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Autore: Dvrk    16/08/2016    0 recensioni
Chicago, 1929.
"Glielo si leggeva negli occhi, aveva combinato qualcosa di grosso, qualcosa che da solo non sarebbe mai riuscito ad aggiustare. Era spaventato da chissà cosa ed era profondamente deluso da se stesso, quasi si vergognava a pronunciare quelle parole, come se stesse ammettendo qualcosa di davvero terribile e, considerando la situazione, forse lo era davvero. Aveva sfidato la sorte; poteva significare solo una cosa"
Natalie si ritroverà a dover aiutare la propria famiglia ad uscire da una situazione critica creata a causa dei debiti di gioco del padre, Paul.
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nonostante il rumore dell'incessante pioggia riusciva a sentire perfettamente i suoi amici sghignazzare da dietro la porta dell'abitazione. Lei, arrivata per ultima a quell'incontro, era rimasta fuori casa e i ragazzi, nonostante fosse una serata piuttosto fredda, non avevano intenzione di farla entrare subito.
“Oh, andiamo Sam!” disse la ragazza sbattendo i piedi a terra proprio come farebbe una bambina viziata. Non era quello il caso, no, ma Natalie sapeva sempre come ottenere qualcosa e reagendo in quel modo avrebbe lasciato vincere i ragazzi che, così, le avrebbero aperto la porta.
Come previsto, aprirono la porta permettendo alla mora di entrare. “Eravate tutti qui dietro come idioti? Sono sconvolta.”, si voltò verso i suoi amici scuotendo lentamente il capo mentre si sfilava la giacca scura, mostrando ciò che portava sotto; una camicia nera non del tutto abbottonata che finiva in una gonna dello stesso colore. Non amava vestirsi alla moda; i vestiti che indossavano tutte le sembravano delle vestaglie da notte, in più, con quella roba addosso, si sentiva come nuda. Billie prese la giacca della ragazza così da appenderla e poi l'accompagnò fino al salotto ben illuminato dove l'aspettava il tavolo da poker.

“Giochiamo?” chiese Jason camminando velocemente verso l’unico posto libero. Delicatamente, forse anche troppo per un tipo come lui, allontanò la sedia dal tavolo e rivolse un sorriso alla ragazza che vi si accomodò appena possibile; ai lati di Natalie vi si posizionarono Sam, a sinistra, e Charlie, al lato opposto. Billie si mise vicino a Sam, Jason si posizionò alla destra di Charlie e, infine, Tyler occupò l’unico posto rimasto. Il tavolo rotondo era sprovvisto di tovaglia così da far scivolare facilmente le carte e le chips, senza troppi intoppi. Tutti i presenti erano in grado di guardarsi in faccia; questo favorì l’innalzamento di un’atmosfera piuttosto tesa. Prendevano tutti sul serio il poker, anche se non si giocava con soldi reali, e, probabilmente, era grazie ad esso che tra loro vi si era formato un profondo e sincero legame d’amicizia.
Dopo aver fatto la puntata iniziale, per creare un piatto, presero le cinque carte, poco prima consegnate da Tyler, in mano. Fu Jason ad iniziare il turno; puntò due chips bianche, equivalenti a cinque dollari ciascuna. Charlie passò subito, così come Natalie dopo di lui a differenza di Sam, Tyler e Billie che videro, aggiungendo al piatto iniziale due chips ciascuno. Il primo turno di scommesse finì dando così via all’accomodo, il momento in cui si cambiavano le carte. Con Natalie e Charles fuori, il giro continuò con Jason, Sam, Billie e Tyler. A turno cambiarono le carte o si dichiaravano ‘‘serviti’’ fino ad arrivare al secondo giro di scommesse; Jason e Tyler se ne tirarono fuori passando mentre Sam e Billie si ritrovarono a dover scoprire le carte. “Daddy, se vinco io scommettiamo sulla scoperta dell’America.” Disse Sam prendendosi gioco di Billie. Era abitudine dei due scommettere su qualcosa poco prima di scoprire le carte e, ovviamente, puntavano sui loro punti deboli. Quello di Billie, o ‘‘Daddy’’, era proprio la storia; (.) Sam avrebbe sicuramente vinto quella scommessa così come Billie avrebbe vinto la sua, il divertimento era proprio nell’ umiliare, se così si può dire, il perdente. “Ok, se vinco io, invece, voglio scommettere sul numero di incassi del prossimo show! Chi si avvicina di più vince, Natalie come giudice.” La ragazza sbuffò sonoramente, sarebbe stata costretta a seguire quei due idioti chissà dove per scoprire il risultato delle loro stupide scommesse.
Scoprirono le carte; Sam con un poker di Q e Billie con un full di J e 8, il poker aveva vinto. “Domani alle dieci di mattina davanti la biblioteca pubblica. Io dico 1382.”, la voce di Sam era pacata e lui sembrava pienamente sicuro di se. Quello che più sconvolse il resto del gruppo non fu l’ignoranza di Sam, ma la risposta, ancora più ignorante, di Daddy; “1673”. I due ragazzi si strinsero la mano per consolidare la scommessa tornando poi a giocare. Gli altri preferirono non commentare anche se si mostrarono decisamente turbati per l’ignoranza dei due.

Il tempo volò e, dopo un’ora circa, smisero di giocare a causa dell’orario; Natalie doveva andare a trovare i propri genitori mentre gli altri avevano dei lavori part-time per mantenersi, quindi dovevano essere ben riposati per il giorno successivo. Una volta usciti dall’abitazione si salutarono e presero ognuno la propria strada. I genitori di Natalie risiedevano praticamente la via dopo quella di Sam, mentre casa sua era decisamente più lontana; più o meno tre isolati. Quella sera sarebbe rimasta a dormire a casa dei propri genitori, visto che i due non l’avrebbero mai lasciata andare in giro, a notte fonda, per Chicago, sarebbe stato troppo pericoloso.
Una volta arrivata davanti casa si affrettò a salire i gradini per bussare alla porta dell’abitazione. In quel quartiere vi era sempre molto silenzio; non vi era mai nessuno per strada in tarda serata in più la pioggia che tanto la infastidiva, ora, era cessata da ormai diversi minuti. Nell’aria vi era il solito, odioso, odore di pioggia che riusciva a darle alla testa, procurandole un leggero mal di testa. Finalmente la porta si aprì, non passò molto ma la puzza di pioggia era davvero molto fastidiosa e il mal di testa che le causava, molto lentamente, si faceva sentire sempre di più. La madre che le sorrideva dolcemente, dal ciglio della porta, fu la prima cosa che la ragazza vide. Subito, le due, si strinsero in un caloroso abbraccio e poi entrarono entrambe dentro casa, dove l’aria era sicuramente più ‘‘buona’’. Una volta superata la soglia di casa, corse dal proprio padre che l’aspettava in cucina per poter parlare di cose abbastanza serie, o questo aveva intuito dal tono di voce della madre quando la chiamò per chiederle quella visita. Si avvicinò al padre e gli lasciò un piccolo bacio sulla guancia, accomodandosi vicino a lui. L’uomo non si mosse ma accennò un piccolo sorriso.
“Che succede?” la giovane aggrottò le sopracciglia non capendo pienamente cosa vi fosse di tanto preoccupante. Continuava a fissare il padre che, invece, teneva il capo chino in avanti. “Natalie..” sussurrò la madre entrando dentro la stanza. Prima di continuare fece per schiarirsi la voce ma il marito la interruppe; “No, per favore.”. Dottie si mise a sedere vicino la propria figlia, posandole una mano sulla spalla. “Figliola, mi addolora dirtelo ma.. vedi, in questi anni io ho sfidato più volte la fortuna e non mi è andata molto bene..” solo in quel momento, Paul, alzò lo sguardo per farlo incontrare con quello della figlia. Glielo si leggeva negli occhi, aveva combinato qualcosa di grosso, qualcosa che da solo non sarebbe mai riuscito ad aggiustare. Era spaventato da chissà cosa ed era profondamente deluso da se stesso, quasi si vergognava a pronunciare quelle parole, come se stesse ammettendo qualcosa di davvero terribile e, considerando la situazione, forse lo era davvero. Aveva sfidato la sorte; poteva significare solo una cosa. La ragazza scosse leggermente la testa e lasciò il padre continuare. “Io.. ho accumulato dei debiti di gioco e non riuscirei a risanarlo con un solo stipendio.” dalla bocca della ragazza sfuggì un “no” quasi sussurrato. La madre strinse la stressa sulla spalla della ragazza come a volerla consolare e il padre le prese la mano, quasi a scusarsi; “A chi devi quei soldi? Posso aiutarti, posso racimolare qualcosa con la band! I ragazzi saranno felici di darmi una mano.” Tentò Natalie ma il padre scosse la testa mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. “Al Capone.”
 
Primo capitolo della mia storia, yu-uh! 
Spero vi piaccia e lasciate qualche commento per farmi sapere cosa ne pensate or altro. Non so che altro dire, perdonatemi, sono felice per tutto ciò e le parole non vogliono uscire dalla mia bocca, sad. Anyway, vi ricordo di passare sul mio profilo di Wattpad (@Nephtida) dove potrete leggere altre storie/rimanere informati per quanto riguarda la storia and stuff. Grazie mille!
   
 
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