Non
sento più parole.
Ho
nell’animo tante
emozioni, che mi invadono la mente. La torturano, la sconquassano,
esplodono in
un grido che fa male.
Eppure,
non sento più parole.
Sono persa in un
mare
immoto. Sono sospesa nell’aria, sono un fiocco di neve. Sono
in un baratro
oscuro e freddo. Sono nella tana di una bestia feroce in attesa di
essere
sbranata.
Ho
paura.
Mangio
ciò che sento, lo
ricaccio indietro, non lo faccio uscire. Lo ingurgito, lo rumino.
Il cibo fa
cessare tutto,
annienta le emozioni, è la droga che mi porta via dove
niente e nessuno può
raggiungermi, nemmeno il dolore dell’autodistruzione.
Ma dalla
disperazione non
si può fuggire. La disperazione arriva, alla fine, arriva. E colpisce, affonda la sua lama
fino all’elsa, mi scava
nelle viscere. Cosa cerca, però, non ne ho idea.
Rendermi conto
della mia
ennesima resa al cibo mi devasta.
E
ho paura.
Ho paura della
mia
mancanza di coraggio, di questo mio veleggiare nel vuoto, di questo
sentirmi
piena nonostante lo schifo. Ho paura della forza che va via, del mio
completo
abbandono all’auto-annientamento, di questi desideri di
rivalsa che sono solo
parole insignificanti e vane, che mi ghermiscono il petto.
Ho paura del
mondo e di
questa vita che non so affrontare, ma che fa di tutto per sfondare il
muro che
ho costruito intorno a me.
Ho paura
dell’illusione
che ho deciso di vivere, di questa finta determinazione che mi sono
convinta di
avere.
E mano a mano che la realtà avanza, io la trangugio per renderla innocua.
Non mi sento
all’altezza
della vita, non lo sono mai stata.
Ho paura che gli
altri
possano avere ragione sul mio conto e che questi fallimenti non siano
altro che la
conferma di ciò che mi hanno sempre detto.
In fondo, sono i
fatti a
rendere concrete le parole. Non il
contrario.
Ogni volta che
cado,
sento il fallimento marchiarmi a fuoco la pelle. E non ce la faccio a
rialzarmi, preferisco precipitare nella tana del Bianconiglio e
raggiungerne il
fondo.
Mano a mano che
precipito, l’odio verso me stessa aumenta.
Incompiuta, è così che mi sento.