Film > L'attimo fuggente
Segui la storia  |       
Autore: rossella_rose    13/08/2016    0 recensioni
La giovanissima scrittrice in ascesa Silvia Romani, riceve un'opportunità unica.
Una borsa di studio per la Welton Academy, la più prestigiosa fra le scuole preparatorie degli Stati Uniti.
Si ritroverà ad essere la prima studentessa dell'istituto maschile e dovrà dimostrare di essere all'altezza dei suoi compagni, da lei infatti dipende l'ammissione delle ragazze di tutta l'America.
Cercando di integrarsi, Silvia conoscerà sette ragazzi intelligenti e vivaci, con la voglia di vivere negli occhi e che, insieme al nuovo insegnante di letteratura, le faranno scoprire la bellezza, l'amicizia, l'amore e il coraggio di superare insieme le difficoltà.
Affiancata da Neil Perry, Todd Anderson, Knox Overstreet, Charlie Dalton, Richard Cameron, Steven Meeks e Gerard Pitts, Silvia dimostrerà al preside Nolan la potenza dell'orgoglio femminile e del cuore indomabile.
STORIA IN REVISIONE - VISUALIZZAZIONE SOSPESA DAL O6/08/2016 AL 13/06/2016
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Dalton, Neil Perry, Nuovo personaggio, Todd Anderson, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fine
ATTO I

§

Capitolo X Parte I
L’INCIDENTE

1 Novembre, mattina, camera da letto di Silvia Romani, dormitorio della Welton Academy

Silvia aprì lentamente gli occhi, gustandosi appieno quella tranquillità. Si girò da sotto il caldo piumone, estraendo le braccia e portandole sotto la testa. Respirò la quiete della stanza, del sabato mattina.

Oggi… relax…

Sorrise, pregustando già il profumo di caffè e marmellata della colazione che aspettava solo lei, due piani più in basso.

Una strana quanto naturale positività la invase. Le cose sarebbero andate meglio, da quel momento. Incredibilmente, era riuscita a sopravvivere ad Ottobre e finalmente era libera per davvero di assaporare la serenità.
Si alzò e tirò su le tapparelle. Aprì la finestra della camera è si strofinò le mani sulle braccia quando il vento freddo del Vermont le soffiò sul viso ancora assonnato. Inspirò a fondo la libertà del fine settimana. Dopo essere rimasta dieci minuti ferma alla finestra si toccò il naso. Un pezzetto di ghiaccio.

Okay, meglio che torni dentro, prima di prendermi una polmonite.

Lasciò le finestre aperte per cambiare l’aria alla stanza, si lavò e vestì, rifece il letto e infine, sempre con calma, scese a fare colazione.

Se mamma mi vedesse ora inizierebbe a sbuffare e strillare.

Pensò, ricordando la madre che, quando era ancora in Italia, la costringeva ad alzarsi presto e a fare tutto a velocità supersonica.

Vabbè, oh, mi meriterò anche io un po’ di calma, no?

In mensa non trovò nessuno dei Poeti Estinti, ma non si preoccupò. Loro dormivano sempre fino a tardi il sabato. Quella mattiniera era lei.
In compenso scoprì che la fama giunta a causa dello scoop del mese scorso aveva attirato moltissimi studenti di Welton, per non dire tutti.

Appena si fu seduta al solito tavolo, infatti, tre ragazzi le piombarono vicino, sedendosi con lei. Si ripresentarono e lei fu fortunata a riconoscerli almeno di vista, perché a quei tre se ne aggiunsero altri quattro e dopo altri sei, che ben presto circondarono il tavolo. Pareva che tutti fossero interessati ad accompagnarla in città, al fiume o a fare un giro in bicicletta, a portarle i libri o a fare i compiti insieme, a pranzare e cenare con lei, ad aiutarla in qualsiasi cosa avesse bisogno.
Senza neanche rendersene conto, venne assalita dagli studenti. Dai più grandi di qualche anno, che la imbarazzarono e lusingarono, ai più piccoli del primo o secondo anno, che erano arrivati a portarle qualche fiore o dei bigliettini. Alcuni timidi e riservati, che però non si erano fatti problemi a chiederle di uscire, ai più sfacciati e presuntuosi, che si prendevano certe libertà davvero oltre la norma, come farle il baciamano, passarle un braccio intorno alle spalle o alla vita…

Silvia, in tutta quella confusione, divenne un grazioso pomodorino e cercò in tutti modi di respingere le avances degli innumerevoli cavalieri senza essere troppo scortese, nel mentre tentò di ricordarsi i nomi dei ragazzi per non fare pessime figure.

Caleb, Andrew, Anthony, Ethan, Benjamin, Jackson, Evan, James…

Dopo aver respinto per la terza volta Sean Davis, che voleva a tutti costi accompagnarla a fare shopping, riuscì a districarsi da quella gabbia di studenti e andarsene.

Mamma mia, ma il mese scorso erano così?

Non ricordava di aver fatto tanto scalpore da quando era arrivata. Certo, aveva sempre attirato l’attenzione dei ragazzi da quando era a Welton, ma non era mai stata aggredita in quella maniera. Probabilmente l’intera scuola si era resa conto di quanto, in effetti, fosse importante e famosa la prima studentessa e tutti si erano improvvisamente fatti coraggio e avevano provato ad attirare la sua attenzione.

Approfittatori… tzè…

Sbuffò, racimolando la sua pazienza senza perdere il buonumore e si mise il cappottone della scuola, sciarpa annessa, con l’intenzione di fare una passeggiata nel parco, sperando di essere sola, mentre aspettava i compagni.
Per fortuna, scendendo le scale vide Todd e Neil parlare nell’ingresso, anche loro con i cappotti su.

« Ragazzi! » li chiamò tutta pimpante, felice di vederli in piedi. Almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi di avere una compagnia sgradita.

I due appena la videro si illuminarono e lei si “lanciò” su di loro, scendendo l’ultimo gradino con un balzo e aggrappandosi con le braccia ai loro colli.

Non fu proprio un’idea brillante.

Lei non era altissima, riusciva con fatica a raggiungere l’orecchio di Todd, figurarsi dunque la differenza d’altezza con Neil, che era alto quasi quanto Pitts.

Perciò rischiò di spezzarsi le spalle quando la gravità la riportò con i piedi per terra e in contemporanea quasi strozzò i due ragazzi, che finirono per darsi una testata di striscio nel tentativo di restare in piedi e non far cadere la ragazza.
Insomma, il risultato della piccola acrobazia fu abbastanza buffo, visto che si ritrovarono tutti e tre per terra con il didietro ammaccato.

« Ops… » pigolò Silvia, nascondendo un sorriso con la mano.
Tutti e tre scoppiarono a ridere e si rialzarono, spolverandosi la polvere dai vestiti.
« Vedo che oggi siamo allegri! Mi mancavano i tuoi tentativi di omicidio » le sorrise Todd, mentre Neil le circondava la vita con un braccio e l’attirava a sé: « Buongiorno » le sussurrò, facendola avvampare.

Accidenti a te.

« Andiamo a fare una passeggiata? » domandò speranzosa, con gli occhi luminosi e sprizzanti vita.
Todd tossicchiò imbarazzato: « Allora io vado a… cercare Pitts » e Silvia si voltò verso di lui: « Ma certo che no, vieni anche tu! »
« Ma… » partì Neil, ma lei lo fermò: « Niente “ma”, c’era prima Todd, sono io che mi sono aggregata » disse, prendendoli per mano e trascinandoli fuori.
« Sempre troppo corretta » bisbigliò Neil e Todd gli sussurrò: « Hai visto? Preferisce me! » e sghignazzò quando il compagno gli mollò una pappina sul capo.

Attraversarono il parco contagiati dall’allegria della scrittrice, che si guardava intorno e saltava estasiata come se vedesse tutto per la prima volta.
Quando arrivarono al boschetto di cedri lei rimase incantata. Gli alberi erano tutti spogli, ma per terra c’era un letto di foglie arancioni, rosse, gialle e marroni. Era una meraviglia, un tripudio di colori.

« Ooohh! Guardate che bello! Ci potrei scrivere pagine e pagine di racconti! » disse, affascinata.
Neil sorrise guardandola: « Sembri una bimba in un negozio di caramelle »
« Ancora meglio, sono una scrittrice in un bel paesaggio » rise lei: « Non sottovalutare la pazzia degli scrittori, potrei sedermi qui per tutto il giorno e scriverti un libro intero su questo bel mucchio di foglie colorate »
« Potresti scrivere di questo » disse Todd: « “Lo studente tonto che cade nel mucchio di foglie colorate” » e, detto questo, spinse con forza Neil, che inciampò e finì dritto dritto nella montagnola.

Sia Silvia che Todd scoppiarono a ridere, provocando il dissenso del compagno seppellito ai loro piedi, che non apprezzò il gesto dell’amico.

Sbucò dal fogliame solo con la testa, cosa che fece piegare in due i ragazzi, con le lacrime agli occhi.

« Sembri… sembri un… un buffo pupazzo di neve!!! » ansimò Silvia, mentre Todd si teneva la pancia e guardava la faccia offesa di Neil: « Sei da fotografia!! »
Neil li guardò male: « Ah sì? » la sua gamba sbucò dal muccio e fece cadere Todd come un sacco di patate fra le foglie, seguita poi dalle braccia che acchiapparono la scrittrice per la vita e la trascinarono su di lui, ancora ridente.
« Ecco! Adesso puoi scrivere de “I tre studenti tonti che cadono nel mucchio di foglie colorate” » le disse, tenendola saldamente stretta a sé e avvicinando il viso al suo.

Lei sorrideva ancora, ma, essendo propriamente seduta su Neil, le guance erano inevitabilmente diventate rosse, cosa che fece nascere un’espressione tremendamente felice e soddisfatta sul volto del compagno, mentre da sotto le foglie giungeva la voce soffocata di Todd: « Vorrai dire de “La scrittrice e del migliore amico brutalmente raggirati dallo studente tonto caduto nel mucchio di foglie colorate” » e Neil, distogliendo di malvoglia lo sguardo dalla ragazza e rivolgendolo al cumulo rialzato accanto a lui: « Vorrai dire “Spinto nel mucchio di foglie colorate” », ma il cumulo ribatté: « Oh, non dare la colpa a me se il tuo equilibrio fa schifo! » e Silvia rise.
Neil allora si rivolse a lei: « Si sta per caso prendendo gioco di me, signorina Romani? » le disse, avvicinandola ancora di più con fare provocatorio, i loro visi molto vicini. Lei balbettò, in evidente difficoltà: « Bhe… sei… divertente da prendere in giro » parlava senza neanche pensare, il profumo di Neil, che aveva deciso di passare all’attacco, le aveva inondato le narici e mandato a pascolare i suoi neuroni. E sembrava proprio che il ragazzo ci stesse prendendo gusto, visto il ghigno ebete stampato sul viso.

Così lei, recuperando un minimo di lucidità, decise di metterlo a sua volta in difficoltà. Ghignò anche lei, sorprendendolo per un attimo, prima di sgusciare dalla sua presa e aiutare Todd ad alzarsi, ignorandolo.

E Neil, che voleva stare al gioco, la seguì ridendo mentre si avviavano verso il molo.

« Dai Neil, recitaci qualcosa! » lo incitò Todd, mentre Silvia lo trascinava su per l’argine, allora l’amico li raggiunse e afferrò la ragazza da dietro, prendendola in braccio e decantando con fare teatrale: « Oh, scemo di un cavaliere, ora vi sottrarrò la vostra dama! » e, mentre la “dama” in questione protestava, la portò sul ponte, sospeso sull’acqua placida del fiume, seguito da Todd che strillava agitando un bastone in aria: « Non vi azzardate! Ella è mia » e detto questo pigliò Silvia, appena depositata a terra, e se la portò alle spalle: « Anche perché è ovvio che preferisce me! »
 « Questa è una menzogna!!! » urlò Neil, afferrando a sua volta un bastone e puntandolo verso l’avversario, dietro al quale stava una scrittrice che li guardava con e mani sui fianchi e cipiglio severo, scuotendo sconsolata la testa.
« Lasciatelo decidere a lei e vi proverò che io sono il suo preferito! » e i due si voltarono verso Silvia che li guardò e alzò le sopracciglia con fare ovvio.

I ragazzi la guardarono confusi e lei replicò: « Bhe? Su! Sfidatevi a duello! Come faccio a decidere sennò?! Ma lo avete letto qualche romanzo medievale? ».

Neil e Todd si riscossero e presero subito a darsi stoccate con i bastoni, urlando come degli ossessi: « Vi batterò e lei sarà mia! », « Non cantate vittoria!! » e lei li guardava, scossa dalle risate.

Neil colpiva duro, scherzava, ma scherzava seriamente e questo rendeva la scrittrice segretamente felice.
Todd, dal canto suo, non ci metteva molta energia, sembrava volesse far vincere apposta l’amico.

Ridevano tutti e tre come dei matti. Se li avesse sentiti qualcuno avrebbe chiamato l’ospedale psichiatrico.

Mentre attendeva che i due “cavalieri” finissero, Silvia si avvicinò al bordo del pontile e sfiorò con le dita l’acqua ghiacciata.

« Brr, è fredda » disse, ritirando la mano e scaldandola con il fiato. Da accucciata che era, si rialzò in piedi, sperando che i suoi amici avessero finito con lo spettacolino.

Si voltò e la gomitata di qualcuno la colpì in pieno petto, togliendole il respiro e facendola arretrare di un passo di troppo.

Cercò di riprendere l’equilibrio, muovendo convulsamente le braccia in avanti, facendo un altro passo indietro per non cadere.

Solo che, al posto del bordo del pontile, trovò l’aria.

Il peso del suo corpo la face cadere, talmente velocemente da permetterle solo di sussultare spaventata.

Passò appena un secondo e l’impatto con l’acqua fu devastante.

Le urla dei compagni si interruppero. Ciò che sentì Silvia fu solo il rumore del suo corpo che infrangeva la superficie del fiume.
Poi arrivò il freddo, che penetrò nella carne così profondamente da farle spalancare la bocca in un muto urlo di dolore. L’acqua la inondò, impedendole di respirare e spaventandola a morte.

Senza pensare, il cervello completamente soggiogato dalla paura, si aggrappò alle mani invisibili dell’acqua, ma i vestiti pesanti e le scarpe la portarono a fondo.

Era tutto orrendamente buio e oscuro.
L’ossigeno non arrivava e lei si sentiva troppo pesante per riuscire ad emergere.

Il fiume era troppo profondo, troppo freddo.

Si sentì debole, mentre il freddo si insinuava sempre più in profondità man mano che scendeva. L’aria, mancava l’aria. Non riusciva a respirare, non ci riusciva!

Gli occhi e la gola bruciavano, i polmoni reclamavano l’ossigeno che non arrivava.
Non vedeva nulla e tutto ciò che sentiva era la paura, l’angosciante, terribile paura.
Continuò ad agitare le gambe e le braccia, in ultimo spasimo tentò addirittura di levarsi le scarpe e scrollarsi il cappotto di dosso.
La sciarpa la stava soffocando, le dita delle mani non rispondevano più e i piedi facevano malissimo.

Era un dolore atroce che le bruciava nelle membra e che lei non riusciva a fermare.
C’era solo la disperazione di riuscire a tornare a galla, di riemergere.
Le alghe la sfioravano, qualcosa le ferì un fianco e il bruciore aumentò.

Credette di sentire il dolore dell’assenza d’aria, del sangue che non circolava più e della paura che le fermavano il cuore.
Pensò solo a due cose, mentre finalmente si accasciava sul fondo.

Che sarebbe morta in modo orribile, uccisa dalla paura.
E che Dio la perdonasse per ciò che di sbagliato aveva fatto.

Non seppe se aveva chiuso gli occhi o meno, era tutto buio.
Non fece in tempo a sentire l’ultimo palpito del suo cuore, perché il cervello si scollegò prima.

§

« NON SENTO IL CUORE!!!! »
« Hanno chiamato l’ambulanza, stanno arrivando! »
« Non lasciarmi… ti prego… »
« PROFESSORE! »
« FATEMI PASSARE! Perry! Che è successo?! »
« E’ CADUTA IN ACQUA, L’ABBIAMO SPINTA PER SBAGLIO! »
« Calmati Neil! »
« Continua a darle aria Todd! »
« E’ qui l’ambulanza!! »
« E’ una ragazza, sedici anni, è in ipotermia! Come si chiama? »
« Silvia Romani! »
« Spostati ragazzo! »
« Ti prego, ti prego, Silvia, ti prego! »
« Neil spostati! »
« Anderson, porta via Perry! »
« NEIL ANDIAMO! NON FAI ALTRO CHE INTRALCIRLI SE STAI QUI! »
« Perry! E’ un ordine! »
« Forza Neil! »
« Ragazzo, te lo prometto, la salveremo, ma ti devi spostare, va bene? »
« Ti prego Silvia… »
« Uno, due, tre… LIBERO! »
« Forza Silvia! »
« Uno, due, tre… »
« LIBERO! »

§

1 Novembre, mattina inoltrata, biblioteca della Welton Academy

Charlie stava studiando con Meeks, Pitts e Knox, quando sentì in lontananza qualcuno che lo chiamava.
La voce si fece più vicina alla biblioteca e i ragazzi si guardarono perplessi.
Altre voci si accalcarono e si sentì distintamente il rumore di qualcuno che correva per le scale.

« Ma che sta suc- » fece per chiedere Knox, ma la voce li interruppe nuovamente e Charlie riconobbe chiaramente Neil che urlava, fuori di sé.

« CHARLIE!!! »

L’interpellato stava per alzarsi, vagamente preoccupato, quando Neil spalancò la porta della biblioteca, seguito da Todd.
Entrambi erano sotto shock.

Neil era bagnato fradicio, scalzo e con solo la camicia bianca e i pantaloni grigi della divisa. Batteva i denti furiosamente ed era terrorizzato, mentre Todd aveva gli occhi fuori dalle orbite e respirava pesantemente.

Tutti li guardarono allucinati, mentre al di fuori della biblioteca cominciava ad espandersi una confusione infernale. I compagni si alzarono in piedi all’istante, rovesciando le sedie, improvvisamente preoccupatissimi.

« CHARLIE!!! E’ CADUTA!!! E’ CADUTA NEL FIUME! »

Charlie si sentì male, se Neil e Todd erano così sconvolti voleva dire che quel soggetto femminile era una persona. E non c’erano dubbi su chi fosse.

Knox tentò di capirci qualcosa, sorpassando con la voce Neil, che aveva preso a tremare violentemente, scosso da brividi di freddo.
« NEIL, CHE DIAVOLO E’ SUCCESSO?! »
« Eravamo al molo e l’abbiamo spinta nel fiume per sbaglio! Non veniva più su e Neil si è buttato per prenderla! Era sul fondo, ma quando l’abbiamo tirata su era bianca come un cadavere, non respirava e il cuore non batteva!!! Abbiamo chiamato aiuto… un’ambulanza… le ho fatto la respirazione bocca a bocca, ma non… NON RESPIRAVA!! » urlò Todd passandosi le mani nei capelli.

Gli altri sbiancarono, non riuscendo a credere a cosa avevano appena sentito.

Charlie fu il primo a riprendersi.
Corse fuori tanto velocemente da far vibrare il pavimento, seguito immediatamente dagli altri, spaventati a morte, spingendo chiunque al loro passaggio.

L’ambulanza era ferma sull’argine, accanto ad essa, per terra si affannavano disperatamente quattro medici intorno ad una figura che sembrava in fin di vita. Keating e il preside erano lì, mentre gli altri prof tenevano lontani gli studenti che si spintonavano per vedere cosa stava accadendo.

Quando gli insegnati urlarono loro di fermarsi Charlie e Neil continuarono imperterriti a correre, ma vennero fermati da Keating che li placcò con forza, rischiando anche di finire a terra.

Charlie guardò disperato Silvia. Era stesa su un lenzuolo verde scuro, i capelli fradici che le circondavano il viso. Era tanto bianca da sembrare morta. Le labbra erano viola, la camicetta della divisa era aperta e lasciava vedere una canottiera bianca, che non serviva a niente, visto che, bagnata, era semitrasparente. Un taglio profondo solcava il fianco destro, impregnando la canottiera di sangue. Il reggiseno celava le sue grazie, ma Charlie pensò solo che nessun avrebbe dovuto vederla in quello stato. Nessuno avrebbe dovuto sporcare quell’immagine di purezza con occhiate poco caste. I primi due medici stavano tentando di rianimarla, mentre gli altri due massaggiavano veementemente le mani e i piedi della ragazza, che avevano preso un colorito leggermente più scuro. Uno di essi pompava il sangue, spingendo sul suo cuore ad intervalli regolari e chinandosi sulle sue labbra per soffiarle aria, l’altro continuava ad usare il defibrillatore. Charlie osservò il corpo della sua migliore amica ricevere la scossa, ma non riprendersi.

Il mondo parve fermarsi lì.

Neil e Charlie erano immobili, fissavano Silvia Romani che non si decideva a respirare. I loro cuori, insieme a quelli di tutti gli studenti, e soprattutto dei Poeti Estinti, battevano per lei.

Neil piangeva, continuando a ripetere senza voce le parole “Ti prego”.
Charlie guardava la ragazza senza pensare, gli occhi rossi e lucidi per la prima volta.

C’era un silenzio irreale.

Uno dei medici parlò, paralizzando i cuori dei Poeti Estinti: « Ultimo tentativo, se non risponde a questo, pronti a segnare l’ora del decesso ».

Neil e Charlie sbiancarono e smisero di respirare, come tutti presenti.

Se fosse caduto uno spillo, tutti lo avrebbero sentito.

Il primo medico pompò il sangue, spingendo con forza sul cuore di Silvia.
« Uno… due… tre… quattro… » si chinò sulla ragazza e le soffiò l’aria, mentre il secondo medico alzava il voltaggio del defibrillatore, pregando che funzionasse.
« LIBERO! » e il corpo della ragazza ricevette la scossa, che le alzò il busto di qualche centimetro.

Con un tonfo che si sarebbe impresso a vita, come marchiato a fuoco, nelle menti degli studenti, il corpo di Silvia si accasciò a terra.

§

« Ora del decesso… 11 e 17. Nome… Silvia Rom- OHGESÚCRISTO!»

§


Angolo autrice:

Salve a tutti Poeti Estinti!
Eccomi con il X° capitolo! Qui si conclude il I° Atto de “La prima studentessa della Welton Academy”.

Questa è solo la prima parte del capitolo, perciò le note a piè di pagina compariranno direttamente nella seconda parte che pubblicherò domani, giusto per lasciare un po’ di suspense!

Infine: grazie, grazie di cuore a chiunque leggerà. A chi lascerà un commento, una recensione o una critica. I vostri pareri e suggerimenti sono un tesoro per me, mi aiutano a migliorare e a sperimentare. Un grazie enorme ai lettori che mi incoraggiano a continuare a scrivere e a viaggiare nella fantasia.

Rose

 

 

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > L'attimo fuggente / Vai alla pagina dell'autore: rossella_rose