egli avesse cercato di avere una conversazione da solo con la ragazza, un altro compagno di squadra si era intromesso. Ma in quel momento non gli importava. Aveva chiare intenzioni e vi sarebbe riuscito.
Riflettendo su ciò, si era incamminato verso la scuola. Senza apparenti motivazioni, il ragazzo arrestò il suo ambulare. In realtà, un dubbio era sorto ed egli si trovava non poco a disagio per non averci pensato prima. “Anche se riuscissi a parlare con lei…” rifletté a voce alta “Non saprei cosa dirle…”. Era un autentico dilemma per il portiere. Egli voleva ad ogni costo eludere temi scontati o che avrebbero potuto annoiarla. Il problema principale era rappresentato dal timore di dire qualcosa di fuori luogo o che spingesse Lara a farsi una cattiva idea di lui.
 
Queste riflessioni accompagnarono il suo cammino sino alla scuola. Le lezioni si svolsero normalmente e senza particolari accadimenti. Al termine delle desse, Milo si rivolse a Volt e Lio, atti a colloquiare tra loro. Il duo stava discutendo di un modo per migliorare il Vortice di Vento del primo. “Non fraintendermi…” spiegò Nitro “Si tratta di una tecnica potente… Però potresti renderla molto più forte se saltassi più in alto…”. “Già! Ma non sarebbe semplice!” ribatté l’altro “Se lo facessi dovrei calciare il pallone con la pianta del piede oppure fare un salto mortale… Nessuna delle due ipotesi rappresenta qualcosa di fattibile…”. Considerata la scarsa attenzione di cui lo avevano degnato, Milo si allontanò, cercando qualcuno con cui colloquiare. Il suo guardo cercava palesemente Lara, ma, non vedendola, si accontentò di dialogare con altri.
Fu Andrè ad avvicinarlo. “Ehilà!” gli disse dandogli una poderosa pacca sulla schiena “Ho ottime notizie!”. “Sarebbero…” chiese spiegazioni Milo. “Mio zio ha finito di tradurre anche i tuoi fogli!” rispose Rocciosi porgendo al portiere i pezzi di carta che gli erano stati dati dalla signora Luce tempo prima ed altri in cui vi era la traduzione in lingua italiana dei primi. “Anche in questo caso, si tratta della descrizione di una tecnica micidiale…” spiegò Andrè “Sembra essere una tecnica di parata…”. Hammer annuì leggendo la spiegazione di come eseguire la suddetta fantomatica tecnica.
 
Quel pomeriggio, la squadra svolse l’allenamento all’interno della palestra della scuola che era stata messa a loro disposizione. Lara era particolarmente in forma, dato che ogni volta che le veniva passato il pallone lo mandava in porta con forza. In un’occasione, il suo Tiro Luminescente riuscì anche ad attraversare il Muro di Roccia di Andrè ed a trascinare Milo in porta con la sfera di cuoio.
Anche Giuliano si sentiva in forze. Difatti, dopo un po’ di movimenti eseguiti a vuoto, si piazzò dinanzi alla porta in quel momento inutilizzata e si concentrò. Ruotò su se stesso stando in equilibrio sulla gamba sinistra, mentre con la gamba destra calciava il pallone, che giungeva in porta con immane energia. La cosa che colpì i presenti più di ogni altra fu l’impressione che vi fosse un grosso drago blu e che esso inseguisse a gran velocità la sfera. “Dragon Crash!” aveva dichiarato Viverna. “Wow!” esclamò Lio osservando come il pallone gonfiasse la rete “Questa sì che è una tecnica!”. Quasi tutti corsero a congratularsi col rosso, che non mancò di vantarsi di ciò che era riuscito a fare. “Questa tecnica mi è stata insegnata da mio padre…” spiegò poi “Viene tramandata nella mia famiglia di generazione in generazione… Mi ci è voluto del tempo… Ma alla fine sono riuscito a padroneggiarla!”.
Mentre Giuliano accoglieva i complimenti di buon grado, Milo cercò di avvicinarsi a Lara, che non si era aggregata alla folla intorno a Viverna. Non sapendo di preciso come iniziare il discorso, Hammer si schiarì la voce, attirando l’attenzione della ragazza. “Oh! Ciao…” disse lei. “Ecco…” balbettò lui “Volevo… Volevo farti i complimenti per il tuo tiro di prima… Era molto bello…”. Quindi, arrossendo, cercò, di continuare la frase, ma ottenne solo di risultare ridicolo: “Il tiro intendo! Anche tu sei carina… Ecco… Ciò che volevo dire è che… No! Aspetta un attimo! Volevo… Ma che sto dicendo?!”. Lara lo guardò confusa, per poi chiedergli: “Sei sicuro di stare bene?”. “Sì… Ecco… Sto bene…” rispose regolarizzando il respiro lui “Non so cosa mi abbia preso…”.
 
Purtroppo non fece in tempo a dire altro che l’attenzione di tutti passò all’allenatore Strada, che richiamò la squadra dinanzi a sé. “Mister, deve dirci qualcosa?” chiese Volt. JJ annuì, attendendo che tutti si fossero radunati davanti a lui. “Si tratta di Rich?” chiese Lio, notando l’assenza del difensore. L’allenatore rispose col medesimo cenno di prima, per poi dire: “Si tratta proprio di lui…”. Veruno speculò sull’essersi ammalato del ragazzo, ma il mister scosse la testa e spiegò con fare schietto: “Il vostro amico Rich non fa più parte della squadra!”. Tutti rimasero sbigottiti ed in silenzio, non sapendo come reagire di preciso. “Sta scherzando?” chiese il capitano con un po’ di paura nella voce. JJ scosse la testa, per poi continuare la spiegazione: “Ha compilato i documenti per essere trasferito ad un’altra squadra… La Dark Org.! Al momento, è ufficialmente membro di essa!”. “Ma come mai?!” chiese Volt mostrando di avere le lacrime agli occhi “Siamo sempre stati amici! Non può aver fatto una cosa simile senza averne prima parlato con me!”. Detto ciò corse fuori dalla palestra. Milo fece per seguirlo, ma Lara lo trattenne, facendogli cenno che fosse meglio lasciarlo da solo per un po’.
 
Tundir, però, non era corso via allo scopo di restare solo, ma di trovare Rich. Corse da un’estremità all’altra della città. Sperava con tutto se stesso di aver indovinato il loco ove avrebbe trovato Deception. Giunse al parco che lui ed il suo amico frequentavano da anni e lo vide. Si trovava seduto su di una panchina, atto a giocherellare con un portachiavi a forma di pallone da calcio. Gli si avvicinò e gli rivolse la parola: “Rich…”. Il ragazzo, accortosi della presenza di Volt, gli disse: “Ma guarda un po’ chi si vede… Immagino tu abbia saputo…”. “Sì…” gli rispose affranto Tundir sedendosi alla sua sinistra “E sono venuto a chiederti il perché…”. “Risparmia il tuo tempo!” ribatté seccamente Deception “Non ti devo nessuna spiegazione… Non sei il mio capitano!”. “Ma sono tuo amico…” rispose l’altro “Vero?”. “Forse lo sei stato una volta…” disse Rich “Ma ho imparato che non serve a nulla avere degli amici affianco… Paghi solo le conseguenze delle loro azioni e non ne trai nessun vantaggio…”. “Non è questo lo spirito dell’amicizia…” commentò dispiaciuto Volt. “Non mi importa dell’amicizia!” concluse Deception alzandosi ed allontanandosi “A me importa solo di vincere! E senza degli incapaci come voi, vincerò!”.
 
La sera, Volt fece ritorno alla scuola, ove trovò i suoi compagni di squadra atti ad allenarsi l’ultima volta prima di cena. Un pensiero attraversò prepotentemente la sua testa: “Che razza di capitano sono?! Dovrei essere un esempio da seguire… Invece sono solo una zavorra per loro…”. Quindi, si avvicinò ai ragazzi, preparandosi a dire qualcosa di importante. Guardò tutti negli occhi, per poi chiudere i suoi che venivano invasi dalle lacrime. Milo, per tutta risposta, gli si avvicinò e gli porse la fascia da capitano, che ancora non aveva indossato dalla partita contro i Sovrani Antichi Plus. “Mi ero dimenticato di restituirtela…” commentò il portiere con un sorriso. Tundir rispose sorridendo a sua volta, per poi guardare gli altri nove membri della sua squadra: tutti lo guardavano contenti. Recuperata fiducia in se stesso, Volt indossò la fascia da capitano ed imperò che l’allenamento progredisse. Intanto, rifletté: “Rich si sbaglia… Forse non saremo la squadra più forte di tutte… Probabilmente non siamo abbastanza forti da vincere il Torneo Regionale… Ma siamo uniti! Siamo una squadra! E come tale ci comporteremo!”.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Non ho nulla da dire, se non scusarmi per i molteplici errori che sicuramente saranno presenti in codesto capitolo, avendo pubblicato da telefono (come ai vecchi tempi)…
  
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