N.B. La parte scritta in corsivo è un piccolo flashback! ^^ Buona lettura! ^^
29. Diviso in due
- Ma quando torna Jonghyun? Mi ha detto che sarebbe ritornato subito - disse ad un tratto Jorinde guardando l'orologio perplessa.
Era ormai fuori da un paio d'ore.
- Si saranno fermati a mangiare qualcosa, non preoccuparti! - la rassicurò Odette con noncuranza.
Jorinde stava quasi per scrivergli un messaggio quando udì la porta d'ingresso scattare. Seduta sulla poltrona si voltò raggiante verso la porta del salone in attesa di vederlo comparire. Non appena lo vide affacciarsi, la rossa saltò dalla poltrona e gli saltò letteralmente in braccio. Lo strinse con entusiasmo e Jonghyun avrebbe preferito morire.
-
Iniziavo a preoccuparmi, mi avevi detto che saresti tornato subito -
biascicò la più piccola contro la sua spalla.
- Scusa...non mi ero accorto dell'ora. - replicò Jonghyun
accarezzandole la schiena e facendo uno sforzo per non iniziare ad
urlare.
- Non ti preoccupare...sono felice che tu sia tornato! -
Non sai quanto lo sono io...
Pensò sarcastico il maggiore.
Jorinde
si staccò da lui e si diresse verso il tavolino, pronta a
fargli
assaggiare i dolcetti al cocco che aveva imparato a fare con Odette
quando Jonghyun disse: - Odette vado nello studio, chiamami per cena
- .
Il
ragazzo scomparve in un attimo e Jorinde rimase interdetta con il
piatto in mano.
Si era
dileguato in un minuto senza neanche darle il tempo di salutarlo. Ci
aveva messo un sacco a fare quei dolcetti e non si sarebbe data pace
finchè Jonghyun non gli avesse assaggiati.
**
Jonghyun
sapeva di doversi controllare, non poteva esternare ciò che
provava
in quel momento quindi aveva preferito andarsene. Quando Jorinde lo
aveva abbracciato al suo ritorno, si era sentito morire e gli erano
cresciuti dentro sentimenti contrastanti: da un lato la rabbia e la
disperazione avrebbero voluto spingerla via, dall'altro il suo cuore
avrebbe voluto intrappolarla, egoisticamente, dentro di sé
per
sempre.
Cercava
di concentrarsi sulle carte che aveva davanti ma proprio non gli
riusciva. Si sentiva ancora confuso, era come vivere un incubo, la
sua peggiore paura era diventata realtà. Poi, come se non
bastasse,
il suo incontro con Taemin non aveva giovato al suo stato. Ce lo
aveva perennemente davanti agli occhi, in quello che sembrava un
quadro surreale di un'angosciante storia dell'orrore. Mollò
di colpo
le carte e voltò la sedia girevole verso la finestra dando
le spalle
alla porta. Si era aspettato di tutto mentre si dirigeva da Taemin
meno quello che il ragazzo gli aveva rivelato. Non poteva essere
vero, era tutto troppo assurdo. Cercava di scacciare con tutte le sue
forze le parole e le azioni che invece si susseguivano nella sua
testa come se fossero inserite in un vecchio registratore.
Fermo
nella sua mente il volto colpevole di Taemin non appena aveva varcato
la soglia della sua casa. Jonghyun chiuse gli occhi con la testa
reclinata di lato.
**
- Sei arrivato prima del previsto. -
Questa fu la prima cosa che Taemin gli disse non appena lo vide.
-
Ero nei paraggi. -
- Lavoro? -
- Ho visto Minho. -
- Davvero? -
- Si. Era da tempo che non lo vedevo. È stata una sorpresa. -
Taemin annuì e gli indicò con la mano la sedia di fronte alla sua. Jonghyun si sedette e guardò bene il moro in faccia. Sembrava davvero stanco, spossato...quasi malato, a giudicare dal sottotono delle sua pelle. Aveva le occhiaie e gli occhi vitrei, vuoti. Era come se avesse perso la voglia di vivere, abbandonato su quella sedia da chissà quanto tempo.
-
Taemin, stai bene? - chiese il ragazzo preoccupato.
- Si, io si...tu no. -
La sua risposta lo spiazzò.
Cosa
voleva dire?
Jonghyun lo guardò
perplesso, con gli occhi leggermente spalancati.
-
Come? - mormorò.
- Non so dove stia trovando il coraggio per dirti ciò ma
sento che una forza più forte di tutte, più forte
di quella che mi ha dominato fino ad ora, mi spinge a confessarti
tutto, a dirti anche quello che da poco mi è stato rivelato
- sussurrò con voce flebile.
- Di che stai parlando Taemin? -
- Tu sei come un fratello per me...io...mi addolora così
tanto che vorrei strapparmi il cuore e gettarlo via... -
Jonghyun iniziava a preoccuparsi sul serio. Taemin, con le sembianza di un morto, lo fissava senza espressione mentre la sua voce tremava sotto ogni sillaba che pronunciava.
-
Taemin, io credo che tu debba riposarti...non hai per niente una bella
cera. Forse non è il caso che tu stia solo - disse il
maggiore afferrandogli una mano.
- Non affannarti troppo per me...io ti ho tradito –
sibilò e ritirò la mano come se si fosse scottato
o temesse di attaccargli qualche malattia contagiosa.
Tradito? Cosa diavolo stava blaterando?
Jonghyun deglutì.
-
Che stai dicendo? -
- Io...io sono chi ti ha fatto del male. Sono io, Jonghyun. Sono io
l'imperatore...sono io che ho distrutto ogni tua possibilità
di salvezza. La colpa è mia...è tutta colpa mia.
La maledizione non avrà mai fine perchè io ho
baciato Jorinde. -
Jonghyun
ebbe l'impulso
di afferrare uno dei coltelli della cucina e trafiggersi con esso.
Le sue orecchie si
rifiutavano di ascoltare quelle parole.
- Non può essere possibile... - sussurrò mentre i suoi occhi fuggivano da una parte all'altra della stanza.
Taemin,
uno dei suoi
migliori amici, era l'imperatore.
Taemin lo aveva tradito,
come tutti gli altri.
-
Non avrei mai voluto dirti una cosa del genere...so che perdonarmi ti
sarà impossibile, neanche io riesco a perdonare me stesso. -
- Non è possibile. Non deve essere possibile. Non puoi
essere tu! Deve esserci un errore - borbottò Jonghyun fuori
di sé scuotendo la testa.
- Non c'è nessun errore...evidentemente quelli come noi sono
destinati a soffrire e a ferirsi l'un l'altro - replicò
Taemin.
- Non posso credere che mi abbia colpito attraverso di te... -
ribattè Jonghyun che sembrava parlare più a se
stesso che al padrone di casa.
I
suoi occhi mostravano
come la sua mente avesse oltrepassato, per un momento, il sottile
velo tra la ragione e la follia, sembrava aver toccato quel terreno
indisposto come un bambino che trova elettrizzante trasgredire le
regole ma ha troppa paura per farlo e anche sapendo che entrare in
quella stanza gli è vietato, vuole, per un attimo, entrarvi
ma
ritira subito dopo il piede. E così gli occhi di Jonghyun,
come uno
specchio, mostrarono come per un attimo avesse sfiorato la follia ma
poi quando il suo sguardo tornò su Taemin, che lo guardava
preoccupato e sconfitto, ritornò in sé.
Il ragazzo moro era lo
spettro di se stesso. Jonghyun incatenò i suoi occhi con
quelli
dell'amico e un sorriso debole gli si dipinse sul volto. Taemin non
chiuse gli occhi nemmeno per un secondo e quando Jonghyun gli sorrise
in quel modo amaro, sentì il suo cuore spezzarsi in un
milione di
pezzi e seppe che mai gli sarebbe tornato intero. Come non seppe mai
se i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime per non aver mai
sbattuto le palpebre o perchè la vista di Jonghyun in quello
stato
lo uccideva.
Come
faceva a sorridergli
dopo quello che gli aveva fatto?
Perchè gli sorrideva
invece di sbatterlo di testa nel muro?
Perchè Jonghyun non
riusciva ad odiarlo neanche dopo una cosa simile? Lui si odiava
terribilmente.
Le
lacrime gli solcarono
il viso e Taemin le lasciò fare.
Si morse l'interno di una
guancia: odiava piangere. Non piangeva mai, Taemin.
-
Odiami, ti prego. Sarebbe più facile per me. -
ringhiò fra i denti conficcandosi le unghie nel palmo della
mano.
- Non riuscirei ad odiarti nemmeno se mi avessi ucciso. Non hai colpa,
nessuna colpa... - replicò il più grande
alzandosi in piedi.
- Io ti ho tolto tutto! - quasi gridò il minore balzando in
piedi.
- Non puoi addossarti tutto. Anzi io credo che tu sia il meno colpevole
di tutti - ribattè Jonghyun sempre con quel sorriso debole e
amaro.
- Se io non l'avessi baciata-
- Se lei non fosse uscita - lo bloccò Jonghyun - il mondo
è pieno di se e ma, è fatto così.
“Se non avessi fatto quello, non sarebbe successo
questo” e cose così ma noi non possiamo farci
proprio niente. -
- Uscita? Non è uscita, sono io che sono venuto nel vostro
giardino. L' ho vista alla finestra una volta e ho pensato che fosse
davvero bella - disse Taemin.
Jonghyun sorrise fra sé. Era intenerito da come il moro cercasse di difendere Jorinde, di prendersi tutta la colpa ma lui sapeva che le cose erano andate diversamente.
-
Sai Taemin, ho pensato di tutto non appena mi hai rivelato la tua
identità, mi è passato davvero di tutto per la
testa ma nonostante tutto, credo che non ci siano poi molte alternative
a questo problema - disse Jonghyun infilando una mano in tasca per
prendere le chiavi della macchina.
- Non lo fare... - sussurrò il moro con un filo di voce.
Il maggiore gli lanciò un'occhiata.
-
Fare cosa? -
- Non farle del male. Fanne a me se vuoi ma lasciala in pace, non fare
del male a lei – rispose Taemin con voce tremante.
Jonghyun stringeva convulsamente le chiavi nella mano sinistra poi si avvicinò al ragazzo nel silenzio della casa, allungò un braccio e lo afferrò dalla nuca. Le loro fronti si scontrarono e i loro occhi s'incontrarono di nuovo.
- E' nobile da parte tua, davvero nobile - mormorò Jonghyun - Un bravo ragazzo il nostro Taemin...con la mente avvelenata e il cuore d'oro - e qui lo colpì affettuosamente sul pettorale sinistro.
Poi
lo lasciò e senza
dire più una parola andò via.
Taemin rimase interdetto
al centro della stanza.
**
Jonghyun riaprì gli occhi e avvertì un brivido lungo la schiena. Era come se l'inverno fosse arrivato in anticipo.
Cosa fare?
Qual era la soluzione migliore?
Si massaggiò le tempie. Sembrava che la testa stesse per esplodergli quando sentì qualcuno bussare.
- Avanti. -
Quel qualcuno bussò di nuovo.
- Ho detto avanti, la porta è aperta - ripetè il ragazzo.
Tuttavia,
il bussare si ripetè ancora.
Jonghyun
si voltò seccato ma con sua sorpresa non trovò
una persona sulla
soglia della porta ma un piattino azzurro posato a terra. Il ragazzo
si alzò e si avvicinò a quell'oggetto recapitato
lì. Quando fu
abbastanza vicino, notò che a quel piatto ne seguiva un
altro e un
altro ancora, tutti di colori diversi e su ognuno di essi c'era un
dolcetto. Quel singolare viale conduceva alla stanza di fronte al suo
studio. Jonghyun seguì quella scia di indizi come un novello
e
cresciuto Hansel finchè non giunse alla scrivania su cui al
posto
dell'ennesimo piattino, c'era un vassoio con sopra un piccolo
servizio da tè e altri dolcetti. Accanto alla teiera c'era
un
bigliettino. Jonghyun lo prese e lo lesse.
Dove vai così di fretta? Io ho fatto un sacco di dolcetti!
Assaggiali cattivo! >.<
E bevi anche un po' di tè così non pensi alle cose brutte che ti hanno fatto tornare di malumore.
I'm here for you! <3
JoJo.
Jonghyun
fissò quel bigliettino e quel cuoricino glitterato accanto
alla
scritta in inglese ed ebbe l'impulso di gettare il vassoio dalla
finestra. Se avesse saputo il motivo del suo malumore sarebbe
diventata bianca come un lenzuolo. Jonghyun si rabbuiò e
chinò il
capo stringendo il foglietto nella mano.
“Non
farle del male” aveva detto Taemin...male? Quanto male
avrebbe
potuto farle? Male quanto la sofferenza che provava lui? Sarebbe
riuscito a farle così male? Ne dubitava. Avrebbe potuto
picchiarla a
morte e torturarla ma Jonghyun dubitava che avrebbe mai provato il
dolore che lui sentiva.
Due
braccia gli cinsero la vita e il biondo sussultò. Tuttavia
non gli
servì girarsi per capire di chi fossero quelle braccia, a
chi
appartenesse quel calore smisurato in grado di scacciare la notte dal
suo volto. Quasi si spaventò dei pensieri avuti un attimo
prima
quando fu costretto a fronteggiare quegli occhi chiarissimi. Jorinde
dovette accorgersi di qualcosa perchè gli
accarezzò il viso e gli
chiese: - Stai bene? -
Jonghyun
annuì.
- Sei arrabbiato per qualcosa? -
Non sai quanto.
- Ho qualche noia con il lavoro...niente di troppo importante però - mentì il maggiore.
Preferì mantenere il silenzio su quello che aveva scoperto per il momento, non aveva ancora deciso che strada intraprendere.
- Mi dispiace...sembri così stanco -
disse la ragazza prendendogli le mani.
- Non ti preoccupare Jo, sto bene - ribattè Jonghyun
sforzandosi di sorridere.
Era una delle cose più difficili che avesse mai fatto: fingere indifferenza quando in realtà avrebbe voluto spaccare il mondo in due. Avrebbe voluto dare sfogo alla sua rabbia ma sapeva che non sarebbe servito a niente. Doveva pensare, doveva riflettere.
- Dai, non pensare più al lavoro adesso! Mangia uno di questi dolcetti! Li ho fatti io con Odette! Ho imparato oggi! - esclamò Jorinde pimpante prendendo un dolcetto al cocco e mettendoglielo sotto il naso.
Il ragazzo la osservava. Jorinde era così piena di vita che era capace di travolgere tutto e tutti, non biasimava quindi i ragazzi che si erano affezionati a lei...d'altronde era riuscita a mettere nel sacco perfino lui.
- E' la prima volta che li fai e vuoi che io ti
faccia da cavia? Scordatelo! - replicò Jonghyun allontanando
la testa da quello che doveva essere una specie di cupcake.
- Adesso li assaggi e non rompi! Ci ho messo un sacco! -
ribattè guardinga la più piccola fendendo il
dolce come se fosse una lama sotto il naso e gli occhi di Jonghyun.
- Va bene, va bene ma piantala! Facciamo a metà! -
- Ce ne sono tanti perchè dovremmo fare a metà?
Hai paura che ti avveleni? - cantilenò la rossa.
- Io scherzerei poco se fossi te! - sibilò il maggiore con
un sorrisetto e togliendole il dolcetto dalle mani.
- Dove vai? - chiese perplessa la rossa.
- Vieni con me.-
Jorinde lo seguì nello studio. Jonghyun posò il dolcetto sul tavolo e aprì un cassetto.
- Che stai facendo? - chiese ancora la più piccola.
Il ragazzo le mostrò un pugnale arancione dal fodero delicato e intarsiato di pietre. Lo sfilò dal fodero e la lama appuntita sembrò brillare sinistramente. Per qualche motivo a Jorinde non piacque quel pugnale né il riflesso di Jonghyun su di esso.
- Vieni qui, Jorinde - la chiamò il
biondo senza distogliere gli occhi dalla lama.
- Che vuoi farci con quella? -
Jonghyun
le fece segno di avvicinarsi.
Jorinde
riluttante si approssimò al ragazzo.
-
Tagliarci il dolce - rispose candidamente il più grande.
- E' tuo? -
- Il pugnale? No,
è di un amico, Kibum, mi chiese tempo fa di
conservarglielo -rispose Jonghyun marcando con enfasi quel
“Kibum” e divertendosi nel guardare la sua reazione
a quel nome, gettato così all'improvviso.
Jorinde cercò di non sussultare e di nascondere le sue espressioni facciali davanti a quel nome.
- E' sicuramente una cosa strana da chiedere...
- mormorò la rossa senza distogliere gli occhi dalla lama
che affondava nel povero dolcetto con facilità.
- Cosa è strano? -
- Chiedere a un amico di conservargli un pugnale. -
- Oh beh, è singolare ma è una storia lunga...
è bello, vero? -
Jonghyun le mostrò il pugnale più da vicino ma Jorinde si ritrasse quasi orripilata.
- Non...non tenermelo così vicino -
sussurrò pallida.
- Perchè? È solo un pugnale, non ti si
pianterà nel cuore da solo. Prendilo. -
- No, non mi piace. -
- Voglio soltanto che lo guardi. -
- No, non lo prenderò in mano. Puoi rimetterlo a posto. -
- Hai paura? -
- Si, quindi per favore mettilo via. - disse la ragazza con una certa
determinazione.
Jorinde si toccava convulsamente le braccia evidentemente a disagio. Jonghyun lo depose nel fodero. Era stata una piccola nascosta vendetta per Jonghyun ma subito dopo si dispiacque per Jorinde. Proprio non riusciva ad essere cattivo con lei.
- Jo, stai bene? -
- Non mi piacciono i pugnali o i coltelli grandi. Quando ero piccola mi
sono tagliata con un vecchio pugnale di mio padre e ho perso un sacco
di sangue...ne ho sempre avuto paura da quel momento. Poi, questo
pugnale per qualche ragione mi piace ancora meno. -
Jonghyun
la guardò e poi la tirò a sè per
abbracciarla.
Era
incredibile che riuscisse ancora a farlo dopo tutto quello che era
successo quel giorno.
- Scusa, non volevo insistere -
mormorò fra i suoi capelli.
- Non ti preoccupare, non lo sapevi - replicò la ragazza
scuotendo il capo contro il suo collo.
- Non pensarci, mangia il dolcetto! - disse Jonghyun prendendone una
metà e imboccandola.
Jorinde imboccò a sua volta Jonghyun con un sorriso e le guance piene.
**
- Tu hai fatto COSA?! -
L'urlo
strozzato di Kibum echeggiò nella libreria e per poco non
gli
caddero tre libri sul piede.
Taemin
roteò gli occhi.
- L'ho detto a Jonghyun! Gli ho detto chi sono
in realtà, aveva diritto di saperlo Kibum! -
ribattè seccato il più piccolo.
- Ma...perchè? Cioè, non adesso! Glielo avremo
detto con calma! - disse esasperato il più grande.
- E quando? Quanto ancora a lungo volevi aspettare? Volevi che lo
scoprisse da solo? Sai che sorpresa! -
- No ma magari le cose potevano mettersi a posto anche così!
Magari Jorinde si è innamorata davvero di Jonghyun e il
contatto con te sarebbe stato insignificante! -
- Ed è davvero quello che vuoi? Vuoi davvero che Jorinde si
innamori di lui? -
La domanda di Taemin cadde nel vuoto.
Era davvero quello che voleva? Kibum se l'era sempre chiesto e in fondo, sapeva già la risposta.
- E tu? Vuoi Jorinde per te, non è vero? - chiese il corvino
con cattiveria.
Taemin sgranò gli occhi per un po' e poi deglutì.
- Non ha importanza quello che voglio io. Se
Jorinde mi piace perchè deve essere così o
perchè l'ho scelto. Ho fatto quello che credevo
giusto...proprio come te. -
- Come...come l'ha presa? - chiese Kibum.
- Non bene ma è rimasto abbastanza calmo...almeno in
apparenza. -
- Gli hai detto tutto? Proprio tutto? -
- Non gli ho detto che Jorinde lavora da noi, ho preferito evitare. Gli
ho detto che l'ho vista alla finestra di casa e da lì
è partito tutto. -
Kibum tirò un sospiro di sollievo.
- Almeno questo. Non oso immaginare se sapesse
che lei è uscita di casa e noi l'abbiamo coperta. -
- Noi? Voi. Io non sapevo chi fosse e a tal proposito, potevi anche
dircelo. Hai tenuto la bocca chiusa e guarda che diavolo è
successo - ribattè Taemin.
Kibum lo
guardò incredulo.
Lo stava
accusando davvero? Si stava sbagliando o voleva scaricargli gran
parte della colpa? Non poteva crederci.
- Come, scusa? -
- Non fare quella faccia, hyung! Avresti dovuto dircelo, lo sai bene!
Anzi, se ce l'avessi detto ora non sarebbe accaduto niente! -
- Ma sentilo! Almeno io non sono l' “Imperatore” o
come diavolo si chiama e non ho limonato chi ci avrebbe portato fuori
dai guai rovinando tutto! Brutto vizio quello di farti le tipe di
Jonghyun! -
Forse Kibum si era spinto troppo in là. Taemin si era voltato a guardarlo come non aveva fatto mai. Il suo sguardo era ferito.
- Ti riferisci a Valery? -
Kibum si pentì subito di quello che aveva detto.
- Senti Tae, io-
- No, lascia perdere! Hai ragione! Io ho l'attitudine, per natura o per
destino, di infatuarmi di chi non dovrei ma forse a te va bene
così. Insomma, con Jorinde fuori dai giochi, avresti
Jonghyun per te. È vero, non potreste comunque stare insieme
ma almeno resterebbe solo come te e tu non lo perderesti. Penso proprio
che potrebbe piacerti. -
Kibum
non poteva credere alle sue orecchie. Taemin aveva pronunciato quelle
parole con cattiveria. Le aveva sputate come proiettili avvelenati
che lo avevano colpito dritto al cuore uno dopo l'altro.
- Pensi che ne sia felice? Pensi che l'abbia
fatto di proposito? Credi che possa trarre giovamento o goduria nel
pensare a che destino orribile toccherebbe a me e Jonghyun, a tutti
noi? Non posso credere che tu mi stia accusando di tanta
meschinità... -
- Perchè tu non hai fatto lo stesso? Non mi hai accusato di
aver rovinato tutto? Io sono quello che sono ma non sono l'unico ad
aver sbagliato! -
- Non sono state esattamente queste le parole che hai utilizzato poco
fa! Dovresti pensare bene a quello che dici prima di-
- VA BENE! MI DISPIACE! - urlò Taemin interrompendo il
flusso di parole del più grande.
Kibum era sempre più sconvolto. Era esploso tutto ad un tratto.
- Taemin... -
- Contento? Ho detto che mi dispiace. È tutta colpa mia, lo
stronzo sono io e voi non avete nessuna colpa ma tranquillo, non vi
annoierò ancora a lungo con la mia presenza. Dopo la festa
parto.-
Il corvino stava per ribattere shoccato dalle sue ultime parole quando vennero interrotti da Jinki.
- Ragazzi che diavolo sta succedendo? -
Entrambi si voltarono a guardarlo.
- Niente - mormorò Taemin.
- Niente? Vi si sente dall'ingresso! - ribattè Jinki.
- Scusa hyung, abbiamo alzato un po' la voce - replicò Kibum
lanciando un'occhiata a Taemin.
- Si, scusami hyung - disse il più piccolo - vado di sotto
ad aprire gli scatoloni – e si dileguò in un
attimo.
- Ma che cavolo è successo? - chiese Jinki rivolto a Kibum.
Il
corvino scosse il capo con aria truce e si diresse verso il bancone
lasciando Jinki perplesso.
**
Jonghyun
si era immerso nella vasca prima di cena cercando di distendere i
nervi. Lì sarebbe stato solo e avrebbe potuto riflettere.
Non
sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Quale delle due strade avrebbe
intrapreso per aggiustare quella situazione già rovinata di
per sé.
Si sentiva frustrato, arrabbiato, sconsolato, un po' deluso e
sofferente. Era un turbine di emozioni pronto ad esplodere.
Doveva
prendere una decisione e sapeva benissimo che qualsiasi strada avesse
imboccato avrebbe avuto un esito disastroso.
Colpì
l'acqua piena di schiuma mordendosi un labbro.
Non aveva scelta.
Avrebbe
fatto l'unica cosa possibile ma prima di tutto ciò, gli
altri
dovevano sapere e avrebbero saputo.
In
fondo, la festa per l'anniversario non era lontana.
* Angolo di Natsumi213 *
Eccomi
tornata! :D
Come
procedono le vacanze, tutto bene? Mare? Montagna? Piscine varie?
Io mi
sto riposando finalmente e non c'è niente di più
bello! <3
Eccoci
con il ventinovesimo capitolo, l'ultimo capitolo di calma
“apparente”
prima del grande balzo! Diciamo che gli ultimi due capitoli hanno
preparato un po' il terreno per quello che accadrà nei
prossimi e,
con molta probabilità, ultimi capitoli!
Jonghyun
sa praticamente tutta la storia, Taemin gli ha rivelato anche
l'ultimo tassello del puzzle e ora il nostro Kim senior ha solo due
scelte: impazzire completamente o mantenere la calma e trovare una
soluzione, soluzione che non è detto che sia bella. Il
ragazzo
decide di non rivelare subito a Jorinde che ha scoperto l'
“inganno”,
preferisce meditarci sopra e prendere una decisione diversa.
Tuttavia, si sente scisso in due (come suggerisce il titolo, che si
riferisce a lui e anche al dolcetto che è una sorta di
metafora che
indica comunque il suo attuale stato) : da un lato vorrebbe far
esplodere tutta la sua rabbia, dall'altro non riesce ad essere
cattivo con Jorinde a cui si sente legato. Jonghyun vuole troppo bene
anche a Taemin, a cui non porta più di tanto rancore come
dovrebbe
ma anzi, lo reputa il meno colpevole di tutti.
Poi, a
proposito di Taemin, abbiamo un litigio fra lui e Kibum in cui si
accusano reciprocamente e pesantemente toccando tasti dolenti.
Insomma, non è proprio un quadro idilliaco quello che si
prospetta
in questo capitolo ma bisogna aspettare e vedere quello che
succederà.
Pertanto,
passo nuovamente ai ringraziamenti! ^^
Ringrazio
Blakneco
e annaminho4429
per aver recensito lo scorso capitolo! <3 <3 E,
ovviamente,
grazie a tutti voi che avete inserito la storia fra le preferite,
le seguite
e le ricordate!
<3 Grazie a voi che avete speso anche solo cinque minuti per
leggere ogni capitolo di questa storia! É davvero importante
per me!
<3
Grazie
alla disagiata ma dolce abitante del mio (nostro XD) giardino
Ninechka
che come sempre legge il
capitolo in anteprima, mi dice la sua e spesso mi aiuta a pensare a
un titolo per il capitolo! <3 <3
Non
penso debba dirvi altro, quindi divertitevi e alla prossima fagiolini
teneri! <3 XD
Kisses!
:*