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Autore: PandorasBox    16/08/2016    2 recensioni
[The Raven Cycle]
[Sense8!au]
Persephone vede la teiera scivolarle dalle mani, la osserva cadere a rallentatore così come osserva quelle otto persone sfilarle davanti una alla volta, una frazione di secondo ciascuna, finché l’oggetto non tocca terra e solo una di loro è ancora lì, in casa sua, Tallin che vive fuori dai suoi vetri appannati.
«Oh, accidenti.» dice solo, con voce sottile, abbassandosi a raccogliere quel che resta di quel pezzo d’antiquariato «Non è così che volevo incontrarvi.» cerca di scusarsi, un paio di occhi azzurri che chiedono domande che dovranno aspettare ancora un po’ per una risposta.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note:

Come sappiamo tutti con le long faccio schifo come poche altre cose al mondo ma, che dire, sono scema e mi imbarco in avventure del genere quindi eccomi qui.

Per la collocazione dei personaggi ho poco da dire, mi sono dovuta arrangiare (da qui il fatto di aver spedito Adam in Canada e Blue in Venezuela) e mi è stato d’aiuto scoprire che Czerny è una variante di un cognome ceco ─ ah, belli i coinquilini internazionali!.
Per ogni cosa, che siano commenti o pomodori, fatemi sapere ♥

 







Gansey è sicuro di aver visto una teiera cadere, non è stato uno scherzo della sua vista sempre più ballerina. Un attimo prima era sul tavolo, comparsa da chissà dove, un attimo dopo a terra in mille pezzi. Ma a terra non ci sono pezzi e sa di non aver mai posseduto una teiera del genere, almeno non lì a D.C., lì ci sono solo i piatti di vetro di sua madre. Torna a guardare il suo libro di storia mentre i suoi occhi, inconsciamente, corrono in quell’angolo del tavolo ingombro di scartoffie a cercare qualcosa che non c’è mai stato.



 

Blue, nonostante il rumore di Caracas che entra dalle sue finestre, sa di aver sentito qualcosa cadere, in cucina, qualcosa che prima era intero e poi in mille pezzi ─ riconosce il rumore perché di cose ne ha rotte parecchie durante la sua infanzia.
Facendo scorrere la sedia con le rotelline fino all’altra parte della stanza, si sporge dalla porta della sua camera per chiedere a sua madre ma lei aggrotta le sopracciglia.
«Non è caduto un bel niente, Blue, stacca gli occhi da quei documentari e torna ad aiutarmi.»



 

Henry è certo di aver sentito un “crash!” e poi qualcuno dire qualcosa, ma casa sua a Seoul è vuota e ci sono solo lui, la paura e le strane cose di sua madre ─ se qualcuno lo scoprisse ci sarebbero anche dei guai ma quelli li metterà in conto dopo.
Quando la paura passa e muove un passo, sente qualcosa rompersi sotto la suola delle sue pantofole. Quando alza il piede, però, non c’è niente.



 

Noah è sicuro di non aver rotto lui quella teiera che giace in frantumi ai suoi piedi . Non l’ha rotta lui perché ha smesso di giocare a pallone in casa da almeno un paio d’anni e non ha urtato assolutamente nulla girando per casa in skateboard ma, comunque, la teiera è lì e qualsiasi cosa ci fosse dentro gli inzuppa le scarpe e sua sorella lo sta guardando perplessa.
«Non l’ho rotta io.» dice solo. Sua sorella sembra non capire e gli ricorda che deve lavare la macchina prima di tornare a Brno.



 

Ronan sa di star guidando da casa sua verso Belfast eppure inchioda perché l’immagine di un tavolo coperto da una tovaglia bianca entra nella sua visuale ed uno stridio di freni ed un urlo coprono il rumore di una teiera che cade in mille pezzi proprio di fronte a lui.
Ed è pronto a scendere, a controllare che sia tutto a posto, quando una voce dal sedile posteriore chiama il suo nome (o almeno ci prova) ed una macchina suona il clacson perché si muova e smetta di stare in mezzo ai piedi.Si volta per alzare un dito medio e, quando torna a guardare la strada, il tavolo è sparito e con lui quel che resta della teiera.



 

Joseph non è sicuro di quel che vede, non è sicuro neanche di quel che sente a dir la verità ─ma se volesse far caso a certe cose certo non si drogherebbe, c’è da dire. Ricorda vagamente di essere da qualche parte nei sobborghi di Sofia ma è davvero lì? Non lo capisce, in realtà non gli importa. L’effetto di qualsiasi cosa quella pillola fosse sta sparendo e lui già sente il bisogno di altro.
Mentre la teiera si infrange ai suoi piedi una risata esce dalle sue labbra e, con la poca forza di cui dispone, lancia un pezzo di porcellana contro il muro scrostato del palazzo di fronte.


Orla aveva una linea di eyeliner perfetta prima che qualcuno la distraesse. Il rumore di qualcosa che cade a pochi centimetri dai suoi piedi la fa sobbalzare, il pennello che le sfugge di mano a disegnare una lacrima nera sulla sua guancia destra ─ bella metafora della sua vita ma, al momento, non ne aveva bisogno, in realtà è già abbastanza in ritardo così. Rabbrividisce e non capisce perché dato che, a Sidney, fa davvero un caldo infernale.


Adam sa di essere ad Ottawa, nel bel mezzo del suo turno, eppure le scritte sulle copertine dei libri che vede non sono in inglese, eppure le capisce e non sa perché. Nel bar in cui lavora non ci sono tavoli dalla tovaglia bianca né teiere di porcellana come quella che sta cadendo proprio sotto i suoi occhi dalle mani di una donna che non è sicuramente Annalise con le sue spalle da due metri. Ed è come se non fosse solo ma poi la donna lo guarda con un sospiro mesto e si abbassa a raccogliere i cocci prima che possa farlo lui.






 

Persephone vede la teiera scivolarle dalle mani, la osserva cadere a rallentatore così come osserva quelle otto persone sfilarle davanti una alla volta, una frazione di secondo ciascuna, finché l’oggetto non tocca terra e solo una di loro è ancora lì, in casa sua, Tallin che vive fuori dai suoi vetri appannati.
«Oh, accidenti.» dice solo, con voce sottile, abbassandosi a raccogliere quel che resta di quel pezzo d’antiquariato «Non è così che volevo incontrarvi.» cerca di scusarsi, un paio di occhi azzurri che chiedono domande che dovranno aspettare ancora un po’ per una risposta.
Poi vede il ragazzo voltarsi, come se qualcuno lo stesse chiamando, e non le rimane altro da fare che scuotere la testa e guardarlo andare via.




 
   
 
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