Pur sapendo quanto lui fosse esuberante e che non avrebbe saputo valorizzare il sacrificio di una ragazza tanto modesta e riservata quanto lei, Levy aveva deciso di tentare ugualmente.
Si presentò conciata così alla gilda, impacciata per l’imbarazzo e insicura a ogni passo. Alcuni lanciarono perfino grida d’incoraggiamento al vedere la larga t-shirt che la avvolgeva, ma Gajeel accorse prontamente facendo zittire i curiosi.
Una mano pesante le afferrò la spalla sinistra e la ruotò per poter squadrare il gamberetto più rosso del solito. Occhi metallici analizzarono ogni singolo centimetro del tessuto, dove troneggiava la scritta cubitale ‘I LOVE GAJEEL’.  
«Guarda che l’amore non è un indumento che puoi indossare.»
  «Allora fammi vedere tu come s-si dimostra...»
Aveva risposto alla provocazione ma se ne pentì subito. Dopo una nottataccia passata a ideare siparietti immaginari e frasi di scuse accettabili, colta dall’improvvisa voglia d’aria fresca, si avviò svogliatamente verso la gilda, più mattiniera del solito, sperando scioccamente di vederlo con due pesanti occhiaie perché aveva pensato solo a lei.
La visione la lasciò a bocca aperta, senza nessun pensiero sensato se non un groviglio di confusione e sorpresa; le pareti dell’edificio erano pitturate interamente di rosso e una scritta scura incorniciava l’enorme opera: “Levy is MINE”.
Una calorosa sensazione di pienezza le invase il petto: lo avrebbe certamente aiutato a pulire.
 

---