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Autore: misspinkdirectioner    12/08/2016    0 recensioni
Poggio la mia mano sulla sua e intreccio le nostre dita. Non dico niente, non sono brava a esprimere i miei sentimenti con le parole. Cerco sempre di fargli capire ciò che provo con piccoli gesti come questo.
JB avvicina le nostre mani intrecciate al suo viso e lascia un bacio nel punto in cui esse si toccano e questo gesto per me vale più di mille parole romantiche.
Grazie, vorrei dirgli, grazie perché mi capisci sempre, capisci i miei sentimenti anche se non ne parlo, a te basta uno sguardo e poi tutto ti è chiaro.
Ma di nuovo, non dico niente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I could stay here forever.
-Mamma, io vado! – urlo dall’ingresso di casa mia mentre mi sistemo sulle spalle lo zaino strapieno.
-Okay, mi raccomando, sii educata e saluta i genitori di Stella da parte mia- mi risponde avvicinandosi a me dal soggiorno. –Fai attenzione al telefono e rispondi quando ti chiamo-
-Si, certo mamma…- rispondo sbuffando, insomma ho 16 anni non 11! E poi lo sa anche lei che sono sempre responsabile ma di certo questo non la ferma dal farmi mille raccomandazioni. Mi viene quasi da ridere, ho appena affermato di essere responsabile e guarda cosa sto per fare.
Da quando lo conosco niente è più come prima, ora è tutto molto più emozionante, fino a tre mesi fa ero perennemente annoiata e non facevo mai nulla di speciale e invece ora…neanche ci credo! Non è da me, ecco tutto, non mento mai a mia madre.
Finalmente sono fuori, il vento freddo di dicembre mi colpisce il volto e io mi stringo nella mia sciarpa di lana per riscaldarmi.
Prendo il cellulare. 19:17. Devo sbrigarmi, JaeBum sarà al parco dietro casa mia tra circa cinque minuti.
Mando un messaggio a Stella:
-Grazie ancora per la copertura, se dovesse succedere qualcosa con mia madre chiamami subito e raccontale la verità solo in caso di estrema urgenza, grazie ancora Stella, davvero.
PS. Saluta i tuoi da parte di mia madre-
Infilo le mani in tasca e afferro le chiavi della casa al mare che ho preso di nascosto dal cassetto della scrivania di papà. Non dovrebbe accorgersi della loro mancanza, non entra mai nel suo studio, è sempre troppo impegnato col lavoro e quando è a casa è sempre a riposare.
Mi siedo alla panchina e mentre penso ai prossimi fantastici due giorni che mi aspettano quasi non ci credo, insomma, credevo che cose del genere accadessero solo nei libri e nei film!
Il mio vecchio iphone 4 cinguetta e io premo sullo schermo rotto per aprire il messaggio da Stella:
-Certo, conosco il piano di emergenza, ora però tu pensa a goderti il tuo compleanno e basta.
PS. Dacci dentro Chiara! -
Sorrido e ripenso alla giornata che ho passato ieri con la mia migliore amica. Abbiamo passato l’intero pomeriggio a prepararmi per questi due giorni, e sì, per “prepararmi” intendo dire che ho fatto anche la ceretta.
Il suono di un clacson mi distoglie dai miei pensieri, alzo lo sguardo e vedo JaeBum, il mio principe dagli occhi a mandorla, che mi sorride appoggiato al suo furgone. Mi avvicino a lui e mi fermo un attimo a fissare il suo sorriso, lo stesso sorriso che mi ha timidamente rivolto quando, il suo primo giorno di scuola, la professoressa gli ha assegnato il posto accanto al mio.
Lui è più grande di me di quasi tre anni ma si trova due classi indietro perché non è italiano e il sistema scolastico nella sua nazione è diverso dal nostro, inoltre gli è servito un anno per imparare la lingua quando, quasi nove anni fa è arrivato in Italia.
-Tanti auguri- mi sussurra con il suo accento coreano in un orecchio prima di baciarmi lievemente sulle labbra.
-Grazie- gli sorrido e lo guardo togliermi lo zaino dalle spalle per metterlo nel furgone. –JB, lo sai che odio quando fai queste cose, sono perfettamente capace di mettere il mio zaino in una macchina-
-Uff, quante storie, per una volta metti da parte l’orgoglio e fatti trattare come una principessa- dice sollevando l’angolo della bocca in un mezzo sorriso. È bello, cavolo quanto è bello.
Questo è uno dei principali argomenti delle nostre discussioni: il mio orgoglio e la mia indole indipendente.
Lo vedo mentre si accinge ad aprirmi lo sportello dal lato del passeggero e gli rivolgo un’occhiataccia.
-Non provarci nemmeno –
Lui alza le mani in segno di resa e scoppia a ridere. Quella risata e quel sorriso sono una delle cose che amo di più al mondo.
Apro lo sportello e mi sistemo sul mio sedile mentre aspetto che lui salga dall’altra parte.
Mette in moto e finalmente partiamo, il navigatore e il CD di Shawn Mendes come unico sottofondo alla nostra piccola fuga.
Appoggio la testa al finestrino e guardo lentamente la mia piccola e noiosa città che si allontana.
Dopo qualche minuto scopro JB che mi guarda con la coda dell’occhio e sorrido pensando che nessuno mi ha mai guardata come mi guarda lui. Il modo in qui i suoi occhi scuri mi scrutano e come contrae leggermente la mascella mi fa sentire bene, bene con me stessa e bene con tutto il resto.
-Non dovresti guardare la strada invece di guardare me? - Gli domando sorridendo.
-Aish, sei davvero impossibile, che c’è? Non posso guardare la mia ragazza? –
Arrossisco per come mi ha definita: sua. Sono sua? Sono tentata di ribattere dicendo che io non sono di nessuno, ma forse un po’ sua lo sono veramente, o almeno, ora come ora, il mio cuore lo è quasi interamente.
Poggio la mia mano sulla sua e intreccio le nostre dita. Non dico niente, non sono brava a esprimere i miei sentimenti con le parole. Cerco sempre di fargli capire ciò che provo con piccoli gesti come questo.
JB avvicina le nostre mani intrecciate al suo viso e lascia un bacio nel punto in cui esse si toccano e questo gesto per me vale più di mille parole romantiche.
Grazie, vorrei dirgli, grazie perché mi capisci sempre, capisci i miei sentimenti anche se non ne parlo, a te basta uno sguardo e poi tutto ti è chiaro.
Ma di nuovo, non dico niente.
Dopo circa mezz’ora, il navigatore ci avvisa che siamo arrivati e io vedo da lontano la piccola villetta che era dei miei nonni, la casa in cui ho passato le estati della mia infanzia.
Aspetto che JB parcheggi e salto giù dal furgone per poi fermarmi qualche secondo a fissare il mare, ho sempre preferito il mare d’inverno, lo trovo più…diverso.
Allungo un braccio per prendere il mio zaino e quello del mio ragazzo, mi avvicino a lui per darglielo.
-Posso prenderlo anche da solo- mi fa il verso tentando di assumere un’espressione altezzosa. Io scoppio a ridere e lo abbraccio, lo abbraccio stretto. E lui mi abbraccia, mi abbraccia ancora più forte. Sento le sue braccia dietro la mia schiena, all’altezza dei fianchi; infila le mani sotto la mia felpa e mi accarezza la schiena da sopra la mia maglietta di cotone. Io mi aggrappo a lui accarezzandoli la nuca mentre il vento ci spruzza addosso il profumo di mare e io penso che potrei rimanere così per sempre.
JB scioglie lentamente il nostro abbraccio e mi lascia un bacio tra i capelli.
-Più tardi – mi dice fissandomi dritto negli occhi con uno sguardo a metà tra il serio e il divertito rivolgendomi un sorriso in cui riesco a scorgere della malizia.
Più Tardi. Cosa significa? E mentre mi pongo la domanda una parola mi balena nella testa: Sesso. JB si aspetta di fare sesso con me sta notte? E se così fosse, io sarei disposta a farlo? Non lo so. Insomma, lo conosco da solo tre mesi; è vero, mi sento incredibilmente legata a lui, ma non so se sono pronta per questo.
All’improvviso mi sento inadatta, i miei lunghi capelli rossi non sono più così belli, le mie piccole lentiggini sono diventate troppo infantili, il mio corpo diventa orribile nella mia testa e io non sono più abbastanza.
Chiara, smettila, tu sei abbastanza, se non te la senti di fare sesso con lui basterà dirglielo mi ricorda la mia parte razionale.
-Ehi, tutto bene? – JB deve aver notato la mia espressione preoccupata perché mi prende la mano e, sorridendo, mi fa cenno di avvicinarsi alla spiaggia. Annuisco leggermente rivolgendoli un sorriso e, per la prima volta spero non capisca cosa mi passa per la testa.
Camminiamo per qualche minuto prima di sistemare il telo sulla sabbia, mi siedo a gambe incrociate e mi stringo nella sciarpa. JB si sistema accanto a me e apre la borsa frigo tirando fuori una bottiglia mini-size di champagne e due calici di plastica. Mi viene da ridere quando lui mi porge la piccola bottiglia.
-Coraggio, aprila –
-Lo sai che ho paura dello scoppio che fa il tappo – dico e metto su un broncio divertito.
-Piccola, da oggi hai 16 anni, sul serio hai ancora paura di questa stupidaggine? –
-Ecco, vedi, tu stesso mi hai chiamata “piccola” proprio ora – cerco di giustificare questa mia stupida paura.
-È diverso, tu sei la mia piccola –
Di nuovo quell’aggettivo: mia. Sento le mie guance andare a fuoco.
-Io non sono di… - JB mi interrompe poggiando le sue labbra sulle mie, mi poggia una mano sulla guancia e approfondisce il bacio. Io infilo le dita tra i suoi capelli e lo stringo ancora più forte. E per la seconda volta oggi sento che potrei rimanere così per sempre.
-Apriamola insieme, okay? - mi dice ad un soffio dalle mie labbra. Annuisco e prendo la bottiglia con una mano, poggiamo le dite sul collo e con i pollici facciamo saltare il tappo, chiudo gli occhi per il rumore e JB scoppia a ridere e allora rido anche io e il suono di noi due che ridiamo insieme è più bello di mille canzoni d’amore.
Afferro uno dei due calici e faccio cenno di riempirmelo, JB allora avvicina la bottiglia e riempie il mio bicchiere per metà, poi fa lo stesso con il suo e prima di bere facciamo toccare i nostri calici in una specie di brindisi.
-Ah, quasi dimenticavo… - si gira e tira fuori dalla borsa frigo una scatola di cartone rosa, la apre e dentro c’è un tortino con una piccola candelina che JB accende con un accendino; poi inizia a cantare “Tanti auguri”. È incredibile come la sua voce sia incantevole anche quando canta una canzone del genere.
Quando finisce io soffio sulla candelina e con un dito prendo un po’ di crema dal dolce per poi spalmargliela sul naso, allora lui mi imita sporcandomi una guancia.
-Ferma così – dice, prende il suo telefono dal cappotto e apre la fotocamera interna. Appoggio la testa sulla sua spalla e sorrido. JB scatta la foto e mi porge il cellulare per farmela guardare: è venuta proprio bene, sembro…felice, e lo sembra anche lui.
Tolgo la candelina e tiro un morso al tortino che scopro essere al cocco, il mio gusto preferito. JB mette in bocca la metà rimanente.
Mi bacia di nuovo, questa volta però è un bacio delicato, un bacio che sa di cocco.
 
 
 
Dieci minuti dopo siamo sdraiati sul telo, JB ha la testa poggiata sopra il suo zaino e io sono sdraiata accanto a lui che mi cinge la schiena con un braccio, la testa poggiata sul suo petto.
Rimaniamo in silenzio, chiudo gli occhi e ascolto il leggero rumore delle onde che si infrangono sulla sabbia fredda. Il profumo del mare è più intenso in inverno. Nessun rumore, nessun bambino che grida, nessuno che gioca a racchette, solo il mare, è per questo che la spiaggia in inverno è stupenda.
Decido che questo è il momento perfetto per dirgli che non mi sento pronta per fare sesso con lui, faccio un respiro profondo e comincio a parlare.
-JB… -
-mh… -
-Senti, io…ecco, io non so cosa tu ti aspetti da questi due giorni, però, io non credo di…si, insomma, non che io non voglia, è solo che… - Cazzo! Perché non riesco mai a parlare di ciò che provo e di ciò che voglio o non voglio!? Se dovessi scriverlo sarebbe tutto più semplice, le parole mi verrebbero subito in mente.
-Ehi, guardami –
Sollevo la schiena e mi giro per guardarlo, ha un’espressione seria, simile a quella che aveva la prima volta che l’ho incontrato, solo più… dolce.
-Non devi fare niente che tu non voglia, e io da questi due giorni non mi aspetto nulla, e non mi aspetto nulla da parte tua, voglio solo passare questo tempo con te. –
Ora si è sollevato anche lui e mi guarda dritto negli occhi.
-Quindi tu non vuoi…ecco…- distolgo lo sguardo e mi concentro sul piccolo strappo dei miei jeans.
JB mi solleva delicatamente la testa e mi guarda ancora serio.
-Non c’è niente che io voglia di più che fare l’amore con te – mi sorride dolcemente –ma se tu non ti senti pronta va bene, aspetterò, non dico che sarà semplice, ma aspetterò –
E ora sono io a baciarlo, lo bacio e penso a quello che ha appena detto, lui non vuole fare solo sesso, l’amore, lui con me ci vuole fare l’amore.
Interrompo il bacio e lo abbraccio, affondo la testa tra il suo collo e la sua spalla inalando il suo profumo. Sa di pulito e di fresco.
-Entriamo in casa – gli dico e lui annuisce.
Raccogliamo le nostre cose e, mano nella mano, ci dirigiamo verso la piccola villetta bianca.
Prendo le chiavi e apro il cancello che dà sul giardino. Mi guardo attorno a vengo catapultata indietro nel tempo, a quando con i miei cugini giocavamo per ore in questo posto.
-Di qua- faccio strada verso la porta di entrata per poi infilare l’altra chiave nella serratura e aprire la porta.
Entro e poggio lo zaino accanto al divano che si trova nel piccolo salotto e mi tolgo felpa e sciarpa invitando JB a fare lo stesso.
-È carino qui- dice guardandosi attorno. Poi si avvicina al tavolino dove sono poggiate alcune foto.
-Sei tu questa? - mi chiede indicando una bimba di circa sei anni con dei folti capelli ramati, schiariti dal sole.
-Si, ero carina, vero? –
-Quasi quanto lo sei adesso – dice avvicinandosi.
-Smettila…- gli rispondo imbarazzata.
-Per una volta, accetta un complimento e basta – mi cinge i fianchi e mi avvicina a sé. Lo guardo negli occhi e penso di nuovo che potrei rimanere così per sempre.
-La mia camera è infondo al corridoio…- dico piano ad un soffio dalle sue labbra.
-okay… - fa cenno con la testa guardandomi fisso negli occhi poi, all’improvviso, mi sento mancare il suolo da sotto i piedi. Lancio un piccolo urlo e mi ritrovo imbraccio a JB a mo’ di sposa, lui ride e cammina verso il corridoio, scoppio a ridere anche io e tra le risate gli indico col dito l’ultima porta.
Con qualche difficoltà riusciamo ad aprirla e, una volta dentro, mi rimette in piedi, mi fa girare verso di lui, mi afferra per i passanti dei jeans tirandomi a se e mi bacia, ma questa volta è diverso, in questo bacio c’è un’emozione diversa, c’è desiderio. Mi lascio andare mentre lui mi stringe i fianchi, io gli accarezzo il petto e le spalle; ci avviciniamo al letto e la mia parte razionale mi dice che forse dovrei fermarlo, però il mio lato avventato prende il sopravvento e decido che voglio lasciarmi andare un po’, lo fermerò solo se andrà troppo oltre.
JB si siede sul letto, appoggiandosi allo schienale, io mi metto a cavalcioni su di lui e abbasso la cerniera della sua felpa per poi aiutarlo a toglierla. Sposta una mano sulla mia coscia facendo una leggera pressione e si stacca dalle mie labbra per baciarmi sulla guancia, poi sul lobo dell’orecchio e da li lascia poi una lunga scia di baci lungo la mascella e su tutto il collo. Mi scappa un piccolo gemito e mi rendo conto di aver trattenuto il fiato per un po’. Gli accarezzo il torace da sopra la maglia di cotone che però sollevo all’altezza della vita per poi poggiare la mia mano fredda sul suo addome lievemente scolpito, questa volta è lui a gemere lievemente. Lo guardo e nei suoi occhi c’è una scintilla che non avevo mai visto, però mi piace, cavolo se mi piace.
-Toglila – dico alludendo alla maglia.
-Sissignora – risponde sorridendo e poi si spoglia e io mi fermo un secondo ad ammirare la sua pelle chiara, così in contrasto con i capelli e gli occhi scurissimi.
Prendo coraggio e tolgo maglietta e canottiera, rimanendo solo con il mio reggiseno nero. Questa volta è lui a toccare la mia pelle. Quando poggia le mani sui miei fianchi un brivido mi percorre tutta la schiena. All’improvviso JB si ferma.
-Ti ho detto che non devi farlo se non vuoi. – è serio, non ho mai visto il suo sguardo così serio.
-Non ho cambiato idea, voglio solo… toccare la tua pelle –
Mi guarda e mi sorride prima di ribaltare la situazione facendomi sdraiare sotto di lui per poi riprendere a baciarmi. Per qualche minuto le nostre bocche si fondono e le nostre lingue si intrecciano. Poi abbasso le mani verso la lampo dei suoi jeans per sbottonarli, lui si alza per un momento e si sfila l’indumento, rimanendo solo con i boxer neri. Si riabbassa e lascia una lunga scia di baci sulla mia pancia poi poggia la mano sul bottone dei miei jeans e mi guarda.
-Posso? –
Annuisco in risposta e mi lascio spogliare rimanendo anche io solo in intimo. Lo bacio di nuovo e lo abbraccio stretto mentre lui mi accarezza la schiena e le cosce.
-Sotto le coperte- dico iniziando a sistemare le lenzuola bianche.
Continuiamo a abbracciarci e a baciarci per non so quanto tempo prima di fermarci. Mi sistemo su un fianco, la mia schiena contro il suo petto. JB mi avvolge la vita con un braccio e intreccia le sue dita alle mie mentre mi lascia piccoli baci sulla spalla.
E poi, improvvisamente dice le parole più belle del mondo che dette da lui suonano ancora più magiche: -Ti amo. –
In quel momento capisco che lo amo anche io e che potrei veramente rimanere qui, con lui, per sempre. Vorrei che fosse per sempre questa notte di fine dicembre, vorrei che potessimo rimanere per sempre così, avvinghiati l’uno a l’altra, pelle contro pelle.
-Ti amo. –
E, detto ciò che veramente sento nel profondo del mio cuore, mi addormento con la consapevolezza che si, io sono sua, ma che anche lui è mio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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