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Autore: MobyGrant    08/08/2016    0 recensioni
Premessa: Questa storia racchiude studi e speculazioni sulla lore di Dark Souls III fatte dal sottoscritto, e prova a "romanzare" tutta la vicenda di Lothric ricostruendone la trama, seguendo descrizioni e proprie speculazioni. ATTENZIONE, non andrò a parlare del viaggio del Campione della Cenere, ma della storia del castello di Lothric: la corruzione di Oceiros, la fuga della Regina, il piano di Sulyvahn, e di come Lothric sia finito maledetto e desideroso dell'era oscura.
Ricordo che è tutto frutto di studio personale e che non per forza ciò che andrete a leggere si tratterà di verità incontrastata, ma si cerca di mantenersi il più possibile vicini a ciò che le descrizioni di Dark Souls III lasciano speculare.
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La fiamma era flebile e Gwynevere osservava il mondo soffrire della luce del tramonto. Il sole era debole e sapeva che presto avrebbe dovuto fare ciò che aveva promesso a Oceiros: sacrificare suo figlio per vincolare per sempre la Prima Fiamma. Il fuoco però fin dalla sua nascita, aveva portato luci e ombre, e nelle ombre Sulyvahn tramava.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1 - Lothric

«Credimi, è l’unica persona capace di insegnare al Principe come utilizzare la propria abilità. Lothric è ormai pronto al passo successivo, deve essere indirizzato verso la via del fuoco, deve comprenderla, deve guardare le fiamme e vederne l’essenza, utilizzarle, deve imparare a governarle per poi infine diventarne un tutt’uno».

Le parole del Serpente Primordiale si ripetevano in quel modo da ormai diverse settimane ma la Regina non era ancora convinta. Dopo quello che le aveva raccontato riguardo alla convergenza del tempo e dei mondi, aveva paura a fidarsi delle persone. I mali di ogni epoca erano adesso concentrati in un’unica era, e la paura di veder spegnere la Prima Fiamma definitivamente la tormentava incessantemente.
«Oceiros mi ha raccontato che cosa c’è “oltre”. È un mondo amorfo, non voglio veder crescere i miei figli in una terra in cui non è possibile distinguere la vita dalla morte» disse lei con le lacrime agli occhi pronte a rigarle il viso angelico.
«Cara mia, noi siamo già vissuti in un mondo del genere. Quando i non-morti hanno cominciato a infestare le nostre terre, fare questa distinzione era già diventato impossibile. Fidati di me, come sempre, e vedrai che creeremo la nostra nuova età del fuoco». Nel suo essere a volte ambiguo, Frampt non l’aveva mai delusa.
«D’accordo ma prima dovrà presentarsi al cospetto mio e di Oceiros».

 

«Quando il fuoco si era spento a Lothric, Oceiros aveva vissuto sulla propria pelle gli orrori dell’era oscura. Aveva provato a salvare il suo regno, cercando di combattere le creature dell’Abisso, ma da solo era consapevole che l’unico destino che potesse attenderlo era la dannazione eterna. Oltre alla maledizione dei non-morti, l’oscurità aveva devastato lentamente ogni creatura sopravvissuta all’assenza della luce, ma in quel mondo incolore, senza sentimenti, senza amore, senza guerra, senza odio, senza pace, la neutralità perenne del tempo avrebbe consumato anche il più glorioso dei sovrani. Il Re era stato avvertito, lui sapeva a cosa sarebbe andato incontro ed aveva provato ad opporsi allo spegnimento della prima fiamma. Non aveva però avuto il coraggio di vincolarla, avendo letto le grandi storie del passato di gloriosi guerrieri dall’anima immensa, era consapevole che la propria non sarebbe stata degna».
«Mio padre non avrebbe mai gettato in questo modo la spugna, avrebbe cercato qualcuno degno, avrebbe fatto qualsiasi cosa per non far spegnere la fiamma…»
Il giovane principe amava farsi raccontare quelle storie, e quella in particolare l’aveva sentita una miriade di volte. Puntualmente però, il suo maestro interrompeva il racconto, dicendo che avrebbe potuto sentirne la fine solo una volta che sarebbe diventato abbastanza grande.
«Ti prego, adesso sono pronto, non sarò mai un cavaliere valoroso come mio fratello ma sono più saggio, tu mi ha reso così. Adesso posso capire».
Sulyvahn sorrise a annuì: «Si Lothric, adesso lo sei». Lo stregone si alzò e si diresse verso una delle alte finestre del castello, guardando il mondo unito in un vortice che adesso si presentava come un universo su cui poter allungare le mani.
«Tuo padre conobbe Gundyr, un valoroso cavaliere che accettò di essere il suo campione, giurando di provare a completare il suo incarico fino alla fine dei suoi giorni. Avrebbe affrontato un viaggio alla ricerca di anime abbastanza potenti da poter sacrificare alla Prima Fiamma, per vincolarla per sempre».
«E che cosa è successo? È riuscito a farcela?» Lothric, a differenza di Lorian, aveva sempre mostrato uno spiccato interesse per la storia e lo studio in generale.
«Gundyr purtroppo perse la sua guida, la guardiana del fuoco che avrebbe dovuto aiutarlo ad attraversare le terre del regno, e…» - Sulyvahn sospirò - «con il suo fallimento la fiamma si spense».
Il giovane principe venne colto da brividi di paura: «e nacque l’era oscura?»
«Esatto» - confermò lo stregone - «ma adesso sei abbastanza grande da capire che l’oscurità, l’Abisso che tuo padre ha conosciuto, non deve essere temuto».
Lothric sembrò confuso e coprendosi il viso con la lunga manica, tossì rumorosamente per alcuni secondi: la sua condizione fisica sembrava peggiorare col passare dei giorni.
«Il fuoco è potente, giovane Lothric, ma è nell’Anima Oscura che risiede il vero potere. È l’oscurità ciò che deve essere compresa, e tuo padre nel suo “ciclo” non c’è riuscito».
Il principe rimase qualche istante in silenzio a riflettere su quelle parole. Non era mai stato abituato a una realtà del genere, suo padre e sua madre gli avevano sempre parlato della gloriosa era del fuoco e di come l’Abisso fosse il male principale da cui fuggire.
«Quando i mondi e le ere si sono unite, i tuoi genitori hanno rivisto la luce e adesso vogliono vincolarla per l’eternità. Ma tu è questo che vuoi? Vuoi davvero essere il loro strumento?» Sulivahn si fece serio.
«Voglio rimanere solo maestro… per oggi va bene così».
Lo stregone sorrise e annuì: «Ci vediamo domani, mio principe» e uscì dalla camera reale.


Da quando la campana era suonata, da quando il tempo si era fuso convergendo i mondi in un’unica grande era in cui passato e futuro si incontravano, ogni uomo aveva fatto esperienza del proprio vissuto, pronto a sfruttare la conoscenza della propria vita, mettendola a disposizione dei nuovi elementi che adesso perimetravano la terra di Lothric. Sulyvahn celò un sorriso mentre percorreva il corridoio esterno, consapevole che la via intrapresa al castello l’avrebbe portato a godere del suo nuovo piano.
«È il momento Frampt».

   
 
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