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Autore: Frapuz    02/08/2016    0 recensioni
"E se...?"
A volte le cose peggiori accadono a causa di un uomo buono.
In questa storia leggerete di come Jemma Simmons dovrà proteggere il mondo dallo spettro dello SHIELD e del suo ex-Direttore, Philips J. Coulson; il conflitto è destinato a degenerare, coinvolgendo forze che sarebbero dovute rimanere in disparte.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jemma Simmons, Lance Hunter, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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capitolo 2
Capitolo II: Intreccio

"Melinda May".
La donna lo fissò duramente in silenzio.
"Ex-agente dello SHIELD, mi dicono lei abbia avuto una promozione, possiamo dire, sul campo, giusto?"
Ancora silenzio.
Il presidente Ellis si alzò lentamente.
"Io non ho idea di cosa stia succedendo nel mondo in questo momento,  la sua organizzazione sta cercando in tutti i modi di scatenare la Terza Guerra Mondiale. E c'è un fottuto buco di quindici chilometri nel mezzo del Wisconsin!"
L'uomo scaraventò libri e fogli giù dalla scrivania.
"La mia gente è sotto attacco e non so nemmeno chi è il nemico! Mi dia una ragione per non farla impiccare davanti ad una telecamera di merda in diretta nazionale, un bello spettacolo di sangue per calmare la gierra civile per le strade!"
"So chi è stato":
"Oh, non me lo dica, è stata l'Hydra, cazzo, ho ragione?"
"Sì".
"Wow, sorpresona, non me l'aspettavo! Ma aspetti un attimo, non è che dopo quattro anni di attacchi continui non si è pensato a fare qualcosa per combattere il problema? Mmh? No? Magari finanziando con ottocento fottuti miliardi di dollari un'organizzazione spionistica con decine di migliaia di agenti in tutto il mondo? Eh? Sarebbe una scelta saggia?"
Prese la lampada, scaraventandola con forza contro il muro, strappando il cavo dalla parete.
"E invece no! Abbiamo pagato un miliardo di dollari per trecentomila cadaveri, mezzo milione di sfollati, la gente vuole la mia testa e-"
Il presidente urlò di disperazione e rabbia. Si sedette, cercando di calmarsi, sistemandosi cravatta e camicia.
"Non voglio più sentir parlare dello SHIELD. Mai più. Mobiliterò l'esercito, questa volta, e non sarà una cosa temporanea come dopo il Triskelion, stavolta avrò i vostri cadaveri inchiodati all'Obelisco di George Washington, dovessi mettermi io con la sparachiodi."
May spostò il peso da un piede all'altro.
"Posso risolvere la situazione."
"Oh, un'altra grandiosa idea? Avete un altro helicarrier magari?"
"No, guerra, pura e semplice. Il mio predecessore pensava di poter tenere tutto sotto controllo, ma non ne è mai stato in grado."
"Perché dovrei credere ad anche una sua sola parola? O che potreste davvero riuscire a ripulire questo casino?"
"Perché non c'è altra scelta."
May si portò una mano all'orecchio. Due fasci di luce infrarossa brillarono attraverso la finestra, posandosi sulla schiena di Ellis.
"Siamo in guerra."

Il modello virtuale tridimensionale ruotava avanti e indietro, senza sosta, numeri e dati scorrevano interminabili sullo schermo. Dita agili impartivano comandi secchi, nervosi, al tavolo olografico. Occhi arrossati si sforzavano di spiegarsi ciò che vedevano nel buio della stanza, insonni e a in qualche modo a disagio.
Una porta si aprì, ma la donna non se ne accorse.
"Mia, che ci fai ancora qua? È tardissimo".
"Non riesco a dormire".
"Neanche io. Ti porto qualcosa? Io mi faccio una tisana calda".
"No, niente".
Ehilen rimase sulla soglia per un istante.
"No, aspetta. Anche per me, grazie".
La sua amica sorrise, dirigendosi silenziosamente verso le cucine.

"Cosa stavi guardando?"
"I rapporti di ieri".
Ehilen non rispose; soffiò dolcemente sulla bevanda bollente, scaldandosi le mani sulla ceramica della tazza.
"Continuano a non aver senso".
"Mmh".
"Non...non me lo spiego. Quattrocento bersagli in tutto il mondo, riuniti chissà perché in un solo edificio. Va contro tutte le regole della logica".
"È...insolito, in effetti".
"E noi, con nemmeno una decina di cariche esplosive, tiriamo già l'intero palazzo, senza danni collaterali. Nemmeno i marciapiedi circostanti hanno subito danni. Guarda qui, le ricostruzioni", disse torcendo il polso in direzione del ricevitore del tavolo, divaricando poi le dita e richiudendole unendo le punte, "e da questa parte, le previsioni della settimana scorsa".
I due ologrammi mostravano lo stesso grattacielo; ma quando l'animazione partì, mostrarono comportamenti molto diversi: quello a sinistra implose alla'altezza del quindicesimo piano, crollando poi scompostamente e creando una nuvola di detriti che invase le strade circostanti; sulla destra, nelle riprese da un drone di sicurezza, l'edificio si accartocciava ordinatamente, a partire dai piani inferiori, perfettamente in verticale. Le macerie caddero in un'area molto limitata, andando a riempire le profonde fondamenta e i cinque piani sotterranei.
"Simmons ci nasconde qualcosa. Lo sai anche tu".
Ehilen pareva confusa. Si strinse nelle spalle e bevve un sorso di tisana.
"È il capo. È normale".
"L'hai sentita ieri. Vuole che ci facciamo delle domande. Ebbene, voglio sapere cosa è veramente successo a Taiwan. Qualcuno o qualcosa è intervenuto, è ovvio."
"Ti ha mai dato occasione di dubitare di lei?".
Mia sbuffò.
"No. Però..."
Rimasero in silenzio. Ehilen pose la tazza per terra e appoggiò il mento sulle ginocchia, accomodandosi sulla poltrona su cui era sprofondata.
"Quello che facciamo serve. Al mondo, alle nostre famiglie. Può sembrare malvagio, ed eccessivo..."
Cercò di trovare le parole.
"Ma necessario?", suggerì Mia.
"No, non volevo dire quello. La violenza non è mai necessaria. Però è più veloce. Il mondo sei mesi fa era sull'orlo della catastrofe. L'Hydra stava preparando il colpo di grazia, lo sai anche tu. Non potevamo rischiare la via della democrazia, no?"
Mia distolse lo sguardo. Spense il tavolo, poi accese la lampada da scrivania, osservando in trasparenza i riccioli di condensa che si sollevavano dalla sua tazza.
"Suppongo tu abbia ragione. Vorrei che ci fosse un altro modo".
"Anch'io".

La porta si spalancò di colpo, mentre una massa di capelli ricci e corvini si fiondava all'interno della stanza.
"Al tavolo, subito!"
Nick e Gordon rimasero  a bocca aperta per qualche istante, spiazzati, poi posarono le carte da gioco sul tavolino e tentarono di raggiungere Lana, che già si era precipitata nel dormitorio femminile.
"Ehi, che succede?"
"Claudia, Ehilen, al tavolo! Ora!"
Si girò stizzita verso i due uomini: "È in tempo reale!"
Gordon arrivò per primo e prese posto alla destra di Karl, chino su un lato corto del tavolo mentre batteva furiosamente le dita su una tastiera virtuale. Simmons fissava intensamente il video al centro. Erano le immagini riprese da telecamere poste all'esterno di un edificio dall'architettura razionalista. A determinati intervalli, gruppi di due, tre macchine si fermavano a depositare sul marciapiede antistante un numero ristretto di individui in giacca e cravatta, alcuni con pesanti fascicoli sotto braccio, altri visibilmente in affanno, con un caffè in mano. Un uomo di mezza età, sudato, in camicia e con la cravatta allentata, arrivò in taxi con una cassetta di plastica contenente decine di hard dirsk interni.
"Cosa stiamo guardando?", chiese Claudia alzando le spalle. Nick le si posizionò di fianco.
"Problemi. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU è quasi al completo".
"E...?"
"Quella è una sede della Nato":
"Ah".
La stanza piombò nel silenzio, mentre anche Lana arrivò, seguita da Ehilen e Mia.
"Ho ragione di credere che l'ONU stesse lavorando alla ratifica di una serie di provvedimenti atti ad asservire i Vendicatori ai loro scopi. Con l'appoggio della Nato, poche fortunate persone avrebbero accesso a tutti i più formidabili armamenti esistenti" annunciò Jemma.
"Temi che gli Avengers si schierino con loro? Non hanno mai avuto storie d'amore con i rispettivi governi...", puntualizzò Claudia.
"No, ma li hanno sempre serviti comunque, ed è incredibilmente facile raggirarli. Sono semplici persone, dopotutto".
"Tranne Visione".
"Non ne sarei così sicura. Il punto è che non possiamo lasciare le cose al caso. Dobbiamo sapere cosa sta succedendo là dentro. Lana, di cosa hai bisogno?"
La ragazza prese fiato.
"Io starò qui, con Jemma, occhi al video. Cercheremo di identificare tutte queste persone, ho gli algoritmi a pieno regime. Claudia, tu contatta chiunque si trovi a cento chilometri da Roma, occorrono gli accessi alle telecamere urbane. Nessuno deve allontanarsi da quel palazzo senza che ci sia uno dei nostri a pedinarlo. Ti mando coordinate e informazioni sul tuo terminale. Karl, tu mettiti alle cuffie, appena Aram ha fatto la sua magia, passa al setaccio ogni comunicazione. Dovrebbe avere già un satellite per te, prova a chiamarlo sulla stessa linea dell'altra volta. Mia, Nick, voi starete a nostra disposizione, preparatevi a correre avanti e indietro. Per ora, Mia, segui Claudia; c'è l'eventualità che sia richiesta una squadra di infiltrazione nei prossimi giorni, se potete, cominciate a lavorare sui dettagli. Nick, per ora starai qui, poi andrai a dare il cambio a Claudia al centralino".
Simmons si rivolse a Gordon: "Avvia pure le macchine, ci serviranno i cannoni più grossi che hai".
"Capito. Ehilen, verrai con me, devo mostrarti un paio di cose".
"Bene, se ognuno ha un compito...al lavoro".
Il tavolo si spopolò all'improvviso.

Non una mosca osava interrompere il pesante silenzio. Il tavolo, per la prima volta in mesi, era spento. Otto figure stavano chine ognuna sulla propria tazza di tè o caffè, seduta scompastamente su una sedia, appoggiata ad una parete o seduta sul pavimento a gambe incrociate. Ognuna di esse fissava un punto distante di fronte a sè, la fatica di oltre tredici ore di operazioni frenetiche. Non una mosca osava interrompere il silenzio, nemmeno Claudia trovò il modo di smorzare l'atmosfera cupa. Le notizie si erano susseguite sempre più drammatiche e repentine, fino a culminare nella dichiarazione in diretta mondiale di unione militare di gran parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti contro la "minaccia incombente del terrorismo internazionale, puntando ad adottare nel più breve tempo possibile ogni misura di prevenzione nota". Russia e Cina invece avevano dichiarato di opporsi a tutto ciò, fondando un asse eurasiatico in netto contrasto al mondo occidentale. Non solo indicava un ritorno alla guerra fredda, ma anche la minaccia delle più basilari libertà dei singoli cittadini, nonché un enorme pericolo imminente per ogni movimento e azione dell'organizzazione di Simmons. Alcuni la chiamavano Resistenza, ma molti di più erano convinti che fosse un'altra testa dell'Hydra, o una fazione estremista di Inumani.
"È andata bene, in fondo", fece Nick infine.
"Illuminaci", chiese sarcastica Lana.
"Non sanno chi siamo. I nostri nomi e posizioni non sono comparse da nessuna parte, in nessuna comunicazione. È già qualcosa".
"O forse hanno mantenuto il segreto", intervenne Ehilen.
"Chi, gli USA? La NATO? Appena hanno uno straccio di prova si fiondano con i Predator".
Nonostante ciò, nessuno nella stanza si sentì rassicurato più di tanto.
Simmons si alzò lentamente dalla poltrona; disse: "Tutti a dormire, almeno un paio d'ore", e, alzando la tazza a mo' di brindisi, aggiunse: "Ci aspetta una guerra".
   
 
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