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Autore: Toms98    08/08/2016    1 recensioni
Raramente, se si è veramente fortunati, la vita dà una possibilità di riscatto. È questo che rappresenta per Aristocle e la sua variegata ciurma, alla ricerca di una seconda possibilità e del leggendario Scudo di Achille, il viaggio sulla Lytrusis. Ma non tutte le divinità dell'Olimpo vogliono che rimangano vivi a lungo...
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Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3 – Apórrhton

Riaffiorarono sulle sponde di un isola grande poco più di un ettaro. La vegetazione era fittissima, forse perché era comandata dalla dea degli Inferi e quindi resa bella dalla madre Artemide. Gli alberi erano talmente alti da coprire con la loro fronda anche la spiaggia, ed i loro tronchi erano coperti da un fitto intreccio di liane e rampicanti, intervallati anche da muschi enormi dal colore verde smeraldo. Tutto il terreno dell’isola era coperto da un manto di erbe e felci, coronati qua e là da fiori particolari e strani, che attiravano farfalle e falene dalle dimensioni spaventose.
Poco a poco, mentre notavano che la nave era fortunatamente rimasta ferma poco lontano dalla riva, la ciurma della Lytrusis si rialzò dalla riva. Filottete, rialzatosi per primo, diede un calcio ad un barile, che si ruppe liberando anche l’ultimo membro dal suo nascondiglio. Questi si controllò un po’ i vestiti e affermò: << Visto, sono rimasto asciutto. >>
Tutti si misero a ridere, più perché erano finalmente tutti salvi che per quanto aveva detto l’uomo. Si accamparono lì vicino, aspettando la notte, quando Aristocle prese la parola e disse: << Amici, vi ringrazio per quanto avete fatto fino ad ora, ma Atena vuole che entri da solo nel tempio. >>
Tutti scattarono a quelle parole, molti spaventati per il fato dell’uomo. Teofania fu la prima ad alzarsi in piedi, osservandolo come se fosse un pazzo. Voleva dire qualcosa, ma non sapeva come esprimersi. A rubarle le parole di bocca fu Muramasa: << È una follia, Persefone he messo Sirena a difesa della sua isola prima ancora che ci fossimo vicini, come pensi farà ora che siamo approdati qui? >>
<< Ti ucciderà appena ne avrà la possibilità! >> aggiunse Dilosfene.
<< Cosa volete, che disobbedisca agli ordini di una dea?! >> accusò Aristotle.
<< Atena ti ha detto di prendere lo scudo di Achille, se morirai facendolo come riuscirai a farlo? >> chiese Filottete, fissandolo con i suoi anziani ma espertissimi occhi.
<< Affronterò tutto quello che mi si parerà davanti! >> rispose zittendo tutti Aristocle << Sono in missione per una divinità, cosa volete che mi succeda?! >>
Ci furono dieci lunghi secondi prima che Teofania avesse coraggio di dire la scomoda verità: << Morirai! >>
Il sole tramontò su quelle parole e lasciò nel silenzio del fuoco scoppiettante il loro accampamento. Nessuno parlò, finché Aristocle non disse: << Domani mattina partirò per il tempio, se non tornerò entro il tramonto, ripartite. >>
<< Oh, fidatevi, >> disse una voce dietro di loro << non arriverete vivi a domani! >>
Tutti si voltarono e impugnarono le loro armi, comprese delle bottiglie di vino con seta infilata nel collo inventate da Dilosfene, contro colei che ormai conoscevano fin troppo bene. Sirena era già fuori dall’acqua nel suo maestoso aspetto demoniaco, ma ora copriva attentamente la parte del suo copro bruciata. << Qui Poseidone non potrà salvarvi! >> disse lei, ridendo satanicamente.
<< Non vorrei offenderti, ma sei stata tu ad essere salvata da morte certa. >> fece notare Filottete.
La demoniaca risata aumentò di intensità, poi successe qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato. Sirena si mise a cantare, e come se controllati dalla sua voce alcuni viticci lì vicino iniziarono a muoversi e velocemente ad accerchiare i piedi di Filottete, per poi sollevarlo e tenerlo a testa in giù, facendogli cadere l’arco d’oro per terra. Prima che potessero ancora fare qualcosa, anche Muramasa, Teofania e Aristocle subirono lo stesso destino. Dilosfene provò comunque ad attaccare Sirena, ma questa gli si parò davanti, facendolo fuggire nel folto della foresta.
Il mostro marino ora aveva un ghigno malvagio dipinto sul volto mentre si avvicinava alle sue prede come un ragno sulla ragnatela. << Ve lo concedo, all’inizio vi avevo sottovalutati. >> disse lei << Ora ditemi, di che morte preferite morire? >>
Passò quindi in rassegna tutte le sue vittime strisciando sull’erba verdina. << Da chi vogliamo iniziare? >> chiese ironicamente lei, avvicinandosi a Filottete. << Vuoi essere tu il primo? >>
<< Vai nel Tartano! >> disse lui, sputando in faccia.
<< Ci sono già stata! >> sussurrò lei << Fidati, è peggio di quanto pensi. >>
<< Peggio della tua faccia? >> disse lui.
Lei lo colpì violentemente con la coda, facendolo oscillare vorticosamente. << Mortale insolente, pensi di potermi uccidere? >>
<< Forse lui no, ma io sì. >> disse Teofania, liberatasi grazie ad un pugnale. Neanche il tempo di capire quello che stava succedendo che dalla parte opposta balzò fuori Dilosfene che passò, con un movimento fulmineo, una delle frecce d’oro cadute a Filottete alla donna, la quale impugnando come una spada si avventò su Sirena.
Come un coltello caldo attraversa il burro, così il dardo velenoso attraversò la nuda e debole pelle, ancora più vulnerabile dalle ustioni. D’istinto, l’essere si rifugiò verso l’acqua, ma il sangue dell’Idra fu più veloce di lei. Si accasciò sulla riva, mentre le squame del suo corpo cadevano come foglie in autunno. Aristotle, appena liberato dalla sua compagna, si gettò verso il mostro per dargli il colpo di grazia. Ma quello che aveva lasciato la caduta della squame era una ragazza bellissima, con un coda di pesce non più terrorizzante, ma raggiante e felice come non mai. << Mortale, alla fine hai vinto! >> disse con la sua solita voce melodica, rotta a tratti da conati di sangue.
<< Chi sei veramente?! >> chiese l’uomo, quasi sentendosi in colpa per quello che aveva fatto.
<< Non ti ho mai mentito riguardo a chi fossi. >> disse ormai a fatica lei << Io sono e sempre sarò Sirena, ma ora ho il mio aspetto prima che fossi maledetta. >> la giovane si alzò a fatica, sorretta dall’uomo, abbastanza per appoggiare una mano sulla guancia di Aristotle e pronunciare un ultimo: << Grazie… >>
In quel momento, il terrore dei mari, la regina dei mostri marini, Sirena, era giunta all’ultimo incontro con le Moire. Tutti i membri dell’equipaggio si avvicinarono alla salma, tutti stupiti dalla bellezza della giovane. << Beh, alla fine anche lei voleva solo essere di nuovo vista come era sempre stata. >> fece notare Dilosfene.
<< Dovremmo darle una degna sepoltura >> propose Teofania.
<< È un tuo nemico. >> disse Muramasa.
<< Già, ma se lo ha fatto Achille, perché non farlo anche noi. >> concordò Filottete.
Il funerale fu preparato nel cuore della notte. Il corpo fu adagiato sulla scialuppa della Lytrusis, avvolto da un telo bianco che le teneva scoperto solo il viso. Tutto attorno, la paglia e quello che rimaneva delle scaglie invincibili furono disposti tutto attorno a colpire i buchi. Quando tutto fu pronto, Aristocle mise due dracme sugli occhi della giovane e spinse, con l’aiuto di Muramasa, la barchetta sul mare. Mentre si allontanava, Teofania recitò un’ultima preghiera affinché le divinità infernali accettassero quell’anima e le permettessero di passare l’eternità nella beatitudine e, quando l’ebbe conclusa, fece cenno a Dilosfene di dare fuoco ad una freccia ricavata da un ramoscello. Dopodiché, Filottete la incoccò e, con estrema precisione, colpì la paglia sulla barca. Mentre la pira bruciava, ad uno ad uno, gli eroi si ritirarono e si coricarono. Gli ultimi furono Teofania e Aristocle.
<< È stata dura, >> disse lei << ma sono contenta che l’abbiamo scampata. >>
<< E domani all’alba ci dirigerlo al tempio. Insieme! >> disse lui coricandosi. Lei sorrise. << Sono contenta >> disse << che tu ti sia convinto. >>
<< Non avevo altra scelta. >> aggiunse l’uomo.
Ma faceva parte del suo piano. Attese che la donna si fosse addormentata, come tutti gli altri, e illuminato dalle ultime luci del fuoco funebre si incamminò verso il centro dell’isola.
Qui, formato dalla corteccia di un albero caduto, sorgeva un verde ponte di legno sorretto da liane. Era stato creato con la forza del canto di Persefone, la quale aveva il potere di controllare tutte le piante della sua isola. Alla fine di quel ponte, circondato da aguzze rocce, sorgeva l’entrata del tempio, sopra cui svettava un enorme teschio di toro coronato di gioielli. Da dentro la grotta, una soffusa luce verde-azzurra si difendeva nell’ambiente. Aristotle si fece coraggio ed entrò nel Tempio del Destino.
Quello che trovò fu un unico lungo naos alla quale fine vi era, appeso al muro, uno scudo finemente decorato. Vi erano raffigurati al centro la Terra e tutti gli astri del firmamento e tutt’attorno scene di vita quotidiana dell’eroe greco che lo possedeva. A coronare tutto ciò c’erano i disegni di ninfe e muse danzanti sul grande mare Oceano. Era lo scudo di Achille.
Passo dopo passo, Aristocle si avvicinò alla reliquia brillante, in oro e bronzo e altri rari metalli, che le conferivano bellezza e potenza uniche nel suo genere.
Era ad un passo dal faticato obiettivo quando un triplice latrato risuonò nel piccolo anfratto. Quando si voltò, fu attaccato da una bestia infernale che provò a sbranato con le sue tre enormi fauci. Si difese a malapena con la sua spada, bloccando i denti affilati come rasoi, ma sentiva la calda bava che cadeva sulla sua faccia. Le teste laterali, senza ostacoli di sorta, attaccarono i fianchi dell’eroe, senza altra possibilità per lui se non perire. E sarebbe successo ciò, la morte per mano del Cerbero, se non fossero intervenute le dorate frecce di Filottete, che colpirono in pieno una delle tre teste. Seguendo i dardi, arrivarono anche Muramasa e Teofania, che spostarono il cane demoniaco e aiutarono l’uomo a sollevarsi. << Sapevo che mi avresti mentito. >> disse la donna, fissando con un occhio di disprezzo, ma anche un pizzico di sollievo, il malandato uomo appena salvato. Dilosfene però rovinò suo malgrado le felicitazioni per la sopravvivenza dell’uomo.
<< Amici… >> disse preoccupato << Credo… che stiano accadendo… cose… >>
Tutti si votarono ad osservare dove puntava il tremante dito dell’uomo. Puntava ad una delle due teste non colpite, che ora stava latrando con forza e attirando uno strano bocciolo. Quando fu vicino al mostro, il bocciolo si aprì e un fiore rosa rilasciò uno stano polline sul cane. Quando il polline ebbe toccato le ferite subite, le lavò via come l’acqua fa con la sabbia. Cerbero si alzò e fissò spavaldo i cinque, per poi proseguire il suo attacco omicida.
<< Non abbiamo tempo per lottare a lungo! >> disse Filottete << Dilosfene, sii il nostro Odisseo! >>
Il re lo guardò con un misto completo di terrore e incomprensione << Cioè?! >>
<< Inventati qualcosa per tirarci fuori di qui. >> disse il reduce, ma prima che l’altro potesse aggiungere alcunché concluse: << E ti prego non un cavallo! >>
Gli altri tre nel frattempo non erano adatti al piano complicato, ma partirono ancor prima di questo discorso. Le tre lame si sforzavano nel tentativo di ferire il mostruoso animale, ma quando questo perdeva anche solo una goccia di sangue, il suo latrato richiamava il fiore salvificante e tornava come nuovo. << Possiamo tagliargli le tre teste contemporaneamente. >> propose Muramasa.
<< Le teste rimangono vive per trenta secondi dopo essere recise, abbastanza per creare un mostro invincibile come l’Idra. >> disse Teofania, rovinando questo piano.
Non del tutto però, perché questo permise a Dilosfene di produrre il più grande colpo di genio della sua vita. << Sarà come giocare a scacchi… >> sussurrò lui, poi passò ad impartire ordini << Voi tre, ognuno si prenda una testa, e puntate a conficcare le vostre spade verticalmente per bloccare le mandibole. Filottete, quando tutte le teste saranno bloccate, tu colpiscilo dritto al cuore. >>
<< Ehi, tu non fai niente?! >> chiese ironica Teofania, schivando l’ennesimo attacco. Dilosfene non la considerò minimamente e si preparò a dare inizio al piano. Con un segnale fece partire i tre. Il primo a riuscire a conficcarsi fu Teofania, sulla testa sinistra. Fu seguita nella seconda ondata anche dagli altri due, ma mentre Filottete mirava, la testa centrale sbalzò indietro Muramasa, facendolo sbattere contro una parete. La lingua era pronta a latrare per il proprio salvataggio.
<< Cosa facciamo?! >> gridò Aristocle.
<< Non lo so! >> rispose spaventato il cipriota.
<< Io non resisterò a lungo! >> disse la giovane.
Il fiore si stava lentamente avvicinando. Mano a mano che si apriva, il terrore saliva.
Fu allora che Muramasa si tuffò sulla demoniaca testa. Aiutandosi con il fodero, recise di netto le corde vocali di Cerbero. Per il dolore, il mastino degli Inferi alzò la testa centrale, lasciando scoperto il petto, che fu attraversato con agilità dalla freccia d’oro.
Cadde dopo poco, permettendo di riprendere le spade conficcate. << Grazie per avermi salvato. >> disse Aristocle, prendendo lo scudo leggendario.
La squadra, scambiandosi complimenti e risate, uscì dal tempio. Ad attenderli c’era una triste Atena, a cui fu consegnato lo scudo. << Mortali, avreste dovuto seguire i miei ordini! >> disse arrendevole mentre osservava lo scudo.
<< Lo so, ma purtroppo Aristocle sarebbe morto senza di noi, quindi… >> si giustificò Filottete.
<< Non è questo il punto! >> disse la divinità << Vedete, ho fatto un patto con Ade per permettere di entrare nell’isola di Persefone, ma lui chiese in cambio che solo uno potesse entrare nel tempio e prendere lo scudo. >>
<< Esatto! >> disse Ade, emergendo dal terreno << Quindi, lo scudo torna a me, come da patti. >>
Atena gli consegnò il scudo, ma lo scambio fu interrotto da Dilosfene: << Aspettate, e se facessimo in altro contratto? >>
<< Non ora mortale… >> disse Atena, ma fu interrotta da Ade che lo fece continuare. << Noi tre abbiamo diversi interessi, quindi propongo qualcosa che accontenti un po’ tutti >> disse il re << Io, portavoce del volere dello scudo, desidero che questo vada ai suoi legittimi proprietari. Atena desidera che Odisseo torni a casa vivo e vegeto e tu, Ade, vuoi che lo scudo resti tuo dominio. Ora, se tu prendessi lo scudo e lo tenessi negli Inferi, facendolo custodire allo spirito di Achille, e promettessi di non accettare la morte del re di Itaca fino al suo ritorno in patria, allora saremmo tutti d’accordo. >>
Il profondo e rosseggiante sguardo di Ade si fissò sul piccolo uomo. << Mortale >> disse la tonante e spaventosa voce << la tua offerta mi piace. >>
Un sospiro di sollievo si diffuse fra i presenti, dei compresi. Dilosfene fu subito accolto dagli applausi del suo gruppo, mentre Ade osservava soddisfatto il gruppo di eroi. << Vista la tua immensa intelligenza, voglio ripagati con un’informazione. >> disse Atena al re cipriota << Sappi che quando partisti, Pigmaglione prese il tuo trono, ma dopo due giorni morì di crepacuore. >>
Dopo che i due dei si scambiarono un abbraccio per sancire la promessa, l’equipaggio risalì sulla nave. Riattraversarono il gorgo e fecero rotta verso Atene. << Scusate, ma quali soste dobbiamo fare? >> chiese Filottete, girando il timone al caldo sole del mezzogiorno.
<< Io mi devo fermare a Delfi. >> disse Teofania. Filottete la guardò e le disse: << Donna, per l’aiuto che mi hai dato, voglio farti un dono. Prendi il mio arco: questi fu dato da Apollo a Eracle, e da Eracle a mio padre, e da mio padre a me. Ora voglio che sia riconsegnata al suo legittimo proprietario. >>
<< Accetto questa offerta, che possa la benedizione di Apollo proteggerti. >> ringraziò lei con la formula cerimoniale.
Muramasa restava silenzioso ad osservare il mare, appoggiato al parapetto. Gli si avvicinò Dilosfene. << Ehi! >> gli disse il re << Ne abbiamo passate tante assieme. >>
<< Sei un uomo molto coraggioso, anche se non sembra. >> si complimentò lui
<< E tu sei di grande onore. >> disse, poi dopo una lunga pausa aggiunse: << Hai qualche programma per il futuro? >>
<< Penso che per ora viaggerò in cerca del mio scopo. >> disse lui continuando a fissare l’orizzonte.
Dilosfene fece un bel respiro e chiese: << Ti andrebbe di diventare la mia guardia del corpo personale? >>
Il samurai lo osservò. << Mi farebbe molto piacere. >> rispose sorridendo lui. I due risero e brindare all’accordo con del vino di Dilosfene. Quando ne ebbe sorteggiato un sorso però, Muramasa ne sputò gran parte. << Per fortuna che doveva essere leggero. >> disse lui asciugandosi la bocca.
Sul ponte sopraelevato stavano invece parlando Teofania e Aristocle. << Sai che sei una donna veramente misteriosa? >> disse l’uomo cambiando discorso.
<< Avrai l’occasione di scoprirlo, forse. >> disse lei.
L’uomo osservò il brillante sole. Gli sembrò, per un istante, di vedere la sua amata che lo spronare ad agire. << Lo spero. Di rivederti, intendo. >> ebbe il coraggio di dire.
La ragazza rimase a fissarlo senza sapere cosa dire.
Filottete interruppe tutti. << Amici… >> disse mentre passava lo stretto passaggio delle colonne di Eracle << …siamo a casa! >>.
   
 
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