Anime & Manga > Paradise Kiss
Ricorda la storia  |      
Autore: L_yukari    10/08/2016    0 recensioni
Kissing you is a Paradise Kiss
it can't be voiced
You are terribly pure water
I'm terribly incapable to...
That which cannot be voiced
Tratto dall'episodio 8 dell'anime Paradise Kiss, dove Yukino riesce a tener testa a Yukari, colpendola nell'intimo. E' differente anche la reazione di Yukari e la parte seguente la discussione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Yukino recuperò la sua borsa, bevve ciò che rimaneva del calice di Merlot con un'unica sorsata e uscì barcollante dall'appartamento del figlio. La discussione aveva preso una piega pericolosa e per di più con una persona inaspettata, la madre di George. Yukari entrò nel corridoio che portava alle camere chiudendosi la porta alle spalle, ci si appoggiò un attimo, si sentiva denudata. Erano parole troppo dure e lei non era ancora pronta ad ascoltarle (o forse non lo sarebbe mai stata). Le laceravano le interiora e le stritolavano il cuore lasciandola senza fiato. In fondo sapeva che prima o poi sarebbe arrivata al punto di non ritorno, ma continuava a far finta di nulla. Era come se il dialogo con Yukino avesse fatto esplodere dentro di lei l'ordigno a cui era collegata la miccia su cui periodicamente si ricordava di spargere acqua. Si ritrovava catapultata in uno stato confusionale e angosciante, chiusa in uno spazio angusto dove sulle pareti tuonavano le scene dei suoi peggiori incubi come un film dell'orrore. Le scene le piovevano addosso dalle pareti trascinandola sempre più giù, si ritrovò a fronteggiare tutto ciò che aveva scacciato via fino a quel momento. 
Si diresse spedita verso la camera da letto in cui aveva condiviso momenti di estrema passione e di estremo sconforto con Joji. Ora riusciva finalmente a capire e si odiava. A George lei non sarebbe mai piaciuta, lei non piaceva molto nemmeno a se stessa. Odiava la se stessa arrendevole, priva di capacità decisionale, un'egoista che non vuole mollare la presa, che da sempre la colpa agli altri, ma era andata comunque avanti in tutto ciò. Ed era dannatamente insicura. Dare la colpa agli altri è comodo, esattamente come lo è bagnare una miccia per riuscire ad arrancare un altro po'. Ormai di fronte a sè vedeva un baratro e la quasi impossibilità di via d'uscita, stavolta sarebbe precipitata davvero. Yukari rinsavì e riprese fiato, con uno scatto fulmineo piombò in camera da letto, poi recuperò dietro la poltrona il borsone con cui era arrivata da Joji, aprì l'armadio riservatole e raccolse tutto ciò che era suo. Alla vista dell'anello che lui le aveva messo al dito qualche notte prima tentennò, ma alla fine decise di portarsi anche quello. Aveva paura di pentirsene, come al solito. E poi quella farfalla di perle era davvero incantevole, degna di un genio come lui. Ritornò nel salone e imboccò l'anticamera per rimettersi le scarpe che si era tolta solo due ore prima. La sfortuna volle che i due si imbattessero l'uno nell'altro sul pianerottolo, appena aperta la porta d'ingresso, lui con le chiavi di casa in mano e il cappotto di piume poggiato sull'altro braccio. George amava i cappotti e aveva buon gusto nell'abbinarli con cappelli e occhiali, ne possedeva i più svariati ed eccentrici, tra cui un cappotto nero con delle lunghe piume che Yukari voleva rubargli da sempre. Una volta le prestò il suo cappello per proteggerla dal vento freddo, ma un cappotto mai.
- Ma come, te ne vai senza salutare?- domandò lui con una malinconia coperta maldestramente dal sorriso beffardo.
- E' un addio questo, George. Sono stanca di te e ho bisogno di tempo per me stessa, non pretendo comprensione e pazienza da chi non fa altro che mettersi sul piedistallo a contemplare il proprio talento e il proprio status da latin lover! - rispose seccata, poi proseguì nel corridoio antistante le scale, ma George le strinse il braccio sinistro,
- Ogni volta non fai altro che cercare di scaricare la colpa sugli altri
- No, non sono questi gli unici problemi fra noi due. -, ribatté lei mentre cercava di ignorare il profumo della sua acqua di colonia, 
- So che c'è qualcosa di sbagliato in me, so che così non vado bene nemmeno a me stessa, ma dall'alto della tua perfezione non sei stato in grado nemmeno di essere comprensivo, non hai fatto altro che peggiorare le cose fra noi. Non mi hai mai aiutata. Evidentemente ti stava bene anche così.
- E tu sei mai stata abbastanza umile da accettare aiuti? Lo avresti davvero accettato, il mio aiuto?
- A questo non posso dare una risposta certa ma non è lì che volevo andare a parare rispose lei con evasione. Colto alla sprovvista, con le spalle al muro, George rispose:
- E va bene allora, fuggi. Fuggi lontano dai problemi, fuggi da te stessa!
- Fraintendi, sei sempre convinto delle tue idee. Non sto fuggendo dai problemi, voglio affrontarli per una buona volta! E non è restando qui che ci riuscirò. - e fissandolo dritto negli occhi aggiunse - Non rivedrai mai più Yukari! -. Yukari urlò enfatizzando le ultime parole, come se stesse volutamente alludendo ad altri significati. 
Le parole di George l'avevano abbattuta quasi quanto quelle di Yukino, evidenziavano meglio ciò che le stava dilaniando l'anima in quel momento. Dentro di sè stava combattendo per far sì che lui non se ne accorgesse minimamente e l'aggressività era stato un metodo efficace. Stupito dalla sua determinazione, Joji la lasciò andare mollandole il braccio e si accinse a rientrare in casa sforzandosi di mantenere un'espressione fredda mentre la guardava andar via. C'era una luce nuova nei suoi occhi e che lei non aveva mai avuto il piacere di mostrargli. Yukari si diresse nelle scale non voltandosi mai indietro, i tacchi stridevano e ci mise tutta se stessa per assumere un andamento calmo e spedito, anche se illusorio. In 10 secondi fu fuori dal palazzo alto-borghese sulla strada bagnata dalla pioggia delle ore prima e scoppiò in lacrime. Mille pensieri nella testa, troppe emozioni tutte insieme, si sentì la testa quasi esplodere. Si voltò nella direzione per raggiungere la stazione e accelerò il passo per coprire i suoi singhiozzi. Una sagoma si stava avvicinando e si rischiarava man mano che entrava nel fascio di luce scialbo del lampione. Era Arashi, abitava a qualche isolato da lì, e lui era l'ultima persona che voleva incontrare in quelle condizioni. Ma invece di assumere il solito atteggiamento irritante, quando la riconobbe Arashi la guardò con un'espressione di compassione mista a dolcezza e lei rimase così stupita che per un attimo smise di piangere.
- Torni a casa?
- Ora o mai più, no? - rispose lei abbassando lo sguardo con imbarazzo.
- Aaaah, te l'avevo detto che quel bastardo non è in grado di rendere felice una donna
- Qui il problema non è lui
- Lo so, la colpa è sempre di entrambi
- Tu non sai un bel niente di me! -, esplose Yukari con nervosismo, era al limite.
- Non ti sto giudicando, ma ho osservato abbastanza per dirti dove stai sbagliando - le rispose pazientemente Arashi. A Yukari non piacevano le critiche ed era testarda, spesso non ascoltava nessuno, proseguiva diritto con i paraocchi fino a sbattere il naso e farsi male, ma questo era l'unico modo per farle capire qualcosa.
Arashi la guardò con tenerezza, come se già sapesse cosa fosse successo, l'unica cosa che le disse fu: -Se vuoi accettare un consiglio non mortificarti così, non disprezzarti. Non devi rinnegare ciò che sei, nè nascondere ciò che eri in passato perchè non ha senso. Noi siamo l'evoluzione del nostro passato e negarlo significherebbe negare anche ciò che siamo nel presente, insieme ai nostri progressi e agli ideali che possediamo. Senza ciò che eravamo in passato, senza i nostri errori, esperienze, sofferenze non saremmo mai arrivati sin qui... e allo stesso modo non è sano dilaniarsi l'anima perchè non rispecchiamo totalmente ciò che vorremmo essere. Se senti il bisogno di cambiare aria, di migliorarti, fallo e basta. 
Arashi aveva l'aria da ragazzino immaturo, da spaccone, la tipica persona da cui non ti aspetteresti mai un exploit di saggezza, ma in realtà era tenero come un cucciolo ed era un grande osservatore, nonchè confidente di Joji. Esitando, continuò : 
- Devi solo cercare il vento che possa spingere le tue ali sempre più in alto -
Con quelle parole era come se volesse farle capire che in fondo le voleva davvero bene, e che si era affezionato a lei, nonostante il lasso di tempo passato insieme molto breve. 
Yukari osservò Arashi superarla e proseguire sulla strada dietro di lei, l'eco delle sue ultime parole le rimbombava nella testa, si voltò verso di lui e l'unica cosa che fu in grado di dire nello stupore fu: - S-salutami Miwako! - e poi si rigirò, riprendendo la via del cammino. Si sentiva come al sicuro e la sua anima era avvolta in una anomala, momentanea, tranquillità.

Kissing you is a Paradise Kiss
It can't be voiced
You are terribly pure water
I'm terribly incapable to...

That which cannot be voiced
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Paradise Kiss / Vai alla pagina dell'autore: L_yukari