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Autore: destiel87    11/08/2016    0 recensioni
Sette sono le Dee che cambieranno il destino dell' eroe Sigfried, giunto dalle terre nordiche fino alle sponde della grecia.
Afrodite, dea dell' amore, Ixchel, dea della passione, Hel, lunare e gelida come i monti dove dimora.
Ecate, dea degli incantesimi, Atena, dea della saggezza e della guerra, Artemide, la vergine cacciatrice.
Ed infine, Perfesone, malinconica regina dell' oltretomba...
Ad accompagnarlo nelle sue avventure, il fidato destriero alato Pegaso, e la veggente guerriera Cassandra.
A sfidare la sua ira e la sua spada, il valoroso e crudele Ares, ed Ade, dio dei morti e delle ombre.
(Nota: I personaggi della storia sono ispirati alla mitologia greca, romana e normanna)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 9: IL DIO DELLA GUERRA




 


L' Aeropago, sorgeva su una delle colline di Atene.
Veniva chiamata la collina di Ares, in quanto il suo imponente tempio si ergeva al centro di essa.
Quando Sigfried e Cassandra giunsero alle sue porte, notarono alcuni guerrieri Atenesi entrare al tempio, portando con se cani e capretti.
Era un usanza comune, offrire sacrifici al Dio per entrare nelle sue grazie, per chiedere la sua forza ed il suo coraggio prima della battaglia, ed onorarlo dopo.
"Forse avremmo dovuto portare anche noi un offerta per Ares... Magari sarebbe stato più benevolo con la nostra causa..." Disse Cassandra timorosa.
"Credi forse che un paio di capretti lo indurranno a non attaccare Tebe? No mia signora... Possiamo affidarci solo alla forza delle nostre parole, e a quella del nostro cuore."
Lei annuì trattenendo il respiro, mentre a seguito del cavaliere varcava la soglia del tempio.
Era un tempio vasto ma spartano, due fila di colonne sostenevano il tetto, alla base delle quali si ergevano grandi statue di guerrieri, fedeli ad Ares e al valore della battaglia.
Al centro del palazzo, vi era un grande focolare per i sacrifici.
A vegliare su di esso, sorgeva un' imponente statua di Ares.
Raffigurato con l' elmo in testa, lo scudo ben saldo nella mano sinistra e la spada nella destra.
Ai suoi piedi teschi ed ossa umane, a raffigurare i molti nemici uccisi.
Sigfried osservò la statua, chiedendosi se il Dio fosse davvero così, o se avesse ancora un po' di umanità nel suo cuore immortale.
Cassandra nel frattempo pregava silenziosamente la Dea Atena, affinchè le desse la saggezza necessaria a far valere le sue parole.
Sigfried decise di affidarsi a se stesso, invece che agli Dei.
Decise di aspettare che i soldati avessero finito con le loro offerte e le loro richieste, prima di invocare il Dio della guerra.
Pensò che in presenza di altri soldati, non avrebbe mai mostrato clemenza per alcuno, ma che forse, in solitudine, avrebbe potuto essere più ragionevole.
Aspettò quindi il calar della sera, per prostrarsi ai suoi piedi e far udire la sua voce.
Quando solo le ombre e il fischio del vento tra le colonne, regnavano nel tempio, Sigfried pronunciò queste parole:
"Ti invochiamo Ares, Dio della guerra. Dio del coraggio, del valore, della morte e del dolore. Ascolta la nostra umile voce, siamo giunti a te da molto lontano, ti chiediamo udienza, oh Ares.
Parliamo in nome della grande Tebe, che tu stesso hai creato e che ora sei in procinto di distruggere.
Imploriamo clemenza, Ares. Parlaci dunque, dicci cosa possiamo fare noi umili servi per riparare alle offese commesse da Tebe."
Solo il silenzio rispose alle sue preghiere.
Tuttavia, il fuoco si mosse con eccessiva veemenza, per essere sospinto dal vento.
Sigfried lo interpretò come un segno, forse il Dio aveva udito la sua voce, ma non aveva desiderio di rispondere.
"Ares! Mostrati a me, così come ti ho veduto nel mio sogno! - Intervenne spavalda Cassadra, alzando le mani verso la sua figura di marmo - Ben ho veduto il tuo viso, il tuo ghigno crudele alle sorti della tua città devastata dal fuoco... Ascolta la mia voce Ares... Non condannare la città per i peccati del singolo... Chiedici un sacrificio in cambio dell' onta subita, e noi lo faremo..."
Appena ebbe pronunciate queste parole, il fuoco s' alzò di nuovo, come mosso da vita propria.
Poi, un forte tremito scosse tutto il tempio.
Cassandra cadde a terra, ma Sigfried non si fece piegare, restò in piedi, di fronte al Dio.
Il tremito si fece più potente, ma ancora, lui non crollò.
Fu allora, che udirono una voce profonda e minacciosa provenire dal grande focolare.
"Mortali, se è la mia voce che volete sentire, offrite il vostro sangue in sacrifio, affinchè io sia certo della forza che vi è in esso."
Sigfried e Cassandra si guardarono un momento, prima che lui estraesse la sua spada.
Tagliò con forza il suo avambraccio, facendo scorrere il sangue sopra il focolare, che aumentava di vigore più il suo sangue fuiva a dargli energia.
Quando fu la volta di Cassandra, Sigfried appoggiò con timore la spada sul suo braccio, incerto se ferire o no la fanciulla.
"Fatelo! Sono pronta!" Lo incitò lei, stringendo il pugno.
Lui si fece coraggio, poi passò la spada sul braccio di lei, rapida e letale.
"Perdonatemi, mia signora." Le disse, mentre il suo sangue accresceva il focolare.
Passò qualche istante, prima che il fuoco si levasse sopra di loro, raggiungendo la cima del tempio.
Sigfried strinse la fanciulla a se, proteggendola dalle fiamme che illuminavano l' oscurità.
Quando le fiamme rosse ed arancioni scesero, intravidero una figura uscire da esse.
Un uomo alto, muscoloso, biondo come il sole, con occhi rossi penetranti e accesi come quelli di una belva selvaggia.
La sua armatura dorata, lo rendeva ancora più luminoso e imponente.
"IL coraggio del guerriero scorre nelle vostre vene mortali. Ho veduto le vostre imprese, impresse nel vostro sangue scarlatto." Disse scendendo dinnanzi a loro.
Poi, guardando Sigfried, fece un leggero sorriso.
"Straniero, molti nemici hai lasciato dormienti sul tuo cammino.
Il regno di Ade è più ricco grazie a te, le terre mortali più sicure. Sarei lieto di incrociare la mia spada con la tua, in un combattimento tra veri guerrieri."
"Tu mi rendi onore Ares. - Rispose Sigfried, chinando leggermente il capo - Sarei lieto di offrirti il mio sangue e la mia spada, ma ora, ti esorto ad ascoltare le nostre suppliche."
L' espressione di Ares cambiò, mostrando la sua ira.
"Le sorti di Tebe sono segnate. La città verrà distrutta, e sono proprio i suoi comandanti, ad averla condannata all' oblio."
"Qual' è il motivo di tanta ira? Che terribile errore hanno commesso, da meritare morte e distruzione?"
"Essi hanno innalzato il loro orgoglio al di sopra del mio. Per questo motivo, cadranno."
"Gli uomini non sono che comuni mortali Ares. - Intervenne Cassandra - Come tali, commettono errori, sospinti dalle umane emozioni. Ma se pochi uomini hanno scatenato la tua furia, perchè punire anche gli innocenti che nella città risiedono?"
"Io ho creato Tebe. Io ho permesso che essa esistesse! - Urlò Il Dio - Io ho donato ai suoi guerrieri la forza ed il coraggio per combattere. Grazie a me, hanno sconfitto ogni nemico che calpestasse le loro terre. Ed ora, che hanno avuto la vittoria piu grande, non mi rendono onore? "
Cassandra capì che si riferiva alla grande battaglia di Leuttra, così guardò Sigfried in cerca di consiglio, ma egli, era intento ad osservare Ares ed i suoi occhi di fuoco, come incantato.
Onore. Ogni uomo della grecia morirebbe per l' onore, ucciderebbe per l' onore. Scatenerebbe guerre per esso, pensò Cassandra.
Per gli Dei, assumeva un ruolo ancora più importante.
Se davvero Gorgida ed il suo esercito, avevano disonorato il Dio, c' era poco che ella potesse fare.
"Ti è stato fatto un grande torto, Ares. Un affronto al tuo onore è stato compiuto. Punisci dunque i responsabili di tale affronto, che siano d' esempio per gli altri. Ma concedi agli innocenti di vivere..." Disse Sigfried, cercando compassione in quegli occhi selvaggi e crudeli.
"I miei stessi figli, hanno anteposto la loro gloria alla mia! Un' affronto simile non puo essere tollerato, ne dimenticato. No guerriero, essi hanno osato sfidare il Dio della guerra, ed egli risponderà. Gorgida deve cadere. Il battaglione sacro deve cadere! Tutta Tebe deve cadere!"
Dicendo questo, l' intero tempio fu scosso da violenti tremiti, mentre il fuoco, s' innalzava al di sopra delle colonne bianche, creando una gigantesca ombra, che sembrava dovesse divorarli da un momento all' altro.
Un luce accecante illuminò la grande sala, costringendo Sigfried e Cassandra a chiudere gli occhi.
L' eroe avvolse la fanciulla tra le sue braccia, pronto a difenderla da qualsiasi pericolo.
Quando la luce svanì e loro poterono vedere nuovamente, Ares era sparito, e nel tempio regnava la calma.
Cassandra, ancora tremante per l' emozione, restò qualche istante ad osservare le fiamme danzare, mentre rifletteva su quanto era appena accaduto.
L' ira di Ares non avrebbe risparmiato nessuno, avrebbe bruciato l' intera Tebe, la Grecia stessa, se fosse stato necessario.
Afflitta, s' inginocchiò ai piedi del focolare, pregando Atena di darle la forza e la saggezza per affrontare il suo destino.
Mentre sottili lacrime d' argento rigavano le sue guance rosate, incrociado le mani supplicò la Dea di aiutarla in quell' ora di dolore e paura.
Fu allora, che Cassandra udì il vento sussurrare il suo nome.
"Vieni da me Cassandra..." Disse il vento.
Una figura di donna apparve nella sua mente... Aveva grazia e bellezza, ma anche forza e fierezza. Lunghi capelli biondi le ricadevano sul mantello celeste, mentre camminava sicura verso le porte di Tebe.
Per un momento, la figura si voltò verso di lei, rivelandole i suoi occhi azzurri lampeggianti.
Fu allora, che Cassandra capì.
"Atena..." Sussurrò estasiata.

Nota: Ares nella mitologia greca è il il tumultuoso dio della Guerra, era il dio che fomentava gli odi, per poter così provocare le guerre, stragi e distruzioni. Dotato di una grande forza e di un temerario coraggio, si buttava nella mischia allo sbaraglio.
I romani lo chiamano Marte, che era un po' diverso da Ares, meno brutale e non così avido di strage e sangue. Era un dio benevolo, che difendeva gli uomini da ogni danno.
Nota: L'Areopago, ossia la "Collina di Ares" è una delle colline di Atene.
Secondo la leggenda, su questa collina il dio sarebbe stato accusato di omicidio da Poseidone, dio del mare greco, e Ares sarebbe stato giudicato da dodici giurati proprio su quella collina.
Inoltre, storicamente sulla collina sorgeva un tempio dedicato ad Ares.

 
  
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