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Autore: _Riri_Sunflower_    10/08/2016    0 recensioni
"I veri amici ti pugnalano di fronte." [Oscar Wilde]
Londra, 1881.
È periodo di caccia, così il signor Wilde e sua moglie decidono di ospitare alcuni amici per l'occasione.
Vecchi amici e conoscenti si ritrovano nella loro tenuta nella contea di Berskhire, in un clima di gioia e felicità.
Questo almeno finché uno degli invitati non viene trovato dalla moglie in una pozza di sangue.
Quella che era un'aria di festa, si trasforma improvvisamente in un'atmosfera di paura e di pregiudizi, incolpandosi e sospettandosi l'un l'altro.
La polizia e gli abitanti della tenuta stessa indagano, sperando di scoprire l'assassino del povero mal capitato quando, convinti di aver trovato il colpevole, qualcosa stravolge ogni idea che si erano fatti.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Berkshire, 3 aprile 1882
 
Un raggio di sole entrò dalla finestra fino a posarsi sui cuscini della camera da letto del signor Lewis. Si era dimenticato di far chiudere le tende la sera prima, ma si sentiva così riposato che non esitò un attimo ad alzarsi. Ancora mezzo addormentato, si avvicinò ai vetri della finestra e guardò fuori, scrutando gli alberi che circondavano la tenuta del suo amico Charles. La casa era ancora immersa nel silenzio più totale, ma era certo che nei minuti a seguire altri si sarebbero svegliati. Gli unici rumori che cominciavano a sentirsi provenivano dal piano inferiore: la servitù stava sicuramente cominciando a preparare la colazione e il pranzo che si sarebbero portati nei boschi.

Era tempo di prepararsi, se non volevano che le migliori prede sfuggissero da sotto i loro nasi. Ronnie aprì il suo baule e lisciò alla meglio il completo che si era portato per la caccia; ci mise più tempo a recuperare gli stivali perché non ricordava in quale cassa li avesse sistemati. Dopo dieci minuti era pronto per uscire nei boschi insieme ai suoi amici. Fece scorrere il chiavistello della sua stanza e aprì la porta, scoprendo di essere ancora l’unico sveglio. Era in procinto di dirigersi al piano inferiore quando sentì la porta di una stanza in fondo al ballatoio aprirsi. Silenziosa come un ladro, la bella Jane Morgan stava richiudendo la porta evitando di far rumore, probabilmente per non svegliare la cugina che era ancora nel mondo dei sogni.

«Buongiorno, signorina.» sussurrò il signor Lewis, facendo spaventare Jane: le sue gote si imporporarono improvvisamente, dando un colorito piacevole al volto di una delle cugine di Charles. A vederla così, sembrava che il viso fosse dello stesso rosso acceso dei suoi capelli. Cercando di mascherare inutilmente il suo imbarazzo, si ritrovò a balbettare parole senza senso, fino a che non riuscì a formulare una frase di senso compiuto: «Signor Lewis, che piacere vederla così sveglio a quest’ora. Non riusciva a dormire?»

«In realtà mi ero scordato di tirare le tende, ieri notte. Sono stato svegliato dal sole.» disse con un tono così soave, che Jane non poté fare a meno di arrossire ulteriormente. Trovava quelle parole molto dolci, ma probabilmente pensava che fossero rivolte direttamente alla sua persona. Scesero entrambi al piano inferiore e, visto che tutti i loro amici dormivano ancora e la colazione non era pronta, uscirono nel giardino ad ammirare la natura che si svegliava poco per volta.

«Trovo che lei e sua cugina siate davvero coraggiose: viaggiare con la sola compagnia dell’altra alla scoperta del continente è qualcosa che non si sente tutti i giorni.»

«È vero, ma io e Cathy siamo state cresciute da persone che ci hanno sempre incoraggiato a viaggiare ed esplorare il mondo. Forse loro intendevano farlo con un uomo, ma noi preferiamo la nostra compagnia ad altre. Appena entrambe abbiamo compiuto ventuno anni, abbiamo preparato i bagagli e siamo partite.»

«Vorrei avere la vostra stessa fortuna, milady. Se mi permette, come fate a finanziare i vostri viaggi?»

«Signor Lewis, la prego di chiamarmi solamente Jane. Milady mi chiamano solo gli uomini anziani.» Gli occhi verdi-azzurri della ragazza incontrarono quelli scuri di lui, costringendoli a fissarsi per diversi istanti, prima che uno dei due volgesse lo sguardo altrove. Un raggio di sole colpì in pieno viso la giovane avventuriera, facendo intendere a entrambi che probabilmente i loro amici si erano già svegliati e si stavano chiedendo dove fossero. A malincuore, tornarono sui loro passi, non prima di essersi scambiati un altro sguardo pieno di segreti.

«Jane! Ecco dov’eri finita.» Catherine corse giù per le scale, come se il fatto di trovarla assieme a Ronnie significasse qualcosa di negativo.

«Cathy, non preoccuparti. Mi ero svegliata presto e non volevo disturbarti. Il signor Lewis mi ha semplicemente fatto compagnia.»

«Come io devo chiamarla Jane, voglio che lei mi chiami Ronnie. In quel modo mi chiamano soltanto i proprietari della banca per cui lavoro.» sussurrò lui al suo orecchio, facendosi udire solamente da Jane. Le sue gote si imporporarono nuovamente, costringendola ad aggrapparsi al corrimano della scala.

«Compagni di caccia, siete pronti?» La voce di Charles fece alzare tutti gli sguardi verso il ballatoio; nei secondi successivi, uomini e donne erano divisi in due gruppi a parlare chi di caccia e chi di cosa era accaduto poco prima nel giardino. La giornata prometteva bene, la signora Marple aveva già confezionato il pranzo per i signori che si sarebbero allontanati da lì a qualche momento e, nel frattempo, dava ordini al giardiniere di raccogliere le varie verdure; se fossero tornati con un po’ di selvaggina, ci sarebbe stato tutto l’occorrente per preparare una cena coi fiocchi.

«Signora Emma, cosa volete fare lei e le sue amiche?» Avevano l’opportunità di fare varie attività; dopo una breve consultazione, decisero di fare una passeggiata a cavallo nei dintorni della tenuta. Emily, appena sentì quale verdetto era stato raggiunto, impallidì appena, come se nascondesse un segreto che sarebbe potuto essere compromesso da quella cavalcata. Il marito Alexander, infatti, si avvicinò immediatamente a lei, la portò in disparte e scambiarono due parole sottovoce, evitando in questo modo di farsi sentire dagli amici, mantenendo il segreto come tale.

Dopo la breve discussione tra i due coniugi, Emily salì le scale per mettersi degli abiti più adatti. Le altre ragazze la imitarono immediatamente, accompagnate dagli sguardi di Ronnie e Sebastian: il primo guardava ammirato Jane, nella sua testa prendeva vita una strana situazione tra lui e una delle cugine minori dell’amico; il secondo, invece, incuriosito dalla chiacchierata tra Alexander ed Emily, controllava cosa quest’ultima potesse nascondere che non potesse essere condiviso con gli amici più fidati.

Una volta che le signore tornarono al piano inferiore, fu servita un’abbondante colazione a base di biscotti appena sfornati e tè bollente. Il pasto fu consumato tra le chiacchiere delle signore sui sogni che avevano fatto durante la notte, mentre i rispettivi mariti si consultavano su come avrebbero dovuto organizzare la battuta di caccia a cui avrebbero preso parte da lì a pochi minuti.

Tutti i cavalli erano già stati sellati nel frattempo, uomini e donne presero quello che serviva e si avviarono alle scuderie, prendendo ognuno il proprio cavallo. Era una fortuna che tutti loro sapessero cavalcare, soprattutto le signore, così si sarebbero divertite senza essere costrette a passeggiare nel giardino.

«Tutto bene, Emily? Mi sembri un po’ pallida…» Clarisse non sapeva cosa la sua più vecchia amica le stesse nascondendo e quel pallore dovuto all’improvvisa altezza da terra non era presagio di buona salute. La giovane sposa di Alexander sperava con tutto il suo cuore che quella cavalcata non mettesse a rischio la sua persona e, dato che aveva deciso di tacere ancora, mentì all’amica, facendole credere che stesse bene.

«Certamente. Non cavalco da molto, spero che questo bell’animale non se ne accorga o rischierò di cadere.»

«Usciamo dalla tenuta e proseguiamo a Ovest, verso le colline. Vi assicuro che appena arriveremo in cima, nessuno penserà più di essere fuori allenamento!» Emma salì in sella al suo fidato cavallo facendosi imitare dalle amiche.

«È tutto pronto, signore.» mormorò il ragazzo, consegnando ad ognuno la propria arma.

«Grazie, John. Puoi dire al cuoco che se troviamo abbastanza selvaggina, il menù di stasera prevedrà proprio quella.» Il garzone fece di sì con la testa, sparendo subito dentro casa.

«Dovete proprio ammazzarle, quelle povere bestiole?» Jane era arrivata silenziosamente alle spalle dei suoi amici, l’unica del gruppo femminile a non esser ancora salita sul proprio cavallo.

«Be’» disse Ronnie avvicinandosi a lei, «potremmo provare ad addomesticarli in poche ore così da seguirci, ma non credo che sarebbero contenti appena vedrebbero che li portiamo in cucina. Le pare?» La donna emise un buffo suono dal naso e gonfiò le guance, come se si fosse offesa. Il sorriso del signor Lewis era ammaliatore, e lei lo aveva capito bene. C’era qualcosa nel suo sguardo che la attraeva, i suoi occhi verde scuro facevano da calamita…

«Jane, noi siamo pronte!» Helen agitava il braccio verso l’amica in modo che potesse vederla dalla distanza a cui si trovava. Jane lanciò un ultimo sguardo a quell’uomo che non faceva altro che punzecchiarla e, senza dire una parola, sollevò un poco la gonna del vestito e si allontanò in fretta verso le ragazze, salendo sul suo cavallo già sellato e in attesa di galoppare insieme agli altri. Edmund si avvicinò a Ronnie, che ancora stava fissando la giovane Jane parlare e ridere mentre si dirigeva verso il cancello principale del castello. «Avanti, o rischiamo che faccia buio senza aver sparato neanche un colpo.»

Una volta che le donne furono lontane, il giardiniere richiuse immediatamente il cancello della tenuta dei suoi padroni e si precipitò ad aiutare il signor Wilde e i suoi amici. Il garzone aveva passato quasi tutta la nottata a lucidare i fucili, caricarli e mettere da parte ogni cartuccia di ricambio che potesse servire. Se le previsioni erano giuste, sarebbero riusciti a trovare un po’ di conigli che andavano in giro a cercare provviste dopo un lungo inverno passato in letargo. Non avrebbero preso i cavalli perché avrebbero potuto correre il rischio di spaventare gli animali, facendoli in quel modo scappare.

Le due cugine viaggiavano a gran velocità, probabilmente non avevano mai smesso di andare a cavallo neanche nei loro viaggi in Europa, e avevano superato di molto Emma. La radura non distava ancora molto, ma già dal sentiero che stavano percorrendo il panorama era così bello da togliere il fiato. Le verdi pianure si estendevano a vista d'occhio, brillando sotto il pallido sole di aprile. La radura si estendeva per chilometri, cambiando la tonalità di verde quando l’erba risultava all'ombra di qualche nuvola dispettosa o di un castagno in fiore. Quando raggiunsero la radura il sole non era ancora alto e il vento di campagna accarezzava i loro visi, minacciando di tanto in tanto di far volare i loro cappelli.

«Che vi avevo detto?» Emma era appena scesa da cavallo e ammirava l’orizzonte perdersi nell’infinito. «La vista è meravigliosa, e ne valeva la pena di fare una passeggiata a cavallo.» Si voltò a guardare le amiche che una ad una fermavano i propri cavalli, ammirando per un secondo il paesaggio che la natura aveva loro da offrire. Emily fu l'ultima a raggiungere le amiche: il suo cavallo era sicuramente più riposato degli altri, ma il suo volto risultava sempre pallido.

«Sicura di sentirti bene, Emily?» la moglie di Edmund scrutò meglio l'amica, ancora convinta che le stesse nascondendo qualcosa. Ma questa mentì nuovamente, dicendo che non era più abituata ad andare a cavallo.

«Jane, mi è sembrato di vedere che il signor Lewis nutri un particolare interesse per te. Voi lo avete notato?» domandò Emily cambiando discorso, pur di non dover spiegare alle amiche il vero motivo per cui era così pallida.

«Allora non sono solo io ad aver visto qualcosa tra loro due. Secondo me formano una bella coppia.» Catherine si avvicinò alla cugina che, rossa in viso, cercava di nascondere un crescente imbarazzo sull’argomento.

«Oh, ma cosa dite! Abbiamo chiacchierato due o tre volte, nulla di più. Anche se…»

«Anche se?» fece eco Emma. Si erano fermate tutte all'ombra di un albero, nello stesso punto in cui i cavalli avevano cominciato a brucare un po’ d'erba appena spuntata. Jane sospirò e si trovò a dover confessare ciò che sentiva di provare per Ronnie.

«Anche se, non so, c'è qualcosa in lui che mi affascina. Ha uno sguardo che ammalia, e confesso che più di una volta ne sono rimasta completamente incantata.» Ormai le gote di Jane erano colorate di un rosso così accesso da ricordare il fuoco vivo che scoppiettava nel camino. Era chiaro come l’acqua che la giovane provasse un’infatuazione per uno degli amici del cugino, ma nessuna di loro poteva immaginare che la cosa era reciproca, e che proprio in quel momento anche gli uomini a caccia parlavano del medesimo argomento.

«Dunque, signori, avete posato gli occhi su qualche bella dama negli ultimi tempi?» Era stato il signor Moore ad avviare il discorso, non consapevole che il suo ex dipendente Sebastian era innamorato della signora Moore, e che pur di non vederla con l’abito da sposa, aveva evitato di andare al matrimonio della coppia.

«Anche quando lavoravamo insieme ti preoccupavi delle mie relazioni, Alexander» rispose il giovane Leeds. «Ahimè nessuna donna ha suscitato in me qualunque cosa abbiate provato voi quando avete conosciuto le vostre consorti.» Edmund e Percy si misero a ridere udendo quella battuta: entrambi non avevano di certo pensato che Sebastian potesse essere così simpatico, soprattutto perché da quando era arrivato al castello dei Wilde, era stato molto taciturno e isolato, come se non avesse voluto far parte della bella compagnia che si era formata in quell’occasione.

«Mi dispiace, Sebastian, ma sono abbastanza certo che, anche tu, troverai qualcuno che ti farà perdere la testa come fece Angelica a Orlando.» Charles non era mai stato appassionato di letteratura, ma da quando sua moglie aveva cominciato a riempirgli la libreria, non poteva fare a meno di curiosare tra le pagine dei vari romanzi che affascinavano tanto Emma. Il resto della compagnia scosse la testa a tale affermazione, consapevoli che avrebbe fatto altri paragoni nel corso della loro permanenza nello Berkshire.

«E tu, Ronnie? Ti abbiamo visto così poche volte che non sappiamo quasi nulla di te!» La curiosità di Edmund fu un bene per Sebastian, che non sopportava essere al centro dell’attenzione. Il ragazzo dai capelli scuri iniziò a balbettare qualcosa, finché non riuscì a formulare una frase di senso compiuto.

«Ammetto che di recente ho incontrato una dolcissima ragazza, anche se non credo che lei si sia resa conto che provo un certo interesse per lei.» Tenne lo sguardo basso mentre pronunciava quelle parole, quasi si vergognasse dei sentimenti che provava. Si accorse solo dopo qualche minuto che i suoi compagni di caccia si erano fermati, sia per non far scappare i conigli, sia per ascoltare attentamente il nome della ragazza per cui Ronnie provava qualcosa.

«Molto bene! È qualcuno di nostra conoscenza?» domandò Charles sottovoce, controllando se i conigli si erano accorti della loro presenza. Ronnie ci impiegò qualche secondo a parlare, non trovando subito il coraggio di pronunciare il nome della ragazza.

«Sì, soprattutto per te, Charles.» Finalmente Charles si girò, l’attenzione improvvisamente rivolta all’amico, le orecchie avevano isolato qualsiasi rumore pur di ascoltare ciò che Ronnie aveva da dire. I secondi d’attesa sembrarono interminabili, specialmente per Ronnie. Alla fine strinse i pugni, alzò lo sguardo verso Charles e pronunciò il nome di Jane. Per poco a Charles non cadde di mano il fucile, tanto era sorpreso. Rimase in silenzio per alcuni minuti, non sapendo esattamente cosa dire. Prima di lasciare che le donne andassero a fare la loro passeggiata a cavallo, aveva intravisto Jane e Ronnie chiacchierare, ma l’idea che lui la stesse corteggiando non l’aveva neanche sfiorato. Si avvicinò al giovane e, mettendogli una mano sulla spalla, gli fece i migliori auguri.

«Mia cugina è una ragazza tosta, non sarà facile conquistarla. Ma sono abbastanza sicuro che riuscirai nell’impresa.» Ronnie non si aspettava di certo una simile approvazione e non poté fare a meno di sorridere e ringraziarlo, trovando la forza necessaria per chiedere alla donna di passare del tempo sola con lui.

«Ragazzi, sento del rumore. Credo che i conigli siano usciti dalla tana.» Edmund non sentiva bene dall’orecchio sinistro dopo tutti i bombardamenti a cui aveva partecipato durante il suo servizio militare nell’esercito della Regina: per questo motivo i suoi amici, che erano a conoscenza del problema, controllavano sempre se era vero che c’era stato un rumore. Un grosso coniglio dal pelo grigio faceva capolino dalla sua tana, annusando l’aria in cerca di qualcosa di buono da mangiare. Avendo trovato l’animale, gli amici diedero la possibilità a Edmund di ammazzarlo che, orgoglioso, puntò il suo fucile contro il piccolo malcapitato e sparò.

Le ore passarono molto rapidamente per entrambi i gruppi: le donne, appena il sole iniziò a tramontare, montarono a cavallo e presero la via del ritorno, a volte facendo a gara a chi sarebbe arrivata prima in cima alla collina, a volte facendo andare i cavalli a un’andatura più lenta, in modo che potessero chiacchierare anche tra di loro. Gli uomini, invece, dopo aver sparato all’ultimo coniglio che videro prima che il bosco diventasse troppo scuro, si misero i fucili in spalla e percorsero il sentiero che li avrebbe condotti fino al castello di Charles, passando dalle cucine per lasciare alla servitù i conigli che erano riusciti a prendere.

Nello stesso momento in cui le donne fecero rientrare i cavalli nelle proprie stalle, gli uomini posarono sul tavolo presente in cucina tutta la selvaggina che erano riusciti a cacciare. Emily non sembrava più pallida come quella mattina, ma la sua preoccupazione dell’andare a cavallo si era rinnovata poco prima del rientro a casa, senza darlo a vedere nuovamente alle amiche. Tutti erano rientrati nel castello, andando nelle rispettive stanze per darsi una rinfrescata prima di cena. Immediatamente Emma domandò al marito come fosse andata la caccia, Alexander si assicurò che la sua Emily stesse bene mentre Percy si vantava con sua moglie Helen di aver preso più conigli di tutti gli altri. Ronnie era in fondo alla coda insieme a Jane che, silenziosa, rispondeva a monosillabi alle domande che le rivolgeva l’uomo. Solo quando le domandò se dopo aver suonato un pezzo al pianoforte una volta finita la cena, volesse passare del tempo insieme a lui, lei arrossì come era accaduto quella mattina.

Sebastian assisteva a tutte quelle scenette standosene in silenzio e, appena raggiunta la sua stanza, ci si chiuse dentro come se volesse isolarsi da tutti. Durante la caccia, una volta risposto alle domande impiccione sulla sua situazione amorosa, non aveva quasi aperto bocca. Sia lui che l’amico Ronnie avevano preferito non parlare più di tanto, soprattutto per non spaventare i conigli che si aggiravano ignari intorno a loro.

Eppure, quel loro comportamento, poteva risultare sospettoso, se solo le persone che li circondavano avessero fatto più attenzione.
   
 
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