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Autore: Alessia Krum    02/08/2016    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18

Ripresa

 
I giorni passavano lentamente. Acqua stava migliorando sempre di più, ma non c’era modo per lei di ingannare il tempo, che scorreva fin troppo lento.  Nei primi giorni, il dolore alla gamba era talmente insopportabile da costringerla a letto. Corallina passava tutto il tempo possibile con lei, anche perché la scuola non era ancora ricominciata dopo la battaglia. Durante il primo giorno le insegnò a fare le collane col corallo, ma poi, finite le spiegazioni (e anche il poco corallo che avevano raccolto), entrambe iniziarono ad annoiarsi. Max era sempre fuori perché aveva molti compiti da eseguire, anche se non diceva mai cosa faceva; quando tornava al castello era per i pasti, e passava tutto il tempo possibile con Acquamarina.
La zia Olimpia andava e veniva in continuazione e qualche volta portava libri dalla biblioteca, insistendo perché la figlia ricominciasse a studiare. Corallina non ne voleva sapere e ammucchiava i volumi in un angolo della stanza, ignorando gli avvertimenti della madre, che continuava a sostenere che la scuola sarebbe cominciata entro pochi giorni. E infatti, il quarto giorno, Henri passò a prendere Corallina, perché Max non voleva che andasse da sola, e partirono insieme nella nebbiolina rossa che ancora aleggiava sulle strade.
Acqua rimase sola nella sua stanza. Cercò di iniziare a ripassare qualcosa in vista del suo prossimo rientro a scuola ma, appena prese in mano il libro, cominciò a ripensare al suo ultimo giorno al tempio. In pochi secondi era cambiato tutto e per fortuna che lei aveva avuto quella visione! Le cose sarebbero andate molto peggio, sicuramente. Rievocò i primi istanti di panico generale e si ricordò con chiarezza di come Celeste avesse velocemente preso in mano la situazione e creato un piano perfetto. E tutti istantaneamente le avevano dato ragione e avevano fatto quello che aveva detto lei, senza opporsi: Acqua si ricordò che anche la signora De Orchis non aveva fatto una piega e le aveva obbedito subito. Strano. Strano perché, come aveva sempre notato, Celeste non stava mai in gruppo, era sempre taciturna, sola e non sembrava avesse legato con qualcuno in particolare. Tutti a scuola la prendevano in giro per il suo modo di fare, tranne ovviamente la signora De Orchis, perché era la sua alunna preferita. Pensandoci sopra, Acqua si rese conto che era alquanto bizzarro che le cose fossero andate in quel modo. Celeste, che solitamente non era presa in considerazione, aveva convinto tutti a fare la cosa giusta e nessuno l’aveva presa in giro in alcun modo. Si erano limitati a fare quello che lei aveva suggerito. Che questo fatto bizzarro avesse qualcosa a che fare con lo strano scintillio nei suoi occhi che aveva visto fin dalla prima volta che l’aveva incontrata? Acqua non sapeva darsi una risposta. Si rese conto che sapeva veramente pochissime cose del mondo di cui ora faceva parte. Non sapeva nulla, per esempio, della guerra, delle strategie di battaglia, di come funzionava il suo regno, pochissimo della storia della sua città e ancora altre mille cose che le sfuggivano.
Improvvisamene si alzò di scatto dal letto e si mise in piedi con qualche sforzo per via delle fitte che la attanagliavano ancora: aveva deciso di andare in biblioteca, voleva fare qualcosa. Si infilò velocemente un paio di pantaloni che aveva nei borsoni portati dalla Terra, che lei adorava perché erano comodissimi: basta gonne! Ne aveva aggiunti qualche paio al suo guardaroba ad Atlantis, che straripava di abiti, gonne, tuniche lunghe e corte, vestitini come quelli di Corallina, accessori e mille altre cose, ma che non conteneva nemmeno un paio di pantaloni. Impiegò un po’ più del previsto, perché le pinne non ne volevano sapere di arrivare fino in fondo. Alla fine, la ragazza uscì dalla camera e cominciò a dirigersi verso la biblioteca, camminando lentamente e zoppicando a causa del dolore insopportabile. Si fermò davanti al quadro dei genitori nel lungo corridoio del quinto piano e rimase lì immobile a rimirarlo per un po’ di tempo. Chissà come stava sua madre? E dov’era? Continuando a rimuginare riprese il percorso, ma quando si imbatté nelle rampe infinite di scale che doveva ancora percorrere, si spaventò. Sarebbe riuscita a fare tutte? Già con il primo scalino la gamba le fece un male atroce. Ebbe la tentazione di tornare indietro, in camera sua, ma poi provò a salire le scale nuotando e le sembrò di farcela, così iniziò ad andare su  lentamente finché non si trovò davanti al massiccio portone decorato. Si fermò un attimo per riposare, poi fece fare i tre giri in senso orario alla spirale, spinse il dragone d’acqua verso sinistra e bussò due volte. La porta si aprì da sola. Non c’era nessuno ad accoglierla, nemmeno il Saggio, che di solito era sempre lì a controllare chi entrava e chi usciva. Si diresse verso il reparto dedicato alla magia per cercare qualcosa sul dragone d’acqua, visto che non ne aveva mai sentito parlare e aveva notato che sul portone aveva una certa rilevanza, anche rispetto alle altre figure. Passò quasi tutta la mattina tra uno scaffale e l’altro e alla fine riuscì a trovare un libro interessante: “Storia della magia. Le origini e il dragone”. Ritornò lentamente nella sua camera, ma due secondi dopo essersi seduta sul letto e aver girato la copertina di pelle del libro, Corallina aprì la porta, scaraventò a terra la borsa e si tuffò letteralmente sul letto, sollevando la coperta ovunque.
- Wow, che entrata catastrofica! - commentò Acqua, recuperando il cuscino che era finito per terra. - Avanti, cosa è successo? -
- Sono già stufa della scuola. Tu non sai che catasta di compiti che ci ha riservato la De Orchis… - rispose sbuffando la cugina.
- Non mi sorprende! C’era da aspettarselo. Dai, racconta. Voglio rimanere aggiornata. -
- Mah, non è successo niente di speciale. Dya continuava a cantare quella canzoncina scema in continuazione durante la spiegazione di storia, non riuscivo a stare attenta. Non che ne avessi voglia, ma hai capito il senso. Sil faceva le sue solite facce buffe e non abbiamo fatto altro che ridere per tutta l’ora di matematica… - Acqua sogghignò, al pensiero delle espressioni esilaranti che riusciva ad assumere Silandro, pur di non dover ascoltare matematica - …Mi sono beccata un votaccio orrendo in geografia delle correnti e Celeste ha continuato a prendere le sue solite trenta pagine di appunti giornaliere. Poi, che altro…ah, Henri ti saluta! -
- Come sta? - chiese Acqua, riferendosi ad Henri, ma pensando a Celeste. Si era comportata come al solito.
- Abbastanza sconvolto. Ma è comprensibile. - rispose Corallina, facendo una pausa. - Sai, certe cose mi fanno venire in mente…quando è morto lo zio e… - Corallina controllò la cugina, per vedere come stava. Aveva lo sguardo fisso a terra e guardava sempre la stessa mattonella del pavimento. - …anche quando è morto mio padre. Io lo so come ci si sente, so come ti senti tu, come si sente Henri…Avevo tre anni quando è successo, capisci? Il giorno prima mi aveva regalato questo, guarda. - Corallina frugò nella tasca della gonna e tirò fuori un bellissimo medaglione rosa con inciso il suo nome sopra: lo aprì, rivelando un micro-ritratto del padre. - È l’unica cosa che non perdo mai. - aggiunse, ridendo - Ma non si può essere sempre tristi. Bisogna andare avanti, bisogna sperare, no? - disse Corallina. Acqua rimase in silenzio e una lacrima dorata rigò la sua guancia.
- Tu sai piangere! - esclamò Corallina. Acqua le rivolse uno sguardo interrogativo, la lacrima che ancora brillava d’oro.
- È una cosa bellissima…sai, qui in pochi sanno piangere. Io non ne sono capace. Si dice che chi riesce a farlo, avrà sicuramente un bellissimo futuro. - Acqua si asciugò la lacrima con una mano, sorridendo. Le due cugine si abbracciarono.
- Bene, e adesso pensiamo a cose più serie: si pranza! - esclamò Corallina e si tuffò dal letto, cominciando a nuotare a velocità supersonica verso il piano terra. Acqua riuscì a pensare ad un solo aggettivo, perfetto per lei: incorreggibile! 

***

Trenta minuti più tardi, le due ragazze erano sedute vicine a tavola e avevano appena finito di mangiare, quando entrò Max che, salutandole, crollò su una sedia.
- Giornata dura…  -  mugugnò. La zia si alzò dalla sedia e andò in cucina a preparare qualcosa anche per lui. Acqua aveva scoperto con piacere che nel castello non vi erano né domestici né servi e bisognava fare tutto da sé, proprio come piaceva a lei e come era abituata a fare.
- Caspita, che occhiaie, Max! Ti dovresti riposare ogni tanto, non credi? - chiese Acquamarina, che era seriamente preoccupata per lui, dato che era una settimana che non si riposava, tanto era passato dal giorno dell’attacco.
- Sai quanto mi piacerebbe! Stanotte sono stato di ronda… -
- È successo qualcosa di strano? - domandò Corallina, che ormai era resa molto più partecipe degli eventi.
- No, niente. Ci era sembrato di vedere qualcosa ad un certo punto, ma alla fine non è successo nulla. Domani tocca di nuovo a me. - disse Max, sospirando.
- Non sarebbe meglio se ti riposassi? Hai già fatto cinque nottate di ronda e le altre due di battaglia e altro. È da una settimana che fate delle perlustrazioni notturne e spedizioni armate e non avete visto nulla di strano. - continuò Acqua, pensando ai bagliori dei lumini verdi che si vedevano di notte sul perimetro delle mura.
- Lo so, ma non si è mai troppo prudenti. Potrebbero tornare da un momento all’altro! -
- Certo, ma io lo vedrei… - questa volta fu Corallina ad interromperla:
- No, non lo vedresti. Credimi, Darcon non sarà così stupido da passare di nuovo sotto gli occhi della statua. Ha già capito tutto, Acqua. -
- D’accordo, mi arrendo, avete ragione. - rinunciò la ragazza.
- E stamattina? C’era un  bel po’ di movimento intorno alla piazza del mercato. - chiese Corallina.
- Abbiamo allestito una specie di ospedale in una grande casa disabitata, stiamo curando un sacco di persone ferite. Purtroppo stamattina è morta una bambina…si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, poverina. Aveva cinque anni. - in quel momento arrivò la zia con un buonissimo pranzo per Max.
- Lo sai che non è stata colpa tua, Max. Non ce l’avrebbe fatta comunque, povera piccola, aveva delle ferite troppo profonde…non potevi guarirla. - Acqua capì che Max aveva tentato di curarla, ma non ci era riuscito. Doveva sentirsi malissimo.
- Ehm…vieni, Corallina. Andiamo a studiare. - Acqua si alzò lentamente dalla sedia e salutò Max, poi si avviò pian piano verso la sua stanza, con Corallina al fianco.
- Ma cosa caspiterina ti sei messa addosso? - le chiese Corallina, notando i jeans per la prima volta. Erano tutti scoloriti e strappati sul davanti, per tutte le volte che Acqua li aveva messi.
- Li ho portati dalla Terra. Si chiamano pantaloni. -
- Grazie, lo so come si chiamano…ma le ragazze non li usano qui, li mettono solo gli uomini quando combattono… -
- Allora credo che dovrai abituarti a vedermeli addosso, perché penso che me li metterò tutti i giorni. - Corallina fece una smorfia.
- Se è questo quello che vuoi… -
- Dovresti provarne un paio, sono comodissimi. - ribatté Acqua e la cugina si mise a ridere, la sua voce argentina si sparse per tutto il corridoio. Infondeva allegria.
- Dimmi una cosa: Max è un medico? Non me lo ha mai detto. - chiese Acqua appena Corallina smise di ridere.
- In teoria no, non avrebbe ancora il via libera per farlo, ma all’ultimo anno di scuola ha frequentato un corso di medicina e siccome non ci sono molti medici qui, o almeno non tanti quanti ne servirebbero, lo hanno preso comunque. Ti assicuro che è bravissimo, quasi quasi se ne intende di più che la mamma, però si sta buttando giù per il fatto di quella bambina...è da un paio di giorni che ne parla. - Le due ragazze proseguirono in silenzio e, quando arrivarono in camera di Acquamarina, si misero a studiare, un po’ controvoglia da parte di Corallina.

   
 
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