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Autore: Genevieve De Cendres    15/08/2016    1 recensioni
[dal testo]
"Reneè col tempo era diventata più impaziente, all'alba dei suoi quarant'anni sopportava malamente e di rado i silenzi offesi che le sue compagne passate erano solite riservargli e quelli di Blanche non erano un'eccezione. Fu tentata di sporgersi oltre il tavolo e prenderle il mento tra le dita, costringerla a voltarsi, a guardarla negli occhi. Li voleva con tutta se stessa quegli occhi. Voleva tornare a perdersi in quel bosco dai colori tanto brillanti da sembrare innaturali, in quel verde così calmo macchiato d'oro. Voleva tornare a camminare su quei sentieri su cui più volte si era smarrita mentre facevano l'amore, in quel bosco dove più volte si era dissetata ad un ruscello e dove era fuggita dal grosso lupo che si celava dietro quelle fronde, ogni volta che si era addentrata troppo in profondità. "
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori piove



 
La pioggia le aveva colte impreparate sul lungo viale alberato per la Stazione.

Dopo qualche istante di  esitazione ferme sotto una tettoia, avevano accelerato il passo infilandosi in una tavola calda stile anni '50; dovevano essere le prime clienti della mattina e il locale era ancora deserto, si guardarono brevemente intorno lasciando scivolare lo sguardo sulle pareti color panna e i divanetti di pelle rossa, per scegliere poi uno dei tavoli davanti alla grande vetrata sul quale la pioggia aveva cominciato a battere con più violenza, coprendo il brusio della radio e il loro silenzio.

Si accorsero di non avere molto da dirsi dopo tutti quegli anni, si erano incontrate per caso riconoscendosi subito e seguirsi, come in passato, era venuto da sé. Era stato naturale.
Reneè scrutò con attenzione quella che ormai era la donna davanti a sé: i capelli biondi raccolti in uno chignon arruffato le incorniciavano il viso diafano, più affilato di quel che ricordasse, così come il suo sguardo perso al di fuori della finestra; gli occhi verdi e profondi si erano fissati sulla chioma di un albero maltrattato dal vento, quasi come se la donna seduta al tavolo con lei non esistesse,Reneè sapeva benissimo che Blanche la stava ignorando, ma entrambe fremevano nervose  nella speranza e col timore che l'altra cominciasse a parlare.
Cosa avrebbero potuto dirsi dopo quasi dieci anni di assenze, di silenzi pesanti, di tentativi più che riusciti di evitarsi? In questo erano state brave. Vivere nella stessa città senza mai incontrarsi. E credevano che sarebbe potuta andare avanti così per sempre, con Blanche sepolta dai suoi polverosi libri di storia e Reneè, Reneè a tentare di salvare inutilmente il mondo. E proprio non potevano immaginare di potersi incontrare di nuovo, l'una a correre accanto all'altra nel tentativo di trovare riparo da quell'improvviso temporale, lo zaino appesantito dai libri sulle spalle strette di Blanche e il trolley nero tra le mani di Reneè, a guardarsi tra l'incredulo e l'imbarazzato.


Blanche non era tanto diversa da quello che era stata ai suoi primi anni di università. Poco più che trentenne manteneva l'aspetto di una adolescente, ma bastava guardarla in viso per capire quanto in realtà fosse cresciuta.
Reneè col tempo era diventata più impaziente, all'alba dei suoi quarant'anni sopportava malamente e di rado i silenzi offesi che le sue compagne passate erano solite riservargli e quelli di Blanche non erano un'eccezione. Fu tentata di sporgersi oltre il tavolo e prenderle il mento tra le dita, costringerla a voltarsi, a guardarla negli occhi. Li voleva con tutta se stessa quegli occhi. Voleva tornare a perdersi in quel bosco dai colori tanto brillanti da sembrare innaturali, in quel verde così calmo macchiato d'oro. Voleva tornare a camminare su quei sentieri su cui più volte si era smarrita mentre facevano l'amore, in quel bosco dove più volte si era dissetata ad un ruscello e dove era fuggita dal grosso lupo che si celava dietro quelle fronde, ogni volta che si era addentrata troppo in profondità.
Invece rimase immobile, la studiò in silenzio  per poi frugare distrattamente tra le bustine di zucchero nel cestino sul tavolo, rassegnata. Cercava il coraggio e le parole giuste mentre lo stomaco si stringeva e attorcigliava. E se ricordava bene, anche la donna che aveva amato seduta lì davanti doveva provare la stessa identica cosa.
Il cameriere arrivò poco dopo riempiendo le tazze di entrambe con del caffè bollente e dopo aver lasciato dei listini si allontanò per tornare dietro al bancone, con la faccia assonnata di chi si sarà alzato chissà a quale ora per versare a due clienti taciturne quella brodaglia americana, alle sette e mezza del mattino.
 


Fu Blanche a spezzare il silenzio, poco prima che lo facesse lei. Reneè rimase stupita e sussultò appena quando sentì ancora una  volta quella voce vellutata, calma. Latte caldo e cioccolato. Ecco cos'era la sua voce. Era tremendamente dolce. Anche quando le parole erano volte a ferire nel modo più doloroso possibile, e Blanche lo aveva fatto spesso, le aveva detto cose terribilmente cattive e la cosa che più volte l'aveva ferita era la consapevolezza che l'altra pensasse davvero quelle parole. Sapere che non era la rabbia a parlare.

Ma cosa avrebbe potuto dire? Aveva parlato del treno che sicuramente avrebbe perso, dell'ora e mezza che avrebbe dovuto passare a gironzolare per la stazione nel difficile tentativo di tenersi lontana dalla libreria, il perché? Non c'era alcun bisogno di spiegarlo. Questo lo sapevano entrambe, sarebbe bastato aprire lo zaino che aveva in spalle e guardare dentro, leggendo più di cinque titoli, per Reneè uno più noioso dell'altro. Domande di rito, distaccate così come lo sguardo di Blanche nel disperato tentativo di non cascarci di nuovo. 
E così erano tornate a parlare, del più del meno, del lavoro, dello studio di Reneè che aveva preso il volo come avvocatessa ma che nel tempo libero dava tutta se stessa al volontariato, cosa che Blanche aveva già sentito dire; di Blanche che poi aveva deciso di chiudersi in una biblioteca anche per lavoro, e già se la immaginava Reneè, con gli occhiali calati sul naso e lo sguardo attento, mentre catalogava velocemente e già pensava a che libro ordinare per ampliare il suo piccolo paradiso all'angolo della strada. E silenziosamente entrambe si erano chieste come avevano fatto ad arrivare a quel punto, entrambe senza il coraggio di chiederselo davvero.

E avevano guardato il sole tornare a scaldare le strade, e le chiome degli alberi sospirare lasciando cadere ancora qualche goccia di pioggia sui volti annoiati dei passanti, nel tentativo di risvegliarli dal loro torpore, dei loro quotidiani pensieri. Grigi e stanchi, tremendamente annoiati, mentre loro due brillavano ancora, mentre battibeccavano su chi delle due avrebbe dovuto pagare la colazione consumata distrattamente, mentre chiacchieravano e si riscoprivano adulte non tanto diverse dalle ragazze che erano state quando si erano amate e nient'altro sembrava avere realmente importanza, nonostante tutto, nonostante i progetti e le preoccupazioni su un futuro maledettamente incerto e spaventoso.


 
Mentre a passo svelto raggiungevano la stazione dei treni si erano sfiorate ripetutamente le dita, avevano sentito leggere scosse percorrergli le braccia e riaccendere qualcosa nel petto. E avevano riso di loro stesse senza farsi vedere l'una dall'altra.
Reneè aveva guardato Blanche salire sul treno,lei aveva atteso qualche momento sulla porta aspettando che queste si chiudessero prima di andare a prendere posto. Aveva fissato i suoi occhi verdi in quelli azzurri e limpidi di Reneè, sempre con gli occhi aveva accarezzato i corti capelli castani e mossi, il viso segnato da qualche ruga che non potevano far altro che renderla solo più affascinante, soffermandosi sulle labbra piegate in un sorriso beffardo ma incredibilmente gentile. Poi con uno sbuffo il treno era partito, separandole.
 


Le giornate seguenti, in cuor suo, aveva sperato piovesse. Ma il cielo aveva deciso di sfoderare il sole più caldo che conoscesse. Aveva questa buffa convinzione che Blanche uscisse solo con la pioggia, e invece, in piedi con l'aria un po' rigida e con il viso arrossato dal sole, indecisa se fingersi lì per caso o ammettere di aver percorso più volte quella strada anche quando non le serviva, nella speranza di vederla ancora, Blanche l'aspettava.
Si erano guardate, Reneè sorpresa e divertita aveva sfoderato un sorriso sciocco e l'aveva raggiunta
 
"Questa volta pago io!"
 
  
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