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Autore: alexis_92    31/07/2016    5 recensioni
Sono stata abbandonata.
Tutti mi hanno abbandonata.
La storia di una Doremi diversa da come la conosciamo... spero vi piaccia =)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 8

 

La mattina fui svegliata dai raggi del sole che entravano dalla finestra. Era una sensazione gradevole e rilassante. Sentivo il cinguettare degli uccellini e il brusio delle persone per strada.

Strinsi a me il cuscino per non far scappare quel poco di tepore che era rimasto nel letto, quando improvvisamene mi resi conto di dov’ero.

Mi alzai di scatto e mi guardai intorno. Ero in camera di Tetsuya, nel suo letto. Lui non c’era. Ripensai alla sera prima, alle lacrime che avevo versato. Povero Tetsuya. L’ultima cosa che ricordo sono le sue braccia strette intorno a me e la sua voce rassicurante.

“Accidenti Doremì che diavolo ti è preso!” pensai.

Ad un tratto vidi la porta della stanza aprirsi e Tetsuya entrare. Non si era accorto che mi ero svegliata, anche perché era intento a non far rovesciare il vassoio che aveva tra le mani.

“Buongiorno” gli dissi.

Preso alla sprovvista per poco Tetsuya non fece cadere l’intero vassoio e tutte le leccornie che c’erano sopra.

“Cavolo Doremì, c’è mancato poco!”

Non potei non ridere. E lui rise con me.

“Pensavo dormissi ancora. Quando me ne sono andato dormivi beata” mi disse.

“Mi sono svegliata da poco. Cosa c’è di buono sul quel vassoio? E per me?”

“Beh diciamo che dopo ieri sera pensavo avessi bisogno di una colazione sostanziosa e così ecco le mie specialità: pancakes con gocce di cioccolato e infine una buonissima tazza di caffè bollente”

“Non dovevi, davvero. Ti chiedo scusa per ieri sera, non so cosa mi sia preso, per di più non dovevo venire qui da te e farti passare una nottataccia. Conoscendomi ti avrò stritolato tutta la notte”

“Ad essere sincero quella parte non mi è dispiaciuta affatto” mi rispose con un sorriso sornione.

Non mi aspettavo una risposta del genere e mi spiazzò.

Tetsuya penso notò il mio leggero imbarazzo e deviò la conversazione sui pancakes.

“Per scusarti allora non puoi non assaggiare i miei pancakes. Sono buonissimi fidati!”

“Va bene, va bene. Li assaggio.”

Diedi un morso.

“Allora? Ti piacciono?”

“Mmh...”

“Mmh cosa?”

“Sono… sono buonissimi!! Non ne ho mai mangiati di così buoni!”

“Ahaha te l’avevo detto io. Questa è la ricetta segreta di mio nonno.”

“È bravo il signor Gota”

Finito di mangiare, decidemmo di tornare dalla signora Mizuko e riprendermi le chiavi di casa.

Durante il tragitto Tetsuya non menzionò minimamente quello che era successo prime e per questo gliene fui grata.

Quando arrivammo davanti la casa di Mizuko suonammo ma nessuno venne ad aprirci. Le telefonammo e la signora ci disse che sarebbe arrivata tra una mezz’oretta e così decidemmo di andare a sederci in un parco che avevamo visto durante il tragitto.

Il parco era stupendo. Non era molto affollato e forse era meglio così perché il rumore della gente avrebbe interferito con il fruscio delle foglie degli alberi e l’armonia della natura.

Gli alberi che circondavano il parco erano ciliegi in fiore, i quali rendevano quel luogo incantato e sublime.

Mi sedetti su una panchina e Tetsuya mi imitò.

“È proprio un bel posto” disse Tetsuya rompendo il silenzio.

“Si davvero magnifico. Mi sono sempre piaciuti i ciliegi”

Sapevo che questo silenzio sarebbe durato poco ma dentro di me speravo non finisse tanto presto.

“Doremì…”

“Si dimmi”

“Che cosa è successo stanotte? Non ti ho mai visto in quello stato. È vero che forse non ho il diritto di chiedertelo ma…”

“Non ho voglia di parlare di quello che è successo” dissi interrompendolo.

“Vedo come ogni volta cambi umore quando tocco certi argomenti e non capisco. Aiutami a capire Doremì. Dimmi cosa posso fare per aiutarti. Fidati di me.”

“Perché?” sentivo salirmi le lacrime agli occhi ma non volevo piangere.

“Perché cosa?” insistette il ragazzo.

“Perché insisti nel voler sapere tutto! Che diritto hai di chiedermi di fidarmi te! Dov’eri quando avevo più bisogno di te! Ho passato l’inferno negli ultimi due anni e con me non c’era nessuno! Sono dovuta crescere troppo in fretta e imparare a cavarmela da sola. I miei amici, le persone a me care mi hanno abbandonato come se niente fosse. Come puoi chiedermi di fidarmi ancora di qualcuno?”

“Io…”

“Smettila! Sono stufa di sentire le scuse delle altre persone. Ci sono stati momenti in cui ho voluto davvero farla finita. Il mio unico pensiero era che se me ne fossi andata per sempre, nessuno se ne sarebbe accorto!”

“Non ti azzardare a dire un’altra volta una cosa del genere! Ci sono io! IO mi sarei accorto della tua assenza! Doremì... puoi urlarmi addosso quanto vuoi. Vuoi picchiarmi? Fallo! Se sfogarti così ti servirà allora sono qui. Mi dispiace di non esserci stato quando avevi bisogno di me. Se solo avessi saputo… Sei sparita all’improvviso e non avevo modo di contattarti. Non immagini per quanto tempo ti abbia cercato. Ma ero solo un ragazzino che cosa potevo fare?”

Le parole di Tetsuya mi arrivarono come uno schiaffo in faccia. In tutto questo tempo non avevo mai pensato a quello che avevano sofferto le altre persone. Avevo sempre dato per scontato che tutti mi avessero dimenticato con facilità e invece qualcuno mi aveva cercato. Qualcuno aveva pensato a me e non si era scordato della mia esistenza. C’era Tetsuya.

“Mi dispiace…” non avevo mai visto Tetsuya in quello stato e capii che in questi anni il rimorso di non avermi trovato e di non sapere dove fossi lo aveva consumato da dentro.

“Tetsuya guardami.”

Alzò lo sguardo e mi guardò.

“Non scusarti con me. Non è stata colpa tua. Non dovevo incolparti di quello che mi è successo. Ho sofferto così tanto che il dolore pian piano si è trasformato in odio verso gli altri e verso me stessa. Quindi ti chiedo scusa Tetsuya. Scusa per aver riversato su di te tutto questo odio. Sono così piena di rancore verso tutto e tutti che ora ho paura di non riuscire più a tornare indietro. Non sai cosa darei per tornare a quando vivevo spensierata e non conoscevo i mali del mondo. Vorrei tornare a scherzare e ridere con te come se fosse la cosa più naturale possibile. Ma ho paura. E se non ce la facessi?”

“Ce la faremo insieme. Io e te. Doremì e Tetsuya.”

E mi abbracciò. Mi strinsi forte a lui e capii che avevo trovato la mia persona. La persona a cui raccontare tutto, la persona di cui fidarmi.

“Non sono più sola” pensai.

 

Più tardi riuscii a recuperare le chiavi di casa mia e appena ci tornai, crollai esausta nel letto.

La giornata era stata lunga e il giorno dopo sarebbe stato ancora peggio perché dopo tanto tempo avrei rivelato per la prima volta a qualcuno il mio doloroso passato.

 

  
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