LA BOTTEGA DELLE SPERANZE INFRANTE
Sul viale dei sogni tramontati, si apriva la bottega delle speranze infrante.
Era un piccolo e disordinato negozio, nulla a che vedere con la gigantesca catena di ipermercati che il proprietario aveva sperato di aprire.
C’erano vetrine impolverate, vecchie e macchiate, che esponevano ogni genere di mercanzia, buttata alla rinfusa su antichi scaffali di legno.
C’era un commesso, dall’aria stanca, che sospirava e guardava il cielo, di tanto in tanto, zoppicando verso le impolverate finestre, osservando malinconicamente gli aerei che volavano in cielo, e che erano sempre stati il suo sogno.
Molta era la merce esposta nella Bottega, ma ben pochi erano i clienti, ed ancora meno quelli che potevano permettersi di comprare qualcosa, qualche insostituibile ricordo d’amici lontani, probabilmente troppo per essere raggiunti.
C’era la ventesima decorazione di un giovane fuciliere, una decorazione che non venne mai attaccata su alcuna divisa.
C’era l’affetto di un amico, dissolto in una nuvola di polvere ed un anello, accompagnato da una gioiosa quanto malvagia risata.
C’era la missiva per un lontano e freddo paese, mai recapitata, e persa nel vento ululante.
C’era l’amore che un ragazzo non ebbe mai ricevuto, fra la morte della madre e l’ossessione del padre.
C’era l’attenzione per una ragazza, tramontata nell’invidia innamorata per un’innocente e inconsapevole ragazzo
C’era la vita perfetta che una scienziata avrebbe voluto, contrariamente alla pallida imitazione di cui adesso era provvista.
C’era la moglie perduta di un potente uomo che si consolava con una bambola dai capelli blu e gli occhi rossi.
C’era l’uomo che una donna aveva sempre sognato, odiato, e amato, fra lucidità e ebro alcolico.
C’era la vita insieme di un demone e una sacerdotessa, esposta fra bugie, tradimenti e false speranze.
C’era la vita normale del fratello di una cacciatrice, portata alla rovina da un piccolo pezzo di cristallo roseo.
C’era la famiglia sorridente di un giovane mago, obliata da un assassino e traditore fascio di luce verde.
C’era l’amore di uno stregone, tramontato per uno sciocco gioco da stupida bambina e ora recluso in un lembo di pelle.
C’era un limbo di tempo perfetto, soffocato dal sangue di chi la morte ha reso abbietto.
C’era una spada di potere, naufragata nel dolore del momento.
C’era una carriera da bugiardo, affogata fra sporchi giochi di potere, soldi e scommesse, in una città immensa.
C’era una piccola nave, a grandezza naturale, abbandonata perché ormai troppo piccola per contenere l’azzurro di un orso.
C’era un piccolo bambino, ucciso tre volte da genitori che non sapevano della sua piccola esistenza effimera.
C’era la bellezza assoluta, morta per mano di un’insulsa, debole e terribilmente buona principessa travestita da contadina.
C’era la libertà di una città sotterranea, che raggiunse l’oblio nella consapevolezza della propria prigionia.
C’era la libertà di un pensiero, assordata e posta alla propria fine dal secco rumore di un colpo di pistola.
C’era una vita, svanita come nebbia nel vento, nel cielo estivo dove volava la grande nave dell’uomo dagli occhi azzurri.
E c’era il successo di uno Scrittore, davanti alla consapevolezza di un mondo troppo grande per il suo piccolo genio.