Anime & Manga > Pandora Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: Alice_nyan    31/07/2016    4 recensioni
{1224 parole, due piani temporali – SPOILER vol. 14}
Uno scorcio del passato di un Leo bambino, un attimo troppo simile al crudele presente.
Riuscirà a fronteggiare le proprie paure, le stesse che gli porteranno via la sua unica fonte di vita?
Eccola, una di quelle sfere di luce che lo perseguitavano, accompagnate da quelle fastidiose voci che frusciavano importune nelle sue orecchie e sostavano tra i suoi pensieri.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Leo Baskerville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. La fiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
Leo odiava il buio. Lo spaventava.

Si era fatto accompagnare dalla madre, manina stretta attorno alla sua frugale vestaglia, pronto a sfidare il nemico taciturno con cui condivideva il colore corvino dei capelli, l’aura di sfortuna che li attorniava e il fresco silenzio che li avvolgeva. Varcata la soglia di casa ecco che si avvinghiò alle gambe della donna, minacciando di sgusciare perfino dentro la sua gonna per cercare un rifugio franco.
Fu sollevato di peso, si sentì leggero come una piuma e i piedini iniziarono a fluttuare, finché non percepì nuovamente un piano d’appoggio e si aggrappò alla fragile chioma della madre.
Seguì con gli occhi la sua mano che indicava l’alto, volgendo lo sguardo al cielo e tenendosi più ancorato alle sue spalle, temendo di scivolare come un vaso in porcellana e ritrovarsi pericolosamente frantumato a terra. Gli occhi che faticavano a mettere a fuoco, una mano calda che gli concedeva tutto il tempo di cui aveva bisogno, un panorama mozzafiato che lo fece imbambolare col naso all’insù.
La Luna, dov’è la Luna? No, è esplosa? Quelli sono i frammenti?
Senza fiatare continuò a scrutare il cielo, cercando di rispondersi da solo, alla ricerca del pallido satellite che talvolta intravedeva dalla finestra della cameretta.
Un brivido freddo lo percorse tutto e lo drizzò come colto da un’improvvisa scossa. Il gelo iniziava a permeare le ossa e a irrigidirlo bruscamente; un boato cupo annunciò l’arrivo di una nuvola torbida e uggiosa che avanzava a marcia serrata minacciando di coprire l’intero cielo in qualche istante.
Un lamento strozzato gli si fermò in gola alla vista delle chiome degli alberi che si dimenavano straziate mentre venivano man mano inghiottite da quella presenza oscura e affamata. Era tutto un nefasto gioco d’ombre: non sarebbe stato capace di distinguere i contorni di un oggetto in tutto quel buio, ma era certo che la nuvola avesse le sembianze di un felino predatore, proprio come quelli che animavano le favole che ascoltava prima di addormentarsi.
Tornò ad analizzare i frammenti di Luna – Oh! Le stelle, giusto, c’era scritto sul libro della mamma – osservando che la loro luce traballava come quella delle candele. Si chiese se fossero solo dei fuocherelli lontani, bianchi o giallognoli, appesi o dipinti in cielo, lasciati lì da qualcuno di immenso che li aveva dimenticati. Se aveva abbandonato degli oggetti così preziosi allora non c’era dubbio che avesse fatto lo stesso anche di lui, gettandolo disarmato nelle grinfie di un mondo così spaventoso.
Si lasciò coccolare dal suono dei grilli che sembravano omaggiare il cielo con canti funebri alzando il tono della voce, sempre più opprimente e ripetitivo. Si ricordò di aver intravisto di giorno quelle creaturine verdi tra i fili d’erba o le foglie d’insalata nell’orticello e di aver cercato di catturarne uno. Dopo numerosi tentativi non andati a buon fine, era riuscito con un casalingo retino costruito con una calza a inscatolare l’esemplare magrolino. Quando si era avvicinato per nutrirlo con una formica, appena sollevato il coperchietto, l’insetto aveva cercato di saltare e di fuggire dal possibile predatore, finendo però tra le sue mani paffute, serrate perché colto alla sprovvista e sorpreso del suo movimento brusco. Aveva sentito un dolore lancinante al palmo che lo istigava a stringere, osando riaprire solo quando  fu sicuro di averlo ucciso: si ricordava ancora del grillo che, con una gamba monca e penzolante, era saltato a terra aggrappandosi con tutte le proprie forze alla vita illusoria di cui pensava di godere, in nome di quella speranza e di quel valore che per lui era la libertà, per Leo il recinto di casa.
Il ricordo del dolore alla mano si fece evidente e gli sembrò di sentirlo ancora; ora non gli piaceva più il loro rumore fastidioso.
Una rinfrescante brezza leggera si fece spazio tra i suoi indumenti gonfiandoli appena – fa  freddo – e si accucciò meglio sulla testa della madre alla ricerca di calore corporeo. Qualche ciuffo si scostò e liberò la visuale in punti prima oscuri, rivelando l’esistenza di un altro frammento di volta celeste; un movimento anonimo, rapido ma evidente, percorse un timido tratto e scomparve nel nulla.
Eccola, una di quelle sfere di luce che lo perseguitavano, accompagnate da quelle fastidiose voci che frusciavano importune nelle sue orecchie e sostavano tra i suoi pensieri.
 
Gridò e si gettò a terra, mani tra i capelli in una posa disperata.
 
Singhiozzò e si sentì il sospiro rassegnato della madre che lo stringeva in un abbraccio e lo riportava stanca in casa.
Non mi batterò più.
Leo si appiccicò al petto della donna e si convinse che doveva essere quella l’origine del male che lo tartassava: il cielo di notte. Era da lì che aveva visto il bagliore cadente avvistarlo e precipitarsi su di lui a velocità inaudita; le luci erano alla sua ricerca anche di giorno, probabilmente avrebbero continuato a inseguirlo in eterno, fintanto che non avessero svolto il loro dovere. Ogni volta che guardava fuori, ne trovava sempre uno in più: si ripromise che mai più avrebbe permesso che un frammento di notte si accorgesse di lui, che mai più si sarebbe fatto scovare. Sarebbe bastato non vederle.
 
Sul petto ancora caldo e sanguinolento di Elliot lasciò scivolare le mani tremolanti e si accasciò sul suo cadavere straziato.
Quella stessa sera si era fermato sotto il portico della villa, aveva ammirato timidamente gli astri e, quando aveva visto una stella cadente, si era concesso un desiderio. Non per una ragione precisa, anzi, non credeva in queste arti discutibili o frivolezze che si addicevano a uomini senza senno, solo per ricordare a se stesso della fortuna di cui disponeva e che mai si sarebbe concesso lo squallido ottimismo di esprimere un desiderio se non avesse incrociato sul proprio cammino una nuova speranza e una luce di positività al limite dell’angoscioso. Quasi scaramanticamente aveva fatto una richiesta inesaudibile, ma il mondo è crudele e al danno si aggiunse la beffa per il giovane servitore che, qualche ora dopo, si ritrovò a guardare la propria utopia liquefarsi in un nero lago di sangue.
Anche quella era una notte senza Luna, tempestata di stelle, e l’alito gelido della morte lo aveva fatto sentire così freddo, svuotato di ogni emozione, perfino più freddo del corpo defunto che giaceva sotto di sé.
Quella era stata la sua unica fonte di calore e di vita.
Era il suo salvatore, la sua famiglia, la sua casa, la sua certezza e il suo credo. Aveva tentato di scacciarlo ma, più lo aveva allontanato fisicamente, più questi si era divertito a fare capolino tra i suoi pensieri. Si era intrufolato lentamente nella sua esistenza e lo aveva fronteggiato in una guerra di logoramento; non era mai stato più felice di essere sconfitto.
Scostò velocemente la spada nera stemma dei Nightray – l’oggetto preferito del padrone – e cercò il palmo della sua mano per intrecciarvi le dita. Strinse con orrore non badando al macabro suono del sangue che schizzava, scivolava e permeava quelle dita affusolate da pianista e che aveva iniziato a sporcare anche le proprie pallide falangi. Si illuse di aver sentito un battito da quel corpo morto, troppo sconvolto perché il suo cuore avesse ancora la forza di pompare,  ma ne perse lui stesso un paio quando capì che era il naturale effetto di una stretta piuttosto forte.
 
Leo avrebbe continuato a odiare il buio. Lo terrorizzava.
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pandora Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Alice_nyan