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Autore: Itsmary17    03/08/2016    3 recensioni
E se Belle avesse incontrato Lumière, Mr. Tonkins e tutti gli altri magici oggetti al Castello Oscuro? E se loro non fossero stati i servitori di Rumpelstiltskin, ma solo le vittime di un sortilegio? E se Belle, per aiutarli a spezzare la maledizione, avesse organizzato un qualcosa di stupefacente sulle note di "Stia con noi" e "C'è una bestia che"?
One shot ambientata nel periodo di Skin Deep.
Genere: Comico, Fantasy, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Belle viveva da diversi mesi al Castello Oscuro e ormai ne conosceva quasi ogni angolo.
Un giorno, tuttavia, mentre Rumpelstiltskin era fuori per un “viaggio di affari” (così almeno l’aveva definito lui), si ritrovò a camminare in un lato del Castello che non aveva esplorato molto: l'ala Ovest.
Passò così davanti a una porticina che non aveva mai visto prima.
In un primo momento non ci fece neanche caso, troppo presa dal libro che aveva in una mano e dalla tazzina sbeccata, ricolma di thè fumante, che aveva nell’altra.
A scoppio ritardato si accorse che qualcosa non andava e tornò sui suoi passi.
- E tu da dove spunti? – sussurrò, fermandosi a fissare la porta misteriosa.
Si guardò un attimo intorno e alla fine decise di entrare, troppo incuriosita per fare altrimenti. Si ritrovò così in una stanzetta poco illuminata, dalle decorazioni laboriose e dalle tende colorate.
Non è esattamente lo stile del Signore Oscuro, pensò.
Posò sia il libro che la tazzina su un mobile di mogano scuro e si diresse alle tende.
- Facciamo entrare un po’ di luce…
Con un forte strattone riuscì ad aprirle e la stanza venne invasa dai raggi del sole, che presero a riflettere su ogni decorazione regalando deliziosi giochi di luce.
- Wow… - esclamò Belle, entusiasta e sorpresa al tempo stesso.
Era da quando aveva lasciato Avonlea che non vedeva qualcosa di così colorato e luminoso.
Sì, il Castello Oscuro era un bel castello, ma se il nome era “Oscuro” un motivo c’era, e di sicuro non era per l’eccessiva presenza di luce.
La ragazza prese a girovagare per la stanza, accarezzando i vari oggetti e notando man mano che sembravano sistemati un po’ a caso: armadi vicino a tazzine, candelabri sopra a orologi…
Come se qualcuno si fosse divertito a creare delle combinazioni assurde nella loro casualità.
A un certo punto si ritrovò davanti a un grande librone, aperto a una pagina precisa.
Che strano, pensò sfogliandolo delicatamente, un libro dalle pagine interamente bianche.
L’unica traccia di inchiostro era presente sulla pagina aperta originalmente, così Belle ci tornò di fretta.
- Animadge… Animaggettis – disse, leggendo la buffa ed unica parola presente nel libro.
Sentì un tonfo sordo e si girò di scatto, ma tutto intorno a lei era immobile, fermo nella posizione in cui l’aveva lasciato.
- Mah, sarà l’ennesima diavoleria di Rumple.
E si fisso di domandargli della stanza al suo ritorno.
Riprese il suo libro e, scuotendo confusa la testa, uscì.
Tuttavia, mentre lasciava la stanza, una strana sensazione l’assalì: era come se qualcuno la stesse seguendo.
Si diede della stupida e proseguì fino alla camera che Rumpelstiltskin gli aveva gentilmente concesso qualche giorno dopo averle regalato la biblioteca, con suo grande stupore.
Entrando nella sua stanza si assaporò il sapore di quell’aggettivo possessivo, quindi si lanciò sul letto e riprese a leggere, senza neanche ricordarsi di chiudere la porta, che rimase socchiusa.
A un certo punto si rese conto che si era fatta notte: era talmente buio che non riusciva a vedere oltre il suo palmo. Con la testa ancora al romanzo, accese distrattamente il candelabro e tornò a concentrarsi sul libro.
Fu in quel momento che sentì uno strano rumore, come uno starnuto, seguito da un cigolio. Belle si sollevò di scatto e le uscì spontaneo un: - Chi va là?
Si diede poi della stupida.
Solo una persona poteva entrare in quel Castello, essendone il possessore.
Così si rimise a leggere.
Poco dopo, però, sentì nuovamente quello strano suono.
- Rumpelstiltskin, se questo è uno scherzo, io…
Ma fu allora una risata riempì la stanza.
Alla ragazza salì un brivido lungo la schiena.
Rumpelstiltskin non rideva, mai. Al massimo ghignava, ma di ridere non se ne parlava proprio. Non poteva essere lui.
- Chi c’è…? – domandò la ragazza, divisa tra la curiosità e il terrore, cercando di distinguere delle figure nella penombra.
- Ihihi, ancora non l’ha capito – sussurrò una voce.
Una voce da bambino, si ritrovò a pensare Belle.
Afferrò il candelabro con foga e illuminò lo spazio di fronte a sé.
- Piano, faccia piano, Madaimoselle, che siamo rimasti in pochi noi candelabri d’oro.
Belle si girò verso l’oggetto interessato e urlò.
Il candelabro aveva due occhi, un naso, una bocca…
Una bocca. Il candelabro aveva parlato.
Belle urlò nuovamente e lo lanciò via…
Non era possibile, pensò.
- Ma… Ma questo non è possibile – disse infatti.
Si alzò in piedi di scatto, pronta a fuggire da quella diavoleria (sicuramente architettata da Rumple per spaventarla), ma si ritrovò a sbattere il piede contro qualcosa.
- Ehy! – disse quella.
Belle si chinò e raccolse la tazzina che lei stessa, tanto tempo prima, aveva scheggiato, e sussultò.
Sul dorso della tazzina erano comparsi occhi e bocca, così come per il candelabro.
- Non ci posso credere, tu…
- Ciao, io sono Chip! – esclamò la tazzina sbeccata.
- Oh santi numi – disse Belle, lasciandosi cadere sul letto.
Era impazzita, questo era sicuro.
- Ahia! Fate un po’ di attenzione! – grugnì una voce.
Belle si tirò su di scatto per la seconda volta in pochi minuto e si girò a guardare dietro di sé, curiosa di scoprire chi avesse parlato.
Alle sue spalle, posizionato in verticale sul letto, intento a toccarsi la “testa” dolente, c’era un orologio. Anch’esso con bocca, occhi e naso.
- Son impazzita del tutto – sussurrò Belle, svenendo.
Quando finalmente tornò cosciente, erano passate diverse ore e stava ormai facendo giorno. Sentì delle voci discutere della sua condizione e alla fine si decise ad aprire gli occhi.
Si ritrovò a fissare due occhioni verdi di enorme grandezza, accompagnati da un sorriso estesissimo. Il tutto apparteneva ad un armadio.
- Oh, sto ancora sognando – esclamò la ragazza.
- No, cara, è tutto reale – disse l’armadio.
Belle sussultò e si tirò su. Il suo stupore divenne ancora più grande.
Intorno a lei si erano raccolti oggetti di tutti i tipi, che discutevano del più e del meno e che le lanciavano occhiate curiose.
- Rumpelstiltskin me la pagherà cara per questo scherzetto – esclamò con tono convinto la ragazza.
- Quale scherzetto, mamma? – domandò la tazzina sbeccata (Chip, aveva detto di chiamarsi così), a una teiera bianca dalle decorazioni viola e il sorriso serafico.
- Tranquillo, Chip, vedi che tra poco si renderà conto che è tutto vero. Che noi siamo veri.
Belle non poteva credere alle sue orecchie.
Prese nuovamente in mano Chip e lo sfiorò sul bordo. Ciò provoco una risata da parte della tazzina.
- Ehy, smettila, mi fai il solletico – le disse ridendo.
- Io… Io non capisco – replicò la ragazza, più rivolta a se stessa che ad altri – Se non è stato Rumpelstiltskin, chi è…
- Tu, Belle. Tu ci hai riportati in vita – rispose l’orologio, che prima aveva acciaccato per sbaglio - Anche se siamo ancora degli oggetti – terminò tristemente.
- Ancora? – domandò la ragazza, incuriosita – Ciò significa che prima eravate…?
- Sì, cara – le rispose stavolta la teiera – Una volta eravamo umani.
Belle si mise a sedere sul bordo del letto, mentre i vari oggetti, da tazzine ad armadi, la circondavano.
- È stato Rumpelstiltskin a farvi questo?
A quel nome Belle giurò di aver visto ben più di un oggetto sobbalzare spaventato.
- Sì… È una lunga storia – sospirò la teiera – Vuoi davvero sentirla?
- Oh, io adoro le storie – sorrise Belle – Sarò lieta di ascoltarvi.
- Bene, allora…
- Mrs. Bric, mi permetta – si intromise il candelabro con un buffo accento francese, rivolto alla teiera – Raccontare storie è la mia passione più grande, specie se si tratta della propria storia personale!
Quindi si girò verso Belle e abbassò i suoi lumi verso il basso, in quello che doveva essere una specie di inchino.
- Madaimoselle – proferì – È un onore conoscerla, e grazie ancora di averci liberati, per quanto in questa forma.
Belle ridacchiò alla sua erre moscia.
- Con chi ho il piacere di parlare? – domandò sorridendo.
- Lumière, ai suoi servigi!
- Bene, Lumière, vorrei scusarmi per come abbiamo, emh, cominciato. Ero parecchio… sorpresa e mi son lasciata prendere la mano, letteralmente – disse la ragazza, mentre nella sua testa scorrevano le immagini di lei che scagliava via il candelabro senza pietà.
- Oh, acqua passata Madaimoselle.
- Volete andare al dunque o vogliamo aspettare che lui ritorni e ci ritramuti nuovamente in oggetti non viventi? – sbottò una voce.
Belle ragionò che gli oggetti erano non viventi, ma colse anche il riferimento a Rumpelstiltskin e non ribattè.
- Mr. Tonkins… – sospirò Lumière – Ora comincio, ora comincio. Allora, Belle, deve sapere che c’era una volta…
Belle si immerse così in una nuova storia, che parlava di re malvagi e servitori fedeli, di castelli luminosi e accordi oscuri.
- Un giorno al nostro Castello arrivò un mago oscuro, che da noi era conosciuto come la Bestia. Era stato chiamato dal re in persona, con lo scopo di riportare il regno alla prosperità. La Bestia promise che avrebbe filato tutto l’oro che sarebbe servito a risollevare il reame – Lumière si fermò un istante e Belle pensò che tutto ciò era proprio da Rumpelstiltskin - In cambio, chiese un oggetto che il re custodiva gelosamente: un fagiolo magico, di quelli che creano portali tra i mondi.
Perché Rumpelstiltskin voleva un oggetto simile? Non aveva già tutto ciò che desiderava in questo mondo?, si domandò Belle.
- Strinsero l’accordo e la Bestia tenne fede al patto – continuò Lumière – Ma il re non fu dello stesso parere. Ottenuto ciò che voleva, si rifiutò di rispettare l’accordo e fece cacciare la Bestia. Ma, come voi immagino ben sappiate, il Signore Oscuro non è un tipo facile da ingannare. Si infuriò e scagliò una maledizione, ma il re fu lesto ad usare il fagiolo magico per sfuggirne. A quel punto la Bestia decise di prendersi tutto quel che era appartenuto al re. Entro nel Castello e trovò noi, servitori, lavoratori e organizzatori, che per il nostro re saremmo stati disposti a tutto, anche a morire. Ma la Bestia ci inflisse una punizione ben peggiore: ci tramutò in oggetti. Quindi ci butto tutti dentro una stanza del Castello e trasferì la stessa stanza qui.
La ragazza ascoltava quella storia con la bocca spalancata, riflettendo su quanto sarebbe potuta star bene in un libro o, meglio, sembrare una storia “da libro”, se non fosse stata del tutto vera.
E dire che lei, con quella Bestia, ci viveva da mesi.
A un certo punto le sorse una domanda.
- Ma, se siete qui da tanto, com’è che non ho mai trovato questa stanza prima d’ora?
La risposta fu rapida ad arrivare.
- Perché il Signore Oscuro ha fatto in modo che nessuno la trovasse, infatti la porta si sposta costantemente. Lui ci viene a “trovare” rare volte, spesso per prendere uno di noi o per provare qualche strano incantesimo. Ci vede come oggetti e ci utilizza come tali.
Belle riflettè sul fatto che loro erano oggetti a tutti gli effetti, o almeno fino a poco prima lo erano stati, e lei stessa li aveva utilizzati più e più volte, bastava vedere Chip.
- Beh, mi dispiace tanto per questa storia. Purtroppo, delle volte riponiamo la fiducia nelle persone sbagliate… - commentò.
- Questo è vero – si intromise Mr. Tonkins – Se c’è una cosa che abbiamo imparato, è che non vale la pena rischiare la vita per un re.
- Oh, adesso non corriamo – lo riprese Mrs. Bric – Non vale la pena rischiare la vita per un re… a cui non importi niente dei suoi sudditi e servitori, o a cui importi solo di se stesso. Ma per un re buono e saggio, vale eccome la pena fare tutto il possibile per salvarlo e aiutarlo!
Belle ripensò a suo padre. Checché l’avesse praticamente costretta a fidanzarsi con Gaston e checché avesse dato della bestia a Rumpelstiltskin (proprio non le andava giù: non si giudicano le persone senza prima conoscerle), era comunque un buon sovrano e molta gente aveva deciso di morire per lui e per il regno.
Lei stessa si era sacrificata per salvarlo, insieme a tutta Avonlea. Anche se odiava definirlo così e preferiva vederlo come una scelta mossa dal coraggio, accettare di diventare la domestica di Rumpelstiltskin alla fine quello era: un sacrificio. Che fortunatamente si stava rivelando molto più piacevole del previsto.
- Potete fare qualcosa per noi? – domandò Chip, saltandole in grembo e strofinandole il piccolo manico d’orato (il nasino?) contro la pancia.
- Proverò a parlare con lui – disse risoluta Belle – Parlerò con Rumpelstiltskin e vi farò liberare. Voi non avete fatto nulla di male. Credetemi, a me darà ascolto.
O almeno lo spero,pensò la ragazza.
Gli oggetti ai suoi piedi esultarono entusiasti e iniziarono a far propositi.
- Potremmo organizzare una cena – disse Lumière.
- Io potrei fornire gli abiti adatti – suggerì sognante l’armadio, che si presentò come Mrs. Wardrobe, autorità sulla moda nonché ex cantante lirica.
- E io preparare dei deliziosi manicaretti – commentò un mattarello, con al seguito quella che sembrava essere una piccola famigliola, composta da bilance, pentolini, vassoi e stampini.
- Sì, beh, sarebbe fantastico, ma prima lasciatemi, emh, convincere Rumpelstiltskin – replicò Belle.
- Volevi parlare con me, dearie? – esclamò il diretto interessato, comparendo sulla porta.
- Rum… Rumpelstiltskin – sussurrò la ragazza, colta di sorpresa.
Non si aspettava di rivederlo così presto, solitamente i suoi viaggi duravano giorni e giorni. Sperava di aver più tempo per organizzarsi un discorso, e invece ora si ritrovava dover improvvisare.
Gli occhi del Signore Oscuro si muovevano veloci per tutta la stanza, curiosi e diffidenti al tempo stesso.
- E questi cosa sarebbero? – gracchiò, entrando con un balzo e prendendo in mano una scopa che si muoveva agitata – Non ricordo di aver animato questa roba.
- Infatti è stata lei – esclamò Chip, sorridendo.
Il ghigno tipico del Signore Oscuro si trasformò in un’espressione stupita.
- Tu…? – sussurrò.
- Io… Io posso spiegarvi – balbettò Belle, convinta che l’esclamazione fosse diretta a lei.
- Tu… Tu parli? – continuò Rumpelstiltskin, ignorando del tutto la ragazza e concentrandosi sulla tazzina sbeccata.
- Ma certo, signore – ridacchiò Chip.
- Devo essere impazzito – sbottò Rumpelstiltskin, facendo un gesto teatrale con le mani.
- Oh, l’ho creduto anch’io di me stessa in un primo momento, ma vi posso assicurare che è tutto vero – esclamò Belle.
Rumpelstiltskin scosse la testa con fare convinto.
- Gli oggetti non si animano da soli, mia cara – replicò.
E prese a sfiorarli con una delicatezza che Belle non aveva mai visto prima.
- Infatti è stata lei ad animarci – ripetè Chip.
- Lei? – si girò verso Belle – Tu hai fatto questo?
Ecco, ora arriva la sfuriata, pensò Belle, mi trasformerà in un rospo e rimarrò verde e viscida e rugosa per tutta la vita.
Deglutì e si fece coraggio.
- S… Sì. Ma non l’ho fatto apposta, ho letto per sbaglio quella parola magica, dicendola anche male in un primo momento e…
Belle si preparò ad esser avvolta da una nube verde e trasformata in una qualche creatura assurda e miserabile.
- Hai detto male l’incantesimo? – domandò invece Rumpelstiltskin, senza alcuna rabbia nella voce.
Piuttosto, sembrava curioso. E scioccato. Ma soprattutto curioso.
- Sì, beh, la pagina era parecchio rovinata, si leggeva male e così…
- E cosa, cosa hai detto per precisione?
Belle fece mente locale e cercò di concentrarsi su quella strana e buffa parola che le aveva scatenato una risata.
- Animadge… Animaggettis.
L’espressione di Rumpelstiltskin si tramutò in un ghigno soddisfatto.
- Oh, ora capisco. Beh, grazie mille cara – trillò.
E fece per uscire dalla stanza.
Belle lo seguì con la bocca ancora spalancata per la sorpresa. Non si aspettava certo una reazione simile.
- Co-cosa? Non siete arrabbiato? Non intendete trasformarmi in una scopa, o in un animale, o… In qualsiasi altra cosa?! – esclamò.
- Perché dovrei? - fu la sua risposta.
- Perché ho animato un immenso gruppo di oggetti che voi stesso avevate reso inanimati. O meglio, un immenso gruppo di persone, che voi avete reso oggetti.
A quelle parole Rumpelstiltskin si fermò, si girò a fissare la ragazza negli occhi ed esordì: - Sono solo cianfrusaglie, e poi mi hai fornito una cosa che cercavo da molto tempo, quindi credo che siamo apposto.
No che non erano apposto, pensò Belle.
- CIANFRUSAGLIE? Sono persone, come me e come vo… Oh, insomma. Cosa hanno fatto di male?
Rumpelstiltskin inclinò la testa e puntò un dito contro il petto della ragazza.
- Questo non ti riguarda, dearie. E poi, credo che tu ne sia già al corrente. Da che mondo e mondo, i domestici son sempre dei gran pettegoli, sotto qualunque forma si trovino – rispose.
Belle abbassò gli occhi verso il pavimento e incrociò lo sguardo di Chip. Uno sguardo colmo di tristezza ma, al tempo stesso, speranza.
Lei gli aveva promesso che li avrebbe liberati, fatti tornare alla loro forma umana, e non intendeva deluderli. Ci sarebbe riuscita, costasse quel che costasse.
Inspirò, prese coraggio ed esordì:
- Facciamo… Facciamo un accordo.
- Cosa, dearie?! – domandò lui sorpreso, fingendo di non aver capito.
- Un accordo.
- Mh – il Signore Oscuro storse il naso – E che cosa proponi?
- Loro, come li chiamate voi “le cianfrusaglie”, vi dimostreranno che sanno mostrare fedeltà al giusto padrone, e vi sorprenderanno in qualche modo. In cambio voi li riporterete al loro aspetto umano e li lascerete andare.
Rumpelstiltskin sembrò esitare, così Belle lo incalzò.
- Ci state?
Sapeva che non si sarebbe tirato indietro: non lo faceva mai di fronte agli accordi.
- Va bene, dearie – disse infatti lui - Abbiamo un accordo. Ma vi offro solo fino alla prossima mezzanotte.
Belle sussultò: era davvero poco tempo. Ma ci sarebbe riuscita.
- D’accordo. A presto, allora.
Rumpelstiltskin con un inchino uscì dalla stanza.
- Ok – esclamò Belle, rivolta ai magici oggetti – Mettiamoci all’opera.

- Lo sai che è una follia e non ci riusciremo mai, vero?
La voce di Mr. Tonkins rimbombò nella sala e il suo pessimismo giunse dritto al cuore di Belle. Già ci aveva pensato Rumple, affidandole il triplo degli incarichi solo per rubarle tempo e impedirle di organizzare la serata, ora ci si metteva anche quel vecchio orologio depresso a scoraggiarla.
Tuttavia Belle non intendeva buttarsi giù, anzi, aveva già in mente qualcosa di grandioso per stupire Rumpelstiltskin.
- Sarà anche una follia, ma io ci credo. Vi ho promesso di liberarvi e lo farò. Se solo questo Castello non fosse così grande e polveroso... - gemette, mentre il suo tono passava da convinto a demoralizzato.
Quelle stanze sembravano ancora più grandi e sporche di tutti gli altri giorni.
- Se solo avessi qualcuno ad aiutarmi... – continuò sospirando - Finirei in quattro e quattr'otto e avrei tutto il tempo per organizzare la serata al meglio.
Mr. Tonkins la guardò.
- Beh, qualcosa si potrebbe fare... Aspettatemi qua - le disse.
E sgambettò via.
Bello lo guardò confusa, indecisa se fermarlo o meno, ma alla fine ragionò che fosse meglio non avere il pessimismo dell'orologio nei paraggi.
Pochi secondi dopo fecero il loro ingresso in sala scope di tutti i tipi e dimensioni.
- Ma cosa... - balbettò la ragazza, incredibilmente sorpresa.
- Forse loro saranno più utili delle mie chiacchiere - commentò Mr. Tonkins, mostrandosi alle spalle della squadriglia di scope, che intanto si erano piegare in un inchino.
- È... È fantastico!! - esclamò Belle, con un sorriso larghissimo fissato in faccia - Bene, mettiamoci al lavoro!
Ben presto le pulizie furono terminate e il Castello brillo di una luce nuova.
Le scope si ritirarono nell’esatto momento in cui Rumpelstiltskin comparve alla presenza di Belle.
- Dearie – ghignò.
- Rumpelstiltskin – sorrise la ragazza, fiera del suo lavoro - Che ne pensate? – gli chiese, spalancando le braccia.
Il Signore Oscuro passò un dito sul tavolo e storse il naso, mentre un angolo della bocca gli si sollevò leggermente all’insù. Quel dettaglio non sfuggì a Belle.
- Niente male – commentò.
Belle sorrise. Era il massimo che poteva ottenere da lui, ma andava bene.
- Adesso vado ad organizzare per… Per stasera. A dopo, Rumpelstiltskin – e con un inchino si congedò.
Il Signore Oscuro rimase lì a fissare quella stanza che per tanti secoli era stata buia e polverosa e che ora brillava di luce propria.

Belle stava sistemando le ultime cose. Aveva lavorato tutto il pomeriggio per organizzare la serata al meglio, e ormai il tempo era agli sgoccioli: presto sarebbero andati in scena.
La ragazza aveva preso quel compito seriamente, ma i momenti comici non erano mancati, come quando per sbaglio Lumière non aveva quasi bruciato il naso di Mr. Tonkins, o una scopa era andata a scontrarsi contro Chip, facendogli riversare tutto il liquido ambrato che conteneva sul vestito di Belle (fortunatamente era intervenuta Mrs. Wardrobe). Gli episodi si erano conclusi con pochi rimbrotti e tante risate.
Belle ridacchiò ripensando a quei momenti.
Era contenta di avere degli amici, per una volta. Non che Rumpelstiltskin non fosse una buona compagnia, ma non era esattamente ciò che si poteva definire un amico. Anche perché al Castello ci stava davvero poco.
Negli oggetti magici, invece, Belle aveva ritrovato un calore perso da tempo, dai giorni in cui aveva lasciato Avonlea. Eppure, neanche al suo palazzo, circondata dalla sua corte e servitù, si era sentita così bene.
Inspirò a pieni polmoni quell’aria rilassata ed esordì:
- Ok, siete tutti pronti? Si comincia.

Rumpelstiltskin si era seduto al tavolo centrale, esattamente a capo tavola, come tutti i giorni dall’arrivo di Belle.
Essendo il Signore Oscuro, non aveva bisogno di mangiare, infatti il suo corpo si nutriva da solo, ma il piacere di avere un piatto caldo al ritorno da un lungo viaggio o il viso della ragazza di fronte a sé ogni sera l’avevano fermato dall’avvisarla della cosa.
Adesso attendeva impaziente che lei uscisse dalla cucina e gli mostrasse ciò che aveva organizzato.
Era passato per sbaglio di fronte a una delle stanze dove la ragazza stava impartendo ordini precisi ed era rimasto notevolmente stupito dalla sua tenacia.
Quella ragazza è un osso duro, pensò.
Per un momento i suoi pensieri corsero a un’altra donna, che aveva la stessa tenacia e voglia di riuscire. Una donna che tanto tempo prima gli aveva rubato il cuore, lo aveva accarezzato e quindi stritolato, risucchiandone fino all’ultima goccia di oscurità per saziarsene avidamente, e infine lo aveva gettato via. Una donna il cui amore era stato solo un’illusione, che aveva messo dinnanzi a lui la sua sete di potere e che era riuscita ad ingannarlo nel più infimo nei modi. Una donna di cui cercava di dimenticare il nome da tanto tempo, nonostante questi gli rimbombasse costantemente nella mente: Cora.
Si diede subito dello stupido per aver anche solo per un secondo paragonato l’essere puro che era Belle con quell’avara strega di Cora. Se la prima era un angelo, quest’ultima era il diavolo e niente, niente avrebbe potuto accomunarle.
Si sgranchì le mani e le poggiò sul tavolo, iniziando a battere impazientemente l’indice sul mogano liscio.
All’improvviso tutte le luci della sala si spensero.
Rumpelstiltskin si alzò immediatamente in piedi.
- Che diamine… - esclamò, ma non riuscì a terminare la frase che una voce lo interruppe.
- Mon chér, monsieur, è con il più grande onore e grandissimo piacere che le diamo il benvenuto! E ora la invitiamo a rilassarsi, a mettersi comodo, mentre la sala da pranzo con orgoglio le presenta... la cena!
Una melodia invase la sala e, prima che il Signore Oscuro riuscisse ad emettere un suono, qualcuno lo rispinse sulla sedia.
Al tempo stesso una luce si puntò al centro della sala, dove fece la sua comparsa un candelabro che, con grandissima sorpresa di Rumpelstiltskin, prese a cantare.
Stia con noi
qui con noi
si rilassi d'ora in poi
Una serie di pentole presero a sfilare lungo i bordi del tavolo, sotto l’espressione sempre più stupefatta del Signore Oscuro.
Leghi al collo il tovagliolo poi faremo tutto noi
La sedia si animò, immobilizzò Rumpelstiltskin e gli legò con foga un tovagliolo al collo. Lui, per la sorpresa, non riuscì neanche ad opporsi.
Intanto, il candelabro si era fatto avanti e ormai era a pochi metri da lui, mentre esibiva fiero un vassoio senza smettere di cantare.
Soupe du journe, antipasti
noi viviamo per servir
provi il pollo, è stupendo
Gli ficco in bocca un pezzo di pollo e subito dopo gliela richiuse, costringendolo a masticare.
Ma che diavoleria era mai quella?!, si domandò Rumpelstiltskin, mentre il candelabro tornava all’attacco.
Non mi crede?
Chieda al piatto!!
Un altro angolo della sala si illuminò, mostrando un mobile aperto, dal quale prese a scendere una fila di piatti.
Vive l'amour!!
Vive la dance!!
dopotutto mister,
c'est la France!!
È una cena qui da noi c'est fantastique!!
Lei prenda il menù
Il candelabro canterino gli piazzo un menù davanti, spalmandoglielo letteralmente in faccia. Rumpelstiltskin sentì di averne abbastanza e che non avrebbe retto per molto altro ancora.
In quel momento il candelabro abbassò con le sue fiammelle il menù e sussurrò cantando:
Gli dia uno sguardo su
poi stia con noi
sì con noi
qui con noi
Una serie di pietanze presero a scorrere sotto gli occhi stupiti di Rumpelstiltskin. Una voce gli sussurrò: - Su, l’assaggi. Non faccia il timido.
Lui, pensando che Belle ci aveva sicuramente lavorato tanto, sospirò e intinse la mano in un dolce, che aveva un aspetto invitante.
In quel momento spuntò dallo stesso un orologio, con due grandi occhioni e un’espressione disgustata tinta in volta.
Che ragù
che soufflé
torte e caramel flambé
A quell’ultima parola il candelabro allungo un suo braccio verso il dolce, che prese fuoco, e con lui anche l’orologio.
Rumpelstiltskin sgranò gli occhi.
Ma che diamine?!, si domandò.
La portata se ne sgambettò via mentre il candelabro tornava a cantare.
Preparati e serviti come un grande cabaret
lei è solo, impaurito,
Eh?! Solo? IMPAURITO? Ma che diamine andava blaterando quel candelabro?, pensò sconvolto Rumpelstiltskin.
Di fronte a lui, intanto, iniziò una vera e propria sfilata di cucchiaini che, tutt’in tiro con i loro nastri gialli, presero a saltellare e rigirarsi per la Sala.
A un certo punto si buttarono tutti in una grande pentola dal contenuto rosato e presero a nuotare in circolo, secondo una precisa coreografia.
Ma la tavola è imbandita
via la noia e la tristezza
viva la spensieratezza!!
Dal liquido rosato del pentolone si alzò uno zampillo, che portò in alto il candelabro.
Le magie e i misteri
degli amici candelieri
A questo punto lo zampillo arrivò talmente in alto che la voce del candelabro si disperse, ma il suo posto venne preso da dei boccali fumanti, che in coro intonarono:
Che raffinatezza, grazia e perfezion
Il candelabro tornò trionfante tra i suoi amici e tutti presero a sbattere uno contro l’altro cantando.
In alto i calici,
facciamo un brindisi
e stia con noi
poi vedrà
soddisfatto se ne andrà
stia con noi
sì con noi
qui con noi
L’unico più sconvolto di Rumpelstiltskin sembrava essere l’orologio dall’espressione scocciata: si aggirava infatti confuso tra tutti quegli oggetti traboccanti, cercando una via di fuga o, quantomeno, un luogo riparato.
L’esibizione proseguì con altri insoliti cantanti (da una teiera a una scopa), e alla fine Rumpelstiltskin si ritrovò circondato da oggetti danzanti e cibo fluttuante.
Più che fame, gli era venuta una gran nausea, ma nessuno sembrava disposto a fermare quella pagliacciata.
Ma vedrà
come qua
tutto splendido sarà
con le luci un po' attenuate
serviremo le portate...
Fino a che
dopo un po'
lei dirà: "Sto scoppiando!"
STO SCOPPIANDO!, urlò mentalmente Rumpelstiltskin.
Ed allora canteremo con amor
- No, no basta – sussurrò, portandosi le mani alle orecchie, mentre un’esplosione di colori, cibi e oggetti si agitava incurante e inarrestabile nella Sala.
Per farla riposar
è ora d'iniziar
mangi con noi
sì con noi
stia con noi
stia qui con noi!!
Manco morto, pensò Rumpelstiltskin.
La melodia scemò e lui ringraziò il cielo che fosse tutto finito.
In quel momento tutte le luci si spensero nuovamente.
- Oh, avete finito con questa… sceneggiata? – inveì Rumpelstiltskin.
Ma la sua acidità venne interrotta sul nascere, quando una luce illuminò Belle che avanzava verso di lui.
Indossava un bellissimo vestito color dell’oro, luminoso come il sole e degno della sua figura. I capelli erano in parte intrecciati sopra la testa e in parte lasciati cadere liberi sulle spalle nude. I suoi occhi color oceano presentavano giusto un filo di trucco, che li rendeva più luminosi e belli del solito.
La ragazza gli sorrise e Rumpelstiltskin in quel momento pensò che non c’era nome più appropriato per lei, se non il suo, Belle.
- De-Dearie… - balbettò.
- Rumple – rispose lei, sempre sorridendo.
Fece un inchino, che il Signore Oscuro ricambiò con molta enfasi, e si sedette all’altra estremità del tavolo.
Le pietanze erano già tutte servite e in bella mostra, e il candelabro canterino ora se ne stava muto a sorridere alla scena.
Alla fine si inchinò anche lui, dicendo:
- La cena… è servita.
E la magia ebbe inizio.

Un’ora dopo Rumpelstiltskin sentì di aver abbastanza di quelle prelibatezze e si alzò.
- Bene, dearie, se il teatrino è finito…
Ma Belle doveva aver programmato tutto, perché si alzò anche lei e terminò la frase al posto suo.
- …diamo il via alle danze!
Lo trascinò in un’altra sala, dove un porta-vassoi si fece avanti con sopra una teiera, che spalancò la bocca sull’atto di cantare.
Oh no, non di nuovo, gemette Rumpelstiltskin, ripensando allo “spettacolo” a cui aveva dovuto assistere poco prima.
Stavolta, tuttavia, gli oggetti rimasero al loro posto e nella sala si diffuse solo una voce, armoniosa e dolce: quella della teiera.
C’è una bestia che
s’addormenterà
ogni volta che,
bella come sei, le sorriderai.
Sulle note di quella soave melodia, Belle afferrò con dolcezza le mani di Rumpelstiltskin e le posò sui suoi fianchi. Lui vacillò un momento.
- Che c’è – sussurrò la ragazza – Al Signore Oscuro non piace ballare?
- Mi sottovaluti, dearie – ribattè lui con convinzione e ironia.
Dentro di sé, però, era tutt’altro che tranquillo.
Belle gli era così vicina che riusciva a distinguere delle piccole lentiggini sul volto della ragazza.
Le mani dell’Oscuro, posate su di lei, sembravano in fiamme.
Cosa gli stava succedendo?
Belle, inconsapevole di questi pensieri, vedendolo in confusione gli sorrise teneramente.
- E allora balliamo – bisbigliò.
Rumpelstiltskin non vedeva l’ora di staccarsi da dosso quegli occhi colore dell’oceano che sembravano leggergli dentro e non se lo fece ripetere due volte.
Presero a volteggiare per la stanza. Negli attimi in cui si avvicinavano, i loro corpi sembravano combaciare alla perfezione.
Quel che non si può
neanche immaginar
è una realtà
che succede già
e spaventa un po'.
Rumpelstiltskin pensò alla verità di quelle parole.
Era spaventato? Oh no, certo che no. Lui era l’Oscuro. Era, più che altro, sorpreso.
Sì, quella era la parola giusta, sorpreso.
Sorpreso perché non provava quella sensazione di pace da davvero tanto tempo, e il calore che gli trasmetteva la vicinanza di Belle era una cosa che ormai aveva dimenticato.
Ti sorprenderà
come il sole ad est
quando sale su
e spalanca il blu
nell’immensità.
Belle, dal canto suo, era entusiasta per come si era svolta la serata: tutto era andato secondo i piani e gli oggetti magici si erano davvero superati. Il suo vestito, gentilmente offerto da Mrs. Wardrobe, era stupendo e nell’indossarlo si era risentita la principessa di Avonlea. Inoltre, non si aspettava che Rumpelstiltskin avrebbe accettato di ballare con lei, eppure era successo.
In quel momento le sembrò davvero di essere tornata a casa, ad Avonlea, durate una delle tipiche feste che i suoi genitori davano spesso. Tuttavia, lì non si era mai sentita a suo agio, mentre ora, tra le braccia di Rumple, si sentiva pervasa di una strana pace. La stessa sensazione l’aveva provato quando lui l’aveva afferrata il giorno che era caduta dalla scala.
Stessa melodia
un'altra armonia
semplice magia
che ti cambierà
ti riscalderà.
- Dearie, ma non credi anche tu che questa sala sia troppo buia? – disse all’improvviso Rumpelstiltskin.
Il volto della ragazza arrossì all’istante: aveva cercato di far del suo meglio, mettendo in scena tutti i candelabri magici che era riuscita a raggruppare, ma a quanto pare non era bastato.
- Beh… S-si, in effetti…
Rumpelstiltskin notò l’imbarazzo della ragazza e, senza smettere di ballare, schioccò le dita: subito un meraviglioso lampadario a bracci con candele d’oro comparve sul soffitto, illuminando quasi a giorno la sala.
Belle rimase a fissarlo a bocca aperta. Era meraviglioso.
Quando sembra che
non succeda più
ci riporta via
come la marea
la felicità.
- Venite – sussurrò all’improvviso Belle a Rumpelstiltskin, staccandosi da lui e prendendogli docilmente una mano.
Lui, con gran sorpresa di entrambi, si lasciò guidare.
Belle lo condusse sul terrazzo della sala ed entrambi si sedettero su un muretto.
Ti riporta via
come la marea
la felicità.
La melodia si acquietò, ma le ultime parole volteggiarono nell’aria intorno a Belle e Rumpelstiltskin ancora un po’.
A rompere il silenzio, alla fine, fu proprio la ragazza.
- Insomma, vi è… Vi è piaciuto?
Rumpelstiltskin sorrise. Un sorriso vero, non uno dei soliti ghigni sghembi.
- Non mi è dispiaciuto, devo ammetterlo. A parte il pezzo del candelabro canterino!
Belle rise.
- Lumière è fatto così.
Rumpelstiltskin stava per ribattere che non lo conosceva neanche da ventiquattr’ore, quando lei gli prese una mano. Subito tutti i suoi pensieri si dissolsero.
- Allora – proseguì la ragazza – Vi hanno stupito?
- Vorrei dir di no, ma non vedo l’ora di levarmi dai piedi quel candelabro canterino, quindi… sì.
Non era vero, ma non voleva far credere a Belle di essere un sentimentale. Era visibilmente stupito e anche piuttosto soddisfatto della serata.
Fortunatamente Belle riusciva ad andare oltre alle parole di Rumpelstiltskin e capì che sotto ci fosse qualcosa di più, quindi non si lamentò per gli scarni complimenti.
- Oh, lo sapevo che vi sarebbe piaciuto – esclamò piuttosto, buttando le braccia al collo dell’Oscuro.
Subito dopo, però, si ritrasse imbarazzata.
- S-sì, beh, ritengo dunque che dovrò mantenere fede all’accordo – disse lui, fintamente amareggiato.
In quel momento tutti gli oggetti si riversarono sulla terrazza.
- Piano, piano, non spingete – andava urlando Mr. Tockins.
Ma ovviamente nessuno gli diede retta.
Rumpelstiltskin commentò ironicamente: - Vedo che vi siete organizzati, dearies.
Si girò verso Belle, che lo guardò felice, e sospirò.
- E va bene – disse.
Battè le mani e una polvere lucente si riversò sugli oggetti animati.
Una nube azzurra prese ad avvolgerli e poco dopo una serie di persone in carne e ossa presero il loro posto. Domestici, camerieri e badanti iniziarono a guardarsi le mani e le altre parti del corpo con fare stupito.
Belle battè le mani e si alzò dal muretto dove era seduta, mentre il Signore Oscuro alzò gli occhi al cielo.
- Grazie mille per averci liberato, Madaimoselle – disse un uomo alto e mingherlino con la erre moscia, facendosi avanti e prendendole la mano. Quindi si inchinò davanti a lei.
- Oh Lumière, alzati! – Belle lo abbracciò.
- Belle! – disse un altro uomo, stavolta basso e tarchiato e con uno strano orologio al collo a mo’ di pendente.
- Mr. Tonkins! – Belle si staccò da Lumière e abbracciò anche lui.
- Signorina, signorina!
Fu la volta di donna formosa dal volto paffuto, con occhi vivaci e guance rosee a incorniciare un sorriso gentile.
Belle gli corse incontro esclamando: - Mrs. Bric!!
E proseguì così per molto altro tempo. Belle abbracciò praticamente tutti i servitori, sotto lo sguardo scocciato del Signore Oscuro.
In realtà quello sguardo era solo una copertura e nessuno avrebbe mai immaginato ciò che si celava nell’animo di Rumpelstiltskin in quel momento. Quel che era certo è che era tutto meno che scocciato.
- Bene, dearies – esclamò a un certo punto, quando Belle sparì nel mucchio di gente – Che ne dite di ritornare a casa?
Tutti esultarono entusiasti e qualcuno prese a ringraziare anche lui (erano matti, pensò Rumpelstiltskin: in fondo era stato lui ad imprigionarli!).
Belle spuntò dal gruppetto con un immenso sorriso e si affiancò al Signore Oscuro. All’improvviso le scese una lacrima.
- Mi mancherete tutti – disse in un soffio.
In un attimo tutto il gruppo si strinse intorno a lei.
- Ci rincontreremo prima o poi, Madaimoselle, ma ora dobbiamo andare: abbiamo degli obblighi a cui sottostare… Ed è ora di trovare un buon padrone.
Belle lo abbracciò nuovamente.
- Sì, ci rivedremo… Prima o poi – disse, ormai in lacrime.
- Abbiamo finito? – si intromise con tono scocciato Rumpelstiltskin.
- Ancora un momento – rispose Belle, non cogliendo l’impazienza dell’Oscuro.
Passò lo sguardo su tutti quei volti per un’ultima volta.
Rumpelstiltskin aspettò un cenno della ragazza, quindi, non appena lei mosse il capo su e giù, battè due volte le mani e il gruppetto di servitori sparì.
Belle sospirò. Era tutto finito.
Presto la sua vita sarebbe tornata ad essere monotona e silenziosa, divisa tra le faccende domestiche e i rimbrotti del padrone.
Fece per andarsene, quando la voce di Rumpelstiltskin la chiamò.
- Belle...
Si girò confusa: non l’aveva chiamata “dearie”, né “mia cara”, né in nessun’altro dei suoi tipici modi.
- Sì?
Rumpelstiltskin sembrò sul punto di dire qualcosa, ma qualcosa lo fece zittire all’istante. Sgranò gli occhi in direzione dei piedi di Belle.
- Che succede? – domandò lei, sempre più confusa.
Abbassò anche lei lo sguardo e per poco non urlò.
- Chi-Chip… Che ci fai ancora qui?! Perché sei ancora una tazzina? – esclamò infine sorpresa.
- Io… Io non lo so – singhiozzò la piccola tazzina.
Belle la prese in mano e iniziò ad accarezzarla.
- Perché tu l’hai rotta, dearie – si intromise Rumpelstiltskin, puntando un dito contro Belle. Vedendo l’espressione scioccata della ragazza, si affrettò ad aggiungere: - O quantomeno, l’hai fatta cadere, e si è sbeccata. Manca un pezzo. Non può tornare umano.
Chip sembrava sull’orlo delle lacrime e Belle lo seguiva.
- E allora cosa possiamo fare? – gemette la ragazza.
“È solo una tazza”, aveva commentato Rumpelstiltskin la volta in cui Belle aveva fatto cadere la tazza, dando vita a una serie infinita di scuse.
Eppure, nel suo cuore oscuro, sapeva che quella non fosse “solo una tazza”.
- Possiamo tenerla noi, dearie – propose.
La ragazza si illuminò e anche la tazzina sembrò calmarsi un momento.
- Oh, sarebbe fantastico! Ti piacerebbe, Chip?
La tazzina fece mogiamente su e giù con la testa.
Sul viso di Belle spuntò un sorriso.
- E così sia, dunque – fece Rumpelstiltskin.
E da quel giorno Chip rimase con loro al Castello Oscuro.






Angolo autrice
Salve a tutti! Se siete arrivati a leggere fin qua, beh, complimenti! Considerate che tutto il testo sta in “solamente” venticinque pagine di Word, “solamente” eh ahahah.
È forse la one shot più lunga che abbia mai scritto, e ne son abbastanza soddisfatta.
Se trovate delle analogie con “A strange book with a black cover”, beh, perdonatemi, ma ve lo avevo detto che l’idea per questa storia mi era venuta mentre scrivevo quella, solo che poi sarebbe stato troppo materiale e alla fine ho deciso di separare il tutto.
I protagonisti di questa one shot, li avrete riconosciuti, son gli oggetti magici di La bella e la bestia, il film Disney. Diciamolo, sarebbe bellissimo poterli vedere davvero in azione in Once Upon A Time! Ok, ci hanno già concesso Lumière, ma lui ce l’hanno anche rovinato… Io me li son immaginati un filino diversi: più attivi, spensierati, e soprattutto senza la Perfida Strega dell’Ovest alle calcagne! E anche con una maledizione lanciata in maniera del tutta nuova…
Quel re a cui loro sottostanno non ha un preciso volto, è solo un tizio con qualcosa che interessa al nostro caro Rumple: un fagiolo magico. Che anche stavolta il Signore Oscuro non riesce ad ottenere. #prayforrumple
Spero che i personaggi siano IC e che Rumple non sia sembrato troppo mollaccione: volevo farlo più dark, ma era tutto talmente comico che l’ho lasciato a lamentarsi solamente, senza agire troppo.
Se inoltre vi chiedete perché il Dark One non abbia deciso di incenerire Belle quando ha scoperto (l’ennesimo) disastro che aveva combinato, beh, io ho immaginato che lui cercasse da tempo la formula per animare gli oggetti e che grazie a Belle e al suo “errorino” l’avesse finalmente trovata, quindi non se la fosse sentito di punirla.
Se invece vi state domandando come mai Chip sia rimasto “animato”, emh… Non me la sentivo di farlo ritrasformare in oggetto. Sì, ci avevo pensato, ma sarebbe stato troppo crudele T.T Diciamo che nella foresta incantata è un oggetto animato, a Storybrooke (luogo senza magia) è solo una tazza.
Solo una tazza *coff*, certo… Si insomma, avete capito!
Inoltre Chip e Mrs. Wardrobe son gli unici nomi che ho mantenuto originali, perché Chicco e Guardaroba proprio non mi suonavano!
Spero che l’inserimento delle canzoni vi sia piaciuto, considerate che la parte di “Stia con noi” l’ho scritta seguendo passo passo il video, quindi se volete potete leggere quel punto della storia e guardare in contemporanea il video Disney, immaginando al posto di Belle il faccione confuso di Rumple ahahahah.
E nulla, se la storia vi è piaciuta lasciatemi un commentino, alla prossima deariess!
   
 
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