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Autore: Violet_Pendragon    03/08/2016    1 recensioni
Il mio nome è Aura Angel.
Non conosco il mio passato, ne tantomeno il mio futuro.
Non conosco le mie origini, ne la mia meta.
Non so di chi fidarmi.
Chi evitare.
Ma non importa.
La vita è ingiusta lo so, ma se non vivo per qualcosa morirò per niente.
Devo solo cercare quel qualcosa per cui vivere…
"Ameresti un disastro?"
[Mephisto/Oc][Yukio/Oc]
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche quella notte non ero riuscita a dormire.

Appena si inizia ad intravedere la calda luce del sole sbucare dietro l'orizzonte, dopo tante ore di buio, fa quasi male agli occhi, ma in quel momento si riescono a cogliere profumi di rugiada estiva e fresco calore mattutino; man mano che il sole lentamente si sveglia, sfuma nel giallo splendente, più luminoso del triste violetto dipinto dalla lucente stella che sorge spuntano quando ancora la mente percepisce il bisogno di socchiudere gli occhi per la troppa seppur meravigliosa luce. Infine un esplosione di colori caldi: rosa, arancione… Una punta di azzurro appare improvvisamente e segna la fine del risveglio del sole stanco.

Si iniziano a sentire le prime macchine che sfrecciano a tutta velocità per le strade di Roma, una Roma immersa ancora nel sonno.

La città eterna si stava finalmente svegliando.

Me ne stavo, come tutte le mattine, seduta sul terrazzo di casa mia ad ammirare quella splendida città; amavo tutto di quella città dal rumore del traffico al caotico mescolarsi di persone che correvano da una parte all’altra della città, i turisti…

Il sole ormai era alto in cielo ed iniziavo a sentire il suo calore sulla pelle. Capii che era ora di andare; scesi dal muretto del terrazzo e mi avviai verso la cucina dove iniziai a preparare la colazione, come sempre. In casa eravamo tre, mia madre, la mia gattina e me.

L’odore di caffè cominciò a diffondersi per tutta la casa regalando uno splendido risveglio a mia madre. La gattina, il cui nome era Venere, era già sveglia e passava innumerevoli volte tra le mie gambe in cerca di carezze.

Se a quell’ora mi affacciavo dalla finestra potevo sentire il tintinnio delle tazzine dei bar o l’odore di spremuta d’arancio appena fatta, che mi dava un senso di pace come non mai.

Mentre io assaporavo tutti quegli’odori, mia madre entrò in cucina. Si chiamava Amaya Chitsushio ed era una donna splendida. Aveva appena compiuto 30 anni eppure sembrava ancora una ragazzina delle superiori. Il suo viso delicato e i suoi capelli color nocciola le davano l’aria da bambina, era sempre felice e non mi faceva mancare mai niente. Non sapevo molto del suo passato ne tantomeno del mio, non avevo mai conosciuto mio padre ne sapevo chi era; l’unica cosa che sapevo era il suo cognome… Il mio cognome. Angel. Ma non mi importava di sapere altro perché mia madre era la mia famiglia.

 Ci trasferimmo a Roma quando ancora ero piccola e non seppi mai qual’era la mia precedente casa…

“Anche oggi ti sei svegliata presto Aura?” chiese mia madre sedendosi su una sedia.
“In verità non ho proprio chiuso occhio” dissi sorridendo.

Finita la colazione mi andai a cambiare. Indossai un vestito di cotone bianco che arrivava un po’ più su delle ginocchia, un paio di sandali rossi e un capello di paglia con un nastrino rosso.

Quando uscii di casa erano appena le nove del mattino. Mia madre mi salutò dandomi un bacio in fronte e un abbraccio. “Stai attenta! Compra il latte quando torni!” aveva urlato dal terrazzo. “Okay!”

Così, come tutte le mattine, cominciò la mia passeggiata alla scoperta di cose nuove, perché Roma era una città che regalava sempre qualcosa di nuovo.

La mia prima tappa fu Palazzo Farnese, per poi proseguire verso Villa Adriana e così via. Non prendevo mezzi pubblici perché mi piaceva osservare le persone; cosa facevano, come si comportavano, la loro felicità, le loro tristezze, i  piccoli atti che miglioravano la giornata. Tutte queste piccolezze…

Arrivai davanti il Vaticano verso le dieci e mezza; era quella la mia meta. Non mi stancavo mai di visitare quel luogo pieno di storia. Sapevo tutto di quel posto ormai, eppure, mi faceva sempre emozionare visitarlo. Ma la cosa che amavo di più era la Cappella Sistina. Rimanevo ore intere ad osservare gli affreschi, a cogliere i minimi dettagli…

Era un luogo magico quello…

Quel giorno non era diverso dagl’altri; mi ci recai e cominciai ad osservare con molta attenzione i dettagli, ma quel giorno c’era qualcosa di insolito.  

Un raggio di luce illuminò il “Giudizio Universale” che ai miei occhi era sempre uno spettacolo meraviglioso. Ormai conoscevo tutto di quell’affresco, ma non mi stancavo mai di ammirarlo.

Uscì sorridente dal Vaticano e mi diressi verso casa. Quella giorno, però, era diverso. Le voci delle persone iniziarono a scomparire; i rumori delle macchine quasi inesistenti… era come se tutta la città avesse perso i suoi suoni.

Continuai a camminare cercando di capire. Iniziai a correre, caddi…
La testa iniziò a girarmi.

Non riuscivo a respirare…

Era come se fosse scomparsa tutta l’aria intorno a me…

Era come se fossi invisibile. Urlavo, strattonavo le persone, ma niente… Camminavano in silenzio senza aiutarmi.

La vista mi si offuscò; vidi l’intensa luce del sole e poi buio.

“Aura”

La voce di mia madre mi chiamava. Ero a casa.

Ero sdraiata sul letto della mia stanza con mia madre vicino. Guardai l’orologio. Le 8.30.

Era stato un sogno… Mi alzai dal letto e iniziai a ridere. “Sai mamma, ho fatto un sogno stran… Mamma…”

Mia madre che era seduta vicino a me. Mi sorrise. Mi sorrise come se quella era l’ultima volta che lo faceva. Piccole lacrime cominciarono a rigargli il viso angelico.

“Mamma perché piangi?”

“Non è niente… Ma ora devi andare” Mi mise sulle spalle un cappotto bianco che mi arrivava alle caviglie. Sulla parte destra c’era una strana spilla blu e rossa.

“Mamma?” Dai miei occhi cominciarono a scendere delle lacrime.

Si sentì un boato che proveniva dall’ingresso.

“Mamma che succede?!” Ma lei ignorò le mie parole e tirò fuori dalla tasca una chiave. “Non c’è più tempo! Ascoltami bene! Chiedi di Mephisto Pheles! Capito! Ricordati questo nome amore mio.. Ricordatelo!” Mi strinse a lei e mi diete un bacio sulla fronte prima di lasciare la presa.

La porta venne distrutta, ma non riuscii a vedere chi o cosa fosse stato.

“Ricordati… “

Mia madre girò la chiave e prima che potessi dire qualcosa mi spinse dentro.

Mi girai  verso di lei… Mi sorrise e chiuse la porta.

Quei secondi sembrarono infiniti. Accadde tutto così in fretta. Troppo in fretta.

“Ricorda…”

La porta si chiuse…

Quella fu l’ultima volta che vidi mia madre.
cominciai a dare pugni contro il muro, quel muro dove pochi istanti fa c’era una porta, dove pochi istanti fa c’era mia madre…

Piansi. Urlai. E mi arresi.

Degl’uomini mi presero e mi portarono via. Indossavano dei lunghi capotti neri e ai lati pendevano delle pistole e delle munizioni.

Un ragazzo dai capelli marroni mi si avvicino e prima che me ne rendessi conto, una siringa era nel mio collo.

Buio. Nuovamente l’oscurità mi avvolgeva…

Il mio nome è Aura Angel e questa è la mia storia.
Non conosco il mio passato, ne tantomeno il mio futuro.

Non conosco le mie origini, ne la mia meta.

Non so di chi fidarmi o no.

Ma non importa.

La vita è ingiusta lo so, ma se non vivo per qualcosa morirò per niente.

Devo solo cercare quel qualcosa per cui vivere…
 

ANGOLO AUTRICE

Buonsalve gente! Prima di tutto ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto questa piccola introduzione ^^

Dai prossimi capitoli (che saranno più lunghi) si capiranno altre cose e ci saranno taante sorprese :3 La storia avrà dei "periodi" seri e alti allegri; la coppia Mephy x Oc non si formerà subito anzi!... Sorry non faccio spoiler! Se ci sono eventuali errori grammaticali perdonatemi >-<

Se volete lasciate pure una recensione per dare un parere o un consiglio :3

Un bacione!! Violet <3 
 
   
 
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