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Autore: FreddyOllow    01/08/2016    0 recensioni
[Aggiornamento 20/09/2020 - 12/10/2020 | Testo revisionato.]
Dopo l'enorme e violenta esplosione avvenuta nella centrale nucleare di Vaslejo City, di cui non si conoscono le cause, l'intera area venne sommersa da altissime radiazioni.
In poco tempo cominciarono a verificarsi strani fenomeni inspiegabili: stravolgimenti delle leggi fisiche, morti inspiegabili, anomalie radioattive e la comparsa di strani esseri umanoidi e non.
Mentre l'area radioattiva si espanse fino a raggiungere le campagne circostanti, il governo insabbiò il disastro al mondo. I militari sigillarono la città, ponendo un lungo perimetro di posti di blocco ai confini della zona di alienazione.
Nei mesi successivi, la zona venne invasa da alcuni avventurieri, chiamati Stalkers che, con il passare del tempo, divennero sempre più numerosi.
A Vaslejo City e in tutta la zona iniziarono a generarsi dalle anomalie da cui fuori uscivano strani reperti con strani poteri, il cui valore nel mercato nero era esorbitante.
Gli Stalkers li cercavano ovunque, rischiando persino la vita. Ma ciò che attirava di più della loro sete di ricchezza e potere, era il monolite. Uno strano e misterioso oggetto rettangolare che era spuntato nel centro della zona, in grado di esprimere qualsiasi desiderio.
Genere: Dark, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seguimmo Oscar in silenzio, inoltrandoci in un luogo abitato dai Mork. Erano intorno a noi, ma non sapevamo perché non ci avessero ancora attaccato. Forse aspettavano il momento giusto? Volevano coglierci con la guardia abbassata? Beh, io non mi sarei fatto cogliere impreparato. Era l'unica cosa che tenevo in mente quasi con ossessione. 
Oscar pareva molto turbato. Era davanti a noi e perlustrava ogni centimetro del corridoio. Forse pensava alle parole di Bes? Che avessimo bisogno di tute protettive molto più resistenti di quelli che indossavamo? Ma chissà cosa pensava di me, del fatto che ero stato un militare? 
Metri più avanti ci ritrovammo a ridosso di una spessa doppia porta blu arrugginita. Un militare morto ci giaceva accanto con le spalle al muro e una pistola in mano.
<< Si è ucciso. >> Disse Alexander, illuminando il buco alla tempia.
<< Aveva altre alternative? >> Rispose Bes. << O ti uccidevano quei fottuti Mork o ti facevi saltare le cervella. >> Poi si rivolse a me. << Tu cosa avresti fatto, soldatino? Ti saresti piantato vigliaccamente una pallottola in testa o avresti affrontato questi figli di puttana? No, non mi rispondere. Mi sarebbe piaciuto vedere le tue luride cervella sparse sul muro. >> Smorzò una risata.
Non ci vidi più. << A me piacerebbe vederti crepare per mano di un Mork, stronzo! >>
Bes mi afferrò per il bavero e mi sbatté con violenza contro il muro. Cercai di divincolarmi dalla sua presa, quando Alexander e Oscar ci divisero. 
<< Basta, Bes! >> Disse Oscar fulminandolo con lo sguardo. << Mi hai rotto le palle con questa storia! >>
<< Hai sentito cosa ha detto? >> Bes si precipitò contro di me, ma venne bloccato da Alexander.
<< Non fai altro che infastidirlo. Piantala! >>
Bes mi lanciò un occhiata carica di rabbia, poi fissò Oscar negli occhi.
D'un tratto avvertimmo un suono metallico in lontananza. Ci voltammo tutti, mentre le nostre torce squarciavano l'oscurità. Non c'era nessuno. Rimanemmo immobili per un minuto.
<< Questo posto è testimone di ogni genere di atrocità. >> Disse Oscar. << Potrebbero esserci delle Ombre. >>
<< Cazzo, pure le Ombre ci si mettono adesso. >> Rispose Bes.
<< I mutanti non vivono vicino alle Ombre. >> Aggiunse Alexander. << Li percepiscono. Se ne tengono alla larga. >>
<< Lo so, >> rispose Oscar << ma possono esserci stanze infestate. >> Guardò il corpo del militare. << Se ci sono le Ombre, questo qui non si è suicidato, ma è stato indotto dalle Ombre a farlo. Ora muoviamoci. >>
<< Merda, Merda! >> Disse Bes. << Lo vedi perché avevamo bisogno di quelle fottute cuffie? Con quegli affari eravamo al sicuro da questi fantasmi del cazzo. >>
<< Non ti agitare, Bes. >> Rispose Alexander.
<< E come faccio a non farlo? Quelli possono entrarmi nella testa. Friggermi il cervello, cazzo. >>
Proseguendo lungo il corridoio disseminato di cadaveri di militari e scienziati, svoltammo a destra e scendemmo una doppia rampa di scale. Serpeggiammo nei vari corridoi pieni zeppi di corpi. Mi resi conto che molti di questi si erano sparati un colpo alla testa, oppure erano stati uccisi dagli altri. Erano tutti nei corridoi, come se si fossero messi in fila per farsi fuori a vicenda.
<< In questo piano non ci sono Mork. >> Disse Oscar.
<< E come lo sai? >> Disse Bes.
<< Niente lacerazione, niente amputazioni sui cadaveri. >> Fece una pausa. << Ci sono le Ombre. Le avverto. Sono attorno a noi. >>
Sbiancai di colpo. Alexander e Bes cominciarono a guardarsi ansiosamente intorno.
<< Non fatevi attirare della allucinazioni. >> Proseguì Oscar. << Rimanete lucidi. Concentrati. Parlate a vanvera se volete, ma non fatevi attrarre. Io ne sto già vedendo una davanti a me. Voi? >>
Io vidi solo una fitta oscurità attorno al fascio di luce della mia torcia. Quando diedi un occhiata ad Alexander, lo vidi fissare uno schizzo di sangue raggrumato sul muro. Aveva il viso sollevato, felice, come se vedesse qualcuno. 
<< Alex. >> Dissi.
Allertati dalla mia voce, Bes e Oscar si girarono verso di noi, e quest'ultimo gli diede un pugno nello stomaco. 
Alexander si chinò in avanti, portandosi le mani sul ventre. << Cazzo, Oscar! >> Disse faticando a respirare.
<< Che ti ho detto, eh? >> Rispose Oscar infuriato. Non l'avevo mai visto così arrabbiato, nemmeno quando si era scambiato occhiatacce con Bes. << Rimani concentrato? Capito? Concentrato! >>
<< Mi... Mi è sembrato di vedere mio padre. E' morto quando ero solo un bambino. >>
<< Non è lui. Non può stare in un posto del genere. Non farti sopraffare dalle emozioni. Pensa con razionalità. >>
D'un tratto sentimmo lo stesso suono metallico di prima, seguito da un vociferare continuo.
<< Dobbiamo andarcene! >> Disse Oscar. << ORA! >>
Mentre correvamo verso la fine del corridoio, i sussurri si facevano più insistenti, quasi assordanti. Li sentivamo tutti e tre.
<< Lasciami stare, papà! >> Urlò Alexander, fermandosi a guardare il nulla davanti a sé. << Non voglio venire. Non voglio, papà! >>
Bes lo strattonò per un avambraccio e lo costrinse a muoversi. Oscar si tappò le orecchie per non sentire la cacofonia di voci, urla, risate, pianti, suppliche, grida di dolore. Lo sentivamo tutti. 
Continuai a muovermi quando vidi davanti a me Sofia. Era bellissima, incantevole. I suoi occhi da cerbiatto mi bloccarono. << Vieni, Boris. >> Disse, allungandomi una mano. << Vieni con me. Staremo per sempre insieme. >> Quando feci per afferrare la sua mano, mi arrivò dritto un pugno in faccia e caddi al suolo. 
Bes troneggiava sopra di me. << Ma vedi un po' cosa sono costretto a fare. Io che salvo la vita a un lurido soldato. >> Sbuffò irato e mi tirò su.
Mi apparve di scorgere Petrov e alle sue spalle mio Comandante Varetic Hug e tutti miei commilitoni. Mi guardavano con disappunto, come se si vergognassero di me. D'un tratto i loro visi mutarono, diventarono pallidi, scarnificati, finché non furono un misto di ossa e lembi di pelle putrida penzolante. Una sagoma si mosse alle loro spalle. 
Era Joe, il mio migliore amico. << Perché ci hai abbandonato? >> Disse con voce sommessa. << Perché? Eravamo tuoi amici. Tuoi compagni d'armi. Ci hai abbandonato, Boris. Ci hai lasciati morire. Morire. Morire. Morire. Come hai potuto? Eri come un fratello, per me. >>
<< No, aspetta! >> Dissi. << Non è stata colpa mia. Ve lo giuro! Non è stata colpa mia. >>
<< Il soldatino è partito. >> Aggiunse Bes a Oscar.
<< Anche Alexander. >>
<< Dai, muoviti, stronzo! >> Mi disse Bes.
<< No, lasciami qui. >> Risposi, cercando di levarmi dalla sua presa. << Devono sapere che non è colpa mia. >>
Bes guardò Oscar. << Non mi lascia altra scelta, Oscar. >>
<< Fallo! >>
Bes mi colpì sulla fronte con il calcio del fucile e persi i sensi.
Mi svegliai con un lieve mal di testa, la vista sgranata e le orecchie che mi fischiavano. Quando mi alzai in piedi, quasi non picchiai la testa contro il sottoscala. Mi resi conto che mi trovavo in una piccola stanza, forse un ufficio. Boris e Oscar sedevano davanti a un tavolo, mentre davanti alle loro torce la polvere danzava nell'aria e l'oscurità ci avvolgeva tutt'attorno. Non vidi Alexander.
<< Il soldatino si è svegliato. >> Disse Bes schifato.
<< Come ti senti? >> Mi chiese Oscar.
<< Mi fa male la testa. >> Risposi.
<< Quante dita sono queste? >> 
<< Tre. >>
<< Bene. Non hai danni al cervello. >>
<< Dov'è Alexander? >> Chiesi.
Oscar accennò con il mento la libreria. 
Accesi la torcia attaccata al lato del mio elmetto e raggiunsi Alexander. Lo vidi disteso dietro lo scaffale. Sembrava non respirare più. Mi chinai e gli misi due dita alla base del collo. C'era il battito. Sospirai dal sollievo e mi alzai, raggiungendo Bes e Oscar.
<< Grazie per prima, Bes. >> Dissi impacciato.
Bes grugnì tra i denti.
<< E' la prima volta? >> Mi domandò Oscar.
<< Cosa? >> Risposi.
<< Le Ombre. Le hai mai viste prima? >>
<< Sì, nella Foresta Nera. Era un bambino. Mi aveva chiesto aiuto e lo stavo aiutando quando... >> Feci una pausa. << Se non fosse stato per Lazar, sarei morto sotto quell'albero. >>
<< Già, Lazar. >> Disse Oscar. << Lo conosci bene? >>
Mi sedetti affianco a loro. << No. Mi ha solo aiutato, e non so perché. Sapeva che ero un militare. Poteva uccidermi, ma non l'ha fatto. >>
<< Lazar è diverso dagli altri Stalker. Diciamo che ha un cuore tenero. E' altruista. >>
<< Fin troppo. >> Rispose Bes. << Una volta si è quasi fatto ammazzare per salvare dei banditi, che poi hanno tentato di rapinarlo. Io proprio non lo capisco. >>
<< Quelle di prima erano Ombre? >> Chiesi.
Oscar e Bes si scambiarono delle occhiate. Poi Oscar disse. << Sì e no. C'erano delle ombre al piano di sotto, ma c'erano anche delle onde psichiche emesse dall'Emettitore Psichico. >>
<< Io te l'avevo detto. >> Rispose Bes. << Te l'avevo detto. >>
<< Sono state le Ombre a metterci in difficoltà, non l'emissioni. >>
<< Sono la stessa cosa. >>
<< Non sono la stessa cosa. Le Ombre agiscano in profondità, scalfiscono i tuoi punti deboli. Le onde psichiche funzionano diversamente. >>
<< Diversamente? >> Dissi. << In che senso? >>
<< Agiscono a livello visivo, >> aggiunse Oscar << uditivo o sotto forma di odori, ma non prendono il controllo del tuo cervello. Almeno non inizialmente. >> Fece un pausa. << Quando entri nel loro raggio, puoi vedere mutanti, cadaveri e via dicendo, ma sono tutte allucinazioni. Non sono reali. Spesso i mutanti ti attaccheranno, ma non ti feriranno. Sai cosa fanno realmente? Ti tolgono energia vitale. Ti fiaccano, finché non perdi i sensi. Le onde psichiche puntano alle tue paure, vogliono terrorizzarti così che le tue emozioni prendano il sopravvento. E a questo punto... Beh, il tuo cervello va in pappa. E' così che diventi zombie. >>
<< Le ombre fanno la stessa cosa. >> Disse Bes. << Cosa cambia? Io non vedo nulla di diverso. >>
<< Sono più pericolose. >> Rispose Oscar. 
<< Io continuo a non vedere nulla di diverso. >>
<< Le onde psichiche non ti portano al suicidio. Hai visto i corpi là sotto, no? Sono state le Ombre. Se riescono a insinuarsi dentro di te, è la fine. Mentre dalle onde psichiche puoi fuggire, metterti al sicuro. Almeno da quelle leggere. >>
<< Vallo a raccontare a tutti quelli che sono entrati nel centro della Zona. >> Rispose Bes. << Lì mica ci stanno le Ombre, no? >>
<< Tu non sei mai stato al centro della Zona, Bes. >> Disse Oscar. << Non sai quanto siano potenti le onde psichiche laggiù. Ci mettono due secondi a friggerti il cervello. Te lo senti scolare dalle orecchie, dalle narici, persino in bocca ne senti il sapore. Le Ombre vogliono ammazzarti, mentre le onde psichiche renderti succube, uno zombie. Il motivo è diverso, ma l'esito è lo stesso. Morte. Solo questo. >>
Bes grugnì. << Beh, io continuo a pensarla diversamente. >>
<< Ah, dannazione. >> Disse Oscar alzando le mani. << Ci rinuncio. Pensala come vuoi. >>
D'un tratto udimmo lo stesso suono metallico proprio dietro la spessa porta di ferro arrugginita.
<< Cos'è stato? >> Dissi.
<< Non lo so. >> Rispose Oscar.
<< Sono i Mork. >> Aggiunse Bes. << I figli di puttana sanno che siamo qui dentro. Lo sanno, cazzo! >>
<< Calmati, Bes. Non sono loro. C'è qualcos'altro qua sotto. >>
<< Mutanti? >>
<< Forse, ma possono essere anche i Figli del Monolite. Quei fanatici se ne vanno in giro in luoghi come questi. >>
Bes imbracciò il fucile d'assalto. << Se mettono piede qui dentro, gli faccio saltare quelle teste del cazzo. >>
Di nuovo quel rumore metallico, seguito da una scossa elettrica e una pioggia di colpi violenti sulla porta.
<< E' una anomalia. >> Disse Oscar. << Un anomalia in movimento. >>
<< Nel senso che si muove? >> Domandai.
<< Sei sordo o cosa? >> Aggiunse Bes.
<< Sì. >> Mi disse Oscar. << Un anomalia magnetica. Devono esserci bossoli e armi là fuori. Vengono attirate dal suo campo magnetico, finché non le scaraventa dappertutto alla velocità di una pallottola. >>
Alzandoci, ci avvicinammo alla porta. Sentimmo una scossa elettrica in lontananza, seguite da altre. Ero troppo curioso. Volevo vederla. Così aprii lentamente la porta che cigolò, quando Oscar la richiusa violentemente. << Sei impazzito, Boris? >>
<< Volevo... >>
<< Ci avresti fatto ammazzare, coglione! >> Disse Bes a un palmo dalla mia faccia. << Forse era meglio lasciarti a morire là sotto. >>
<< Che succede? >> Disse Alexander alle nostre spalle, mezzo frastornato e una mano sulla fronte. << Che diavolo è successo? Dove siamo? >>
<< Al piano superiore. >> Disse Oscar. 
<< Ti sei fatto quasi ammazzare là sotto, idiota. >> Sorrise Bes abbracciandolo. << Peggio di questa checca qua affianco. >> Mi indicò con un cenno della testa.
<< L'ultima cosa che ricordo era il volto di mio padre. Mi dicevo di andare con lui. >>
<< Non era tuo padre. >> Disse Oscar. << Ora sarà meglio muoverci. Ci manca un piano e poi usciremo dritti verso l'Emettitore Psichico. >>
<< Dammi un minuto per riprendermi, almeno. >> Disse Alexander sedendosi accanto al tavolo. << Solo un minuto. >>
Quando uscimmo dalla piccola stanza, scorgemmo armi e bossoli sul pavimento cosparso di sangue raggrumato. Il muro era crivellato da dozzine di fori di pallottole. Persino la porta era stata scalfita. Però non c'erano traccia di cadaveri.
<< I Mork sono nei paraggi. >> Disse Oscar. << Vedete le scia di sangue laggiù? Hanno trascinato i corpi nel loro covo. >>
<< Non vorrai mica passare nel loro covo? >> Disse Bes.
<< Non sono così stupido. >>
<< Lo pensi tu. >> Rise Bes.
<< Queste armi devono valere un sacco di rubli? >> Aggiunse Alexander. << Forse se ne prendo qualcuna... >>
<< Fermo. >> Disse Oscar. << Possono essere radioattive. >>
<< Qui dentro non ci sono radiazioni. >> 
<< Ci sono, eccome. Solo che si muovono. Te ne sei dimenticato? >>
<< Sì, hai ragione. >>
<< Indossate le maschere antigas. I Mork vivono in luoghi fortemente radioattivi, in caso ve lo fosse scordato. >>
<< Abbiamo i rilevatori geiger. >> Dissi. 
<< Non servono. >> Mi disse Oscar con voce nasale dietro la maschera antigas. << Le radiazioni li metteranno fuori uso. Nemmeno te ne accorgerai quando succederà. >>
Una volta indossate le maschere, proseguimmo nel corridoio, finché arrivammo in una grande sala. Sentivo qualcosa muoversi freneticamente sopra la mia testa, ma la mia torcia si perdeva nell'oscurità. Un liquido violaceo tappezzava il pavimento cosparso di arti mozzati. Sacche organiche nero pece infestavano il sopra e il sotto delle scrivanie. Sedie, schedari, fogli, penne erano sparpagliati tutt'intorno a noi. Poi sentii di nuovo quel suono, e questa volta lo udirono anche gli altri.
<< Abbassatevi. >> Ci sussurrò Oscar. 
<< Cosa succede? >> Dissi.
<< Mork. >>
D'un tratto qualcosa atterrò al mio fianco. Mi voltai lentamente, solo per vedere la faccia sfregiata, gli occhi bianchi, due buchi al posto del naso e i denti appuntiti. Era un Mork. Se ne stava sui talloni, annusava l'aria, scattava la testa inclinandola su un lato. Indossava una divisa militare da combattimento e una maschera antigas con i vetri rotti gli pendeva dal collo.
Le mani iniziarono a tremarmi. Il mio udito cominciò a captare ringhi sommessi intorno a me. I miei compagni tenevano lo sguardo fisso sul Mork. Oscar lo stava fissando pronto a ficcargli una pallottola in testa, ma il mutante annusò un'ultima volta l'aria e si allontano da me, correndo con mani e piedi, come un quadrupede. Come diavolo faceva a correre così velocemente? Un tempo era stato un uomo, e nessuno si sarebbe mosso con tale velocità.
<< Sdraiatevi per terra. >> Sussurrò Oscar. << Ci trascineremo per i gomiti. La stanza è piena di Mork. Sono proprio sopra le nostre teste. >>
<< Merda! >> Disse Bes con voce sommessa. 
<< Seguitemi. >>
Ci trascinammo lungo il pavimento. Per nostra fortuna non sentimmo gli odori nauseabondi che c'erano lì dentro. Parti di gambe, braccia, uno strano liquido appiccicoso e violaceo, vermi che si contorcevano nei cadaveri dilaniati. C'era uno schifo. Saremmo morti soffocati dal tanfo, se non ci avessero ucciso per prima i Mork o le radiazioni che stavamo assorbendo.
Dopo poco uscimmo dalla sala e, facendo attenzione a non fare rumore, imboccammo un corridoio. Preso dalla curiosità, tirai fuori il mio contatore geiger. Era rotto.
<< Che ti ho detto? >> Mi disse Oscar a bassa voce. << Puoi anche gettarlo, se non ha intenzioni di aggiustarlo. Le forti radiazioni distruggono ogni oggetto, ma alcune volte non lo fanno. >>
<< Che vuoi dire? >> Domandai.
<< Hai presente l'Emettitore Psichico? Beh, quel coso doveva essere distrutto quando le radiazioni invasero al Zona. Sai, parlo dell'esplosione del reattore quattro. >>
<< Si lo so, ma non continuo a non capire. >>
<< E' semplice, soldatino. >> Aggiunse Bes irritato. << Le radiazioni dinamiche, come le chiamo io, sono influenzate dalla Zona. Come se fossero originate a comando. >>
<< Vuoi dire che la Zona fa comparire e sparire le radiazioni? >>
<< E io che ho detto? >> Rispose Bes ancora più irritato.
<< Qualcosa del genere. >> Disse Oscar. Poi si fermò di colpo. << Mork! >> Puntò il fucile verso la fine del corridoio e lo facemmo anche noi.
Sentii qualcosa strascicare nella profonda oscurità, proprio oltre il fascio di luce della mia torcia. Poi quel strascicamento divenne più inteso, concentrato, seguito da molteplici bassi ringhi. Anche se non li vedevamo, c'erano più di un Mork davanti a noi e l'avevamo capito tutti e quattro. Si avvicinano dritti nella nostra direzione.
Formammo un cerchio, schiena contro schiena. Bes di avanguardia con il fucile a pompa, io e Alexander ai lati e Oscar di retroguardia. Poi udii un grugnito eccitato, un suono che non avevo sentito mai prima.
<< Cazzo! >> Imprecò Bes. << Sanno che siamo qui. Questi figli di puttana hanno fame! >>
<< Calmati, Bes. >> Disse Oscar. << Non agitarti. >>
<< Come cazzo faccio a non agitarmi? Sono attorno a noi, merda! >>
<< Ne vedo uno! >> Aggiunse Alexander, e quando fece per sparare si accorse che era solo la maschera antigas abbandonata sul pavimento. << Maledizione. >> Abbassò l'arma e un Mork gli saltò addosso, scavandogli il petto con le unghie affilate. Era successo così velocemente, che quando ci voltammo, Alexander era già crepato sotto i nostri occhi.
<< No, Alexander! Figlio di puttana! >> Urlò Bes, facendo saltare la testa al mutante e scatenando su di noi la furia dei famelici Mork.
Due Mork correvano lungo le pareti, ma prima che ci saltassero addosso, li crivellai insieme a Oscar. 
Bes si piegò sul suo amico, il volto rigato dalle lacrime. Smosse Alexander con gli occhi sbarrati a fissare il soffitto. Poi posò la testa sul suo petto squarciato e iniziò a piangere e singhiozzare come un bambino.
<< Rimettiti in piedi, Bes! >> Gridò Oscar, facendo saltare la gamba a un Mork per poi ucciderlo sparandogli nel petto.
I ringhi si fecero più forti, quasi ci assordarono del tutto. Oscar mi disse qualcosa, ma non capii. C'era troppo chiasso. Alla fine la mia torcia illuminò i volti sfregiati di una ventina di Mork che correvano verso di me. Sentii un intenso formicolio in testa, seguito da una strana sensazione di mancamento. 
<< Di là! >> Urlò a squarciagola Oscar.
Una raffica di pallottole travolsero i venti Mork, ma ne uccidemmo solo tre. Gli altri si rialzarono, alcuni senza un braccio, altri senza una gamba o entrambe. Avevano il busto squarciato dai nostri proiettili, ma si lanciarono contro me e Oscar, come se non fossero feriti. Ignorarono del tutto Bes che se ne stava a piangere sul corpo di Alexander, attorniato dall'orda di Mork che gli passavano accanto. Alcuni saltavano oltre la sua testa, come se sapessero che c'era qualcosa davanti alla loro traiettoria, ma senza soffermarsi. Ma forse ero io a farmi questo pensiero.
Oscar ed io continuammo a indietreggiare, finché Bes svanì alle spalle inghiottito di una infinità di Mork.
<< Non possiamo lasciarlo lì! >> Gridai a Oscar, ma quello non mi sentii. 
I Mork correvano lungo le pareti, sul soffitto, sul pavimento. La testa sollevata ad annusare l'aria. Arrivavano a frotte, quasi ammucchiati l'uno sull'altro. Si muovevano come ragni giganti. Continuammo a sparare, finché Oscar dovette cambiare il caricatore. Fu lì che, arrivatogli alle spalle, un Mork lo tirò giù. Sparai una raffica al mutante, mentre Oscar si rialzò in piedi. Quando mi voltai, un anomalia respingente si materializzò davanti a me. Era un cerchio azzurro, che sprigionava una potente luce, quasi accecanti. Vidi centinaia di Mork correre verso me e Oscar. I Mork fecero per saltarci sopra, quando vennero scaraventati via dall'onda d'urto a una velocità assurda. Colpirono le altre creature come una palla di cannone. Molti finirono spiaccicati sui muri, letteralmente fatti a brandelli. 
Io e Oscar facemmo per allontanarci, ma quell'onda d'urto raggiunse anche noi, lanciandoci a diversi metri. Mi schiantai contro una porta di legno dopo aver volato in aria per due secondi. Vidi l'anomalia sprigionare onde d'urto sempre più potenti, riducendo i Mork a un poltiglia di ossa e sangue. Anche la sua luce azzurra aumentava e fui costretto a chiudere gli occhi per quanto era accecante. Poi, con un fortissimo boato che fece tremare muri e pavimenti, scomparve, lasciando il posto a un intensa oscurità.
Rimasi immobile per un momento con in mano un coltello da caccia. Avevo perso il mio fucile quando ero stato sballottato via e chissà dov'era adesso, sempre se non era stato fatto a pezzi dall'onda d'urto. Quando capii che ero completamente da solo, mi alzai, mi tolsi la polvere di dosso e mi guardai intorno. La mia torcia lampeggiava intermittente e gli diedi due colpi per stabilizzare il fascio di luce. Sangue dappertutto. Un lago di sangue. Persino mura e soffitto ne erano completamente imbratti. Brandelli di carne e ossa disseminati ai piedi delle pareti. I Mork erano stati tutti maciullati, smembrati. 
Mi misi a cercare Oscar, ma non lo trovai. Così tornai indietro con la speranza di trovare Bes, ma non lo vidi, così come il corpo di Alexander. Dov'erano finiti? Erano stati schiacciati dall'onda d'urto? Impossibile. Non ci credevo. Se fosse stato così, anche io dovevo essere ridotto a pezzi, ma non lo ero. A meno che non fossi morto. Forse era un Ombra? Mi tastai il corpo come se quel gesto potesse darmi una risposta, ma ero tutto intero. Preso dal panico, mi misi a cercare il mio fucile, finché non trovai il calcio del fucile ridotto a brandelli. Poi qualcosa mi si posò sui vetri della maschera antigas. Era la polvere dell'intonaco. Stava cadendo giù da una grossa crepa nel soffitto sopra alla mia testa. Feci in tempo a tornare indietro, quando il soffitto crollò giù e una densa nuvola di polvere si innalzò e mi avvolse completamente. Il passaggio era ostruito. Non potevo più tornare indietro.
   
 
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