Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi
Ricorda la storia  |       
Autore: Sarah M Gloomy    02/08/2016    0 recensioni
Secondo libro della serie The Exorcist.
Amabel è stata costretta ad accettare di non essere una normale sedicenne, bensì la reincarnazione dell’esorcista della menzogna, morta sul rogo nel 1400. Ha accettato anche il suo compito, quello di esorcizzare gli spiriti con l’aiuto di Lie. Solo che neppure così la sua vita è normale. Quello che ha fatto nell'ultimo periodo continua a ripresentarsi e Ridley, il ragazzo da lei salvato, sembra convinto di conoscere la sua seconda natura. Ma qualcos'altro sta succedendo, come se Bel non fosse stata l’unica persona riportata dal passato.
Genere: Commedia, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1
 
 
 
        Mi chiamo Amabel Wright e sono una normale liceale di sedici anni. Quasi. Sono anche la reincarnazione di un’esorcista morta sul rogo nel 1400 che, ultimamente, è ritornata alla sua consueta occupazione. Quindi, per la mia giornata tipo, è tutto nella norma. Ho appena fatto un ruzzolone dalle scale e il mio sedere ha impresso ogni scalino come fosse una cartina della metropolitana. Lie, il bambino fantasma che incarnava il mio vizio, mi guarda con mite sopportazione. «Dalila, ti vuoi alzare?»
La via è deserta, così nessuno è in pericolo e io posso dilungarmi in una serie di epiteti contro quello stronzo che dovrebbe essere mio alleato senza essere scambiata per una persona scurrile. O una pazza. Ad eccezione per me, Lie ha la stessa consistenza e presenza di un fantasma.
Ho ancora dei punti molto nebulosi del mio passato, primo fra tutti il perché sono morta. Non meno importante è con quanti spiriti io debba confrontarmi. Prima della caduta, Lie mi stava dicendo che se i fantasmi non vengono redenti in poco tempo, possono diventare tipo dei Super Sayan del paranormale. Ho evitato accuratamente di descriverli così: Lie non capirebbe. Come li riconosci? Sono dieci volte più grandi di un fantasma normale e hanno delle catene che gli penzolano da caviglie e polsi, che possono usare come armi. Un po’ come quelli di secondo livello, se non fossero giganti. Anche la loro fisionomia è piuttosto animalesca: volto ingrugnito, tratti quasi dipinti in modo grezzo da qualcuno che ha solo una vaga idea di come dovrebbe essere un essere umano. Avendo visto quelli del primo e del secondo esorcismo, posso dire che questi sono piuttosto facili da riconoscere.
Quando mi alzo, Lie è al mio fianco. «Ti ricordi quello che ti ho detto di fare? O eri troppo distratta dall’evitare il colpo?»
Il fantasma davanti a me è ingobbito nella sua altezza. Non ragiona, non parla, sembra solo in grado di muovere più o meno velocemente le catene e cercare di colpire quella pulce, che sarei io. Continua a emettere gemiti a ogni passo, dolorante. Sono certa che mi abbia attaccato più per proteggersi che per vero desiderio di farmi del male. La cosa non mi consola. Scivolo a destra, Lie a sinistra e di nuovo il colpo non va a segno.
Borbotto. «Sì, sì, ho capito.»
Mi alzo in piedi, inducendo lo spirito a scegliere me come avversario. Chiudo gli occhi, sicura di quello che faccio. Per la prima parte dell’evocazione preferisco non avere distrazioni visive. Tendo ancora a sorprendermi del fatto che quelle catene che mi escono dalle mani non sono altro che estensioni del mio potere. Porto la mano destra al petto, stretta in un pugno. «Terzo esorcismo: assoluzione dello spirito.»
Come sempre, sento il calore che comprime la mano e che mi obbliga ad aprirla, come se davvero ci fossero delle fiamme che zampettano al suo interno.
Sento un ruggito di protesta. Il fantasma è avvolto dalle catene rosse che escono dal mio braccio e a ogni movimento, queste si stringono attorno a lui e, specularmente, si allentano da me. Le sento solleticarmi la spalla, protezioni contro qualunque tipo di attacco. A ogni lamento sembra farsi più piccolo e avvizzire. In parte lo compatisco. Il mio sedere, al contrario, approva. Mi ritrovo paralizzata, a fissarlo negli occhi. Dentro di lui, qualcosa si risveglia. Forse il ricordo del suo passato, forse la sua anima mai morta. Mi sta chiedendo qualcosa, anche se non è in grado di parlare. E so cosa vuole, perché è un qualcosa che vorrei sentire anch’io.
   «Lasciati andare. È un po’ come andare a dormire dopo una lunga giornata. Lasciati avvolgere.»
E lo fa. Dannazione se si fida di me. Chiude gli occhi e le catene lo avvolgono in un bozzolo di luce rossa. Quando questa si apre, al suo interno non c’è nessuno. Crollo a terra, ansimante. Il mio potere sembra scomparire, il mio corpo ritorna quello di una normale sedicenne.
Appoggio la testa alle ginocchia, il respiro affannoso mi solleva la frangetta. Ogni osso, muscolo e articolazione si sta chiedendo se sarò in grado di andare a scuola. Me lo sto chiedendo pure io.
Lie si muove a controllare la zona, schioccando la lingua. Nel punto in cui le mie catene hanno esorcizzato, l’aria sembra essere più carica di elettricità. Probabile che sia solo una mia impressione. «Non ci siamo. Ci hai messo troppo tempo a esorcizzarlo. E se qualcuno ti avesse visto? Continui a giocare troppo con gli spiriti. Quando ne vedi uno devi subito capire di che livello è e agire di conseguenza. Devi …»
Si ferma, scrutandomi mentre con tutto il rancore che mi è concesso lo fisso di risposta. Ci ho messo troppo tempo a esorcizzarlo? Addirittura giocavo con lui? Scusami tanto se ho fatto un ruzzolone per le scale per evitare il colpo! E scusami tanto se ho sedici anni e la mia mente, ancora, non ha ricordato il passato. Da quello che rammentavo, Dalila era stata addestrata. Io ho solo Lie e come maestro, per quanto fosse una spina nel culo cui ero pure affezionata, non era un granché.
   «Allora? Non vai a scuola?»
Con un gemito mi appoggio sulle ginocchia, poi in piedi, notando un piccolo taglio sui jeans. Beh, fortunatamente era solo sul polpaccio e avrei finto di non averlo neppure visto. Era il terzo paio di jeans che rompevo nel giro di poco tempo. Quel lavoro mi stava prosciugando l’armadio. Fortuna per me che sono una bugiarda patologica e le sfilze di menzogne non mi finivano mai. Acchiappo lo zaino abbandonato ai piedi delle scale. Dai ricordi che ho di Dalila, sono certa di aver sempre combattuto in luoghi isolati e molto simili a villaggi o foreste. Ora so a miei spese che scale ed esorcisti non vanno molto d’accordo.
   «Per Dio, Lie: non sai quanto ti odio.»
   «Lo so, invece. Smettila di zoppicare. Attiri l’attenzione.»
Cerco di appoggiare il meno peso possibile alla gamba destra. Sarà divertente fare la staffetta al pomeriggio. Già me la vedo, l’allenatrice Lowry, criticare per il mio modo di correre. Emetto un altro gemito prima di sistemarmi lo zaino in spalla e camminare come nulla fosse. Se fossi stata in un cartone animato, avrei avuto il sedere che lampeggiava di rosso!
   «Bene.» Lie di certo si sta segnando qualcosa nel suo elenco personale delle stronzate della giornata. Da quando ho incominciato a prendere sul serio il mio ruolo di esorcista, le mie giornate si sono fatte più frenetiche e meno normali di quanto volessi. E Lie mi ricorda, una volta ogni due giorni, come la situazione sia di per sé strana. Infatti …. «Mi sto ancora chiedendo per quale motivo ci sono così pochi spiriti di terzo livello nella città.»
   «Forse cerchiamo nei posti sbagliati.» Le risposte, ormai, mi vengono spontanee. Se non fosse così logorroico e maniacale, probabilmente inizierei a preoccuparmi pure io della situazione.
Lie sospira, accordando il suo passo con il mio. Mi sembra di nuovo di essere nel passato, per quanto sia felice che la mia igiene e l’aspetto di Lie siano diversi. Non ricordo grandi profumi, ad essere sincera. Né grandi conversazioni. Né tanto meno qualcosa di cui, ora, ne senta la mancanza. «I fantasmi di terzo livello non sono molto razionali. Si muovono in continuazione. E tu sei ritornata alla tua missione da poco. La città dovrebbe pullulare di spiriti che sono bloccati qui da molto tempo. Di certo lo intuisci anche tu, Dalila.»
   «Di che ti preoccupi?» Borbotto piano. «Concordo con te che la mia prestazione non ha brillato, quindi bene che non ci siano altri come lui.»
Mi fermo, massaggiandomi la caviglia. Tiro un attimo giù il calzino, quel tanto da vedere i segni rossastri delle bruciature. Lie mi si avvicina, corrucciando la fronte. Nascondo il tutto, stringendo i denti. Lie non deve sapere che continuo, di notte, a sognare il modo in cui sono morta e che, al mattino, porto i segni del rogo. Quegli incubi segnano la mia vita diurna e notturna. Pare sospettoso. «Hai fatto una brutta caduta dalle scale. Dobbiamo lavorare di più sulle tue reazioni.»
   «Non cadere aiuterebbe.»
Lie mi ignora. Tipico di lui. «Io controllerò se in giro c’è qualche attività sospetta. Non vorrei che qualcuno stesse fagocitando gli spiriti inferiori.»
La colazione della mattina si sta ribellando nel mio stomaco al pensiero di qualcuno che mangia dei fantasmi. Soprattutto sul fatto che … essendo fantasmi, non posso essere messi in un panino così facilmente. Spero che abbia fatto un pessimo uso dei termini moderni, e che effettivamente non ci siano dei fantasmi ghiottoni che si mangiano i loro simili. Già con un singolo fantasma non me la cavo egregiamente, un mix di anime sarebbe per me distruttivo. Mi sistemo meglio lo zaino sulle spalle. «È possibile?»
   «Era una teoria che avevi ipotizzato con i fantasmi di settimo livello.»
Il che significava che, come minimo, avevo almeno quattro tipi di fantasmi che mi potevano far ruzzolare giù dalle scale con estrema facilità. Proprio adesso che ero diventata bravina con il primo e il secondo esorcismo!
 
                                                             † † †
 
            Sono in classe, disattenta come sempre durante la lezione di algebra. Fingo di prendere appunti, alzando di tanto in tanto la testa alla lavagna per controllare il risultato dell’equazione. I numeri non sono mai stati il mio forte e mi distraggo molto facilmente con tutti quei calcoli da fare. La sedia è dura e il mio sedere sta ancora protestando per la caduta, tutt’altro che piacevole, di poche ore prima. La testa è altrove. Un po’ è dovuto alla bomba lanciata da Lie prima di andarsene, la maggior parte è a causa di Mary.
Mi sembra un gioco da ragazzi confrontarmi con un settimo livello e tutto quello che ne consegue, piuttosto che ammette con Mary che sono io la causa di quello che prova. Carlos, suo fratello minore, dopo un tentato suicidio di cui solo io sono a conoscenza, era stato ricoverato in ospedale, in coma farmacologico, neppure un mese prima. Non ne so molto di queste cose, ma so cosa significa avere un familiare che non può risponderti, per quanto tu lo percuota e gli dica di farlo. Non so se si sarebbe più o meno ripreso; se ciò che aveva ingerito era indice di un problema più profondo o se il tentativo era solo una bravata di un tredicenne un po’ stupido. Ne avevo visto lo spirito, mentre lui era ancora in vita attaccato a delle macchine, e mi aveva chiesto di aiutarlo. Gli esorcisti sanno soccorrere solo in un modo, che inevitabilmente porta alla morte la persona viva. Avrei voluto convincerlo a desistere, ma sono un’esorcista: il mio mondo è quello dei morti. Redimere i vivi non è mai stato affare mio. Lie mi aveva rassicurato dicendomi che non lo avevo ucciso, quanto aiutato nel suicidio. Di fatto, però, non cambiava molto. Mi ero macchiata di un crimine legalmente punibile, e non potevo essere condannata per il solo fatto che il danno lo avevo fatto a un’anima.
Giro appena la testa, esaminando lo sguardo vitreo di Mary fisso a qualche centimetro sotto la lavagna. Non ha neppure provato a scrivere. Il foglio davanti a lei è completamente bianco. La pelle del suo viso è pallida, delle occhiaie mostrano che è da molto che non dorme come dovrebbe. Vorrei, e non posso, chiederle scusa per quello che prova.
Sapendo che Julia non mi calcola ancora, dopo quel furioso litigio, cerco un suo gesto. La vedo osservare Mary, preoccupata almeno quanto me. Ha come un brivido e incrocia i miei occhi. In quel momento mi rendo conto che più di Mary, più di Lie, Julia sembra capirmi. E la cosa sembra infastidirla. Si porta un ciuffo nero davanti agli occhi, arricciandolo intorno al dito e scrivendo sul foglio. Devo essere proprio una pessima amica, da tutti i punti di vista.
Ritorno a fissare la lavagna, scrivendo l’ultima riga che mi sono persa. Forse ha ragione Lie, sul fatto che non sono un’assassina. Eppure nella mia strada ho incrociato persone che avrei potuto salvare e non ci sono riuscita. Lo è stato nel passato, lo è nel presente … e di certo non riuscirò a impedirlo nel futuro.
Quando esco da scuola sono sola. Non ho il coraggio di confrontarmi con Mary, Julia non ha l’intenzione di rivolgermi la parola e Lie, l’unico che sembra volere la mia presenza, al momento sta cercando per la città dei fantasmi da redimere. Mi sembra di esistere per lui solo per quello. Verrà un giorno che la mia batteria da esorcista si esaurirà e Lie, deluso, se ne andrà. Mah. Conoscendolo mi starà in ogni modo tra i piedi. Ha aspettato per anni che io mi risvegliassi, di certo non mi lascia solo perché non posso esorcizzare uno spirito. Almeno lo spero. L’unica verità è che da una coppia di bugiardi non ne viene fuori granché.
   «Signorina Wright?»
Alzo lo sguardo alla ricerca di chi mi ha chiamato, scorgendo un ragazzo dai capelli biondi e occhi verdi, sigillato in una camicia su misura, una leggera barba che gli nasconde il mento spigoloso. E mi sta aspettando. Dannazione, Ridley!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi / Vai alla pagina dell'autore: Sarah M Gloomy