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Autore: Wendy_BluHand    03/08/2016    2 recensioni
Non credeva ai suoi occhi.
Strinse fra le mani quella foto dai colori sgargianti. Lo sfondo di quell'immagine le era familiare, sarebbe stata in grado di riconoscerlo fra mille: erano in casa di Chul Moo. Il ragazzo sulla sinistra era così diverso da quello che vedeva tutti i giorni in libreria. I capelli biondo platino, le braccia piene di bracciali, l'aria di chi si stava divertendo. Il sorriso stampato sulle labbra. Al suo fianco, un Jonghyun dai capelli folti e castani, la pelle più ambrata di ora. Le sembrava quasi di sentire il suo profumo inconfondibile. Sembrava quasi una festa ma ciò che la colpì di più fu il suo sguardo.
Quello sguardo.
Fisso su Kibum che sembrava non essersi accorto di nulla.
Quello sguardo che gli aveva visto già un'altra volta.
**
- C'è qualcosa che voglio o meglio qualcuno. Voglio te, in cambio.- .
Le sue parole arrivarono come uno schiaffo in faccia. Fredde come il vento che si era alzato.
- Come...? - sussurrò la ragazza stordita.
- Voglio che tu venga via con me.- ripetè quello impassibile.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Nuovo Personaggio, Quasi tutti, Taemin
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.B. La parte scritta in corsivo è un piccolo flashback! ^^ Buona lettura! ^^

29. Diviso in due




    - Ma quando torna Jonghyun? Mi ha detto che sarebbe ritornato subito - disse ad un tratto Jorinde guardando l'orologio perplessa.

Era ormai fuori da un paio d'ore.

    - Si saranno fermati a mangiare qualcosa, non preoccuparti! - la rassicurò Odette con noncuranza.

Jorinde stava quasi per scrivergli un messaggio quando udì la porta d'ingresso scattare. Seduta sulla poltrona si voltò raggiante verso la porta del salone in attesa di vederlo comparire. Non appena lo vide affacciarsi, la rossa saltò dalla poltrona e gli saltò letteralmente in braccio. Lo strinse con entusiasmo e Jonghyun avrebbe preferito morire.

    - Iniziavo a preoccuparmi, mi avevi detto che saresti tornato subito - biascicò la più piccola contro la sua spalla.
    - Scusa...non mi ero accorto dell'ora. - replicò Jonghyun accarezzandole la schiena e facendo uno sforzo per non iniziare ad urlare.
    - Non ti preoccupare...sono felice che tu sia tornato! -


Non sai quanto lo sono io...

Pensò sarcastico il maggiore.

Jorinde si staccò da lui e si diresse verso il tavolino, pronta a fargli assaggiare i dolcetti al cocco che aveva imparato a fare con Odette quando Jonghyun disse: - Odette vado nello studio, chiamami per cena - .
Il ragazzo scomparve in un attimo e Jorinde rimase interdetta con il piatto in mano.
Si era dileguato in un minuto senza neanche darle il tempo di salutarlo. Ci aveva messo un sacco a fare quei dolcetti e non si sarebbe data pace finchè Jonghyun non gli avesse assaggiati.






**




Jonghyun sapeva di doversi controllare, non poteva esternare ciò che provava in quel momento quindi aveva preferito andarsene. Quando Jorinde lo aveva abbracciato al suo ritorno, si era sentito morire e gli erano cresciuti dentro sentimenti contrastanti: da un lato la rabbia e la disperazione avrebbero voluto spingerla via, dall'altro il suo cuore avrebbe voluto intrappolarla, egoisticamente, dentro di sé per sempre.
Cercava di concentrarsi sulle carte che aveva davanti ma proprio non gli riusciva. Si sentiva ancora confuso, era come vivere un incubo, la sua peggiore paura era diventata realtà. Poi, come se non bastasse, il suo incontro con Taemin non aveva giovato al suo stato. Ce lo aveva perennemente davanti agli occhi, in quello che sembrava un quadro surreale di un'angosciante storia dell'orrore. Mollò di colpo le carte e voltò la sedia girevole verso la finestra dando le spalle alla porta. Si era aspettato di tutto mentre si dirigeva da Taemin meno quello che il ragazzo gli aveva rivelato. Non poteva essere vero, era tutto troppo assurdo. Cercava di scacciare con tutte le sue forze le parole e le azioni che invece si susseguivano nella sua testa come se fossero inserite in un vecchio registratore.
Fermo nella sua mente il volto colpevole di Taemin non appena aveva varcato la soglia della sua casa. Jonghyun chiuse gli occhi con la testa reclinata di lato.


**


    - Sei arrivato prima del previsto. -


Questa fu la prima cosa che Taemin gli disse non appena lo vide.


    - Ero nei paraggi. -
    - Lavoro? -
    - Ho visto Minho. -
    - Davvero? -
    - Si. Era da tempo che non lo vedevo. È stata una sorpresa. -


Taemin annuì e gli indicò con la mano la sedia di fronte alla sua. Jonghyun si sedette e guardò bene il moro in faccia. Sembrava davvero stanco, spossato...quasi malato, a giudicare dal sottotono delle sua pelle. Aveva le occhiaie e gli occhi vitrei, vuoti. Era come se avesse perso la voglia di vivere, abbandonato su quella sedia da chissà quanto tempo.

    - Taemin, stai bene? - chiese il ragazzo preoccupato.
    - Si, io si...tu no. -

La sua risposta lo spiazzò.


Cosa voleva dire?
Jonghyun lo guardò perplesso, con gli occhi leggermente spalancati.


    - Come? - mormorò.
    - Non so dove stia trovando il coraggio per dirti ciò ma sento che una forza più forte di tutte, più forte di quella che mi ha dominato fino ad ora, mi spinge a confessarti tutto, a dirti anche quello che da poco mi è stato rivelato - sussurrò con voce flebile.
    - Di che stai parlando Taemin? -
    - Tu sei come un fratello per me...io...mi addolora così tanto che vorrei strapparmi il cuore e gettarlo via... -


Jonghyun iniziava a preoccuparsi sul serio. Taemin, con le sembianza di un morto, lo fissava senza espressione mentre la sua voce tremava sotto ogni sillaba che pronunciava.


    - Taemin, io credo che tu debba riposarti...non hai per niente una bella cera. Forse non è il caso che tu stia solo - disse il maggiore afferrandogli una mano.
    - Non affannarti troppo per me...io ti ho tradito – sibilò e ritirò la mano come se si fosse scottato o temesse di attaccargli qualche malattia contagiosa.


Tradito? Cosa diavolo stava blaterando?


Jonghyun deglutì.


    - Che stai dicendo? -
    - Io...io sono chi ti ha fatto del male. Sono io, Jonghyun. Sono io l'imperatore...sono io che ho distrutto ogni tua possibilità di salvezza. La colpa è mia...è tutta colpa mia. La maledizione non avrà mai fine perchè io ho baciato Jorinde. -

Jonghyun ebbe l'impulso di afferrare uno dei coltelli della cucina e trafiggersi con esso.
Le sue orecchie si rifiutavano di ascoltare quelle parole.

    - Non può essere possibile... - sussurrò mentre i suoi occhi fuggivano da una parte all'altra della stanza.

Taemin, uno dei suoi migliori amici, era l'imperatore.
Taemin lo aveva tradito, come tutti gli altri.


    - Non avrei mai voluto dirti una cosa del genere...so che perdonarmi ti sarà impossibile, neanche io riesco a perdonare me stesso. -
    - Non è possibile. Non deve essere possibile. Non puoi essere tu! Deve esserci un errore - borbottò Jonghyun fuori di sé scuotendo la testa.
    - Non c'è nessun errore...evidentemente quelli come noi sono destinati a soffrire e a ferirsi l'un l'altro - replicò Taemin.
    - Non posso credere che mi abbia colpito attraverso di te... - ribattè Jonghyun che sembrava parlare più a se stesso che al padrone di casa.


I suoi occhi mostravano come la sua mente avesse oltrepassato, per un momento, il sottile velo tra la ragione e la follia, sembrava aver toccato quel terreno indisposto come un bambino che trova elettrizzante trasgredire le regole ma ha troppa paura per farlo e anche sapendo che entrare in quella stanza gli è vietato, vuole, per un attimo, entrarvi ma ritira subito dopo il piede. E così gli occhi di Jonghyun, come uno specchio, mostrarono come per un attimo avesse sfiorato la follia ma poi quando il suo sguardo tornò su Taemin, che lo guardava preoccupato e sconfitto, ritornò in sé.
Il ragazzo moro era lo spettro di se stesso. Jonghyun incatenò i suoi occhi con quelli dell'amico e un sorriso debole gli si dipinse sul volto. Taemin non chiuse gli occhi nemmeno per un secondo e quando Jonghyun gli sorrise in quel modo amaro, sentì il suo cuore spezzarsi in un milione di pezzi e seppe che mai gli sarebbe tornato intero. Come non seppe mai se i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime per non aver mai sbattuto le palpebre o perchè la vista di Jonghyun in quello stato lo uccideva.


Come faceva a sorridergli dopo quello che gli aveva fatto?
Perchè gli sorrideva invece di sbatterlo di testa nel muro?
Perchè Jonghyun non riusciva ad odiarlo neanche dopo una cosa simile? Lui si odiava terribilmente.


Le lacrime gli solcarono il viso e Taemin le lasciò fare.
Si morse l'interno di una guancia: odiava piangere. Non piangeva mai, Taemin.


    - Odiami, ti prego. Sarebbe più facile per me. - ringhiò fra i denti conficcandosi le unghie nel palmo della mano.
    - Non riuscirei ad odiarti nemmeno se mi avessi ucciso. Non hai colpa, nessuna colpa... - replicò il più grande alzandosi in piedi.
    - Io ti ho tolto tutto! - quasi gridò il minore balzando in piedi.
    - Non puoi addossarti tutto. Anzi io credo che tu sia il meno colpevole di tutti - ribattè Jonghyun sempre con quel sorriso debole e amaro.
    - Se io non l'avessi baciata-
    - Se lei non fosse uscita - lo bloccò Jonghyun - il mondo è pieno di se e ma, è fatto così. “Se non avessi fatto quello, non sarebbe successo questo” e cose così ma noi non possiamo farci proprio niente. -
    - Uscita? Non è uscita, sono io che sono venuto nel vostro giardino. L' ho vista alla finestra una volta e ho pensato che fosse davvero bella - disse Taemin.


Jonghyun sorrise fra sé. Era intenerito da come il moro cercasse di difendere Jorinde, di prendersi tutta la colpa ma lui sapeva che le cose erano andate diversamente.

    - Sai Taemin, ho pensato di tutto non appena mi hai rivelato la tua identità, mi è passato davvero di tutto per la testa ma nonostante tutto, credo che non ci siano poi molte alternative a questo problema - disse Jonghyun infilando una mano in tasca per prendere le chiavi della macchina.
    - Non lo fare... - sussurrò il moro con un filo di voce.

Il maggiore gli lanciò un'occhiata.

    - Fare cosa? -
    - Non farle del male. Fanne a me se vuoi ma lasciala in pace, non fare del male a lei – rispose Taemin con voce tremante.

Jonghyun stringeva convulsamente le chiavi nella mano sinistra poi si avvicinò al ragazzo nel silenzio della casa, allungò un braccio e lo afferrò dalla nuca. Le loro fronti si scontrarono e i loro occhi s'incontrarono di nuovo.

    - E' nobile da parte tua, davvero nobile - mormorò Jonghyun - Un bravo ragazzo il nostro Taemin...con la mente avvelenata e il cuore d'oro - e qui lo colpì affettuosamente sul pettorale sinistro.

Poi lo lasciò e senza dire più una parola andò via.
Taemin rimase interdetto al centro della stanza.




**


Jonghyun riaprì gli occhi e avvertì un brivido lungo la schiena. Era come se l'inverno fosse arrivato in anticipo.


Cosa fare?


Qual era la soluzione migliore?


Si massaggiò le tempie. Sembrava che la testa stesse per esplodergli quando sentì qualcuno bussare.


    - Avanti. -

Quel qualcuno bussò di nuovo.

    - Ho detto avanti, la porta è aperta - ripetè il ragazzo.

Tuttavia, il bussare si ripetè ancora.
Jonghyun si voltò seccato ma con sua sorpresa non trovò una persona sulla soglia della porta ma un piattino azzurro posato a terra. Il ragazzo si alzò e si avvicinò a quell'oggetto recapitato lì. Quando fu abbastanza vicino, notò che a quel piatto ne seguiva un altro e un altro ancora, tutti di colori diversi e su ognuno di essi c'era un dolcetto. Quel singolare viale conduceva alla stanza di fronte al suo studio. Jonghyun seguì quella scia di indizi come un novello e cresciuto Hansel finchè non giunse alla scrivania su cui al posto dell'ennesimo piattino, c'era un vassoio con sopra un piccolo servizio da tè e altri dolcetti. Accanto alla teiera c'era un bigliettino. Jonghyun lo prese e lo lesse.



Dove vai così di fretta? Io ho fatto un sacco di dolcetti!

Assaggiali cattivo! >.<

E bevi anche un po' di tè così non pensi alle cose brutte che ti hanno fatto tornare di malumore.

I'm here for you! <3


JoJo.



Jonghyun fissò quel bigliettino e quel cuoricino glitterato accanto alla scritta in inglese ed ebbe l'impulso di gettare il vassoio dalla finestra. Se avesse saputo il motivo del suo malumore sarebbe diventata bianca come un lenzuolo. Jonghyun si rabbuiò e chinò il capo stringendo il foglietto nella mano.
“Non farle del male” aveva detto Taemin...male? Quanto male avrebbe potuto farle? Male quanto la sofferenza che provava lui? Sarebbe riuscito a farle così male? Ne dubitava. Avrebbe potuto picchiarla a morte e torturarla ma Jonghyun dubitava che avrebbe mai provato il dolore che lui sentiva.
Due braccia gli cinsero la vita e il biondo sussultò. Tuttavia non gli servì girarsi per capire di chi fossero quelle braccia, a chi appartenesse quel calore smisurato in grado di scacciare la notte dal suo volto. Quasi si spaventò dei pensieri avuti un attimo prima quando fu costretto a fronteggiare quegli occhi chiarissimi. Jorinde dovette accorgersi di qualcosa perchè gli accarezzò il viso e gli chiese: - Stai bene? -
Jonghyun annuì.


    - Sei arrabbiato per qualcosa? -


Non sai quanto.


    - Ho qualche noia con il lavoro...niente di troppo importante però - mentì il maggiore.

Preferì mantenere il silenzio su quello che aveva scoperto per il momento, non aveva ancora deciso che strada intraprendere.

    - Mi dispiace...sembri così stanco - disse la ragazza prendendogli le mani.
    - Non ti preoccupare Jo, sto bene - ribattè Jonghyun sforzandosi di sorridere.

Era una delle cose più difficili che avesse mai fatto: fingere indifferenza quando in realtà avrebbe voluto spaccare il mondo in due. Avrebbe voluto dare sfogo alla sua rabbia ma sapeva che non sarebbe servito a niente. Doveva pensare, doveva riflettere.


    - Dai, non pensare più al lavoro adesso! Mangia uno di questi dolcetti! Li ho fatti io con Odette! Ho imparato oggi! - esclamò Jorinde pimpante prendendo un dolcetto al cocco e mettendoglielo sotto il naso.

Il ragazzo la osservava. Jorinde era così piena di vita che era capace di travolgere tutto e tutti, non biasimava quindi i ragazzi che si erano affezionati a lei...d'altronde era riuscita a mettere nel sacco perfino lui.


    - E' la prima volta che li fai e vuoi che io ti faccia da cavia? Scordatelo! - replicò Jonghyun allontanando la testa da quello che doveva essere una specie di cupcake.
    - Adesso li assaggi e non rompi! Ci ho messo un sacco! - ribattè guardinga la più piccola fendendo il dolce come se fosse una lama sotto il naso e gli occhi di Jonghyun.
    - Va bene, va bene ma piantala! Facciamo a metà! -
    - Ce ne sono tanti perchè dovremmo fare a metà? Hai paura che ti avveleni? - cantilenò la rossa.
    - Io scherzerei poco se fossi te! - sibilò il maggiore con un sorrisetto e togliendole il dolcetto dalle mani.
    - Dove vai? - chiese perplessa la rossa.
    - Vieni con me.-


Jorinde lo seguì nello studio. Jonghyun posò il dolcetto sul tavolo e aprì un cassetto.

    - Che stai facendo? - chiese ancora la più piccola.

Il ragazzo le mostrò un pugnale arancione dal fodero delicato e intarsiato di pietre. Lo sfilò dal fodero e la lama appuntita sembrò brillare sinistramente. Per qualche motivo a Jorinde non piacque quel pugnale né il riflesso di Jonghyun su di esso.

    - Vieni qui, Jorinde - la chiamò il biondo senza distogliere gli occhi dalla lama.
    - Che vuoi farci con quella? -

Jonghyun le fece segno di avvicinarsi.
Jorinde riluttante si approssimò al ragazzo.

    - Tagliarci il dolce - rispose candidamente il più grande.
    - E' tuo? -
    - Il pugnale? No, è di un amico, Kibum, mi chiese tempo fa di conservarglielo -rispose Jonghyun marcando con enfasi quel “Kibum” e divertendosi nel guardare la sua reazione a quel nome, gettato così all'improvviso.

Jorinde cercò di non sussultare e di nascondere le sue espressioni facciali davanti a quel nome.

    - E' sicuramente una cosa strana da chiedere... - mormorò la rossa senza distogliere gli occhi dalla lama che affondava nel povero dolcetto con facilità.
    - Cosa è strano? -
    - Chiedere a un amico di conservargli un pugnale. -
    - Oh beh, è singolare ma è una storia lunga... è bello, vero? -

Jonghyun le mostrò il pugnale più da vicino ma Jorinde si ritrasse quasi orripilata.

    - Non...non tenermelo così vicino - sussurrò pallida.
    - Perchè? È solo un pugnale, non ti si pianterà nel cuore da solo. Prendilo. -
    - No, non mi piace. -
    - Voglio soltanto che lo guardi. -
    - No, non lo prenderò in mano. Puoi rimetterlo a posto. -
    - Hai paura? -
    - Si, quindi per favore mettilo via. - disse la ragazza con una certa determinazione.


Jorinde si toccava convulsamente le braccia evidentemente a disagio. Jonghyun lo depose nel fodero. Era stata una piccola nascosta vendetta per Jonghyun ma subito dopo si dispiacque per Jorinde. Proprio non riusciva ad essere cattivo con lei.

    - Jo, stai bene? -
    - Non mi piacciono i pugnali o i coltelli grandi. Quando ero piccola mi sono tagliata con un vecchio pugnale di mio padre e ho perso un sacco di sangue...ne ho sempre avuto paura da quel momento. Poi, questo pugnale per qualche ragione mi piace ancora meno. -


Jonghyun la guardò e poi la tirò a sè per abbracciarla.
Era incredibile che riuscisse ancora a farlo dopo tutto quello che era successo quel giorno.

- Scusa, non volevo insistere - mormorò fra i suoi capelli.
- Non ti preoccupare, non lo sapevi - replicò la ragazza scuotendo il capo contro il suo collo.
- Non pensarci, mangia il dolcetto! - disse Jonghyun prendendone una metà e imboccandola.

Jorinde imboccò a sua volta Jonghyun con un sorriso e le guance piene.




**



    - Tu hai fatto COSA?! -

L'urlo strozzato di Kibum echeggiò nella libreria e per poco non gli caddero tre libri sul piede.
Taemin roteò gli occhi.


    - L'ho detto a Jonghyun! Gli ho detto chi sono in realtà, aveva diritto di saperlo Kibum! - ribattè seccato il più piccolo.
    - Ma...perchè? Cioè, non adesso! Glielo avremo detto con calma! - disse esasperato il più grande.
    - E quando? Quanto ancora a lungo volevi aspettare? Volevi che lo scoprisse da solo? Sai che sorpresa! -
    - No ma magari le cose potevano mettersi a posto anche così! Magari Jorinde si è innamorata davvero di Jonghyun e il contatto con te sarebbe stato insignificante! -
    - Ed è davvero quello che vuoi? Vuoi davvero che Jorinde si innamori di lui? -

La domanda di Taemin cadde nel vuoto.


Era davvero quello che voleva? Kibum se l'era sempre chiesto e in fondo, sapeva già la risposta.


- E tu? Vuoi Jorinde per te, non è vero? - chiese il corvino con cattiveria.

Taemin sgranò gli occhi per un po' e poi deglutì.

    - Non ha importanza quello che voglio io. Se Jorinde mi piace perchè deve essere così o perchè l'ho scelto. Ho fatto quello che credevo giusto...proprio come te. -
    - Come...come l'ha presa? - chiese Kibum.
    - Non bene ma è rimasto abbastanza calmo...almeno in apparenza. -
    - Gli hai detto tutto? Proprio tutto? -
    - Non gli ho detto che Jorinde lavora da noi, ho preferito evitare. Gli ho detto che l'ho vista alla finestra di casa e da lì è partito tutto. -


Kibum tirò un sospiro di sollievo.

    - Almeno questo. Non oso immaginare se sapesse che lei è uscita di casa e noi l'abbiamo coperta. -
    - Noi? Voi. Io non sapevo chi fosse e a tal proposito, potevi anche dircelo. Hai tenuto la bocca chiusa e guarda che diavolo è successo - ribattè Taemin.

Kibum lo guardò incredulo.
Lo stava accusando davvero? Si stava sbagliando o voleva scaricargli gran parte della colpa? Non poteva crederci.

    - Come, scusa? -
    - Non fare quella faccia, hyung! Avresti dovuto dircelo, lo sai bene! Anzi, se ce l'avessi detto ora non sarebbe accaduto niente! -
    - Ma sentilo! Almeno io non sono l' “Imperatore” o come diavolo si chiama e non ho limonato chi ci avrebbe portato fuori dai guai rovinando tutto! Brutto vizio quello di farti le tipe di Jonghyun! -


Forse Kibum si era spinto troppo in là. Taemin si era voltato a guardarlo come non aveva fatto mai. Il suo sguardo era ferito.

    - Ti riferisci a Valery? -

Kibum si pentì subito di quello che aveva detto.

    - Senti Tae, io-
    - No, lascia perdere! Hai ragione! Io ho l'attitudine, per natura o per destino, di infatuarmi di chi non dovrei ma forse a te va bene così. Insomma, con Jorinde fuori dai giochi, avresti Jonghyun per te. È vero, non potreste comunque stare insieme ma almeno resterebbe solo come te e tu non lo perderesti. Penso proprio che potrebbe piacerti. -


Kibum non poteva credere alle sue orecchie. Taemin aveva pronunciato quelle parole con cattiveria. Le aveva sputate come proiettili avvelenati che lo avevano colpito dritto al cuore uno dopo l'altro.


    - Pensi che ne sia felice? Pensi che l'abbia fatto di proposito? Credi che possa trarre giovamento o goduria nel pensare a che destino orribile toccherebbe a me e Jonghyun, a tutti noi? Non posso credere che tu mi stia accusando di tanta meschinità... -
    - Perchè tu non hai fatto lo stesso? Non mi hai accusato di aver rovinato tutto? Io sono quello che sono ma non sono l'unico ad aver sbagliato! -
    - Non sono state esattamente queste le parole che hai utilizzato poco fa! Dovresti pensare bene a quello che dici prima di-
    - VA BENE! MI DISPIACE! - urlò Taemin interrompendo il flusso di parole del più grande.

Kibum era sempre più sconvolto. Era esploso tutto ad un tratto.

    - Taemin... -
    - Contento? Ho detto che mi dispiace. È tutta colpa mia, lo stronzo sono io e voi non avete nessuna colpa ma tranquillo, non vi annoierò ancora a lungo con la mia presenza. Dopo la festa parto.-

Il corvino stava per ribattere shoccato dalle sue ultime parole quando vennero interrotti da Jinki.


    - Ragazzi che diavolo sta succedendo? -


Entrambi si voltarono a guardarlo.


- Niente - mormorò Taemin.
- Niente? Vi si sente dall'ingresso! - ribattè Jinki.
- Scusa hyung, abbiamo alzato un po' la voce - replicò Kibum lanciando un'occhiata a Taemin.
- Si, scusami hyung - disse il più piccolo - vado di sotto ad aprire gli scatoloni – e si dileguò in un attimo.
- Ma che cavolo è successo? - chiese Jinki rivolto a Kibum.


Il corvino scosse il capo con aria truce e si diresse verso il bancone lasciando Jinki perplesso.



**



Jonghyun si era immerso nella vasca prima di cena cercando di distendere i nervi. Lì sarebbe stato solo e avrebbe potuto riflettere.
Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto. Quale delle due strade avrebbe intrapreso per aggiustare quella situazione già rovinata di per sé. Si sentiva frustrato, arrabbiato, sconsolato, un po' deluso e sofferente. Era un turbine di emozioni pronto ad esplodere.
Doveva prendere una decisione e sapeva benissimo che qualsiasi strada avesse imboccato avrebbe avuto un esito disastroso.
Colpì l'acqua piena di schiuma mordendosi un labbro.


Non aveva scelta.


Avrebbe fatto l'unica cosa possibile ma prima di tutto ciò, gli altri dovevano sapere e avrebbero saputo.
In fondo, la festa per l'anniversario non era lontana.















        * Angolo di Natsumi213 *


Eccomi tornata! :D
Come procedono le vacanze, tutto bene? Mare? Montagna? Piscine varie?
Io mi sto riposando finalmente e non c'è niente di più bello! <3
Eccoci con il ventinovesimo capitolo, l'ultimo capitolo di calma “apparente” prima del grande balzo! Diciamo che gli ultimi due capitoli hanno preparato un po' il terreno per quello che accadrà nei prossimi e, con molta probabilità, ultimi capitoli!
Jonghyun sa praticamente tutta la storia, Taemin gli ha rivelato anche l'ultimo tassello del puzzle e ora il nostro Kim senior ha solo due scelte: impazzire completamente o mantenere la calma e trovare una soluzione, soluzione che non è detto che sia bella. Il ragazzo decide di non rivelare subito a Jorinde che ha scoperto l' “inganno”, preferisce meditarci sopra e prendere una decisione diversa. Tuttavia, si sente scisso in due (come suggerisce il titolo, che si riferisce a lui e anche al dolcetto che è una sorta di metafora che indica comunque il suo attuale stato) : da un lato vorrebbe far esplodere tutta la sua rabbia, dall'altro non riesce ad essere cattivo con Jorinde a cui si sente legato. Jonghyun vuole troppo bene anche a Taemin, a cui non porta più di tanto rancore come dovrebbe ma anzi, lo reputa il meno colpevole di tutti.
Poi, a proposito di Taemin, abbiamo un litigio fra lui e Kibum in cui si accusano reciprocamente e pesantemente toccando tasti dolenti. Insomma, non è proprio un quadro idilliaco quello che si prospetta in questo capitolo ma bisogna aspettare e vedere quello che succederà.
Pertanto, passo nuovamente ai ringraziamenti! ^^
Ringrazio Blakneco e annaminho4429 per aver recensito lo scorso capitolo! <3 <3 E, ovviamente, grazie a tutti voi che avete inserito la storia fra le preferite, le seguite e le ricordate! <3 Grazie a voi che avete speso anche solo cinque minuti per leggere ogni capitolo di questa storia! É davvero importante per me! <3
Grazie alla disagiata ma dolce abitante del mio (nostro XD) giardino Ninechka che come sempre legge il capitolo in anteprima, mi dice la sua e spesso mi aiuta a pensare a un titolo per il capitolo! <3 <3
Non penso debba dirvi altro, quindi divertitevi e alla prossima fagiolini teneri! <3 XD
Kisses! :*

  
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