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Autore: James Potter II    30/07/2016    0 recensioni
Migliaia di anni fa, una guerra mortale si è combattuta. Gli eserciti angelici, guidati dal coraggioso Arcangelo Michele, hanno sbaragliato le forze di Lucifero, rispedendoli nell'inferno.
Oramai regna la pace, ma nel cielo, ogni angelo viene addestrato al combattimento, in attesa di una nuova minaccia.
Sulla terra, la maggior parte della gente non crede nelle creature celesti, e anche chi le venera, non immagina la loro vera natura.
Eppure, non lontano dalla terra, splende la città di Cerea, capitale dell'Impero dei Cieli.
Cerea ospita anche il rifugio, della più grande risorsa degli Angeli.
L'Accademia Angelica accoglie ogni essere disposto a mettere i propri poteri al servizio della luce: licantropi, vampiri, mezzi-angeli e tante altre creature, che vogliono servire il cielo.
Eppure nessuno di loro ha idea che presto, sarà costretto a scegliere tra la luce e l'oscurità, poiché un antico nemico sarà liberato dalla sua prigione, e per la prima volta nella storia della terra e dei cieli, mortali e immortali dovranno unirsi, se non vogliono cadere vittima del Sovrano Nero...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Uriel e Kiana salivano a passo spedito le scale marmoree a chiocciola che conducevano al piano di sopra, seguiti da Alaral, che si fermava ad ammirava ogni piccolo particolare. 
Le pareti erano piene di torce. All'inizio al ragazzo sembrarono solo torce di legno con la punta ricoperta di stoffa e imbevuta di resina, come quelle che usavano i licantropi selvatici nelle loro tane. Tuttavia grazie ad uno sguardo più attentò potette notare che in realtà erano delle vere opere d'arte.
Intanto non erano di legno, ma d'oro, che con il bagliore del fuoco non risplendeva come facevano al sole, così da far pensare ad un primo sguardo al legno. La fiamma usciva dalla bocca di un drago dorato, che probabilmente all'interno doveva contenere resina, o altre sostanze infiammabili.
Le pareti non erano di marmo bianco come la sala principale, ma di granito.
Le scale erano di marmo, senza alcun tappeto o rivestimento, ed erano molto scivolose.
Ogni tanto c'erano delle porte, che dovevano portare ai vari piani del castello.
Dopo tre o quattro porte Alaral chiese -quanto manca ancora?-
-Già stanco?- gli chiese Kiana.
-Non mi stanco mai- rispose freddo Alaral.
-Siamo arrivati- disse Uriel.
Si ritrovarono di fronte ad una porta di legno scuro. I cardini erano eleganti, d'oro, così come la maniglia, che aveva la forma di una testa di grifone. Non era un rapace qualsiasi, solo i grifoni venivano rappresentati con le orecchie.
Uriel girò la maniglia, e ad Alaral sembrò che stesse torcendo la testa al grifone.
Attraversata l'entrata si ritrovarono all'interna di un lungo corridoio.
Era abbastanza largo, con le pareti di pietra liscia ed il pavimento di legno.
Per terra era appoggiato un lungo tappeto rosso, che ad Alaral sembrò il Red Carpet. Solo che quello era ricamato in oro con motivi di ali piumate.
Due file di porte si stendevano ai lati del corridoio. Alaral notò che i due lati avevano una maniglia differente. Quello di destra aveva un leone dorato, quello di sinistra un felino privo della criniera.
-Kiana, accompagna tu Alaral alla sua stanza, io ho delle faccende da sbrigare- e così dicendo, scomparve dietro l'ingresso e la porta si chiuse.
-Ok lupacchiotto- cominciò la ragazza -le maniglie col leone sono le camere dei ragazzi, quelle con la leonessa...-
-fammi indovinare, delle ragazze?- la interruppe Alaral
-No, dei froci- lo corresse lei.
-Cosa?-
-Sto scherzando stupido. Che c'è? Temevi di finirci?-
-No, ero solo curioso di sapere dove saresti andata tu-
Lei gli diede un pugno sul braccio, ma poi lo prese in mano per il dolore
-Ahia- si lamentò.
-Mai picchiare un licantropo. Non hai letto Twilight?-
-Sei un mezzo licantropo, ora muoviti Jacob- disse andando avanti.
Si fermarono di fronte ad una porta con la maniglia a forma di leone. Alaral notò che aveva una toppa nella bocca spalancato, dove sarebbe dovuta essere inserita la chiave.
-Hai qualcosa che può essere inserita qui?- chiese Alaral.
-Se è uno stupido doppio senso giuro che...-
-Intendevo la chiave! Hai una chiave si o no? Oppure sai fare quel trucchetto per aprire le porte?-
La ragazza lo guardò. Improvvisamente Alaral notò quanto fosse bella l'armatura che indossava. Il bustino azzurro era formato da due pezzi sovrapposti, ed era tagliato al centro e tenuto insieme con un lungo laccio di cuoio.  Aveva le cuciture lungo i seni. 
C'era anche un collare decorato con un paio d'ali, anch'esso chiuso con un laccio di cuoio. Ad esso erano legate le spalline. Si trattava di spalline a strati, ognuno dei quali aveva la forma di un'ala piegata. Da un lato c'erano quattro strati, dall'altro soltanto tre. Al collare era attaccato anche un colletto che arrivava fino alla fine del collo, dove iniziava la testa.
La parte inferiore del bustino era decorato anch'essa con ali piumate, incise nel cuoio, e da borchie argentate.
Sotto portava una tunica bianca senza maniche, come quelle greche, e dall'armatura usciva solo la gonna, lunga fino a metà coscia.
Ai piedi calzava sandali, anch'essi greci, ma erano coperti quasi completamente da gambali azzurri come l'armatura. Il bordo superiore era tagliato a forma di piume, e da un lato spuntava l'estremità di una piccola ala che partiva dal centro del gambale.
Le braccia bianche erano completamente scoperte, tranne per un bracciale argentato sul bicipite sinistro.
-Ehi, Alaral-
Solo allora Alaral si accorse di essersi imbambolato a guardare il corpo della ragazza.
-Stavo... stavo solo guardando la tua armatura. Dove posso trovarne una? Cioè, non così, ovviamente, intendevo, dove posso trovare un'armatura anch'io?-
Kiana si mise a ridere. Era una risata cristallina, contagiosa, e strappò un sorrise anche ad Alaral.
-Non sai quanto sembri stupido in questo momento. Levati quel sorriso ebete dalla faccia e prendi questa- e così dicendo, porse una chiave al ragazzo. Era dorata, lunga due dita, di quelle vecchio modello. La parte che dovrebbe essere inserita nella toppa aveva una forma arcuata, arricciata, come una parentesi graffa. All'estremità opposta sei ali d'angelo circondavano un anello con cui si sarebbe potuta attaccare la chiave al collo. 
-Avete scolpito una chiave speciale apposta per me?- chiese il ragazzo sarcastico.
-Prendila e basta. Il tuo sarcasmo mi sta facendo girare la testa-
-Già, è questo l'effetto che faccio di solito alle ragazze-
-Intendi la nausea? Non stento a crederlo- e così dicendo, Kiana porse la chiave ad Alaral. Appena lui la prese in mano, una catenella dorata si materializzo appesa alla chiave. Lui la sollevò e la avvicinò al viso.
-Carina- commentò. La infilò nella toppa. Subito la testa di leone serrò le fauci, e ora la chiave sembrava intrappolata tra le sue zanne auree. Alaral la girò, e il leone riaprì la bocca con un suono metallico. Il ragazzo girò la maniglia, e la porta si aprì.
Dopo le meraviglie che aveva visto fin'ora, Alaral si aspettava di trovare chissà quale reggia. Con un letto matrimoniale, statue d'oro di angeli, ricche carte da parati, pavimenti di marmo pregiato, e chissà, magari anche un frigobar gratuito. Le sue speranze furono infrante dal calzino che calpestò entrando.
Era una camera doppia. Un letto a castello di semplice legno levigato, rivestito da lenzuola bianche, era accanto ad una parete. Il letto sotto era sfatto, con un paio di mutande sul cuscino. Alla parete era appeso una scudo con lo stemma dei soldati di Cerea, la divisione principale dell'esercito angelico. Era un semplice scudo di ferro, o forse acciaio, e al centro troneggiava uno stemma con tre punte, una forma piuttosto classica. Sembrava anch'esso uno scudo, poiché era argentato con il bordo d'oro. Al centro di esso una testa di leone coronato in oro ruggiva superba. Il petto e la testa di due leoni dorati uscivano ai lati dello stemma. Due spade templari erano incrociate dietro il piccolo scudo argenteo. La testa e le spalle di un cavaliere uscivano dalla parte superiore dello stemma. Era in armatura argentea, con un elmo alato e l'aureola, come veniva rappresentata nei dipinti medievali, e cioè un disco luminoso dietro la sua testa. Da ulteriore cornice c'erano le sei ali dorate del cavaliere. La parte inferiore aveva una punta decorata, e due nastri di pergamena erano arrotolati intorno ad essa. Quello superiore recitava "Animus Invictus et Magna Sapientia" in caratteri svolazzanti, quello inferiore "Cerea" con la stessa grafia.
Dal lato opposto del muro erano appese due spade incrociate. Avevano l'elsa dorata e il pomo di smeraldo.
Un arazzo con i quattro arcangeli era appeso sopra un caminetto spento.
Il bordo dorato aveva un motivo di foglie. Al centro della scena troneggiava Michele, il leader degli angeli e generale delle milizie celesti. Portava un'armatura dorata. Drappeggiato sulle sue spalle c'era un mantello, realizzato con un filo d'oro più chiaro di quello usato per tessere l'armatura. Da lì spuntavano tre coppie di ali candide spiegate, che sembravano abbracciare gli altri arcangeli.
I suoi capelli erano d'argento, ma il suo viso era giovane. Era completamente sbarbato e mostrava più o meno venticinque anni. I suoi occhi erano azzurri chiari, e sembravano di ghiaccio. Stava rinfoderando la sua spada fiammeggiante, ciò significava che la guerra era finita. Affianco a lui c'era un'altro arcangelo. Aveva i capelli neri e gli occhi verdi, il suo viso, anch'esso giovane, era meno bello di quello di Michele, ma aveva l'aria più serena. La sua armatura era d'argento, così come il mantello, da cui spuntavano le sei ali identiche a quelle di Michele, ma chiuse. In una mano aveva un fiore bianco, un giglio. Un terzo arcangelo era dall'altro lato del generale, e teneva una mano sulla sua spalla. Dei corti capelli bruni gli facevano da corona. Scrutava l'osservatore con un paio di inquietanti occhi scuri, e Alaral si accorse che erano identici a quelli di Ophren. La sua armatura era di bronzo, e non aveva il mantello. In mano aveva un bastone lungo con un serpente verde smeraldo arrotolato. Era il simbolo del dio romano Esculapio (Asclepio per i greci) dio della medicina. Ciò ad indicare il fatto che fosse protettore dei ciechi e degli ammalati.
Infine, un po' distante dagli altri, c'era un arcangelo biondo con gli occhi azzurri e profondi, come quelli di Kiana. Aveva un aria serena, ed era di una bellezza mozzafiato.
Era Uriel, il patrono della poesia e delle arti. A differenza degli altri non aveva un armatura completa. Indossava una lunga tunica bianca, che gli copriva i piedi. Sopra di esso aveva la corazza di un armatura di ottone. Sembrava una via di mezzo tra il bronzo e l'oro. Drappeggiato sulle sue spalle era stato ricamato un mantello. Era scarlatto, anch'esso toccava terra. In mano teneva un libro dalla copertina verde scuro.
Le sue ali non erano spiegate, ma sembrava sul punto di aprirle, come se stesse per prendere il volo.
Tutti e tre avevano un'aureola dorato dietro la testa, e una tiara tra i capelli.
Sullo sfondo c'era un palazzo bianco. Era incastonato di gemme di vari colori, ed intorno a lui era stato ricamato con filo giallo un'aura di luce. Era il Palazzo Delle Gemme, l'attuale dimora del consiglio degli arcangeli, e ciò voleva dire che l'arazzo era recente.
Davanti il caminetto erano disposte due poltrone di velluto, una rossa e una blu. Non pensava ci si sarebbe mai seduto con il suo compagno di stanza, chiunque egli fosse.
-Non ci credo. Che animale- sbuffò Kiana.
-A chi ti riferisci- chiese Alaral
-Al tuo coinquilino. Tra poco dovrebbe arrivare. Guarda che disastro-
Il ragazzo si avvicinò all'arazzo per vederlo meglio.
-Bello eh- disse Kiana avvicinandosi.
-Hanno tutti un arazzo così?- chiese Alaral.
-Non uguale a questo. Sul mio è rappresentato Michele che si batte contro Lucifero. Bello, ma vederlo quando mi sveglio nel cuore della notte è inquietante-.
Alaral toccò la figura che rappresentava Uriel.
-Avete gli stessi occhi- commentò.
-Cosa?- chiese Kiana
-Tu e Uriel. Avete gli stessi occhi azzurri-
-Oh, bhe, lui è mio padre-.
Il ragazzo girò la testa versò di lei -sei la figlia di una degli Arcangeli?-
-Già-
-Figo-
-Facciamo che fingi di non saperlo- chiese seccata Kiana.
-Perché scusa? Non so che darei per sapere chi è mio padre-
-La gente mi giudica sempre per mio padre. Insomma, sono figlia dell'Arcangelo Uriel, quindi sono una guerriera eccezionale, ho un'intelligenza superiore e sono una poetessa eccelsa-.
-Si capisce dal fatto che usi il termine "eccelso". Non è forse la verità? Non sei super intelligente, super abile a combattere...?-
-Il punto non è questo. Voglio dimostrare di saper combattere, non voglio essere una specie di... di...-
-Di raccomandata?-
-Già-
-Credo di dover dimostrare anch'io qualcosa agli altri. Non so se vedranno di buon occhio un ibrido maledetto-
-Non sono tutti come Ophren, stai tranquillo. Molti lo trovano figo, o semplicemente non glie ne frega.-
-Sante persone- commentò Alaral.
All'improvviso si sentirono dei passi nel corridoio. I ragazzi si girarono, e sulla porta apparve un ragazzo. Era alto, sarà stato più o meno come Alaral. Aveva i capelli rossi e un viso cosparso di lentiggini. Il naso era piccolo, così come anche la bocca. La pelle era chiara, la tipica carnagione dei rossi. I suoi occhi erano gialli, e brillavano alla luce che filtrava dal vetro delle grandi finestre della camera. Per una ragazza non sarebbe stato malaccio, pensò Alaral. Se non fosse stato per il fatto che aveva tre code di volpe e un paio di orecchie a punta che gli spuntavano dalla testa, in aggiunta a quelle umane.
Era vestito in modo alquanto singolare. Indossava una casacca senza maniche grigio scuro, da cui spuntavano delle maniche più chiare, appartenute probabilmente ad una maglia o una camicia che aveva sotto. La casacca era stretta da una cintura nera da artista marziale, ma non una di quelle moderne, era lunga e larga.
A coprire il collo della casacca c'era un grande collare nero della medesima foggia che arrivava fino al petto. I pantaloni erano neri, e ai piedi aveva degli stivali neri da arti marziali, con l'alluce separato, che erano stretti alla gamba con delle fasce nere.
Indossava dei mezzi guanti di pelle nera, anch'essi stretti al braccio con fasce del medesimo colore che passavano intorno al pollice.
Nella cintura aveva una katana corta e dalla lama dritta, priva di elsa. 
Il manico era stato rivestito prima da un panno rosso, poi con fasce nere e spesse intrecciate nella tipica maniera delle katane. Il fodero di legno laccato di smalto nero aveva una parte rivestita di stoffa nera, nel punto dove doveva essere impugnato, e intorno erano stati applicati dei lacci sottili e rossi. 
Fu sorpreso di vedere i ragazzi nella camera.
-O forse interrotto qualcosa?- chiese.
-No stupido. Questo è il tuo nuovo compagno di stanza- e così dicendo prese Alaral per un braccio e lo spinse avanti.
-Kon'nichiwa- disse il rosso con un inchino ed un perfetto accento giapponese.
-Kon... Kon'nichiwa- disse Alaral imitando l'inchino. Il rosso sorrise e gli porse la mano.
-Mi chiamo Ewe Takehiro-
-Iwi?- chiese il ragazzo.
-Si pronuncia Ewi. Non Iwi, o Eue. Ewi.-
-Ciao, sono Alaral Betelgeuse- si presentò Alaral.
Il ragazzo sgranò gli occhi -Alaral, l'ibrido tra angelo e licantropo?-
Alaral sospirò -già, l'ibrido maledetto. La voce si è diffusa in frette vedo...-
-Oh, non ti preoccupare, non ho pregiudizi. In questa stanza potrai essere te stesso-
-Come fai tu!- lo rimproverò Kiana indicando il disastro che c'era in stanza. 
-Ehm...-
-Ti rendi conto che tanfo c'è in questa camera? Apri le finestre, e- guardò le mutande sul cuscino e fece una faccia disgustata -leva tutta questa roba-
-Si haha- rispose lui.
-Eh?- fece Alaral confuso.
-Significa "mamma" in giapponese- gli spiegò Ewe.
-Io me ne vado. Non potrei stare in questa stanza un minuto di più- disse Kiana, e uscì, chiudendosi dietro la porta.
-Dunque Ewe- disse Alaral -tu di che stirpe sei?-
-Sono un kitsune- rispose lui agitando le tre code volpine.
-Ok... mi trovi impreparato- disse Alaral.
-In giapponese significa "volpe". Guarda- e così dicendo, balzò in avanti, trasformandosi in una volpe rosse con tre code -ta-da- disse, muovendo il muso canino.
-Sei una specie di licantropo versione volpe. Un volpantropo- disse Alaral.
Lui fece di nuovo un balzo e si ritrasformò in umano, cadendo però sul fondoschiena -sì, ahia- disse massaggiandosi il didietro -ma chiamami volpantropo, e uso il mio ninjato-
-Eh?- fece Alaral.
Lui sfoderò la sua katana -questo-
-Non è una katana?- chiese Alaral.
-Le katane hanno la lama leggermente curva. Sono le armi dei samurai. Questo ha la lama dritta, facile da estrarre e super leggera. Un arma ninja!- rinfoderò il ninjato -a proposito, non dovresti essere anche tu in grado di trasformarti? Sei per metà licantropo no?-
-Non vorrei trasformarmi qui, potrei rompere qualcosa-
-Siamo maschi, ed entrambi quasi animali, possiamo vivere nel disordine no?- 
Alaral sorrise. Magari non sarebbe stato così male con Ewe. Si concentrò. Immagginò i boschi, le caverne, sua madre che lo portava in campeggio... 
Improvvisamente si sentì invaso da una forza primordiale, e schizzò in avanti. Sentì un immenso piacere inondargli il corpo, sentì gli arti accorciarsi, il muso allungarsi, spuntargli la coda. I suoi sensi, già superiori a quelli di qualsiasi angelo, si inacutirono, i peli biondi allungarsi.
Atterrò sul letto superiore, facendo cadere il cuscino. Era diventato grande quanto il letto, e alto un metro quando stava a quattro zampe. Era ricoperto da un manto ramato, che con la luce del sole splendeva come le statue d'oro del Palazzo D'Avorio. Aveva sempre i suoi occhi brillanti e impari, uno verde e l'altro azzurro, ma la sclera era sparita. Le zanne erano bianche come perle, dalle zampe spuntavano unghioni che sembravano in grado di squarciare una corazza, le orecchie erano alzate, in segno di felicità, la folta coda invece era rilassata e ciondolava. Alaral non resistette, si girò verso la finestra, chiuse gli occhi e ululò. Era un ululato potente, regale e fiero. In una notte buia avrebbe incusso parecchio timore. Una volta terminato si sentì un altro ululato lontano, poi un altro, sta volta più vicino. Vari ululati si aggiunsero, fino a formare un coro di lupi.
-Hai fatto partire l'ululato di massa- rise Ewe -puoi anche parlare?-
-Non è colpa mia- rispose Alaral -l'istinto dei licantropi è di rispondere alla chiamata-
-Qui non lo si fa quasi mai, tranne nelle notti di luna piena- gli spiegò il rosso.
-Perchè non ti unisci al coro?- gli propose l'ibrido.
-Io? Il mio misero latrato non può competere con il nobile richiamo di un licantropo-.
Per tutta risposta, Alaral lo spinse col muso verso la finestra. Ewe decise quindi di trasformarsi, e ululò. 
Il suo ululato era sottile, sembrava quasi che stesse abbaiando. Ma Alaral ricominciò a ulurale, e il coro durò diversi minuti.
-Cazzo- rise Ewe una volta finito. Aveva il fiatone -divertente. Spero non si sia sentito- si sedette per terra
Alaral si sedette affianco a lui -non sei andato male-
-Non andare a dire in giro che hai fatto partire tu l'ululato- lo avvertì Ewe.
-Per carità. Ma giusto per curiosità, come mai?-
-Non tanto per gli altri licantropi, più per i professori. Già accettano a malincuore la tradizione di ululare alla luna piena, non tollerano che lo si faccia durante il giorno. Anche se sono sicuro che Skoll si sia unito al coro- rispose ammiccando.
Alaral si stese per terra, e Ewe appoggiò la schiena al camino. Rimasero a parlare per diversi minuti, quando ad Alaral venne in mento una cosa:
-Dove la trovo un'armatura. Non vorrei presentarmi a cena così- disse, tirandosi su e guardandosi. Indossava una maglietta nera smanicata con qualche buco ai lati, un paio di jeans macchiati d'erba e converse nere e bianche impolverate.
-Non stai male- rispose l'amico.
-Forse, ma vorrei avere qualcosa per difendermi quando ci ammazzeremo durante le lezioni di lotta-
-Uriel ti ha fatto portare un'armatura. Mi ha chiesto di sistemarla sul manichino nell'armadio. Ovviamente non l'ho fatto, quindi attento quando apri-
Alaral si diresse verso il grosso armadio di legno scuro tra le due finestre. Apri le due ante contemporaneamente, e una semplice gorgera metallica cadde da un ripiano.
-I giapponesi non erano seri e ordinati?- gli chiese Alaral con un sorriso.
-Sono giapponese a metà, mia madre è una kitsune di Detroit- disse pulendo la lama della sua spada sulle lenzuola del letto.
-Quindi saresti il "Ninja Di Detroit"?- rise Alaral, e prese i pezzi dell'armatura dall'armadio.
Non era un'armatura completa, era composta da una corazza di cuoio a scaglie, che a prima vista poteva sembrare leggera ma prendendola il ragazzo si rese conto di quanto fosse spessa. Oltre alla gorgera c'erano anche degli spallacci a strati della medesima foggia. Sia la gorgera che gli spallacci si indossavano mediante cinghie di cuoio. C'erano anche degli alti bracciali che gli arrivavano a metà avambraccio. Erano di cuoio, ma la parte superiore era rivestita da spesse scaglie d'acciaio. Se Alaral non avesse avuto la forza da licantropo gli avrebbero impedito qualsiasi movimento rapido.
-La metto sopra i vestiti?- chiese.
-Prendi qualche panno dall'armadio. Quella roba l'hanno messa per noi, ma tanto io indosso le vesti da ninja-
Appesi ad un palo ligneo orizzontale mediante stampelle di ferro compatte c'erano un sacco di vestiti. Casacche, pantaloni di cuoio, gilè, giacche. 
Il ragazzo prese un paio di pantaloni di cuoio nero con i lacci davanti e degli stivali alti, 
neri anch'essi e della medesima foggia.
Si tolse la maglietta. Il suo fisico era dovuto alla sua duplice natura. Forte, come ogni licantropo, e bello come gli angeli. Dunque si ritrovava con un fisico da nuotaotre, con spalle larghe, addominali e tartaruga. Molti avrebbero sempre sognato un fisico così, ma lui l'aveva sempre trovato una seccatura. Un qualcosa per cui lui non aveva meriti. Indossò la corazza sul petto nudo. Poi si tolse i jeans senza vergogna scoprendo i suoi boxer neri.
-Tengo le mutande vero?- chiese.
-Io le tengo, non so se gli altri lo fanno. Se vuoi scoprirlo in bocca al lupo. ahaha, l'hai capita? Lupo!-
Alaral non rispose, si infilò i pantaloni di cuoio sopra i boxer e mise gli stivali con i calzini.
Si guardò allo specchio che c'era dentro l'armadio. Dalla corazza uscivano le sue braccia muscolose e abbronzate, e sparivano dentro i bracciali dell'armatura. I pantaloni erano un po' stretti, ma non così tanto da interferire con i movimenti. Gli stivali avevano una suola di gomma anti-sdrucciolo che rovinava un po' l'effetto "medievale", ma Alaral pensò fosse indispensabile per combattere. Non riusciva a immaginare come facessero un tempo.
La gorgiera non gli copriva il collo, quindi avrebbe dovuto fare attenzione ai colpi alti. Guardò negli occhi il suo riflesso. I suoi stessi occhi impari lo scrutarono con uno sguardo sprezzante. Alaral sorrise, e si passò una mano tra i capelli dorati.
-Ci starebbe bene un mantello. Qui dentro non c'è.- disse all'improvviso.
Ewe si avvicinò -solo i quattro migliori combattenti ne hanno uno-
-E come si fa a diventare uno di questi?- chiese Alaral. Il suo interesse non era dovuto più al mantello.
-Gli istruttori lo decidono. Ogni anno, ad agosto, fanno una riunione, e decidono chi sono.-
-Quindi cambiano ogni anno?-
-Dipende. Sei tu sei uno dei migliori combattenti, e l'anno dopo sei ancora imbattuto, per esempio, mantieni il titolo.-
-Agosto inizia dopodomani- notò Alaral.
-Fanno questa riunione la seconda settimana. Verso il dieci forse, non lo sa nessuno-
-Perchè non proviamo? Insomma, abbiamo tempo per allenarci-
-Una settimana...-
-Ma tu ti alleni da più tempo di me! E io ce la metterò tutta. Hai mai visto l'Attacco Dei Giganti? Grazie alla sua determinazione Eren Jaeger è riuscito a diventare un abile soldato!-
-Lui non ha avuto una settimana-
-Ma per imparare ad usare il dispositivo per il movimento tridimensionale si!-
-Ma è stato aiutato.-
-Ma alla fine è rimasto in equilibrio con l'attrezzatura rotta-
-E allora proviamoci. Ci aiuteremo a vicenda Eren Jaeger-
-Ci sto, Armin Arlert-
-Perché Armin devo essere io?-
-Vuoi essere Mikasa?-
-Andiamo a cena, sono le sette e mezza- disse infine Ewe, ed entrambi si diressero verso l'uscita.

****
 
Il kitsune mostrò ad Alaral dove si cenava. Era la cima della torre più bassa, da cui si accedeva attraverso una scala a chiocciola. La scala portava al centro di un padiglione marmoreo circondato da un colonnato in stile ionico.
Era enorme, e ospitava centinaia di tavolini circolari. Su ogni tavolino sedevano massimo quattro persone.
Un po' più in basso c'era il lago di lava, ma nonostante questo l'aria rimaneva fresca e piacevole, probabilmente una magia angelica.
-Dove ci sediamo?- chiese Alaral 
-Un momento, aspetto una persona- rispose il rosso.
-Chi aspettate di bello?- disse una voce femminile dietro di loro.
I ragazzi si girarono e si ritrovarono davanti una ragazza della loro età, circa quindici anni, dai lineamenti giapponesi. La sua pelle era chiara e aveva una leggera tonalità olivastra. Portava i capelli lisci che arrivavano alla parte inferiore della schiena, con cui si era fatta una treccia.
Era alta quasi quanto i due ragazzi.
Indossava una tuta di pelle rossa. Il busto era stretto da un corpetto di cuoio del medesimo colore chiuso con cinghie. Anche la cintura era della stessa foggia, e vi era attaccata una fascia che stringeva la gamba sinistra. Anche quella aveva delle cinghie per tenerla ferma, e all'interno di anelli di cuoio era infilata una katana con il fodero ed il manico rosso. In realtà era più corta di una normale katana. Calzava degli stivali di un rosso più scuro che arrivavano al ginocchio. Le mani erano coperte da guanti, rosso scuro come gli stivali. Un collare di pelle rossa che le arrivava sopra il seno le copriva il collo. Questo era formato da otto parti tenute insieme da lacci di cuoio. Infine il collare era congiunto al corpetto con altre cinghie.
Dalla tuta spuntavano due code di volpe, come quelle di Ewe, e anche le orecchie da canide erano le stesse. 
Regalò ai ragazzi un largo sorriso.
-Alaral, ti presento la mia gemella Reiko. È qui da poco, due mesi?-
-Un mese- lo corresse la ragazza.
-Sì, giusto. Reiko, questo è Alaral Betelgeuse- disse indicando l'ibrido.
-Tu sei quello di cui tutti parlano?- chiese.
-Purtroppo-
Lei gli fece uno dei suoi caldi sorrisi, e gli porse la mano. Lui la strinse.
-Hai una stretta forte- notò lei.
-Grazie-
-Allora, Ewe-Chan, dove ci sediamo?- chiese poi rivolgendosi al fratello.
Girarono un po' tra i tavoli, ma erano tutti occupati, finché non trovarono un tavolo occupato solo da una ragazza con i capelli ricci e gli occhi azzurri. Era Kiana.
-Possiamo sederci?- chiese Reiko.
-Ciao Reiko. Alaral- poi guardò Ewe -ci sei anche tu...-
-Già- rispose Ewe in tono di sfida.
-Sedetevi pure. Come ti sembra l'Accademia Alaral?- disse poi rivolgendosi al ragazzo.
-Per essere bella, lo è, ma per quanto riguarda le amicizie sarà come in qualsiasi altro posto. Non credo sarò molto popolare-
-Mi spiace contraddirti Alaral- gli disse Reiko -ma qui tutti parlano del tuo arrivo-. 
Solo allora notò che molti lo stavano continuando a guardare. Appena vedevano che si girava abbassavano la testa, in modo da non incrociare lo sguardo.
-Cosa dicono, giusto per curiosità?- le chiese Alaral.
-Alcuni non accettano la cosa, ma quelli non li considerare, sono come Mr Mxyzptlk, il nemico di Superman- Alaral le sorrise.
-Cioè?- intervenne Kiana.
-Fastidiosi, ma niente di più. Tranne in "Cosa È Successo All'Uomo Del Domani" dove mostra la sua vera forma. Mxyzptlk intendo.- la informò Alaral.
-È la mia storia di Superman preferita- disse Reiko.
Alaral sorrise -anche la mia-
-Nerd alla riscossa- rise Kiana.
-In ogni caso- continuò la kitsune -quelli che non parlano male di te (e sono tanti) sono ansiosi di scoprire come te la cavi sul campo di battaglia-
-Bene, non aspetto altro. Voglio diventare uno dei quattro migliori guerrieri.- disse Alaral.
-Li nomineranno ad agosto!- disse Kiana.
-Lo so-
-Non hai tempo-
-Lo aiuterò io. E lui aiuterà me.- intervenne Ewe.
-Voi siete folli- disse Kiana.
-Solo chi ha la follia di provare raggiunge grandi traguardi- le disse Reiko.
-E poi la poeta sono io...- disse alzando gli occhi al cielo.
Improvvisamente davanti al loro tavolo apparve una figura nel vento. Era una sagoma femminile, fatta da granelli di polvere, petali e aria. Parlò, e le parole uscirono come un soffio di vento che scompigliò loro i capelli -cosa volete mangiare? Carne, pesce o vegano?-
-Assolutamente carne!- disse Alaral.
-Carne anche per me- le disse Ewe.
-Pesce- scelse Kiana.
-Pesce- disse Reiko.
-Carne al sangue, media o ben cotta?- chiese di nuovo la fanciulla nel vento.
-Al sangue- le rispose Ewe.
-Così cruda che deve scappare dal piatto- disse Alaral. La fanciulla inclinò la testa, evidentemente prendeva le cose alla lettera. Meglio non correre rischi.
-Intendo al sangue- si affrettò ad aggiungere Alaral
-Tonno, salmone o misto di crudi?- disse di nuovo la loro cameriera rivolgendosi alle ragazze.
-Il salmone e fresco?- chiese Kiana
-Ovviamente- rispose lei.
-Allora salmone-
-Per me misto di crudi- le disse Reiko.
La cameriera stese la mano di petali e sul tavolo apparve il più bel servizio che Alaral avesse mai visto. Un set di posate completamente madreperla era disposto ordinatamente a lato di piatti di cristallo lisci e senza decorazioni. Tovaglioli di lino candidi come la tovaglie erano piegati a triangolo sul lato destro. Davanti ai coltelli c'erano dei bicchieri meravigliosi. Avevano un manico lungo argentato, su cui era poggiata una di un calice di cristallo, ed era tenuto fermo da sei ali d'angelo dorate che lo circondavano.
I bicchieri si riempirono di un liquido azzurro. A quel punto la loro cameriera si allontanò.
-Cos'era quella?- chiese Alaral
-Un aura, uno spirito del vento. Servono ai tavoli. Credono sia un onore servire i soldati delle milizie celesti- spiegò Reiko.
-Perché il tavolo è così... non so... poco sobrio?- Alaral questa volta si rivolse direttamente a Reiko.
-Secondo gli angeli chiunque offra il proprio cuore e la propria forza per l'esercito dei cieli merita grandi ricchezze-
-Che però non sono nostre ma ci mangiamo solo dentro- intervenne Ewe.
-Ehi Ewe-Chan, rimani umile, ricordi quello che dice nostro padre?-
-Non parlarmi di lui. E non chiamarmi Ewe-Chan! Non sono una tua amica- le disse alzando la voce.
-Perdonate la mia ignoranza nella cultura giapponese...- s'intromise Kiana.
-Il suffisso -chan viene usato in tono affettivo, ma è quando ci si rivolge ad una donna o ad un bambino!- le rispose Ewe.
-Scusate, posso farvi una domanda?- intervenne Alaral -ma voi due avete detto di essere gemelli, ma non vi assomigliate molto-
-Hai presente che ti ho detto che mia madre è di Detroit no?- gli spiegò Ewe.
-Sì-
-Ecco, io ho preso da lei. Gli occhi gialli, i capelli rossi. Reiko invece no, ha preso tutto da nostro padre.-
-Figo- commentò Kiana
-Immagino di sì- disse Reiko.
Improvvisamente apparve dal nulla l'aura che faceva loro da cameriera. Intorno a lei fluttuavano il loro cibo -ecco a voi- disse, e quello iniziò a muoversi.
Davanti a Ewe e ad Alaral si posarono due bistecche al sangue con contorno di patate al forno. Davanti a Kiana invece, una fetta di salmone alla griglia con insalata, e invece da Reiko il piatto che aveva si trasformò in un vassoio, e vi atterrarono varie cose: tartar di tonno, fette di salmone crudo, calamari e altri pesci. Poi in un angolo si posò del caviale.
-Cos'è questa bibita azzurra. Nettare angelico o roba del genere?- chiese Alaral.
-Ma tu degli angeli non sai proprio niente?- disse Kiana -preparano una bevanda con la frutta dei giardini celesti. Non ha un vero nome. Noi la chiamiamo "bevanda degli angeli" o "bevanda azzurra".
Alaral la assaggiò. Era quanto di meglio si potesse desiderare: era fresca e dissetante, con un sapore fruttato e dolce.
Quando la cena finì tornarono nei loro dormitori. Reiko e Kiana stavano in stanza insieme, dietro una delle prime porte del corridoio, Alaral e Ewe tornarono nella loro.
Domani ci sarebbe stata la prima lezione di lotta dell'ibrido...


Angolo dell'autore


Ciao. In genere non faccio mai l'angolo dell'autore, ma credo che in questa fiction lo metterò. Inizio col dirvi, che se l'ultima parte vi sembra un po' frettolosa o ha qualche errore chiedo scusa, ma sono le quattro di notte, e sono stanco.
Poi volevo mettervi le immagini dell'armatura di Kiana e della casacca di Ewe.
Sappiate che non mi piace mettere immagini per spiegare ciò che dico ok? Ma queste le voglio mettere perchè credo di non essere stato abbastanza chiaro nelle descrizioni, e poi perchè sono così belle che non posso non metterle.
 
   
 
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