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Autore: Lales    26/04/2009    5 recensioni
Tom si poggiò stancamente al muro del giardino, fissando i vetri della serra di fronte a lui. Si era sempre chiesto cosa ci stesse a fare una serra nel giardino dello studio, poi pensò che non era poi così male e che era un bel luogo per andare a pensare o parlare o telefonare. Prese le sigarette dalla tasca ampia della felpa e se ne portò una alle labbra estraendola direttamente dal pacchetto, si tastò le tasche alla ricerca dell'accendino, che però arrivò di fronte a lui stretto in mano a Georg, che con la sigaretta tra le labbra gli porse la fiamma in attesa che aspirasse un po' di nicotina.
Genere: Generale, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PURI E SEMPLICI DELIRI NOTTURNI. I TOKIO HOTEL NON MI APPARTENGONO E CIò CHE SEGUE E PURO FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE.


OUT OF DREAMS.


Tom si poggiò stancamente al muro del giardino, fissando i vetri della serra di fronte a lui. Si era sempre chiesto cosa ci stesse a fare una serra nel giardino dello studio, poi pensò che non era poi così male e che era un bel luogo per andare a pensare o parlare o telefonare. Prese le sigarette dalla tasca ampia della felpa e se ne portò una alle labbra estraendola direttamente dal pacchetto, si tastò le tasche alla ricerca dell'accendino, che però arrivò di fronte a lui stretto in mano a Georg, che con la sigaretta tra le labbra gli porse la fiamma in attesa che aspirasse un po' di nicotina.
- Fa sempre più schifo - sospirò Tom poggiando un piede contro il muro mentre aspirava la prima boccata di fumo - Cazzo - strizzò gli occhi a causa della luce del sole e si girò a guardare l'amico che fissava un punto imprecisato di fronte a lui, nel verde.
- Già, e tutti e due sappiamo che non finirà mai -
Il chitarrista sospirò e si girò nello stesso punto che stava fissando Georg. Si ritrovarono a fissare il nulla con mille pensieri per la testa; quella vita, quella fama, stava cominciando a pesare troppo, e non sapevano neanche come gestirla. Il loro sogno si era trasformato in un incubo, e non sapevano neanche a chi dare la colpa.
- Te la saresti mai immaginata così la nostra vita? - il bassista buttò la cenere sul prato e si girò verso Tom dando le spalle al giardino e alla serra, fissandolo con insistenza. Era il classico sguardo di Georg, quello che cerca risposte a domande che non ce le hanno. Lo sguardo di chi sa una verità fastidiosa, ma ha bisogno di sentirselo dire da qualcun'altro per comprenderla veramente.
- Non fa così schifo la nostra vita - sussurrò Tom - Ci sono solo delle leggere complicazioni che non avevamo calcolato -
- Leggere complicazioni - sorrise Georg abbassando lo sguardo e cominciando ad annuire inumidendosi le labbra - E tu le chiami leggere complicazioni T? -
- Beh G, non saprei che altra definizione dare - rispose l'amico alzando le spalle e guardandolo spaesato mentre aspirava una boccata di fumo.
Rimasero un po' in silenzio ascoltando la natura intorno a loro e il rumore della batteria di Gustav provenire dall'interno dello studio. Aspirarono in contemporanea altro fumo prima che Tom si lasciasse cadere a terra scivolando con la schiena contro il muro.
- Sai cosa vorrei fare? - chiese sorridendo in direzione di Georg.
- Cosa? -
- Ti ricordi quando stavamo ancora a Magdeburgo, ed andavamo in riva all'Elba a fumare di nascosto? -
Georg sorrise e annuì buttando altra cenere sul prato - Cazzo se me lo ricordo -
- Era prima di tutto questo, ed eravamo liberi - Tom lanciò via la sigaretta e buttò via il fumo dalle labbra - Per un giorno, uno solo G, vorrei tornare a bere birra scadente seduto a fissare il fiume sotto di me... -
- E pensare che quando lo facevamo ci faceva schifo... -
- E' vero - scoppiò a ridere Tom mettendosi una mando sotto al mento - Odiavamo stare lì -
- Sognavamo quello che abbiamo T... -
Tom annuì ed alzò lo sguardo nella sua direzione - Merda G, abbiamo vent'anni e siamo degli insodisfatti del cazzo. Parliamo come se ne avessimo sessanta, mi sento così vecchio... -
- Tu sei vecchio da quando ne avevi tredici di anni - puntualizzò Georg aspirando l'ultimo tiro e lanciando lontano il mozzicone della sigaretta - A parte il tuo caso disperato, abbiamo vissuto gli ultimi quattro come se fossero stati dieci anni, siamo solo leggermente schizzati -
- Leggermente schizzati - lo canzonò Tom - Ci serve uno strizzacervelli, altrochè -
- Ehi parla per te - si indignò il bassista sedendosi al suo fianco - Io sto benissimo -
- No, non stai benissimo, altrimenti non avremmo fatto questo discorso -
- Ok intelligentone, visto che sei così bravo perchè non ci analizzi tutti quanti?! -
- Non eri tu lo psicologo del gruppo? - chiese Tom girandosi a guardarlo mentre l'amico assaporava il sole con gli occhi chiusi e la testa poggiata contro il muro.
- Si ma mi sono stancato di dire sempre le solite quattro cazzate, tanto non mi ascoltate mai... - sussurrò Georg mantenendo la sua posizione.
- Io ti ascolto, anche se non sembra - rispose quasi offeso.
- Oh - alzò la testa e si girò verso il chitarrista posando una mano sul cuore - Tomi quanto sei dolce, ora si che rendi felice un povero ragazzo della Germania Est -
- Fottiti G - scoppiò a ridere Tom rigirando il viso.
- Rimane il fatto T, che siamo intrappolati in questa realtà spazio temporale e non ne potremo mai uscire, quindi cominciamo a psicoanalizzarci a vicenda tentando di far rimanere Bill nella categoria persone sane di mente -
- In un certo senso credo che mio fratello sia quello che ne ha risentito di meno sai? - disse Tom poggiando la testa sul muro - E' sempre stato pazzo -
- E' vero - rispose Georg aprendo gli occhi come se Tom gli avesse detto una grande verità - O forse è solo quello più intelligente tra di noi -
- Ehi non bestemmiare - gli rispose prontamente il chitarrista scoppiando a ridere.
- Come non detto - sorrise il bassista a sua volta - Che mi dici allora della mia analisi psicologica? -
- In fondo non sei messo malissimo G - constatò Tom - Sei solo sotto pressione -
- Tutto qui dottore? Pensavo di avere qualche problema più grave, sa il non poter uscire di casa è un nostro comune denominatore, per cui, lo sa come ci si sente intrappolati dentro quattro mura costretti a giocare alla Play fino alla perdita di sensibilità dei polpastrelli... -
- E' vero - annuì Tom - Forse non posso analizzare te se prima non mi analizzo io -
- Servirebbe a qualcosa? -
- Non credo - rispose il rasta aprendo gli occhi - Non so neanche di cosa cazzo stiamo parlando -
- Di quanto pensiamo che la nostra vita faccia schifo - disse Georg prontamente.
- Vedi G, però così non va bene - sospirò Tom poggiando le braccia sulle ginocchia - Sei negativo cazzo, troppo -
- Io negativo? - sgranò gli occhi Georg girando il viso verso l'amico - Tu vieni a parlare a me di negatività quando sei un fottuto stronzo quando si tratta di essere ottimisti? -
- Che c'entra?! E' che io vi preparo al peggio, così se succede qualcosa di bello poi siamo contenti... -
- T - rispose Georg tornando con gli occhi chiusi - Questa scusa di merda è scaduta nel 2007, puzza un po' sai -
- Le scuse non scadono, non le mie perlomeno -
- Le tue scuse non scadono con gli altri, con me, tuo fratello e Big Gus decisamente si... -
- Non potete darmi nemmeno una proroga?! -
- No - disse Georg secco.
- Allora dovrò inventarne di nuove per l'uscita dell' album -
- Credo proprio si - rispose il bassista rimanendo impassibile a prendere il sole.
Tom riaprì gli occhi notando la figura del gemello fare capolino dalla porta, cercandolo. Si guardò un po' intorno prima di scoprire che suo fratello e Georg erano seduti per terra. Li guardò interdetto prima di tirare fuori una sigaretta e accendersela.
- Che cosa fate? - chiese monocorde socchiudendo gli occhi per il sole.
- Scaviamo una buca fino al centro della Terra - rispose Georg con lo stesso tono di voce.
- Figo - rispose il cantante sedendosi vicino al fratello - Andiamo in Australia? -
- Ho detto centro della Terra B, non Australia -
- Beh già che ci siamo scaviamo fino all'altra parte no? - rispose il moro aspirando una boccata di nicotina e poggiando il viso contro le ginocchia.
- Non sarebbe male -
- Poi sai che figata - continuò Bill interrompendo il gemello - In Australia non ci conosce nessuno -
- Che bello - sospirò Georg aprendo gli occhi - Andare a compare le sigarette senza rischi, sai che pace -
- L'hai detto G - si entusiasmò Tom - Che sogno! -
- Io a dir la verità soffro un po' l'allontanamento dal supermercato - confessò Bill fissando un punto di fronte a lui mentre gli altri due si girarono a guardarlo perplessi.
- Meglio che tu stia lontano dai supermercati B - rispose Georg - L'ultima volta abbiamo buttato metà delle cose che hai comprato -
- Già Bill, è decisamente confortante sapere che non ci vai tu a fare la spesa -
- Andate a fanculo - rispose il cantante sorridendo mentre si portava nuovamente la sigaretta alle labbra.
- Che pace - sospirò Tom poggiando la testa di nuovo contro il muro - Voglio rimanere così per un anno o anche due -
- A chi lo dici - sussurrò Georg imitandone la posizione - Potremmo trasferisci ai Caraibi, anzi no, alle Hawaii -
- Si - disse Bill serio - Io mi trasferirei anche in Papuasia, peccato che lì non sanno il tedesco - precisò buttando la cenere sul prato.
- Penso che non andremo mai via da qui davvero - disse Tom pensoso.
- E' vero - confermò il bassista - Non completamente perlomeno -
- Già - fece eco la voce di Bill.
Rimasero in silenzio fino a quando non sentirono dei passi provenire dallo studio, sempre più vicini al giardino. Gustav fece capolino con un panino in mano mentre gli altri tre lo guardavano con gli occhi socchiusi a causa del sole.
- Cazzo Gus, la smetti di mangiare - sbraitò Bill buttando la sigaretta lontano - Sei una discarica -
- Ho bruciato oggi, ho suonato due ore di fila... ora mi viene un infarto - disse il batterista sedendosi di fronte a loro.
- Sapete - disse Georg avvicinandosi all'amico e sottraendogli il panino per dargli un morso - Penso sia arrivato il momento di mettere l'orso Yoghi a dieta -
- Bubu non mi rompere le palle - rispse Gustav riprendendosi il panino dalle mani dell'amico - Io sto bene così, non mi interessa se sto lievitando in tempi record -
- Non sei proporzionato all'altezza Gus - precisò Bill guardandolo.
- Ehi tu proprio non puoi parlare di proporzioni razza di stambecco che non sei altro - si offese il batterista mordendo altro pane - Tu stai zitto proprio -
Bill scoppiò a ridere, seguito poi a ruota da tutti gli altri. Più rideva uno tanto più ridevano gli altri.
Tom fu il primo a rompere quel momento - Non voglio fare il romanticone del cazzo, però vivo per momenti come questi - sorrise ancora guardando gli altri in viso sorridere.
- Ma va idiota - lo spinse Georg - Quasi ci credevo -
- E' vero! - si giustificò Tom ridendo mentre Georg si alzava seguito da Gustav.
- Ti dovrebbero dare l'Oscar - continuò il batterista finendo il suo panino e rientrando dentro dopo il bassista.
- Sono io che devo fare la parte del romanticone, non te lo dimenticare - lo rimproverò Bill alzandosi e guardandolo in viso prima di rientrare. Gli fece uno dei loro sguardi d'intesa dove gli diceva "Lo sai che hanno capito ma sono troppo idioti per ammettere che è vero!"
Tom rimase a guardare il sole, in quella giornata di maggio, sperando che tutto quello che avrebbe dovuto ancora affrontare nella sua vita, sarebbe stato appoggiato sempre da suo fratello e dai suoi amici. Forse era quella l'unica cosa per cui andavano avanti, oltre alla musica, solo per il fatto che sapevano che c'erano e ci sarebbero sempre stati gli uni per gli altri. La loro amicizia sarebbe stata sempre più forte di qualsiasi altra cosa, sempre loro quattro, nonostante tutto.

E quanto cazzo gli voleva bene, lo sapeva solo lui.
  
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