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Autore: Eilan21    31/07/2016    9 recensioni
Svezia, 443 dC. Con la morte del re, la successione al trono è incerta. La gloriosa Stirpe del Drago, che ha governato la Svezia per oltre trecento anni, rischia di estinguersi e precipitare il paese in un'era di guerre e anarchia. Tutte le speranze di un popolo sono riposte in Arianrhod, l'ultima erede della casata reale, una bambina di soli quattro anni.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
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Buio. Oscurità e silenzio. Gli unici due elementi che sembravano circondarla, le uniche due forze che sembravano muovere quel mondo sconosciuto. Ainslee ne era avvolta e si sentiva completamente persa. Improvvisamente si accorse che il silenzio era stato interrotto da un suono particolare. Sembrava un lamento o forse un pianto. Il pianto di... un bambino, probabilmente. Le ci vollero alcuni secondi per comprendere che quel suono veniva da lei, che era lei che singhiozzava sommessamente. E non era nemmeno più buio. Come aveva fatto a pensarlo? Vedeva in maniera sfocata, era vero; ma solo perché le lacrime le offuscavano la vista, impedendole di vedere chiaramente. Fece uno sforzo di volontà per asciugare le lacrime. Aveva paura di ciò che avrebbe trovato in quell'ambiente sconosciuto, ma tutto era meglio che restare nella cecità.

Si asciugò gli occhi con le mani, e non impiegò molto ad accorgersi che erano diverse, più piccole, più tenere. Le mani di una bimba. Ecco perché il suo pianto le era sembrato così... infantile.

Eppure quell'Ainslee che non riconosceva, quell'Ainslee bambina, non sembrava stupita della condizione in cui si trovava. Era una parte di sé che le era sconosciuta, ma era proprio lei, lo sentiva. Si trovava in un luogo strano, un luogo che avrebbe giurato di non aver mai visto in vita sua, se non fosse che le sembrava stranamente familiare. Era un castello: un grosso castello in pietra con strette feritoie come finestre e arazzi alle pareti. Sembrava un luogo un po' scuro, come lei immaginava dovesse essere un castello.

Delle figure apparvero improvvisamente intorno a lei, serve, a giudicare dall'abbigliamento. Le gridavano frasi sconnesse, che lei afferrava solo a tratti.

La troveremo, principessa!” “Vi prego non piangete!”

Ainslee non capiva a cosa si riferissero. Da qui il sogno diventata confuso fino al momento in cui una bellissima dama faceva il suo ingresso, portando in mano una bambola. La dama si chinava ad abbracciarla e le porgeva la bambola. Guardandola Ainslee la trovò familiare: una bambola di stoffa con un ricco abitino di seta tagliato su misura. L'aveva chiamata Bron. Da quale parte della coscienza scaturiva quel nome?

E la dama... lei le era altrettanto familiare. Anzi, a voler essere precisi, assomigliava a lei. Le assomigliava moltissimo. Era bella, bionda e con un sorriso dolce come il miele. Tra le sue braccia Ainslee si sentiva al sicuro. Quella donna era la sua casa.

Mamma!” la chiamò, con un moto di gioia.

Dei colpi leggeri alla porta svegliarono Ainslee di soprassalto, interrompendo bruscamente quello strano sogno. Non riuscirono però a cancellarle dalla mente due cose: la bambola di stoffa e il volto di quella donna. Quei due elementi erano impressi a fuoco nella sua mente e Ainslee quasi provò rammarico per il fatto di essere stata strappata a quel sogno così appagante.

Ainslee, è quasi l'alba, dobbiamo partire!” la chiamò la voce di suo fratello Ciaran al di là della porta. Ainslee fece un sospiro profondo e, cercando di ricomporsi, rispose: “Arrivo subito, dammi un minuto.”

L'acqua fredda che aveva attinto la sera precedente al pozzo per riempire il catino con cui si lavava la rinfrancò e, con ancora le palpebre appesantite dal sonno, si sfilò la veste da notte e indossò la tunica di stoffa che poteva allacciarsi da sola grazie alle stringhe sul davanti.

Ancor più svelto di lei, Ciaran già l'attendeva sul carro, che aveva provveduto a caricare con i prodotti da vendere al mercato: lana, uova, latte e verdure, nonché la preziosa spada avvolta in più pezze di stoffa da consegnare al suo committente.

Si misero in cammino mentre l'alba rosata faceva capolino da dietro le colline. Il vecchio cavallo che trainava il carro procedeva a ritmo moderato, guidato da Ciaran che stava a cassetta con la sorella al fianco. La lunga lucente treccia bionda di Ainslee le sbatteva sulla schiena ad ogni sobbalzo del carro, mentre lei stringeva le dita al legno del veicolo per non cadere.

Il carro stava attraversando il villaggio e Ciaran stava facendo un cenno di saluto ad alcuni conoscenti, quando i due giovani udirono un tonfo alle loro spalle e si voltarono all’unisono.

Si accorsero con stupore che tra i sacchi e le casse era salito al volo Owainn.

Ehilà Ciaran!”, salutò portandosi alle spalle dei due ragazzi e poggiando spavaldamente le mani sulla spalliera della cassetta. “Dove vai oggi, amico mio?”

Ciaran rise. “Ti pare il modo di salire su un carro, Owainn? Se rompevi qualche giara di latte chi la sentiva mia madre?”

Owainn diede una grossa pacca sulle spalle dell’amico. “Non preoccuparti sembro un orso ma sono delicato come una fanciulla!”

Ainslee guardò il giovane colosso e sorrise tra sé ritenendo la sua affermazione alquanto improbabile.

Scusa se non ti ho salutato subito, mia adorata”, disse Owainn scherzosamente prendendo una mano di Ainslee tra le sue grandi e ruvide. “Diventi ogni giorno più bella… e se consideriamo che ti conosco da dieci anni ormai è facile fare le debite proporzioni!”

Sei sempre il solito adulatore, Owainn!”, ribatté la giovane. “Come sta Enid?”

La migliore amica di Ainslee – l'amore non corrisposto di Ciaran - era anche la sorella minore di Owainn.

Bene, la gravidanza procede per il meglio, e lei e suo marito sono molto contenti”.

Ainslee gettò un'occhiata preoccupata a Ciaran, che deglutì visibilmente ma non disse nulla.

Mi fa piacere sentirlo. Anch’io sono felice per lei”, rispose con cautela.

Dove ve ne andate a quest’ora?”, chiese di nuovo Owainn.

Al mercato di Eburacum”, rispose Ciaran, “per caso vuoi unirti a noi? Mi farebbero comodo un altro paio di braccia”.

Owainn scosse la testa. “No, sono solo di passaggio. Approfitto del vostro carro per arrivare a casa. Sono stato alla bottega del conciatore… mio padre ha bisogno di nuovi finimenti per il cavallo”.

In ogni caso potevi farci segno di fermarci invece di salire come un ladro”, ribatté Ainslee.

Ah, pungente come sempre! Così mi piaci! Beato l’uomo che ti domerà”, rise Owainn scuotendo la grossa testa sormontata da riccioli castani. “Sul serio Ciaran, quando pensi che tuo padre si deciderà a darmi in moglie tua sorella?”

Ciaran si accorse che, nonostante il tono del ragazzo fosse scherzoso, c’era una nota di desiderio nella sua voce che lo mise subito in allarme.

Si girò appena verso l’amico e disse: “Mio padre non vuole saperne di trovare marito a mia sorella… mi dispiace, ma credo che dovrai desistere dal tuo proposito Owainn!”

Neanche per sogno, mia adorata. Lotterò per te fino alla morte”, disse in tono ironico rivolto a Ainslee.

Ainslee alzò gli occhi al cielo, frenando l’impulso di assestare un calcio ad Owainn. Sua madre la pregava continuamente di non comportarsi impulsivamente e di essere sempre posata ed educata, e lei faceva ogni sforzo per seguire il suo consiglio.

Ecco casa tua”, disse Ainslee sollevata, indicando con il dito. “Sei capace di scendere al volo o devo buttarti giù io?”

Non sia mai! Ho troppa paura di te…”, rise il grosso Owainn saltando giù dal carro, non appena Ciaran ebbe frenato il cavallo davanti alla costruzione di pietra su due piani dove abitava con i genitori, con la sorella e con suo marito.

Enid uscì di casa non appena udì il rumore del carro e rimase ad attenderli sulla soglia. Il ventre rotondo non passava certo inosservato e, quando le fu di fronte, Ciaran fece di tutto per guardare da un'altra parte.

Ciao Ciaran” mormorò lei con voce dolce, e poi rivolta all'amica “Ainslee! Saranno settimane che non ci vediamo!”, e le gettò le braccia al collo. Le due amiche si abbracciarono teneramente.

Ainslee allontanò Enid di un palmo per poterla osservare meglio. “Santo Cielo, questo bambino cresce a vista d'occhio! Quanto manca al termine?”

Poco più di tre mesi... ho una paura matta all'idea del parto!”

Te la caverai splendidamente” la rassicurò Ainslee. “Non conosco una ragazza forte come te.”

Speriamo sia come dici tu” sorrise Enid. “Vi fermate con noi?”

Non possiamo Enid, grazie” intervenne in fretta Ciaran. Era chiaro che avrebbe voluto essere ovunque piuttosto che lì. “Stiamo andando ad Eburacum.”

Enid cercò lo sguardo di Ainslee che annuì in conferma.

Perché non vieni da me, domani? Potremmo cucire qualche fascia per il bambino” disse abbracciandola di nuovo. “Se vuoi mando Ciaran a prenderti.”

Non ce n'è bisogno, mio padre deve recarsi da Gralon domani mattina presto. Mi farò dare un passaggio da lui.”

A domani, allora!” salutò mentre Ainslee stava salendo sul carro.

Ciao Ciaran, grazie del passaggio”, aggiunse Owainn salutandoli con la mano mentre il carro si allontanava.

I due fratelli salutarono a loro volta attraverso la nuvola di polvere che si sollevava al loro passaggio.


Eburacum era la grande città che Ainslee ricordava dalle sue precedenti visite. Nulla sembrava cambiato: un unico, grande assembramento di esseri umani in uno spazio che, pur essendo oggettivamente grande, lei trovava troppo piccolo per così tante persone. Le mancava il respiro e lo spazio aperti dei grandi campi del suo villaggio. Nel giorno di mercato poi, la piazza principale si riempiva all'inverosimile. Centinaia di bancarelle con tendoni colorati che vendevano la merce più disparata: cibo, stoffe, oggetti di artigianato, pasticci di carne e pagnotte appena sfornati che solleticavano il naso in un effluvio di aromi.

Fame?” le chiese Ciaran con un sorriso, notando la sua espressione.

Un po'” rispose lei, “Ma è ancora presto, c'è tempo per mangiare.”

Dopo aver aiutato il fratello a scaricare il carro, lo lasciò a contrattare con i mercanti che di solito acquistavano i loro prodotti, e se ne andò a fare un giro per il mercato, sentendo di sfuggita la raccomandazione di Ciaran a non allontanarsi troppo e di fare attenzione.

Dopo aver passeggiato qualche minuto, Ainslee si fermò davanti ad una bancarella che vendeva fiaschette di cuoio, nastri e pettini intagliati. Prese un pettine di legno chiaro su cui era intagliato un uccellino: era un oggetto davvero ben fatto, osservò, rigirandolo tra le dita. Era quasi sul punto di decidere di acquistarlo quando si sentì tirare per la manica.

Voltandosi si trovò faccia a faccia con una donna anziana, vestita di abiti colorati. Ainslee la riconobbe subito: era una veggente, una di quelle donne che si potevano trovare in qualsiasi fiera in Britannia. Avevano molto successo perché la gente credeva che potessero davvero prevedere il futuro, e il loro borsello non era mai privo di monete di rame.

Bella signora” gracchiò la vecchia. “Bella signora”, ripeté quando non ottenne risposta, “vuoi che ti predica il futuro? Solo una moneta per te.”

No, grazie...” declinò Ainslee con gentilezza, e fece per voltarsi di nuovo.

Ma quella insistette e stavolta le si attaccò alla tunica.

Ainslee sbuffò seccata. Sapeva che non si sarebbe liberata facilmente della donna, così prese una moneta dal borsello che aveva attaccato alla cintura e glielo mise in mano, rassegnata.

La donna la gratificò con un sorriso sdentato, poi le prese una mano tra le proprie e, con gesti lenti e misurati – e, pensò Ainslee, un po' teatrali – si mise a studiarla.

Dopo qualche attimo di silenzio, insolito perché le veggenti ci tenevano a sbrigarsi così da poter accumulare più clienti possibili in una giornata di lavoro, la donna lasciò inaspettatamente cadere la mano.

La guardò negli occhi in un modo che inquietò Ainslee. In quel momento, nonostante la confusione e le voci che riempivano l'aria tutto intorno a loro, le sembrò che ci fossero solo lei e la vecchia.

Tu non sei quella che sembri!” disse la donna in un sibilo.

C-come?” Ainslee era genuinamente confusa.

Non sei quella che dici di essere!” questa volta la donna aveva alzato la voce, e il proprietario del banco da cui Ainslee stava ammirando il pettine qualche attimo prima, si fermò a osservarle.

Calmatevi signora, io...” cominciò la ragazza, ma la veggente non le fece nemmeno terminare la frase.

Riprenditi i tuoi soldi, non li voglio!” esclamò mettendole in mano la moneta che aveva ricevuto poco prima. Poi si allontanò in fretta, sparendo tra la folla.

Ainslee avrebbe voluto chiederle spiegazioni, ma era ancora troppo confusa e spiazzata per pensare di correre dietro alla veggente. Non sapeva spiegare il nesso, ma alle parole della donna le era improvvisamente tornato in mente il sogno che aveva fatto quella notte, e che le si era ripresentato spesso negli ultimi mesi.

Tutto bene, ragazza?” la voce del mercante alle sue spalle la fece sussultare, strappandola ai suoi pensieri.

S-sì... almeno credo. Non capisco che volesse quella donna...”

Il mercante si abbandonò ad una risata. “Quella è mezza matta figliola!” esclamò portandosi il dito alla tempia. “Come tutte le veggenti, se volete il mio parere. Non posso credere che la gente creda davvero a queste sciocchezze!”

Sì, probabilmente avete ragione” mormorò Ainslee.

Ma certo che ho ragione! Non fatevi rovinare l'umore da quella vecchia strega.” Poi aggiuse, ritrovando il suo spirito affaristico: “Allora, lo volete quel pettine, sì o no?”


L'alba di un nuovo giorno sorse sulla fattoria di Eachann il fabbro, e trovò la sua figlia minore già sveglia e in preda alle riflessioni. Aveva sognato di nuovo quella donna bionda: troppo per essere una coincidenza. In più, questa volta si erano aggiunti altri particolari. La donna l'aveva chiamata con un nome strano che al momento non riusciva a ricordare, ma a cui nel sogno aveva risposto prontamente, come se lo conoscesse da sempre. E le era sembrato che ci fosse anche un uomo, ma era apparso per una frazione talmente breve del sogno che Ainslee riusciva a ricordare solo che aveva una cicatrice sul viso e un cerchio d'oro intorno alla fronte.

Dalla finestra aperta della sua stanza udì il rumore di un carro che si fermava nel cortile della fattoria e scese in fretta ad accogliere Enid. Le due amiche salirono insieme le scale che portavano alla stanza di Ainslee chiacchierando del più e del meno.

Ainslee mostrò ad Enid il pettine che aveva acquistato il giorno prima, e alla richiesta dell'amica le raccontò come era andata la visita ad Eburacum, che avevano venduto tutta la loro merce e che avevano tardato a tornare perché una ruota del loro carro si era rotta e si erano dovuti fermare in città per farla sostituire. Omise però l'episodio dell'anziana veggente, senza una ragione apparente. Quell'episodio era ancora troppo strano e confuso nella sua mente forse, per poterlo tradurre in parole che avessero un senso.

Quindi ti ha convinto a comprarlo?” sorrise Enid divertita, rigirandosi il pettine tra le mani.

Come potevo resistere a tanta affabilità?” sorrise a sua volta Ainslee.

E il figlio del governatore? Ha apprezzato la spada?”

Oh, moltissimo. Ne era entusiasta. Non faceva che ammirarne gli intarsi. Avresti dovuto vedere che razza di casa possiedono! Per non parlare del modo in cui era abbigliato. Quel ragazzo deve costare un patrimonio a suo padre. Ma è evidente che il sale che ha in zucca è molto inferiore al suo gusto nel vestire.”

Poveri noi!” rise Enid.

Poi le due ragazze cominciarono a cucire le fasce per il bambino di Enid, concentrandosi su quel lavoro di precisione ed evitando di parlare per qualche minuto.

Ma c'era un pensiero che tormentava Ainslee e, dopo una breve lotta interiore, giudicò che poteva parlarne a Enid senza problemi. Se non con lei, con chi altro avrebbe potuto mai parlarne?

Così le raccontò tutto del suo sogno ricorrente. Della donna bionda, del castello sconosciuto, della bambola Bron.

Enid ascoltò tutto attentamente, poi disse con cautela: “Non hai pensato che possa trattarsi di un semplice sogno? O di uno scherzo della tua mente?”

Ainslee doveva ammettere che ci aveva pensato, ma che piano piano aveva finito con lo scartare questa ipotesi.

E' come se conoscessi quella donna. Mi è familiare capisci? So che suona assurdo, ma la bambola, il suo nome, il fatto che ricordi ogni dettaglio di lei... è come se fosse un oggetto che mi era molto caro. Ma io non possiedo nessuna bambola come quella, ne sono certa. Ho anche frugato nella cassapanca dove mia madre ha riposto i miei oggetti e i miei abitini da bambina. A lei non l'ho detto, ho cercato quando non c'era. Ma non ho trovato nulla che assomigliasse a quella bambola. A dir la verità non conosco nessuno che possegga un oggetto simile a quello. E' una bambola vestita della migliore seta... chi potrebbe possedere qualcosa così?”

Enid scrollò le spalle. “Probabilmente è solo un sogno...”

Ma lo faccio continuamente da mesi e mesi” le fece notare Ainslee. “Pensi che possa trattarsi di qualcosa che riguardi i miei veri genitori?”

L'amica non poté replicare perché in quel momento si udì un trambusto sulle scale, rumore di passi concitati, grida... qualcuno stava correndo. Le due ragazze balzarono in piedi proprio mentre la porta della stanza si spalancava.

Apparve Ciaran, visibilmente sconvolto e agitato.

Ainslee! Enid! Presto venite con me, dobbiamo scappare!”

Ciaran! Ma cosa...?” cominciò Ainslee, ma le parole le morirono sulle labbra. Enid lanciò un grido spaventoso.

La bocca di Ciaran si contrasse in una smorfia da cui cominciò a gocciolare del sangue. Anche Ainslee urlò mentre Ciaran cadeva a faccia in avanti, il corpo scosso da orribili sussulti, rivelando l'elsa di un pugnale che gli fuoriusciva dalla schiena. Un uomo, che era rimasto all'ombra della porta, fece un passo avanti e si chinò su Ciaran, strappandogli il pugnale dalla schiena.

Guardò le ragazze con un ghigno malvagio. “Ora tocca a voi” disse.



Angolo Autrice: Ciao a tutte/i carissime/i! Non ho molto da dire su questo capitolo, c'è voluto un po' ma alla fine ho trovato una stesura che mi soddisfaceva abbastanza. Spero che piaccia anche voi, mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate! Grazie come al solito a tutti coloro che recensiscono/seguono/leggono ecc.

A presto,

Eilan



   
 
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