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Autore: Meramadia94    07/08/2016    3 recensioni
Riguardando gli episodi riguardo al caso dell'uomo che fischiettava mi è venuta un'improvvisa ispirazione e non ho resistito.
E se quella notte le cose fossero andate in maniera leggermente diversa?
Riusciranno Sato e Takagi a dirsi ciò che provano l'uno per l'altra prima che sia troppo tardi?
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Detective Boys, Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Wataru Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~Il caso era stato risolto.
Il serial killer era l'ultima vittima, ma colui che gli aveva stroncato la vita era il figlio di una delle vittime che aveva deciso di farsi giustizia con le sue stesse mani.
Conan se n'era accorto solo quando la sua amica Ayumi aveva accennato ad un gatto che aveva preso la coda del topo. Solo lì aveva capito che il sospettato suggerito dal padrone del bar non c'entrava niente in quella storia.
La buona notizia era che adesso avevano una spiegazione a tutto. La cattiva era che Takagi, ignaro, era andato a prendere il colpevole che credeva essere ancora il miglior testimone del caso...
Probabilmente, Takagi ancora non aveva dei sospetti su di lui, ma il colpevole avrebbe potuto mal interpretare la seconda visita nel giro di poche ore da parte dello stesso poliziotto e la sua reazione sarebeb stata imprevedibile.
Anche Sato pareva pensarla allo stesso modo del piccolo detective ed aveva cercato subito di mettersi in contatto con il giovane agente, ma risultava sempre irreperibile e la cosa non le piaceva affatto.
Cercò di tranquillizzarsi, pensando che magari era alla guida della sua auto e non aveva messo l'auricolare, magari era imbottigliato nel traffico e non sentiva il telefono, forse non era ancora arrivato...
Ma l'immagine dell'uomo che amava ferito se non addirittura peggio, non ne voleva sapere di lasciare la sua mentre, peggio di un'immagine impressa a fuoco.
Quando finalmente riuscì ad ottenere una risposta , l'unica voce che sentì era quella del detective Ida.
Il sovrintendente aveva comunicato a tutte le pattuglie l'identità del sospettato del caso Hiramune e si erano diretti a casa sua per arrestarlo... ma quando erano arrivati, l'immobile era deserto, la macchina con cui Takagi era arrivato era sparita e all'ingresso della villetta c'erano delle tracce di sangue ed il cellulare di Takagi, fracassato.

Gli aveva messo la sua stessa cravatta sugli occhi come se fosse una benda. Poi non sapeva cos'era successo e quale auto aveva usato per la fuga, ma lo aveva fatto entrare in un bagagliaio e poi si era messo alla guida.
Aveva guidato per un periodo che gli era sembrato un'eternità, poi l'aveva fatto scendere e costretto a camminare per un po', per poi farlo entrare in chissà quale posto e costretto a scendere di nuovo giù per una rampa di scale.
'' Ecco, siamo arrivati.''- fece Nabei, togliendogli la cravatta dagli occhi.
Takagi si guardò attorno.
Aveva tutta l'aria di essere una cantina, era illuminata solo dalla luce della luna che filtrava da una finestra che però stava troppo in alto per poterci arrivare.
E comunque era anche troppo stretta per riuscire a passarci.
'' Se ti stai chiedendo come mai non ti ho messo del nastro adesivo sulla bocca o imbavagliato in alcun modo...''- fece il signor Nabei togliendo le manette al poliziotto pur mantenendo la pistola puntata contro di lui -'' è semplice. Non c'è nessuno che può sentirti nel raggio di chilometri.
Perciò, se vuoi metterti ad urlare, sbraitare o consumarti le corde vocali fa pure. Nessuno te lo impedirà e nessuno ti sentirà.''
Takagi gli diede segno di aver capito massaggiandosi i polsi arrossati dagli anelli delle manette.
Nessuno che poteva sentirlo nel raggio di chilometri... quindi non erano in città.
O forse erano solo in un quartiere dismesso ed abbandonato in cui c'era qualche voce di spettri che infestavano il posto e nessuno ci andava...
L'unica cosa che sapeva era che si trovavano in un seminterrato.
O meglio, ci si sarebbe trovato lui perchè dubitava seriamente che il signor Nabei sarebbe rimasto con lui per tutto il tempo.
'' Perchè l'hai fatto?''- fece Takagi. Non che non capisse la rabbia che aveva provato quel ragazzo nello scoprire chi era l'assassino di suo padre e nel sapere che per quindici lunghi anni non solo l'aveva fatta franca, ma nemmeno l'avrebbe più pagata in quanto il crimine che aveva commesso era quasi caduto in perscrizione e dunque tempo tre giorni e sarebbe stato tardi.
'' C'erano ancora tre giorni di tempo per fare giustizia... perchè non sei venuto alla polizia?''
'' E per dire che cosa?''- fece Nabei visibilmente arrabbiato -'' Che quando ero un ragazzino avevo sentito la voce del killer e che quella voce apparteneva ad un criminologo stimato e rispettato da tutti? La mia testimonianza non sarebbe stata valida perchè ero un bambino all'epoca dei fatti. Ed ero terrorizzato ed atterrito da quello che stava accadendo.... qualunque tribunale avrebbe potuto dire che potevo essermi sbagliato.''
Takagi abbassò gli occhi... sì, in effetti era vero...
'' E che non potevo accusare una persona solo per il linguaggio del Majhong. Le prove da me raccolte non sarebbero bastate a farlo marcire in galera a vita così...''
''... così l'hai tolto di mezzo e hai inscenato tutto per far credere alla polizia che il colpevole fosse sempre lo stesso.''- in tal modo la polizia avrebbe concentrato tutta la sua attenzione su un fantasma... in tutti i sensi.
'' Ma ti rendi conto di quello che hai fatto...? Adesso dovrai convivere con il peso di aver tolto di mezzo una persona per...''
Nabei scoppiò in una sonora risata.
'' Uno che toglie di mezzo tre persone per dimostrare che è possibile uccidere senza essere arrestati, tu lo chiami persona? No, amico... quella era una bestia... un animale della peggior specie. E come tale l'ho trattato.''
Effettivamente, sulla prima parte non poteva che convenire con lui... ma non c'era una sola valida ragione al mondo per assolvere un assassino.
'' Avvicinati alla colonna e metti dietro le mani.''- gli ordinò.
Il poliziotto non potè far altro che obbedire.
Purtroppo, almeno per il momento, era Nabei ad avere il coltello dalla parte del manico... o meglio la pistola ( non potè pensare all'ironia... un poliziotto tenuto in ostaggio sotto il tiro della SUA stessa arma) dalla parte del calcio.
Sentì di nuovo gli anelli delle manette stringersi attorno ai polsi.
Stando a lungo in quella posizione, gli si sarebbero paralizzate le braccia, come minimo.
Per fortuna, anche se ammanettato in quel modo poteva sedersi sul pavimento.
'' Non funzionerà...''- fece il poliziotto -'' la polizia capirà presto che sei tu l'assassino di Hiramune. Tempo domani mattina, e non ci sarà un solo poliziotto in tutto il Giappone che non avrà una tua foto.''
'' Vorrà dire che per un po' ce ne staremo qui...''- fece Nabei -'' da queste parti, c'è un solo esercizio commerciale ed il proprietario non segue il telegiornale perchè è stanco di ricevere solo brutte notizie... mi sa che gli unici due a sapere qualcosa nel raggio di molte miglia siamo io e te.''
Takagi alzò gli occhi al cielo.
Ma che diamine aveva fatto di male nella vita per essere il bersaglio di tutte le sfortune esistenti al mondo?
'' Verrò più tardi a portarti dell'acqua e qualcosa da mangiare... non darmi problemi, ed andremo che è una favola.''
Nel dir così prese le scale che lo aveva costretto a scendere per arrivare in quello scantinato e chiuse la porta a chiave.
Non dargli problemi, come no... doveva assolutamentre trovarla la maniera di scappare da lì ed anche in fretta.
Peccato che per rendere possibile il suo piano, ci erano almeno due cose da sistemare prima di poterlo attuare ed una a cui pensare subito dopo.
La prima, era che non poteva muoversi dalla sua attuale posizione perchè era legato con delle manette da poliziotto, che non aveva alcun modo di rompere e l'unico modo che aveva per aprirle era usare le chiavi.
La seconda, a cui avrebbe potuto provvedere più facilmente, era la porta chiusa a chiave... ma con l'aiuto di un qualsiasi cosa sarebbe riuscito a far scattare la serratura ed uscire...
La terza, ed il pensare a come risolvere il terzo problema, lo faceva sembrare quasi sicuro di riuscire a fuggire... era che non aveva la più pallida idea di dove si trovava.
Di certo molto lontano da Tokyo. Da come aveva parlato Nabei non si trovavano in un quartiere isolato della città.
A peggiorare la situazione... la ferita iniziava a fargli male e gli impediva di pensare.


Intanto, alla questura centrale di Tokyo...
'' Allora?''- fece il sovrintendente Matsutmoto.
'' Niente, signore.''- fece Megure con uno sguardo addolorato e preoccupato al tempo stesso -'' Eiki Nabei ha completamente fatto piazza pulita in casa di qualunque indizio possa portare ad un posto in cui si sente al sicuro.''
'' Avete controllato il suo PC?''
Questa volta fu Shiratori a rispondere, con un tono meno preoccupato di Megure ma pur sempre preoccupato.
In fin dei conti... Takagi era pur sempre il suo più grande rivale.
'' L'ho appena fatto esaminare dalla polizia informatica... tutto cancellato. Stanno cercando di recuperare i dati, ma sarà un'operazione in cui ci vorrà pazienza e tempo.''
'' Tutto quello che abbiamo trovato...''- fece Chiba con un'espressione davvero affranta in volto -'' è qualche traccia ematica ed il cellulare di Takagi. La scientifica ha analizzato il sangue: non ci sono dubbi, è di Takagi.''
Purtroppo, non c'erano dubbi su quale fosse il ruolo del figlio dell'avvocato Nabei in quella storia.
'' Quindi si sta portando dietro un ostaggio ferito e sta scappando su un auto che proviene dal deposito della polizia... dovrebbe essere facile trovarlo.''- fece il sovrintendente.
'' Non è detto...''- fece Shiratori -'' Ho studiato la locazione della villetta in cui il sospettato,  ha abitato fino a qualche ora fa...se prende la circonvallazione esterna, ha un notevole vantaggio. Dubito fortemente che sia qui in città.''
Poco lontano da loro, intenti a discutere dei pochi, anzi quasi inesistenti elementi d'indagine a loro disposizione, vi era una donna che piangeva.
Silenziosamente, senza singhiozzare.
Di consolarla se ne stavano occupando cinque ragazzini.
Due bambine e tre maschietti.
'' E' colpa mia... è stata tutta colpa mia...''-continuava a ripetere come un disco rotto. Aveva fatto una cosa orribile...senza saperlo aveva spedito colui che amava più della sua vita, l'unico che riusciva a farle venire la voglia di sorridere anche quando vedeva tutto grigio, che malgrado lei non fosse la donna più facile con cui allacciare anche un semplice rapporto di amicizia le era sempre rimasto vicino, che aveva rispettato il suo desiderio di essere lasciata un po' per conto suo quando lei lo aveva allontanato per '' proteggerlo''... e lei come lo aveva ripagato?
Mandandolo dritto dritto tra le braccia di un assassino che se per caso si fosse sentito in trappola, si sarebbe sbarazzato di lui nemmeno fosse stato un sacco della spazzatura...
Se gli fosse accaduto qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonata finchè serebbe stata viva.
'' Dai Sato, non fare così...''- fece la piccola Ayumi.
'' Sì, ha ragione...''- la appoggiò Mitsuhiko-'' Takagi sa badare a sè stesso...''
'' E' uscito da situazioni peggiori...''- aggiunse Genta -'' E' riuscito a scappare da un magazzino in fiamme... vedrai che tornerà presto.''
Sato però pareva inconsolabile.
'' E' colpa tua.''- le diceva una vocina dentro di lei -'' se gli succede qualcosa è colpa tua.''
Conan si diede mentalmente dell'idiota per non aver colto subito che c'era qualcosa di strano. Come aveva potuto non notarlo subito? Se poco ci mancava che l'assassino di un proprio familiare la facesse franca per tutta la vita, e di punto in bianco si faceva di nuovo vivo, in quel momento più che mai se si avevano delle informazioni ritenute importanti si sarebbe dimostrato bendisposto a collaborare.
Invece il signor Nabei era nervoso quando aveva aperto la porta di casa ed il suo umore era peggiorato quando era venuto a sapere che a fargli vista era un agente di polizia.
Doveva arrivarci subito... invece avevano seguito una pista che non aveva portato a niente e adesso Takagi ne stava pagando il prezzo.
'' Conan...''- fece la piccola scienziata, cercando di confortarlo come poteva -'' non fartene una colpa. Tu non sei reponsabile. Non potevi prevedere questa piega degli eventi.''
'' Invece sì...''- fece Conan con lo sguardo basso -'' All'ultimo secondo gli si era presentata la possibilità di avere giustizia per la sua famiglia, per il rotto della cuffia. Quello era il momento in cui più di qualunque altro avrebbe dovuto offrire la propria collaborazione... invece si è alterato appena visto il tesserino della polizia. Avrei dovuto capirlo immediatamente.''
'' Forse hai ragione...''- fece Ai -'' ma ricordati che il mestiere di poliziotto lo ha scelto lui. E nel momento in cui ha deciso di essere un rappresentante delle forze dell'ordine, ha accettato ogni conseguenza. Esce di casa la mattina e non sa se ci tornerà... ma questo destino lo ha scelto lui.''
Cercava di apparire fredda e distaccata, come se il fatto che il poliziotto vivesse o meno non la toccasse, ma era solo apparenza per nascondere la preoccupazione che sotto sotto provava anche lei.
Non le era mai piaciuto sembrare debole o affranta e nemmeno dare la sensazione di aver bisogno di qualcuno che si preoccupasse di dirle '' Andrà tutto bene''.
Era successo solo una volta, e non si sarebbe ripetuto mai più.
'' Sato...''- fece Megure avvicinandosi alla poliziotta con fare paterno, mettendole una mano sulla spalla -'' Mi rendo conto che sei sconvolta e che ritieni di essere responsabile di quanto è successo, ma... adesso dobbiamo pensare a come trovare Takagi ed arrestare Nabei.''
Sato stette in silenzio ancora per qualche secondo, poi si alzò in piedi di scatto, si asciugò gli occhi con un fazzoletto che il suo superiore le aveva offerto e tirò su energicamente con il naso.
Inutile piangersi addosso. Avrebeb continuato solo se questo le avesse dato la certezza che Takagi sarebbe tornato.
'' Chiba''- fece il commissario Matsumoto-'' Trovi un modo per avvisare qualche  familiare dell'agente Takagi per informarlo dell'accaduto, e contattiamo ogni persona che ha avuto o ha a che fare con Eiki Nabei.
Chiedete se c'è un posto in cui si sente al sicuro e che conosce bene. Il tempo passa e dubito fortemente che voglia tenere con sè un poliziotto in ostaggio fino al suo ultimo giorno in questa vita.''
'' Sissignore.''- fece Chiba -'' Porterò il cellulare alla polizia informatica, se siamo fortunati riusciremo a recuperare qualche contatto...''- anche se aveva la sensazione che gli unici contatti che avrebbero trovato alla voce '' Emergenza'' o '' Chiamata rapida'' erano il suo numero e quello di Sato.
E purtroppo, lei era già al corrente della disgrazia avvenuta.

  
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