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Autore: Duncneyforever    31/07/2016    1 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Il ragazzo dai capelli sbarazzini mi sorride rincuorante e le adorabili fossette sulle sue guance mi trasmettono tutto fuorché cattiveria; la luce tiepida che filtra dalla piccola finestrella illumina la pelle leggermente abbronzata del giovane tedesco e la irradia di un caldo colore esotico. Il viso tondo e fanciullesco, dai tratti germanici, gli conferisce un'aria mite e il corpo magro e snello, che si intravede sotto la divisa di cotone grigia, gli dona un'aspetto apparentemente buono ed innocuo. Lui si spettina la capigliatura morbida e boccolosa e si avvicina lentamente, facendo scricchiolare il parquet di legno ad ogni passo. Scambia un cenno di saluto con Friederick e mi porge galantemente una mano, sperando di poter conquistare la mia fiducia con i suoi modi gentili e d'altri tempi. Protetta dalla schiena del biondo scruto l'arto teso con circospezione, sbirciando di tanto in tanto oltre le pieghe della camicia bianca e pulita di quest'ultimo. Il profumo e la morbidezza del tessuto è tale che la tentazione di rintanarmi dietro di lui per qualche altro minuto è fortissima; strofino la guancia sull'avambraccio del mio amico, inebriandomi della fragranza del miglior sapone tedesco e della dolcezza della migliore colonia austriaca. Fried si bea dal mio gesto, incatenando saldamente la mano forte e callosa nella mia, piccola e morbida.
- Sara è molto timida, Zeno. In questi giorni non ha avuto molta fortuna e teme che tu possa essere come altri soldati del campo. - 
- Una bestia, s'intende... - 
Il corvino, seppur interdetto, sembra comprendere perfettamente ciò che il compagno gli ha riferito e, dopo un attimo di smarrimento, pare riacquistare il suo temperamento calmo e naturalmente tranquillo.
Dopo alcuni secondi, tuttavia, accade l'inaspettato: il tedesco si piega, china un ginocchio sul pavimento e abbassa il capo in segno di rispetto.
- Non intendevo spaventarvi, Fraulein. Vi posso assicurare che ferirvi era l'ultima cosa che desideravo. - 
Le parole rassicuranti del ragazzo mi invogliano ad uscire dalla " tana " cui mi ero vilmente rifugiata; zampetto, liberandomi dalla presa di Fried, mi rizzo sul posto e mi siedo compostamente, lasciando dondolare le gambe. Zenon si alza da terra e si rassetta la divisa stropicciata, lisciandola minuziosamente. Mi studia per un tempo imprecisato, consapevole di essere, a sua volta, analizzato da un paio d'occhi scuri e curiosi. 
- Tu sei Zohan, esatto? - Il diretto interessato spalanca gli occhi per la sorpresa, mentre l'amico dai capelli color del sole avvampa improvvisamente, portandosi nervosamente una mano al viso - arrossato per l'evidente imbarazzo. -
Il " Mischling " zittisce il compagno con un'occhiataccia, borbottando versi incomprensibili e gesticolando un poco con le mani. 
- Warum zum Teufel hast du es ihr gesagt? Ich habe dir vertraut! / Perché diavolo glielo hai detto? Io mi fidavo di te! - Sbraita, portandosi entrambe le mani ai capelli scuri e spettinati.
- Sie könnte ein Spion sein! / Potrebbe essere una spia! - Fried si fa vicino a lui e gli mette una mano sulla spalla, per rassicurarlo.
​- Ruhe, mein Freund. Cos'altro avrei potuto dirle se non la verità? - 
- Se la ragazza dicesse a qualcuno che... - 
- Amico mio... Ad Auschwitz non c'è SS che non conosca il tuo segreto. - 
Dopo questa affermazione, nella camera calano le tenebre. Friederick scuote la testa, dispiaciuto e rattristato dopo aver colto negli occhi arancio del giovane lo scuro colore della paura. 
- Dunque, cosa sai di me? - Sospira, rassegnato, tornando al discorso di prima. 
- Tutto, direi. - E, pensandoci, non c'è dettaglio della sua vita che io non conosca dato che il biondo, per soddisfare la mia fame di curiosità, mi ha raccontato per filo e per segno ogni più piccolo anfratto della sua esistenza. Ora che ci rifletto con più attenzione, credo di essere stata fin troppo invadente nei suoi confronti e ammetto apertamente di essermi comportata come una bambina, infantile ed insaziabile.
- E ti chiedo perdono per questo. - 
- Quando notai il tuo quaderno a terra, curiosavo in camera vostra. Lui... Lui mi aveva pregato di non aprirlo, ma... - 
- Sei molto giovane. - Mi interrompe, alzando piano le spalle larghe. - E non devi scusarti per questo. - Conclude, ammorbidendo la sua espressione severa. - Ma dimmi... Cosa sai di lui? Ti ha detto dove ci siamo conosciuti? - Una mano grande e ruvida mi accarezza i capelli, e un sorriso sornione compare sulle labbra del ragazzo. Un brivido scuote le membra di Friederick e i suoi occhi cristallini si riempiono dello stesso terrore che precedentemente aveva colmato gli occhi color ambra dell'altro. Il viso pallido e le goccioline di sudore che imperlano la sua fronte accaldata la dicono lunga sul segreto che per lungo tempo ha così abilmente nascosto. Un " ich bitte dich " sfugge dalle sue labbra umide, esplodento in una vera e propria supplica, mentre la sua testa oscilla ad intermittenza a destra e sinistra in segno di negazione. 
- Vedi, Sara... Ci siamo conosciuti a Mauthausen. Come ben sai, mi avevano etichettato come mezzo-sangue e internato nel lager, mentre il qui presente biondino... Beh... Deportato in qualità di oppositore del Reich. E fu proprio quel " buonuomo " di suo padre a consegnarlo alla milizia! Lui stesso lo spinse malamente sul camion, ignorando le grida strazianti della povera Ilde. Ci incontrammo, quindi, in primavera, sotto il freddo ancora pungente di inizio marzo e la fatica sfiancante del nostro lavoro. Che dire... Entrambi decidemmo di vivere e accettammo, seppur a malincuore, il lavoro che ci avevano proposto. Lui uscì dal campo in settembre e, dopo un mese circa, liberarono anche me. - 
​- Ho dimenticato qualcosa, mon ami? -
Dopo la scioccante rivelazione, l'intera stanza tace e, tutt'intorno, il più totale silenzio regna sovrano. In pochi giorni ho imparato che spari, risate sconnesse e gemiti vari sono all'ordine del giorno nelle camere vicine ma, in questo momento, stranamente, nessun rumore, nè interno alla struttura, né esterno, s'ode nell'aria. 
Dal lager non giungono più le grida ovattate e minacciose dei soldati, né le urla disperate dei prigionieri.
" Friederick ", sussurro, mentre le forze mi vengono meno. 
- Sara? - 
Due sagome sfocate, un'immagine grigia e poi il buio. 

Nella mia mente, metto insieme i numerosi pezzi del puzzle, prima di ottenere un quadro a dir poco sconvolgente: 
Aaron Miller, l'uomo austero e dallo sguardo severo che conobbi a Berlino, mandò in frantumi i sogni del giovane figlio, ne distrusse la dignità e lo marchiò d'infamia, additandolo come traditore della patria e cacciandolo di casa affinché egli venisse adeguatamente " rieducato " secondo i canoni nazisti. 
Herr Miller ha sempre guardato Fried con tanta cattiveria; lo scrutava con i suoi occhi piccoli e scuri, sperando di poter scorgere un luccichio di malvagità negli specchi d'acqua purissima del ragazzo non ancora ventenne... Ma non riusciva a vedere mai nulla di tutto ciò. 
Brunilde ha protetto il suo " piccolo cuore " - così le piace affettuosamente chiamarlo - come meglio ha potuto, scontrandosi più volte con il marito e fronteggiando coraggiosamente la sua ira. 
Quasi riesco ad immaginarmi la scena... Friederick che viene scaraventato giù per le scale, picchiato ed umiliato sotto lo sguardo inflessibile del padre e il bel viso in lacrime della madre; il sangue che cola dalla bocca gonfia e tumefatta, uno stivale laccato di nero che affonda nel suo stomaco e una mano grinzosa che lo tiene saldamente per i capelli, per impedirgli ogni movimento.
- Sara? Riesci a sentirmi? - Il biondo mi richiama, preoccupato, mentre Zohan, sentendosi addosso il peso della colpa, si limita a fissarmi con ben due sigarette tra le labbra umide, gli occhi spalancati e un tremolio incontrollato alle mani. 
Mi faccio peso sulle mani e mi alzo di poco con il busto, farneticando un " sì " con la bocca ancora impastata, prima di crollare di nuovo sul letto. 
Devono avermi afferrata prima che io cadessi a terra... Dovrei quantomeno ringraziarli per questo. 
- Perché non mi hai detto niente? - Ma solo dopo una degna risposta, li avrei ringraziati. 

***

Lui, inizialmente, non sapeva cosa rispondere ma, trovato il coraggio, mi disse tutto. 
Mi raccontò di quei mesi terribili, delle sue paure e delle sue speranze, di ciò che lo aveva fatto andare avanti e del suo tentato suicidio. Io lo ascoltavo assorta, turbata e commossa, ma non mi persi nessuno di quei particolari, nemmeno gli asterischi di Zeno nel corso del racconto... Me lo immaginai più volte al confine di Mauthausen, con le braccia tese verso il filo spinato. Versai qualche lacrima per lui e per l'amico moro che, preso dalla commozione, disse di aver visto morire un suo caro zio, freddato ai suoi piedi da un colpo di pistola. Pianse anche lui, si diede del mostro e noi altri lo seguimmo; io li consolai entrambi, accogliendoli tra le mie braccia e dicendo loro che tutto questo, un giorno, sarebbe finito. Stetti sul vago, ovviamente, e Fried tacque, cogliendo nelle mie parole un significato più profondo, una profezia che da tre anni a questa parte si sarebbe realmente compiuta. Zenon ha deciso, poi, di raffreddare l'ambiente e ci ha tirato su il morale come meglio ha potuto, iniziando a parlare di pettegolezzi, di vita mondana e di ragazze, naturalmente. 
Il piano ha funzionato meravigliosamente, oserei affermare, poiché il biondino è arrossito come una fragola, sentendo nominare quest'ultimo argomento; 
- dimmi un po’, pulcino, la ragazzina italiana ti piace, non è vero? - Gongola, alludendo alla nostra strana " coppia ". Il suddetto " pulcino " si fa ancora più rosso, lasciandosi alle spalle i brutti ricordi e concentrando le sue attenzioni su di me. " Nein, Doch, Ein bisschen " non si capisce bene quale sia la risposta, ma io stessa sono divenuta color ciliegia e, per questo motivo, preferisco cambiare discorso;
- vedo che l'italiano lo parla benissimo... - Dico, facendo cenno al pomodorino umano. - Scommetto che c'è il tuo zampino! - 
- Sì, forse solo un poco. Parlava italiano già molto bene quando l'ho conosciuto, sai? - 
- Il fatto è che mia nonna passò molto tempo in Italia, s'innamorò perdutamente del tuo paese e volle imparare la tua lingua. - 
- Lei mi insegnò quasi tutto. - Sorride molto nostalgicamente, ricordando gli insegnamenti di una delle persone più importanti della sua vita. 
- E ci sono altri soldati che parlano italiano? - Entrambi ci riflettono, contando sulle dita e pronunciando i nomi di alcune persone a me sconosciute.
- Uno di loro si chiama Gunther Sauer, è un ragazzo piuttosto robusto, coi capelli mogano e gli occhi altrettanto scuri. -
Sì, mi ricordo benissimo di lui: ricordo di avergli puntato contro una posata dopo che lui aveva tentato di mettere le sue sporche manacce su di me.
Anche Friederick ricorda quell'episodio, e una smorfia di disappunto scioglie il suo sorriso; 
- se sono tutti come lui preferisco non conoscerli affatto. - Riesco a stupirlo con queste parole e lo costringo a scartare molti nomi.  
- Ci sarebbe Hansel Kunsli! È uno dei pochi crucchi che non mi sfotte dal mattino alla sera per via della mia origine... Questo fa di lui una persona quasi perbene, no? Non brilla per bellezza, ma è certamente molto simpatico. - Mi fa sapere, riuscendo così a strappare un sorriso anche a me. 
È una notizia meravigliosa!
- Anche il colonnello parla bene italiano. -
- Per l'amor di Dio non nominare quell'uomo! -  

 



 

ANGOLINO AUTRICE:  
So che il mio ritardo è a dir poco imperdonabile ma, in questo periodo, ho avuto molti problemi a causa della mancata connessione internet... Tuttora non la possiedo.
Spero possiate perdonarmi e mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto... 
Spero ( seconda volta, lo so ) di essere quantomeno migliorata! 


 

 

 
  
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