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Autore: Nakiko    25/04/2009    3 recensioni
Kawada e Kiriyama sono gli unici due sopravvissuti... Ma la loro battaglia è appena cominciata.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incompiuta
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Lost In Memories
Scritta da: Nakiko
Tradotta da: Shinra

Indirizzo web (del capitolo): http://www.angelfire.com/film/battle_royale0/lost.html

Note della traduttrice: Questa traduzione risale a qualche anno fa, l'ho ritrovata in un vecchio backup e ho pensato "Perché no?". Purtroppo l'autrice non ha più continuato a scrivere, ed è da molto tempo ormai che non ho più sue notizie... :-( La storia si interrompe al quarto capitolo, ma ho deciso di continuare a tradurla lo stesso, sia perché mi piace, sia perché spero nel suo continuo. :-) Buona lettura! E, mi raccomando, commentate numerosi! ^_^

Capitolo 1

"Siamo solo tu ed io adesso eh?" Kawada non si aspettava di ricevere alcuna risposta. Erano lì, uno sull'una, uno sull'altra sponda. Un momento che parve non avere fine.
Il suo nemico lo guardava. Non sembrava intenzionato a parlare, come se non riuscisse o non volesse dare voce ai suoi pensieri. Con il sole in faccia, Shogo lo osservava..: sotto la massa spettinata di capelli rossicci il ragazzo era apparentemente calmo, per niente teso nonostante la situazione. Mancava poco ormai. L’ultima battaglia stava per cominciare.

2° giorno – ore 13 esatte.

Quaranta corpi giacevano sparsi qua e là in tutta l’isola. Non sarebbero stati rimossi fino a quando non fosse rimasto un solo sopravvissuto, e sembrava ci volesse ancora molto prima di quel momento...
Kawada pensava di quel posto come un luogo infestato da spiriti: anime irrequiete, che rimpiangevano la vita. Il luogo adatto per il suo nemico. Lo psicopatico giocava in casa.
Kawada si chiedeva che cosa spingesse Kiriyama a uccidere con il sorriso sulle labbra. C’era qualcosa di maniacale in tutto ciò. Qualcosa che non andava nella sua testa... cosa doveva aver passato per diventare così...malato?
Nessuno di loro sembrava ferito, o almeno così sembrava. Se non mostravano punti deboli era probabile che l’altro non ne avrebbe approfittato. Kawada sapeva con chi aveva a che fare. Doveva combattere per salvarsi la pelle. Ma Kiriyama perchè combatteva? Chiunque decidesse di partecipare a quel programma, solo per uccidere, non doveva essere poi tanto sano di mente...
Tuttavia, Shogo non poteva fare a meno di pensare al suo avversario con una nota di rispetto. Anche se era uno spietato assassino senza cuore, era riuscito a sopravvivere fino a quel momento, e quasi senza difficoltà...
Come schegge di un vetro rotto, tutto quello che era intorno a lui esplose. Un frusciare di ali fu seguito da uno stormo di uccelli messi in fuga dagli spari. Non erano loro la preda però...
Kiriyama ricaricò il suo mitra, e prese nuovamente la mira, correndo verso Kawada e mancandolo di poco, colpendo il terreno vicino ai suoi piedi.
Shogo decise di rischiare. Puntando il tutto per tutto si girò e sparò. Ma il suo sesto senso fallì. Kiriyama era ancora in piedi, intento a ricaricare nuovamente la sua arma. Era il momento. La loro ultima battaglia. Shogo si alzò, le labbra di Kazuo si contorsero in una smorfia, mentre il caricatore cadeva.
Entrambi premettero il grilletto nello stesso istante..

*Click*

*Boom*

Era finita.

Kiriyama cadde all'indietro con un tonfo, colpito alla spalla. Il suo mitra volò qualche metro più in là. L'arma a cui si era affidato nei giorni precedenti, non era riuscita a fargli vincere la partita...
Tornò la quiete. L’isola pareva finalmente liberata dagli invasori. Con un respiro profondo, Shogo si voltò e fece per allontanarsi, ma poi si bloccò, tendendo l'orecchio. Automaticamente tornò indietro sui suoi passi, il fucile in mano, verso il luogo dove aveva visto cadere Kiriyama.
Kazuo giaceva in mezzo all'erba, i suoi occhi incontrarono per un attimo quelli di Shogo, un misto di rassegnamento e disperazione. La sua giacca era già impregnata di sangue scuro. Fece per muoversi, ma Kawada gli piantò un piede sul torace, trattenendolo a terra ed impedendogli di raggiungere il suo mitra.
"Non ci provare."
Kiriyama soffocò un gemito di dolore. Kawada esitò, lo sguardo di Kazuo si riposò su di lui, con un'aria silenziosamente supplichevole come quella di un animale ferito. E allora Shogo fece una cosa che non si sarebbe mai sognato di fare: ritirò il fucile, e si sedette accanto a lui sul’erba. "Non so nemmeno io perchè stia facendo una stronzata simile..." disse tirando fuori dalla tasca la sua ultima sigaretta, "Non sono il tuo angelo custode, ma...forse per oggi..." la accese, e dopo una lunga aspirata la porse a Kiriyama, il quale rifiutò senza proferir parola.
Solo allora Kawada si accorse che l’altro ragazzo respirava a fatica, e che il suo colorito si era fatto pallido. Si rialzò, spegnendo la sigaretta sotto la suola della scarpa, ed aiutò Kazuo a sollevarsi, sorreggendolo con entrambe le braccia.
"Solo un passo falso, e giuro che ti faccio fuori."
Lo minacciò mentre, lentamente, si dirigevano verso l’unica struttura che poteva essere chiamata ospedale..

--

Non era molto rilassante attraversare l'isola in quelle condizioni per Kawada.. ma non a causa della persona che si trascinava dietro come una bambola di pezza e che avanzava zoppicante al suo fianco, attraverso l'apertura lasciata dal cancello rotto che portava alla clinica...
Adesso che i rumori degli spari erano cessati, l'isola era come svuotata.
Anche se era contro natura, Shogo non poteva fare a meno di rallegrarsi del fatto che non fosse rimasto più nessuno oltre loro sull'isola. E dopo tutti i problemi che aveva incontrato in quelle ultime ore e la stanchezza che stava cominciando a farsi sentire, la certezza di un rifugio 'sicuro' tradiva il suo reale dispiacere per la sofferenza a cui dovevano essere andati incontro quei ragazzi.

Ogni cosa lì dentro era in disordine. Probabilmente il segno del passaggio di qualcuno alla ricerca di un qualcosa per difendersi o per curare un amico ferito.
La fiamma di una candela ancora accesa si spense al passaggio di Kawada. La scomparsa di quel debole bagliore risvegliò dal suo assopimento Kazuo, il quale emise un mormorìo appena percettibile, provato dal dolore alla spalla.
Kawada osservò la stanza fino a quando non trovò una sedia a sdraio nascosta in un angolo. Nel momento in cui vi adagiò Kazuo, ebbe la vaga sensazione di essersi tolto dalle spalle il peso del mondo intero. Per un istante, nessuno dei due si preoccupò di nascondere il proprio dolore.
"Se sopravvivi, ricorda che hai un debito con il sottoscritto" disse Kawada, ottenendo in cambio solo il silenzio rotto dal respiro irregolare di Kiriyama. Poi, senza nemmeno concedersi un attimo di pausa, si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che gli fosse d’aiuto...
Non c’era molto di utile, ma Shogo aveva sperimentato direttamente i metodi e gli strumenti necessari per curare le ferite da armi da fuoco... raccattò degli analgesici, una siringa, della stoffa pulita e un rotolo di garza.
Quando tornò da Kiriyama, questi era già stato attaccato dalla febbre. Gli mise sulla fronte una pezza bagnata, che sembrò dargli qualche sollievo, dopodichè tirò su la spalliera della sedia in modo da poter esaminare la ferita.
Per un momento esitò, osservandolo con un misto di curiosità e trepidazione si domandò quanto tempo doveva essere passato dall'ultima volta che si era 'mostrato' a qualcun altro...
Aveva una famiglia che aspettava con il fiato sospeso il suo ritorno? Amici? Qualcuno a cui teneva in particolare?
Senza nessun motivo rise, attirando su di se l'attenzione di Kazuo.

"Mpf, sinceramente non ti ci vedo proprio come un tipo estroverso..beh..."

Delicatamente, gli sfilò prima la giacca e poi la camicia, che erano state le uniche cose a proteggerlo dall'aria gelida della notte. La pelle attorno alla ferita era screpolata, e una linea di sangue rosso vivido scendeva fino alle costole. Senza farci caso, Kawada fece scorrere la mano lungo le ossa molto accentuate, e non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un sospiro, seguito da un commento di disapprovazione..

"Sei pelle e ossa.. sembri uno spaventapasseri."

Kazuo evitò il suo sguardo voltandosi nella direzione opposta. Shogo scosse la testa: non era il momento adatto per quel genere di constatazioni, e pensò a curare il suo nemico somministrandogli l'iniezione che sperava sarebbe riuscita a far passare la febbre e a evitare infezioni.
Non aveva ancora capito come, dove, quando e perchè stesse facendo quello che ora stava facendo. Essendo gli ultimi due sopravvissuti al gioco, l'unica cosa che avrebbero dovuto fare ora come ora era tentare di ammazzarsi l'un l’altro senza remore, ma adesso erano lì, e il desiderio di Shogo di abbandonarlo alla morte era andato a farsi benedire.
Kiriyama cominciò a mostrare chiari segni di insofferenza, ma Shogo non se ne curò e continuò a medicare l'uomo che lo aveva voluto morto appena un’ora prima... solo quando lo sentì reprimere un singhiozzo, intuì che forse il dolore che provava non era dovuto unicamente alla ferita da lui provocata alla spalla; e senza pensarci due volte scese le mani giù verso i pantaloni, tastandogli le gambe fino a quando Kiriyama non diede segni di dolore all’altezza del ginocchio sinistro.

"Mettiti seduto, dobbiamo toglierli."

Kazuo si spinse in avanti, e aiutato dalle braccia forti di Kawada riuscì a sfilarsi gli indumenti. Shogo rimase nuovamente sorpreso a quella vista: Kazuo era talmente magro da sembrare denutrito, ed era così pallido che Shogo temette non si fosse mai esposto alla luce del sole...
Riguardò la ferita... Forse un atto di masochismo? Cercò di incontrare i suoi occhi, ma Kiriyama si era nuovamente assopito..
Mentre poggiava i suoi pantaloni su un ripiano lì vicino, sentì qualcosa cadere da una tasca. Incuriosito, si abbassò per raccoglierla. Era una piccola agendina colore blu scuro, le pagine chiuse da una graffetta.
Nonostante bruciasse dalla curiosità di vedere cosa vi era scritto, Kawada ritenne necessario che un atto di altruismo, come quello di curare il suo nemico, avesse la precedenza.
Disinfettò i vari graffi ed escoriazioni, e poi si occupò del ginocchio. Era gonfio e di un colorito violaceo. Kawada lo medicò accuratamente, fasciandolo con un po' di garza. Era certo che fosse fratturato. Probabilmente se Kazuo lo avesse mosso gli avrebbe fatto ancora più male, ma Shogo preferì non avvertirlo della particolarità: dopotutto era abituato al dolore.
Quando finì di curarlo, lo lasciò riposare (come pensava lui stesso avesse voluto), si sedette sul davanzale della finestra, e tirò nuovamente fuori il libriccino dalla tasca dei pantaloni del numero 6.
La risposta che cercava era lì. Ne era certo.

--

Caro Diario, oggi ho finalmente compiuto quindic’anni (la data risaliva a 3 anni prima, in giugno). Ho aspettato molto questo giorno, ma nessuno ha accennato all’argomento. Infatti la Mamma ha spiccicato una parola, come al solito, e Papà è andato a lavoro. Sakura mi ha sorriso, ma senza un particolare motivo. Non sapeva che oggi era il mio compleanno. E come potrebbe? È troppo piccola per ricordarlo. Prometto che festeggerò i suoi anni, anche se il Papà e la Mamma lo dimenticano. Non ho nessun altro a cui dirlo. Buon Compleanno Kazuo.

Shogo socchiuse gli occhi per cercare di leggere meglio. La luce del giorno stava andando diminuendo, e partì alla ricerca della sua torcia. Quando la accese, le pagine del libretto furono illuminate da una luce ovale e ambrata, e Shogo continuò a leggere.:

Caro Diario, (una settimana dopo) la gita scolastica è la prossima settimana. Papà ha detto che non posso andarci, ma sono riuscito a mettere da parte dei soldi lavorando alla drogheria davanti casa nei fine settimana, in modo che la Mamma non se ne accorgesse. Facevo delle piccole commissioni in giro nel vicinato. Non era poi tanto male. In ogni modo, ho raccolto abbastanza soldi e sono riuscito ad imitare la firma della Mamma. Sarà bello allontanarmi da qui per qualche ora... potrei anche trovare dei nuovi amici. Devo sistemare la mia borsa adesso. Oyasumi.

Caro Diario, (otto giorni dopo) mi sbagliAvo. È un infERno. Loro hanno detto di aVer avvertitO i noStri gEniTOri... loRo lo sapEvano, e Mi hanNo lascIAto anDAre. CaPisCo adeSso... nOn mI Hanno mAI voLuto. Ero Solo un eRRore, e adesso deVo paGarE. Sono sTato coN un alTRo ragazZo lA scOrSa noTte, e quaNdo mi sOnO sveGLiato lui È Stato uCciSo. NoN li Ho viSTi in fAcCia.Mi hannO faTto mOLto mAlE.non posSo nemmeno pIaNGere.mI hANno picChiaTo,StavO quasI peR moRire. STrano PerÒ non hAnNo GuaRdato neLla mIa borsA...

Senza nemmeno rendersene conto, Kawada stringeva la torcia così forte da farla tremare. Ma era così preso dalla lettura che continuò a leggere

DIARIO ... È FiniTa.SE ne sONo AnDati. Mama , Papa e Sakura sAraNNo orgoGliosi. È Tutto RoSSo...e iMmobiLE.

Le ultime pagine erano bianche, un po' sbiadite e macchiate di rosso. L'attenzione di Kawada cadde su un foglietto staccato dal quaderno. Era una fotografia molto vecchia, con delle macchie di te sui bordi. Le figure al centro erano tuttavia ben visibili...
Si trattava di una donna con una bambina molto piccola in braccio, avvolta in un mucchio di panni, a fianco di un uomo dall'aria taciturna che vestiva un completo decisamente poco costoso. A fianco della donna vi era un ragazzino sorridente. Una ciocca di capelli neri gli ricadeva davanti a un occhio, dandogli un'aria tetra e un po' maligna.
Sul retro della fotografia vi erano incise le seguenti parole : Tadashi, Megumi, Sakura e Kazuo – Anno Nuovo.

Shogo rimase sbalordito. Così..anche Kiriyama era un 'sopravvissuto'... ma da quello che aveva potuto capire leggendo quel diario, la sua esperienza doveva senz’altro essere stata più tremenda della propria...
La perdita di Keiko era stata un brutto colpo per lui, ma almeno lui non era mai stato tradito da coloro di cui si fidava...
E non era mai stato abbandonato dalla sua famiglia...

"Merda...!"
Silenziosamente, un paio di occhi comparvero nel buio, scrutandolo interrogativamente "Non voglio una spiegazione." disse Shogo scuotendo la testa "Adesso capisco...cazzo, se non avessi passato lo stesso che ho passato io..penserei che avessi qualcosa che non va nella testa."
Mentre parlava, era sceso dal davanzale, sedendosi a lato della sdraio dove era sdraiato Kazuo. La luce della candela rendeva tutto incomprensibile e sfocato, ma per un attimo Shogo fu certo di aver notato l'ombra di un sorriso attraversare le labbra di Kazuo.

"Non sono pazzo."

Kawada fece un balzo indietro, facendo quasi cadere la sedia sulla quale era seduto. Istintivamente cercò la sua pistola, ricordando suo malgrado di averla lasciata in un angolo della cucina..

"Devi aver frainteso." gli sorrise di nuovo, ma non c'era traccia di pazzia nel suo volto, solo un velo di tristezza...
"Mi hanno riportato indietro con la forza."

"Beh siamo in due..." Shogo si risedette riluttante "Io combatto per sopravvivere. Ma da quel che ho potuto capire per te uccidere è un divertimento. Un gioco. Non puoi essere sano di testa." Le sue parole risuonarono nella stanza come un accusa.

"Perchè mi hai salvato allora?"

L’idea di sparargli seduta stante attraversò per un attimo la mente di Shogo, ma non riuscì ad evitare di continuare a fissarlo negli occhi, né a trovare una ragione per spiegare quello che aveva fatto.

"Mi è sembrata la cosa più giusta da fare."

Kazuo rise "Non sei l'unico a non avere le idee chiare allora."

"Non approvo il tuo modo di combattere, ma allo stesso tempo lo rispetto." ribattè Shogo irritato. "Adesso capisco che in realtà neanche tu avevi scelta..."

"Cosa?"

"Voglio andare via di qui insieme a te. Sei l'unica persona che possa comprendere quello che si prova...e non voglio perderti."
Si aspettò una battuta in risposta, ma l'unica cosa che trovò furono gli occhi neri di Kazuo fissi su di lui, senza più la traccia di un sorriso.

"D'accordo. Non ho la minima intenzione di essere un burattino nelle mani del governo un'altra volta."
La conversazione finì lì. E Kazuo tornò ad assopirsi, lasciando Kawada a domandarsi se non stesse rischiando di finire direttamente dalla padella nella brace.

- Continua. -

  
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