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Autore: Lamy_    13/08/2016    0 recensioni
Amira e Robert si sono dichiarati ma c'è un piccolo problema: lei ha trascorso un mese davvero impegnativo ma quando ha avuto la possibilità di fermarsi si é domandata: ma Robert che fine ha fatto?
Un viaggio misterioso, un film da girare, un figlio da salvare e un amore che ha bisogno di una spinta per nascere. Ce la faranno Amira e Robert?
A new start for us, la storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo decimo:’Ti vengo a cercare'
 
 
Una settimana era passata, una settimana di intenso lavoro. Fortunatamente Amira ed Emma avevano avuto un enorme supporto da parte di amici e bambini: tutto era pronto. I bambini avevano preparato una recita basata sulla favola di Pinocchio, il catering aveva già organizzato tavoli e sedie, i festoni, fiori e addobbi erano stati sistemati e anche la playlist era pronta. Mancava solo l'abito giusto.
Quella mattina Amira si era svegliata presto per preparare una sostanziosa colazione per Jeremy e Lola che erano ospiti a casa sua. L'odore della torta di mele e di caffè impregnava l'aria, ma nonostante questo quella non era casa sua nel profondo.
"Hai deciso di farci ingrassare?" esordì J mentre si sedeva a tavola con espressione meravigliata.
"Oh sta zitto! Non mangiamo qualcosa di decente da quando sei andata via, Ami." disse Lola con le mani entente ad inzuppare nel caffè biscotti alla cannella e a bere succo. Amira rise col cuore, quei due le erano proprio mancati. Le mancava la sua vecchia vita: passare le giornate tra il lavoro e le serate in giro per la città con i suoi amici. Allontanò quei pensieri dalla mente e addentò un pezzo di torta.
"Sì, sono decisamente brava."
Jeremy, che nel frattempo aveva spazzato quasi tutti i pancakes, convenne con la sua amica e rise.
"Allora, come passate il tempo qui?"
"Io lavoro tutto il giorno e quando ho del tempo libero lo passo a casa di Andrew o leggo."
"Non guardi la tv? I film sono una delle tue più grandi passioni." insistette Lola. Amira mando giù un sorso di caffè e si ripulì le mani e la maglia dalle briciole.
"Alla tv danno solo notizie stupide. I giornali sono molto meglio."
"In traduzione vuol dire che hanno finito di girare 'The Judge' e hanno trasmesso le riprese, le interviste per tutto il mese"
Amira non rispose, si alzò e uscì in terrazza. Lola aveva compreso bene il motivo ma ammetterlo ad alta voce era diverso dal tenerlo solo nella propria mente. Faceva meno male tenerlo per sè, come un segreto oscuro da non rivelare.
"Tesoro, lascia perdere Lola."
Jeremy le cinse le spalle con un braccio e le baciò la fronte. Le lacrime inevitabilmente (e finalmente) uscirono, calde, pesanti, dolore.
"Posso solo provare ad immaginare come tu ti senta. Solo io so cosa davvero provi per lui, ricordo quando passavamo il sabato sera sul divano a parlare di lui e a prenderlo in giro. Faceva tutto meno male. Però, tu sei cambiata. Hai abbandonato tutto e non avrei creduto che tu potessi fare una cosa del genere. Non pensavo quanto ti potessero distruggere i tuoi sentimenti per lui. Ho sottovalutato la situazione. Sei così fragile adesso, così ferita, così...distante. Noi siamo qui per aiutarti, non allontanare anche noi."
"Ti prego, Ami, noi ti vogliamo bene."
Anche Lola si unì a loro e i tre amici si strinsero in un abbraccio di gruppo.
 
 
 
"Dimmi che stai scherzando. Non puoi indossare dei semplici jeans!" sbraitò Jeremy mentre stavano raggiungendo l'ennesimo negozio della città.
"J, smettila. E' già tanto se stasera vengo."
Lola e Jeremy la fulminarono con gli occhi e ricordò la loro promessa: aveva promesso loro che si sarebbe ripresa. Non voleva deludere anche loro.
"Okay okay! Vada per un abito."
"Un abito sexy, sia chiaro. Vediamo di trovarti un uomo degno di essere definito tale!" Amira rise a quella infelice battuta di Lola e si fece trascinare dai suoi amici davanti ad una vetrina: oltre il vetro un manichino indossava un meraviglioso tubino nero, corto, senza spalline e con un nastro di raso nero sotto il seno.
"Questo è perfetto!"
I tre entrarono nel negozio ed Amira corse in camerino a provare l'abito.
"Piacerà a Robert?" chiese Lola sottovoce a Jeremy che annuì energicamente.
"Agli uomini piace tutto ciò che mette in mostra un bel corpo."
"Se solo Amira sapesse..."
"Lola, no. Ami non deve sapere che Robert sta venendo qui a prendersela. E' un segreto. Facciamolo per lei."
"Come sto?" esordì Amira: il vestito le calzava a pennello, sembrava cucito su di lei.
"Sei magnifica."
 
 
 
"Non ti credevo capace di una cosa così...eroica."
Robert portò l'attenzione sulla donna seduta di fronte a lui e rise.
"Eroica? Davvero non trovi un'altra parola, Susan?"
"La definirei una stupidaggine, inutile, priva di razionalità e scopo ma ovviamente tu non mi ascolteresti."
"Credi che io sia pazzo?"
Susan lo guardò a annuì. Erano in viaggio per l'Inghilterra, alla fine Robert era riuscito a convincerla ed ora lei faceva da cupido tra lui e Amira.
"Non avresti mai fatto una cosa del genere per me." disse Susan dal nulla, sembrava una semplice constatazione eppure aveva una vena di delusione.
"Suzie, io ti ho amato davvero per dieci anni ma le cose finiscono. Finisce il mare, figuriamoci l'amore. Con Amira è diverso ma non ne devo parlare con te, non credo sia decoroso."
La donna dovette dargli ragione ma mantenne il tiro e decise di prenderlo un po' in giro.
"Almeno a letto è brava?"
Robert le lanciò un'occhiata tra l'imbarazzo e lo sconcerto, lei alzò le spalle e aggiunse:
"Voglio dire, è molo giovane e non so quale esperienza possa avere a riguardo."
"Sa il fatto suo la ragazza."
"Oh Robert, non puoi liquidare la cosa con parole misere."
"Ti posso dire che un suo bacio equivale e dieci minuti di ottimo sesso e che tutte le volte che siamo stati insieme ha superato ogni mia aspettativa lasciandomi senza parole. Contenta ora?"
Susan scoppiò a ridere e poco dopo anche lui la seguì.
"Adesso ti riconosco, Downey!"
 
 
 
"Quindi, stasera ci sarà anche tua moglie?" chiese Amira entusiasta ad Aaron mentre finivano di disporre le sedie attorno ai tavoli. Lui annuì e sorrise.
"Sì. Voglio che la mia famiglia la conosca e voglio farle capire che sono stato uno stupido a tenere nascosto il nostro matrimonio dato che l'hanno presa tutti bene."
La ragazza sistemò l'ultima sedia e vi si sedette, era stanca e aveva solo voglia di un bagno e di un bicchiere di vino.
"Amira, che c'è?"
"Pensavo. Sei stato davvero coraggioso ad ammettere a tutti che sei sposato, che vuoi restare in Giappone e ammiro che tu difenda la tua relazione. Non tutti ne sono capaci."
Aaron la raggiunse, prese posto di fronte a lei e poggiò i gomiti sulle ginocchia.
"Intendi dire che tu non ne sei capace?"
Amira sorrise.
"Forse."
"Cosa vuoi? Avanti, siamo solo io e te. Dimmi cosa desideri davvero."
"Aaron..."
"No, Amira. Lo so cosa si prova a tenersi tutto dentro, a far finta che nulla sia successo, sbattersi un sorriso sulla faccia, verso o falso che sia, pretendere che la vita proceda e aspettare che il dolore passi. Beh, novità: il dolore non passa. Lo so che hai Lola e Jeremy, ma non sempre si riesce a lasciarsi andare con chi ci sta accanto. Io mi sono sfogato in un bar, mezzo ubriaco, con un omone che nemmeno capiva la mia lingua. Eppure mi sono sentito subito meglio. Parlami."
La ragazza si mise in piedi voltandosi verso la strada e alcune lacrime le velarono la vista; forse sfogarsi  non le avrebbe fatto male, riportare tutto a galla sarebbe stato positivo e poi, una volta a casa, avrebbe richiuso il dolore in una parte del suo cuore.
"Io sono innamorata di Robert, ma sono scappata. Ho dovuto farlo. Lui e sua moglie un paio di anni fa avevano divorziato e lui era a pezzi. Una sera ha suonato alla mia porta, si è buttato sul divano e dal nulla ha cominciato a raccontarmi la sua vita. I difficili rapporti col padre, le lezioni di danza e recitazione, i problemi con la droga, il suo primo matrimonio, e ha continuato fino a quella sera. Io più lo guardavo e più me ne innamoravo. Le sue parole, la sua vita, mi hanno mandato il cuore in gola, avevo i brividi e capì che ne sarei diventata dipendente. Le cose tornarono stabili. Non parlammo mai di quella notte, anche perchè forse lui non ne ha nemmeno memoria. Sta di fatto che una sera facemmo l'errore di andare a letto insieme e il giorno dopo è partito per un misterioso viaggio. In breve: è tornato con la sua ex, hanno un bambino bellissimo e il figlio maggiore di lui è in riabilitazione. Io non posso interferire con la loro vita, sebbene io lo ami tanto, e preferisco soffrire io. E poi eccomi qui, l'unico luogo nel quale speravo di non dover mai tornare, lontana dal lavoro che amo e dalla mia libertà. Quando si ha tutto lo si dà per scontato, si crede stupidamente che sarà nostro per sempre, e invece tutto ti viene portato via in un attimo. Nulla è per sempre, forse solo il dolore lo è."
La sua voce tremava, si sfregava le mani nervosa, a volte sorrideva e a volte temeva che le lacrime potessero avere la meglio. Fissò il vuoto e come una secchiata di acqua ghiacciata i ricordi la trafissero: le mani di Robert che la stringevano, la sua voce calda, la sua risata e quel sorriso che sapeva farle tremare le gambe, le sue labbra che un tempo l'avevano baciata, amata, guarita e che ora le mancavano. Sbatté le palpebre e sentì un nodo serrarle la gola.
"Sei molto più coraggiosa di me, sai. Io non avrei sopportato tutto questo."
"Poi ci si abitua." ribatté Amira con un mezzo sorriso, stava cercando di non crollare del tutto.
"No, al dolore nessuno si è mai abituato. Impari solo a condividere con esso le tua giornate."
Amira alzò gli occhi su di lui e lo abbracciò per una manciata di secondi. Aaron ricambiò la stretta e le sorrise.
"Oh mamma, è tardi. Tra poco dobbiamo essere alla festa!" esclamò la ragazza puntando gli occhi sul quadrante dell'orologio. Aaron scoppiò a ridere ed insieme lasciarono l'istituto.
 
 
 
Quanto sei disposto a fare per riaverla?, era la domanda che Susan gli aveva posto non appena giunti in Inghilterra e da allora non aveva smesso di pensarci. La verità era che non aveva la minima idea di cosa fare e dire quando l'avrebbe affrontata.
"Robert, muoviti!"
Robert prese un respiro profondo, si sistemò meglio la camicia nera e raggiunse Susan.
"Stavi ammirando il tuo riflesso nell'acqua, Narciso?"
"Non scherzare, Suzie. Sono un fascio di nervi."
"Fatti un bicchierino."
Lui alzò gli occhi al cielo e la sua ex scoppiò in una fragorosa risata. L'ascensore li lasciò al piano terra e si avviarono velocemente verso l'orfanotrofio, erano in ritardo. La serata era abbastanza calda per essere settembre, poche foglie erano cadute e le caratteristiche urbanistiche della città la rendevano davvero graziosa la grande piazza. Al centro torreggiava un imponente fontana da cui zampillava acqua azzurra illuminata dai fari e da lontano brillava la luce dell'istituto. Robert si fermò a due metri circa e Susan fu costretta a fare lo stesso e a voltarsi.
"E adesso che c'è?"
"Non ce la faccio."
La donna fece una smorfia di disgusto e scrollò le spalle.
"Io devo entrare per forza, tu...fa quello che ti pare. Non combinare guai."
Lui annuì e vide Susan sparire all'interno del tendone.
"Ce la puoi fare, anzi ce la devi fare!"
"Scusi, si sente bene?"
Robert si voltò e si accorse un ragazzo in compagnia di una donna asiatica che lo fissava. Stava facendo una pessima figura.
"Lei é Robert!" esclamò lo sconosciuto con eccessiva incredulità e meraviglia.
"Sì. Lei è..."
"Sono Aaron Bell, un amico di Amira. É qui per lei?"
Robert annuì.
"La può trovare sulle scale d'ingresso dell'orfanotrofio. Si dia una mossa!"
"O-okay. Grazie mille!"
I due si strinsero la mano e Aaron gli rivolse un sorriso di incoraggiamento. A grandi passi raggiunse il cancello di ingresso, lo aprì ed entrò. Apparentemente non c'era nessuno. All'improvviso un sospiro, Robert fece saettare gli occhi verso il portone e vide una sagoma seduta sullo scalino: Amira era lì, stava scarabocchiando su un taccuino, era totalmente assorta nei suoi pensieri e Robert colse l'attimo per ammirarla; gli era mancata troppo. Sotto l'opaca luce del lampione uno alone quasi magico l'avviluppava, come se fosse intrappolata in una teca di vetro, il capo chino, i capelli mossi che splendevano, il viso nascosto, quel vestito troppo corto per essere stata una sua scelta e la sua solita aria da eterna bambina.
"Shall I compare thee to a summer’s day? Thou art more lovely and more temperate. Rough winds do shake the darling buds of May, and summer’s lease hath all too short a date. Sometime too hot the eye of heaven shines, and often is his gold complexion dimmed;" Robert cominciò a recitare parole che la ragazza conosceva bene. Il sonetto di Shakespeare che la faceva commuovere sempre. Amira alzò gli occhi e si portò una mano alla bocca per lo stupore. Tremante cercò di mettersi in piedi e solo allora i suoi occhi lucidi furono messi in risalto dal chiarore del piccolo cortile.
"And every fair from fair sometime declines, by chance, or nature’s changing course, untrimmed; But thy eternal summer shall not fade, nor lose possession of that fair thou ow’st, nor shall death brag thou wand’rest in his shade..." riprese Robert con un sorriso mentre muoveva qualche passo verso di lei.
"Dai, Amira."
"When in eternal lines to Time thou grow’st. So long as men can breathe, or eyes can see..." e le parole non ebbero più il coraggio di uscire, le stringevano la gola e bruciavano come fuoco.
"...so long lives this, and this gives life to thee." terminò Robert. Aveva raggiunto il portone ma restava a una  manciata di centimetri di distanza. Amira lo fissava terrorizzata, sorpresa e contenta al tempo stesso. I suoi occhi erano fissi su di lui, sgranati e profondi, quasi alieni, lo guardava come se fosse un miraggio. Forse sto sognando, si disse. Troppo stanco e troppo contento, Robert allungò un braccio e le afferrò la mano, la strinse e le lasciò un bacio delicato sul dorso. La ragazza ebbe la pelle d'oca a quel contatto. Lui la tirò a sé, le cinse la vita e la strinse piano. Amira, inerme, poggiò la fronte sulla sua spalla e silenziosamente cominciò a piangere.
"Shh, non piangere. Basta soffrire, amore mio." le sussurrò dolcemente mentre aveva preso a dondolare leggermente sui talloni per calmarla.
"Non dovresti essere qui."
"Invece, sono proprio dove dovrei essere e dove sempre sarei dovuto stare. Accanto a te."
Amira raccolse la forza e lo allontanò con uno strattone.
"Amira..."
"No! Tu devi sparire. Adesso. Torna a casa e sta con la tua famiglia. Non saresti mai dovuto venire." la sua voce era un ringhio, aggressiva, disperata.
"Non credere di essere l'unica a soffrire! Da quando te ne sei andata é diventato tutto più difficile, però mi ha insegnato molto questa storia. Ed ora ti dico che ho avuto il coraggio di cambiare le carte in tavola: ho lasciato Susan a tutti gli effetti ed ora siamo solo colleghi, ho difeso Indio quando i mass media gli hanno dato addosso per la sua dipendenza, l'ho portato a Baltimora per farlo riprendere, e ho avuto il tempo di stare con Exton. Tutto questo é un punto positivo nella mia vita e lo devo solo a te. Ho sbagliato tutto con te, Amira. Ho cercato di mantenerti nell'ombra, non volevo che l'unica cosa bella degli ultimi anni venisse contaminata e alla fine ho distrutto tutto con le mie stesse mani. Volevo proteggerti ma l'ho fatto nel modo sbagliato. Ora le cose sono diverse, sono disposto a metterci l'anima. Io ti amo. Te lo giuro."
"Perchè mi hai lascito andare?"
"Credevo che fosse l'unica possibilità che tu avessi di stare bene lontana da me, dal dolore che ti ho provocato."
"Non è colpa tua, Robert. Non hai fatto niente. La verità è che abbiamo sbagliato entrambi convinti, però, che stessimo facendo la cosa giusta. Avremmo dovuto aspettare e parlare di più. Io non ce l'ho fatta ad un certo punto. La tua famiglia ti voleva ed io non ero nessuno per tenerti con me, non sono egoista e lo sai."
Robert scosse la testa e le sorrise.
"La mia famiglia sono Indio, Exton...e tu, se lo vuoi."
Ora erano di nuovo vicini, Amira alzò lo sguardo su di lui e gli toccò la parte sinistra del petto con l'indice.
"Ammettendo che io lo voglia, cosa succede ora?"
"Ora succede che ti prendo e non ti lascio più. Basta cazzate e comportamenti infantili, adesso si fa sul serio. Ci stai?" Robert sussurrò quelle parole sulle sue labbra, un semplice sfiorarsi. Amira sorrise.
"Ci sto."
Finalmente, dopo tre mesi, le loro labbra si toccarono di nuovo. Lei gli accarezzava la nuca con le dita e lui le stringeva la vita mentre dal giardino giungevano risate, musica e grida di gioia.
"Questo vestito è troppo corto, signorina."
Amira rise a annuì.
"Concordo, ma J e Lola mi hanno costr...No, non dirmi che loro sapevano..."
"Sì, ho chiesto loro di non dirti nulla e sono davvero contento che abbiano scelto questo abito!"
La ragazza gli assestò una gomitata nelle costole e scoppiò a ridere, anche il cuore le esplodeva di gioia.
"Anche se credo che sarai più bella quando te lo toglierò."
"Beh scopriamolo!"
 
 
 
La porta venne chiusa con un tonfo e Amira ebbe qualche secondo per accendere la lampada sulla scrivania prima che Robert l'abbracciasse da dietro e le baciasse la spalla. La ragazza si voltò verso di lui e lo baciò lentamente mentre le mani di lui cercavano la lampo del vestito. L'indumento scivolò lungo il corpo di Amira, che con un calcio spinse via, poi si tolse le scarpe. Prese a sbottonare la camicia di Robert e lui le stava accarezzando le cosce, i fianchi, le mani, le braccia lasciandole una scia di baci vogliosi sul collo. Quando si liberarono di tutti i vestiti, si abbandonarono alla passione, a quei sentimenti a lungo nascosti, che ora esigevano disperatamente di liberarsi. Fu la notte piu bella che passarono fino ad allora. Il silenzio spazzato da sospiri, gemiti e parole sussurrate, risatine sommesse.
Quando il sole fece capolino sulla cittadina, una flebile luce illuminò la stanza. Robert accarezzava dolcemente la schiena nuda di Amira e sorrideva. Poco dopo la ragazza si svegliò e, sbadigliando, si mise seduta. Era così bella.
"Buongiorno, Ami."
Lei ridacchiò e gli sorrise.
"Buongiorno a lei, signor Downey."
"Cercherai di scappare anche questa volta?"
"No. Ho intenzione di restare."
Robert l'abbracciò e lei poggiò la testa sul suo petto.
"Lo sai che ti assumerò nuovamente, vero?"
"E Stephanie?"
"Pensavo potesse 'badare' a Indio non appena uscirà di lì."
"Credo sia un'ottima idea."
"Amira."
"Dimmi."
"Io ti amo."
"Ti amo anche io, Rob."
 
 
Salve a tutti! :)
Questo è l’ultimo capitolo, all’appello manca solo l’epilogo.
Il #TeamAmira ha trionfato e noi siamo felici.
Fatemi sapere che ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Il sonetto è ‘’Shall I compare thee to a summers’s day?’’ di William Shakespeare.
(https://it.wikipedia.org/wiki/Sonnet_18)

 
  
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