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Autore: BebaTaylor    16/08/2016    0 recensioni
Lauren ha perso il fidanzato Sean poco prima di Natale ed è distrutta ma ha Jason — migliore amico di entrambi — che fa di tutto per farla sorridere, che però non è felice del fatto che Lauren abbia riallacciato i rapporti con Dean, il nipote della vicina di casa. E Lauren si troverà a scegliere: Jason e il suo amore, la sua dolcezza, la sua reverenza o Dean e la passione bruciante che prova per lui?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Burn

It doesn't take much to learn
when the bridges that you burn
It doesn't take much to cry
when you're living in a lie
And deceiving that someone who cares
If I could turn back the time
I would put you first in my life
[Don't say is too late — Westlife —]


10.



Lauren fissò Jason e sospirò, «Entra.» disse, «Ma se mi fai incazzare ti butto fuori a calci.» esclamò.
Jason annuì e sorrise, «Voglio solo darti il regalo.» disse entrando in casa.
Lauren sospirò, «Lo spero.» mormorò, «Aspettami in salotto che vado a prenderti il regalo.» disse a andò nella sua stanza, chiedendosi come mai avesse fatto entrare Jason dopo che si era ripromessa di non vederlo più. La verità era che le mancava.
Le mancavano i pomeriggi passati a chiacchierare, le serate trascorse a guardare dvd... le mancava il suo migliore amico. Afferrò il pacchetto e andò in salotto, trovando Jason seduto sul divano, che guardava Duchessa dormire. «Tieni.» esclamò porgendo il regalo al ragazzo, afferrò quello di lui e lo sistemò sotto l'albero, «Grazie.»
Jason sorrise e strinse il pacchetto, «Grazie a te.» esclamò, felice.
«Vuoi un caffè?» domandò Lauren e incominciò a sentirsi in imbarazzo, quando Jason rispose di sì quasi corse in cucina per non rimanere nella stessa stanza con lui. Preparò il caffè sentendosi in ansia, aspettandosi che quella specie di tregua fra loro due finisse presto.
In fondo bastava che Jason dicesse le parole sbagliate al momento sbagliato.
Tornò dal ragazzo con due tazze di caffè già zuccherate e le posò sul tavolino accanto al divano. «Come va?» domandò.
Jason sorrise e prese la tazza, «Bene.» disse, «Mi manchi.» mormorò.
Lauren sorseggiò la bevanda calda e inspirò piano, indecisa su cosa dire, così alla fine rimase in silenzio.
«E tu?» chiese lui.
«Tutto bene.» sorrise lei, «Con Dean va alla grande.» disse per vedere la reazione di Jason.
Il ragazzo bevve un sorso di caffè, «Ah, sì?» fece, «Bene.» disse e Lauren capì che lo diceva solo per farla contente e la cosa non le piacque del tutto perché avrebbe preferito che fosse sincero. Ma era sempre meglio degli insulti.
Jason inspirò a fondo, posò la tazzina e sospirò, «Cosa fai all'ultimo?» chiese.
Lauren si bloccò e fissò Duchessa sbadigliare, «Io, Dean e gli altri lo festeggiamo nella casa di Elaine.» rispose e fissò Jason che la guardava, gli occhi spalancati e la bocca aperta.
«Ah.» fece lui, «Noi non sappiamo ancora niente.» disse.
Lauren scrollò le spalle, «Posso chiedere a Dean se potete venire anche voi.» propose, «Non dovrebbe dire di no.» aggiunse e fissò Jason, alla ricerca di una sua reazione.
«Ne... ne parlerò con loro.» borbottò Jason, «Anche se credo che andremo da Deacon.»
Lauren abbozzò un sorriso, capendo che Jason mentiva ma decise di non dire nulla, «Okay.» disse, «Fammi sapere.» sorrise e fissò l'orologio. «Si sta facendo tardi!» esclamò, «Devo andare da papà.» esclamò.
«Ah.» commentò Jason, «Vai a cena da lui?» chiese.
Lauren trangugiò il caffè, «Sì.» rispose, «Me ne stavo scordando.» sorrise, «Scusa.»
«Oh, non importa.» disse e scrollò le spalle e sorrise, finì anche lui il caffè e sospirò, «Ci vediamo, allora.» disse, prese il regalo e si alzò in piedi. «Ciao.» disse.
Lauren lo accompagnò alla porta, «Grazie per essere passato e per il regalo.» disse, «Ci sentiamo.» gli sorrise. Appena chiuse la porta corse in bagno e si preparò per la cena con suo padre.

***

Jason sospirò, fissando il grande abete illuminato al centro della piazza. Una volta Lauren sarebbe stata accanto a lui, invece... invece era con Dean. Pensare a loro due insieme era doloroso, una morsa che si stringeva sempre di più, così tanto da lasciarlo senza respiro.  Era la Vigilia di Natale e lui si sentiva morire, avrebbe voluto essere felice ma non poteva esserlo, senza Lauren. Era tutto così difficile, senza di lei.
Girò piano il viso e sobbalzò quando la vide. Il sorriso sulle labbra, un cappellino di lana calato in testa, le luci dell'albero che le illuminavano il volto e i capelli. Fece un passo verso di lei, poi si bloccò nel vedere Dean accanto a lei, che le stringeva la mano, le sorrideva e le sussurrava qualcosa all'orecchio. Inspirò piano e strinse i pugni, anche se avrebbe voluto picchiarlo.
Non vedeva  e sentiva Lauren da quando le aveva dato il regalo, una decina di giorni prima.
«Jason.»
Lui si bloccò, sorpreso. Non si era accorto di essersi avvicinato a loro, «Ciao.» salutò Lauren e le sorrise, «Come stai?» domandò, ignorando completamente Dean.«Bene.» rispose Lauren, «Tu?» domandò sorridendo.
Jason sorrise, «Bene.» rispose, cercando di ignorare la mano di Lauren stretta in quella di Dean, che continuava ad osservarlo, «Vieni a messa?» chiese, desiderando strappare la mano di Lauren da quella del ragazzo. Lo odiava così tanto che avrebbe voluto spaccargli la testa.             
Lei sorrise, «No.» rispose, «Tu ci vai?»
Jason annuì e si sentì sconvolto, era la seconda volta che Lauren non andava alla messa di mezzanotte: capiva che l'anno prima fosse sconvolta per la morte di Sean, ma adesso... «Sì, ci vado.» rispose, «Sto aspettando mamma, così entriamo insieme.» disse, «Vieni con noi?» chiese, ignorando completamente Dean.
Lauren scosse la testa, «No, mi dispiace.» sorrise.
«Ah.» commentò Jason, «Ma dai, vieni.» disse allungando una mano verso di lei.
«Ho detto no, Jason.» esclamò lei, «Dobbiamo andare.»
«Ciao, buon Natale.» lo salutò Dean e Jason lo vide allontanarsi, mano nella mano, con Lauren e sentì la rabbia montargli dentro, la voglia di seguirli, strappare Lauren da Jason e portarla con sé.
«Non t'azzardare.»
Jason si girò verso Deacon e lo fissò. «Non so a cosa ti riferisci.» disse scrollando le spalle.
«Sì che lo sai.» sorrise Deacon, «Vorresti andare da lei e dare un cazzotto a Dean.» sospirò, «Ma non farlo.» consigliò, «Già il vostro rapporto è sul filo del rasoio, se poi fai una stronzata del genere Lauren non vorrà più vederti nemmeno in cartolina.»
Jason strinse le labbra, «Vorrei solo che venisse a messa con me.» disse, «Ma Dean glielo impedisce.»
Deacon sospirò e alzò un sopracciglio, «Sicuro che non sia lei a non volere venire a messa? Sei proprio sicuro?» domandò, «Tu sei convinto che Lauren non faccia delle cose perché Dean glielo impedisce ma in realtà non hai capito che è proprio lei a non volerle fare.»
Jason inspirò piano, «È cambiata da quando ha iniziato a uscire con lui.» ringhiò, «Prima era diversa.»
Deacon sospirò e infilò le mani nella tasca del giaccone, «Lauren è solo felice, Jason, e tu non devi fare cazzate.» disse, «Ti costa tanto essere felice se lei lo è,  anche se non sei tu quella che la rende felice?»
«Sì.» rispose Jason.
«Ci vediamo.» esclamò Deacon, «Se fai qualche cazzata e Lauren smette di parlarti sul serio, non venire a piangere da me.» disse, si voltò e si allontanò, lasciando Jason da solo e sempre più arrabbiato. Sua madre arrivò e le chiese dove fosse Lauren e Jason le rispose che era andata via con Dean.
Emma iniziò a blaterare che Lauren non era più la stessa da quando frequentava Dean, che stava andando su una cattiva strada, che bisognava fare qualcosa...E, mentre le campane suonavano la mezzanotte, Jason si disse che bisognava — doveva — fare qualcosa.
Così lui e Lauren sarebbero stati felici, insieme.

***

Erano passati un paio di mesi da Natale e Lauren aveva sentito e visto Jason un paio di volte, presa dal lavoro — le avevano cambiato i turni —, dalla notizia che sua madre si stava per risposare e, naturalmente da Dean.
Era appena uscita dal lavoro, dopo sette ore e mezzo passate a prenotare visite, e rimase sorpresa dal vedere Jason. «Ciao.» esclamò, «Come mai qui?»
«Volevo solo vederti.» rispose l'altro, «Stai bene?» domandò, «Ti va di andare a mangiare qualcosa?» domandò.
Lauren sospirò e cercò le chiavi dell'auto nella borsa, «Sono distrutta, Jason.» rispose, «E devo uscire a cena con mia madre e Drew, devono trovare un ristorante per il matrimonio.»
Jason la fissò, gli occhi spalancati, «Tua madre si risposa?» domandò, «Non me l'avevi detto...» mormorò.
«Ho avuto cose da fare.» replicò Lauren, «Scusa.»
«Neppure per un caffè?» chiese Jason e Lauren si accorse che lo voleva davvero.
«No, Jason.» sospirò, «Mi dispiace, ma sono già le sei e devo ancora farmi la doccia e preparami.» disse, «Sarà per la prossima volta, okay?» sorrise e strinse le chiavi.
Jason sbuffò, «Sempre la prossima volta!» esclamò, «Me lo dici sempre, ma mai, mai che poi lo fai!» gridò, «Non mi pensi più, non mi vuoi più bene, pensi solo a Dean!» urlò, «Io vengo dopo quel cretino, dopo i tuoi genitori, persino dopo la tua stupida gatta!» strillò e Lauren vide le sue guance rigate dalle lacrime.
«Jason...» sospirò Lauren, «Mi dispiace ma sul serio, non ho tempo.» disse, «E smettila di offendere Dean.» disse, «Lo capisci che se fai così non ti sopporto?»
Jason scosse la testa, «Prima era diverso.» disse, «Era diverso.» singhiozzò, «Lui non ti merita!» gridò, «È uno stronzo.» disse e sobbalzò quando Lauren lo schiaffeggiò.
La ragazza si voltò e si allontanò senza dire una parola. Odiava quando Jason si comportava in quel modo e non riusciva a capacitarsi che il suo migliore amico non riuscisse ad essere felice per lei.
Avviò l'auto, ignorando Jason che si stava avvicinando e uscì dal parcheggio, dicendosi che non ci doveva più pensare.

***

«Se insulti Dean t'ammazzo.» sibilò Lauren vedendo Jason fuori dalla clinica.
Jason sopirò, «Ieri ti ho visto in giro con gli amici di Dean.» disse lui.
«Sono anche i miei amici.» replicò lei, «E quindi?»
Jason sorrise, «Dean non c'era.» disse.
«Oh, guarda, non me ne ero accorta, grazie per l'info.» replicò Lauren, «Jason... cosa vuoi?» sospirò. Era stanca e  voleva andare a casa e farsi un bel bagno caldo.
«Io so dov'era.» disse Jason, «Dean era con un'altra ragazza.» esclamò, «Lauren, Dean ti tradisce!» esclamò, «Lui non ti ama!»
Lauren scoppiò a ridere, «Dean mi tradisce... questa è bella.» disse, «Idiota!» sbraitò, «Lui era con suo padre e mio padre al lago, a pescare!» ringhiò avvicinandosi all'altro, «Dio, Jason... perché fai così? Tu dici che non ti voglio bene, ma sei tu quello che non me ne vuole, altrimenti non faresti il coglione in questo modo.» esclamò, «Inventarti una cosa del genere...»
Jason la fissò, «Ma è vero, l'ho visto!» esclamò, «Ti tradisce!» disse, «Lascialo, mettiti con me: io non farei mai una cosa del genere!»
Lauren sbarrò gli occhi, «Tu sei pazzo.» gracchiò, «Jason, io amo Dean.» disse, «Lo amo e le tue bugie non mi faranno cambiare idea!» esclamò.
«Ma è vero!» ripeté Jason e afferrò il polso di Lauren, «È vero, devi credermi! Io ti amo più di lui!»
«Lasciami!» strillò Lauren, «Mi fai male.» pigolò e cercò di dare uno strattone per liberarsi, «Jason!» esclamò alzò il braccio libero e colpì il ragazzo, «Lasciami in pace.» ringhiò e se ne andò, entrò nell'auto e fece un respiro profondo, fissò il polso destro, fissando il livido che iniziava a formarsi. Era la prima volta che Jason faceva una cosa del genere.
«Lauren!» Jason la chiamò colpendo il finestrino con i pugni e Lauren si affrettò a inserire la chiusura centralizzata, «Apri! Devi ascoltarmi!» gridò il ragazzo.
Lauren abbassò di uno spiraglio il finestrino, «Vattene, voglio andare a casa.» esclamò , sentendo che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all'altro.
«Dobbiamo parlare, Lau.» esclamò Jason, «Apri.» disse e Lauren scosse la testa, «Apri subito e scendi!» gridò dando un altro pugno all'auto e Lauren sobbalzò, stringendo più forte il volante.
«Jason, levati o ti investo.» esclamò lei, trattenendo a stento le lacrime. «Mi stai spaventando.» pigolò e mise in moto, «Sposti!» gridò.
Jason indietreggiò di un passo e Lauren ne approfittò per partire. 
Una volta a casa sospirò dal sollievo nel vedere che, a parte duchessa, la casa era vuota, andò in camera sua, si gettò sul letto e scoppiò a piangere, ancora spaventata per la reazione di Jason. Era la prima volta che Jason si comportava così e lei era spaventata dalla sua reazione. Si raggomitolò, abbracciandosi le ginocchia e deglutì, chiedendosi cose stesse succedendo al suo migliore amico, e si chiese se fossero ancora migliori amici, dopo tutto quello che era accaduto in quell'anno. Si domandò se fosse colpa sua e cosa avrebbe potuto fare per evitarlo.
E la risposta fu chiara e semplice: non innamorarsi di Dean.
Pianse ancora di più, sentendosi impotente: come poteva evitare di innamorarsi di qualcuno? Non avrebbe potuto.
Respirò a fondo, pensando che avrebbe chiamato Jason e messo in chiaro le cose: se avesse fatto di nuovo una cosa del genere non avrebbe più voluto vederlo e l'avrebbe cancellato per sempre dalla sua vita.
Il telefono squillò, facendola sobbalzare,  «Pronto?» disse.
«Lauren? Stai piangendo?» domandò Dean.
«Sono solo stanca.» rispose lei asciugandosi le lacrime e decidendo di non dire nulla a Dean, «Non preoccuparti.» disse.
«Va bene.» disse Dean, «Sicura di stare bene?» chiese.
«Sicura.» soffiò lei, «Non è niente.» disse, «Solo un po' di stanchezza.» assicurò.
«Uhm, okay.» esclamò lui, «Volevo solo sapere se ti andava di uscire a bere qualcosa.»
Lauren si sdraiò sulla schiena, «Non me la sento.» disse.
«Immaginavo.» 
«Dean... verresti qui?» pigolò Lauren.
«Certo.» rispose lui, «Dopo cena?»
«Sì.» mormorò lei, «Grazie.» soffiò stringendo gli occhi.
«Non devi ringraziarmi.» fece lui, il tono dolce, «A dopo, allora.» disse, «Ti amo.»
Lauren sorrise, «Ti amo.» disse e riattaccò sentendosi meglio. Sospirò, asciugò le lacrime e si mise seduta, rimanendo per un'istante a guardare il tappeto sotto i suoi piedi, poi si alzò, decidendo che una doccia bollente l'avrebbe sicuramente aiutata a stare meglio.

***

Dean era arrivato da una mezz'ora e lui e Lauren erano nel salottino, seduti sul divano. «Lauren... cosa c'è?» chiese, «Lo capisco che qualcosa ti far star male.» disse e le prese il mento fra le mani, costringendola a guardarlo.
Lauren inspirò, «Niente di che.» disse, «È solo che oggi... oggi ho visto Jason.» confessò, «E niente, lui ha fatto il coglione come al solito.» disse e scrollò le spalle, posò la testa sulla spalla di Dean e inspirò il suo profumo. «Ha detto che ieri ti aveva visto con un'altra... che imbecille.»
Dean le baciò la testa, «Non pensarci, tesoro.» mormorò e la strinse più forte e Lauren si lasciò coccolare da lui, godendosi le carezze che lui le faceva sulla schiena. «Sei tesa.» disse sfiorandole il collo, «Girati, ti faccio un massaggio.»
Lauren si allontanò da lui, abbassò la zip della felpa e la scostò e chiuse gli occhi quando Dean posò le mani sulle sue spalle e si lasciò sfuggire un gemito quando iniziò il massaggio.
«Perché non andiamo via per il week-end?» propose lui, muovendo le mani sulle spalle, sentendo i muscoli rilassarsi sempre di più.
«E dove?» soffiò Lauren, gli occhi ancora chiusi.
«Dove vuoi.» rispose lui baciandole una spalle, «Possiamo usare il camper o andare in albergo.» continuò.
Lauren sorrise, «Oh, meglio il camper.» ridacchiò, «E non saprei dove andare.» sospirò, «Magari al sud, così eviteremo di trovare neve anche lì.» ridacchiò.
«Giusto.» soffiò Dean baciandole il retro del collo e sistemandole la felpa, «Prendi il portatile, così diamo un'occhiata.»
Lauren si girò e gli sorrise, «Torno subito.» disse, baciò il ragazzo sulle labbra e andò nella sua stanza. Pensò che era quello che ci voleva, andare via e dimenticarsi tutto quanto per un paio di giorni. Dimenticare Jason e il suo stupido e infantile comportamento. 

***

«È andata via.» piagnucolò Jason, la testa sulle braccia incrociate. «È andata via.» pigolò, «Non se lo ricorda.» disse. «Si è dimenticata del mio compleanno.» gemette, gli occhi pieni di lacrime e la voce rotta dai singhiozzi
Stuart sbuffò, «Tu la tratti male, tratti male Dean e pretendi che lei ti faccia gli auguri?» domandò, «Complimenti.» sbottò sarcastico. 
Jason alzò il viso, si asciugò le lacrime con il dorso della mano e fissò l'amico — anche se si domandò se fosse ancora suo amico, visto che non lo capiva — «Ha ignorato il mio invito, ha preferito andare via con quello là.» disse, «Con quello stronzo.» sputò.
«Ci andrei anche io» disse Stuart «piuttosto che stare qui ad ascoltarti giuro che preferirei fare il terzo incomodo.»
Jason sgranò gli occhi, «Perché non capisci?» pigolò, «Io l'amo!» soffiò, «E lei no.» disse, «Tutta colpa di quello lì!»
Stuart sospirò e scosse la testa, «Sei un... un...» rilassò le spalle ed espirò lentamente, «Non ci sono parole per descriverti, Jason.» disse, «Me ne vado.» aggiunse e si allontanò, lasciando l'amico da solo.
Jason sospirò, pensando che nessuno riuscisse a capirlo fino in fondo, che nessuno capisse quanto amasse Lauren e quanto gli facesse male vederla con un altro.
Era sabato, era il suo compleanno e lo avrebbe trascorso lontano dall'unica persona che importasse davvero. Afferrò il cellulare, compose il numero di Lauren e rimase in attesa. Sapeva che era andata via, perché, la sera prima, era andato a casa di Lauren e sua madre gli aveva detto che era appena partita con Dean. E non aveva voluto dirgli dove erano diretti. Poi la donna gli aveva detto che sarebbero tornati domenica sera e lui si era sentito morire.
«Che vuoi? Jason?»
Lui si riscosse e sorrise nel sentire la voce di Lauren. «Ciao, Lau.» disse, «Ascolta... stasera ci sei per una pizza?» domandò, anche se sapeva che avrebbe detto di no.
«No.» rispose lei, «Non ci sono, sono via con Dean.»
Jason deglutì e chiuse gli occhi. «Non puoi rimandare?» chiese, «Per favore... oggi è... oggi è...» si bloccò, temendo di poter scoppiare a piangere da un momento all'altro.
«Sì, lo so che è il tuo compleanno.» replicò lei, «Ti ho mandato un messaggio su Whatsapp.» disse, «Auguri.»
«Ma di solito lo passiamo insieme.» pigolò lui, «Preferisci lui a me.» si lamentò e sperò che Lauren non si arrabbiasse.
«È il mio ragazzo, Jason.» sospirò lei, «Dovevi avvertirmi prima.» aggiunse e Jason la sentì parlottare con qualcuno — ma non riuscì a capire cosa dicesse — e pensò che si stesse rivolgendo a Dean.
«Prima era diverso.» disse Jason, «Prima se ti chiedevo di uscire dicevi di sì e lo dicevi subito.»
Lauren sospirò, «Jason, non ricominciamo.» disse, «Devo andare, adesso.» esclamò, «Ciao, Jason.» disse e riattaccò.
Jason fissò il cellulare e odiò ancora di più Dean, era colpa sua se Lauren si stava allontanando sempre di più.
Odiò anche Lauren perché non lo amava, perché non lo capiva e perché si stava allontanando da lui.
Posò la testa sulle braccia incrociate, ignorando le persone accanto a lui che lo osservavano curiose e pensò che tutto ciò fosse sbagliato, profondamente sbagliato e ingiusto.
Lauren avrebbe dovuto amare lui, non Dean.
Sospirò, si asciugò le lacrime e uscì dal bar, le spalle basse e le labbra strette fra i denti per impedirsi di singhiozzare.
Più passava il tempo più amava Lauren e detestava Dean che gliela aveva portata via.
Una volta a casa si gettò su letto, esausto. Avrebbe voluto essere con Lauren, festeggiare il compleanno con lei, baciarla e amarla.
Invece... invece era andato tutto storto.

***

«Jason.» mormorò Lauren quando vide l'amico all'uscita del lavoro, «Ciao.»
«Lauren...» pigolò lui, «Ti prego... parliamo.»
Lei sospirò e si passò una mano sul viso sentendosi improvvisamente esausta, anche se quella era stata una giornata tranquilla. «Jason... ti rendi conto di quello che fai?» domandò, «La volta scorsa mi hai praticamente aggredito.»
Lui abbassò gli occhi, «Scusami, non volevo.» mormorò. «Per favore, Lauren.» pigolò.
«Jason... no.» disse, «Sono stanca.» esclamò e si allontanò da lui, «Non seguirmi!» esclamò girandosi.
«Lauren, parliamo.» mormorò lui, «Per favore, solo cinque minuti.»
Lei fece un passo verso di lui, decisa a sistemare quella questione, «Credi che non lo sappia che vai in giro a lamentarti di Dean chiamandolo con nomi poco carini e continuando ad offenderlo?» sputò, «Pianta! Smettila, smettila di fare lo stronzo.» disse, «Smettila di fare il coglione altrimenti ti ritroverai da solo.» esclamò, «Deacon e Stuart e Samanta e Roxane non ti sopportano più.» disse e fissò l'amico, che la guardava con il viso pallido.
«Scusa.» mormorò lui.
«Basta con le scuse.» ringhiò lei, «È un anno che vai avanti così, a offendere Dean.» sospirò, «Adesso basta, basta sul serio.» disse agitando le mani davanti a sé, «O cambi e lo fai in fretta e sul serio, oppure...» si fermò e sospirò, «Oppure basta, abbiamo chiuso. Ognuno per la sua strada.» disse e fissò Jason, le guance di lui rigate dalle lacrime. «Patti chiari e amicizia lunga.» 
«Lau...» piagnucolò Jason, «Per favore, non dire così.» fece, «Non lo farò più,» singhiozzò «lo giuro. Scusa.»
Lauren scosse la testa e afferrò le chiavi dell'auto. «Jason, lo dici sempre. Prometti sempre, ti scusi ogni volta e dopo cinque minuti ricominci con le offese.» disse e si voltò, «Basta, adesso. Basta sul serio.» esclamò e si allontanò, entrò in auto e fissò il ragazzo che la guardava piangendo. Le faceva male allontanarlo e dirgli tutte quelle cose, ma sapeva che era la cosa giusta da fare.
«Ciao, Jason.» lo salutò dopo aver abbassato di poco il finestrino, lo guardò un'ultima volta e partì.

***

Mancavano una decina di giorni a Pasqua e Lauren non vedeva e sentiva Jason da più di due mesi.
«Tutto bene?»
Lauren fissò Dean e annuì, «Sì.» rispose. «Andiamo?» fece alzandosi dal divano.
«Sicura?» domandò lui, «Ti vedo pensierosa.»
Lei gli sorrise e lo abbracciò, «Sicura.» confermò, «Sono solo un po' stanca.» disse.
Dean annuì, «Okay.» mormorò e le baciò le labbra, «Andiamo, altrimenti arriviamo in ritardo.» soffiò contro la sua fronte.
Lauren sorrise e lo seguì fuori di casa e poi in auto. Mentre si sedeva pensò che Jason le mancava, le mancava passare tempo con lui, chiacchierare, confidarsi... ma sapeva che ricucire il rapporto era impossibile visto il modo in cui l'amico si era comportato.
Non voleva scegliere fra l'uno o l'altro, non voleva scegliere fra l'amore e l'amicizia. Non voleva essere costretta a scegliere.
Sapeva come stava solo dalle parole di Deacon e Stuart, che continuavano a vederlo ogni tanto, anche se ormai erano annoiati dei discorsi di Jason.
Mentre Dean guidava, Lauren ripensò a tutti i momenti passati con Jason: dai pomeriggi passati insieme per fare i compiti, alle feste, a quando lui le aveva detto di provarci con Sean — e al pensiero di Sean le si strinse il cuore in una morsa: lo aveva amato così tanto e lo avrebbe ricordato per sempre.
«A che pensi?»
Lauren girò il viso, fissando Dean. «A Jason.» ammise, «Un po' mi manca.» soffiò, distogliendo lo sguardo. «Siamo stati amici per tanto tempo...» sospirò, «Scusa.» disse, sentendosi in colpa.
«Non scusarti.» esclamò lui e le strinse la mano, «È normale che ti manchi.» disse.
Lauren emise un lungo sospiro, sollevata. Per un'istante aveva temuto che Dean si arrabbiasse. «Grazie.» mormorò.
Dieci minuti dopo entrarono nel pub, dove trovarono Hannah, Charlie, Tom e Jeffrey; si accomodarono al loro tavolo e ordinarono da bere.
Lauren s'impose di non pensare a Jason o al suo comportamento, decidendo di divertirsi in compagnia dei suoi amici e del suo ragazzo che in quel momento le stava toccando i capelli, raccolti in una coda alta.
«Potremmo andare via.» esclamò Jeffrey dopo una mezz'ora, «Magari per il Quattro Luglio.»
«Ma siamo appena alla fine di Aprile.» disse wanna, «Non è un po' presto per scegliere?» domandò.
Jeffrey scrollò le spalle, «Nah,» fece, «Meglio scegliere prima, così troviamo posto.» sorrise e afferrò una delle patatine dalla ciotola di vetro verde.
«Potremmo andare da qualche parte sul lago e farci un barbecue.» propose Hannah. «Potremmo andarci in tenda.» disse, «Tanto sarebbe solo per una notte...»
«In tenda?» strillò Tom, «Ma sei matta, Han?»
«Non chiamarmi Han.» sibilò l'altra.
«Sarebbe divertente.» esclamò Lauren, divertita dal modo in cui Hannah stava fissando Tom, come se volesse infilargli l'intero boccale di birra in gola.
Tom la fissò e sbuffò, «Donne.» borbottò, «Tanto faremo tutto noi, voi ve ne starete lì, a prendere il sole.»
«Tom, guarda che l'anno scorso erano loro quelle che cucinavano, mentre tu leggevi il giornale.» esclamò Jeffrey dopo aver posato un braccio sulle spalle dell'amico. Tom spalancò gli occhi e fissò le due per un lungo istante, prima di incurvare le spalle.
Lauren scoppiò a ridere, sentendosi rilassata. «Oh, Tommy.» sospirò e bevve un sorso di birra, «Non fare quel faccino.»
«Potremmo sempre usare il camper.» esclamò Dean.
«Oh, Dio, sì.» disse Tom, «Il camper sì.» annuì, «Amico, tu sì che mi capisci.» mormorò stringendogli il braccio. «Dormire in tenda... phf, e io dovrei dormire per terra?» gracchiò, «Il mio bel culo sull'erba?» mosse una mano come se stesse scacciando un insetto. «Non se ne parla neanche!»
«Guarda che non saresti sull'erba.» gli fece notare Lauren, «Ci sarebbe il fondo della tenda e poi il sacco a pelo.» sorrise.
Tom scosse la testa. «Non mi piace.»
Dean posò il braccio sullo schienale della panca e sfiorò la spalla di Lauren, «E che palle che sei.» borbottò sorseggiando la birra, «Dobbiamo vedere se il camper serve ai miei.» disse, «Se non lo usano lo prendiamo noi, altrimenti dormiamo in tenda.»
Lauren scoppiò a ridere vendendo Tom che sospirava e incurvava le spalle. Le sarebbe piaciuto molto andare via per l'Indipendece Day, e pensò che un weekend in tenda sarebbe stata una bella esperienza, un qualcosa di diverso.
«Brr... il pensiero di centinaia di insetti che mi camminano addosso...» Tom rabbrividì.
Hannah scoppiò a ridere, «Dai, Tommy.» lo prese in giro, «Piantala di fare la donnina isterica che si spaventa per un paio di zanzare.»
Tom bevve un sorso di birra, «Insensibili.» borbottò, facendo ridere gli altri.
Lauren sentì tutta la tensione, la preoccupazione scivolare via dalla sua mente e rise insieme agli altri, appoggiando la testa sulla spalla di Dean.

***

Lauren si mise seduta e aprì con fatica gli occhi, percepì un peso sulle gambe e mise a fuoco Duchessa che dormiva sulle sue gambe. Piegò in avanti la schiena e allungò le braccia, afferrò la gatta e la spostò, si alzò in piedi e, sbadigliando, andò in bagno.
Quando tornò in camera sorrise nel vedere la sua gatta acciambellata sul  torace di Dean, che continuava a dormire, ignaro di tutto; si rimise a letto, avvicinandosi al suo ragazzo, accarezzò Duchessa che fece le fusa e le leccò due dita prima di posare la testolina bianca sulle zampe e continuare a dormire.
Lauren sbadigliò nuovamente, chiuse gli occhi e si riaddormentò.

***

«La tua gatta deve smettere di dormirmi addosso.» esclamò Dean.
Lauren rise, «Ma dai, siete così carini.» esclamò con un sorriso. 
«Mi ritrovo con i suoi peli nel naso.» protestò Dean sedendosi al tavolo della cucina. Allungò un braccio e sfiorò distrattamente Duchessa che si strusciava contro le sue gambe.
Lauren alzò le spalle, «Anche a me capita, ma non ne faccio una tragedia.» disse e versò il caffè in due tazze mentre il bacon friggeva nella padella.
Dean sospirò, «Uhm, okay.» borbottò, «Vuoi una mano?» domandò.
Lauren scosse la testa e tolse il bacon dalla padella, dividendolo in due piatti. «No.» rispose, «Ho finito.» disse e posò i piatti sul tavolo mentre Dean si alzava e portava le tazze di caffè. Lauren prese il pane tostato e si sedette di fronte al ragazzo.
Fecero colazione e poi uscirono, diretti al centro commerciale fuori città — andavano lì perché aveva un negozio molto fornito con le attrezzature da campeggio.
Hannah e gli altri arrivarono subito dopo di loro, entrarono nel grande edificio a forma di “T” e si diressero immediatamente nel negozio di loro interesse.
«Io ripeto che è una pessima idea.» borbottò Tom mentre entravano nel negozio.
«Tu non vuoi dormire per terra.» replicò Charlie con uno sbuffo, «Eppure mi pare che in certe occasioni tu a terra ci dormi.»
Tom si bloccò, «Ah, e quando?» domandò senza voltarsi, lo sguardo fisso su una panca per addominali.
«Quando sei completamente sbronzo.» rispose Dean, «Se ti sdrai per terra è la fine.» rise, «Ci vorrebbe una gru per sollevarti.»
Tom fece una smorfia e osservò Lauren e Hannah avanzare, commentando le magliette sportive esposte, «È diverso.» replicò, stizzito.
«Certo, è diverso.» borbottò Jeffrey alzando gli occhi al cielo, «Andiamo, che quelle canadesi non si scelgono da sole.»
«Io preferirei due canadesi vere.» sbuffò Tom, «Due belle figliole che provengono da Nord.» rise.
«Idiota.» sibilò Hannah.
Passarono la mezz'ora seguente fermi nel reparto “Campeggio”, indecisi su quale tenda prendere. C'erano tanti modelli — troppi, osservò Lauren —, tutti diversi: tende canadesi, igloo con camere, senza camere, grandi, piccole, medie...
«Allora?» domandò Charlie, «Quale prendiamo?» chiese.
«Non lo so.» rispose Dean, osservando gli scaffali davanti a loro.
Lauren si mordicchiò un'unghia e sospirò, «Stiamo via solo due notti e andiamo in un campeggio attrezzato.» disse, «Non ci serve una tenda super cazzuta grande come la Casa Bianca.» osservò.
«Invece sì.» borbottò Tom, «Potevamo andare in un bungalow.» sbuffò.
«Tu dormirai con il culo per terra.» replicò Jeffrey, «La maggioranza ha deciso.»
«Dittatori.» mormorò Tom.
«Prendiamo questa?» domandò Dean a Lauren, indicando una semplice canadese blu.
«Sì.» rispose lei, «Mi piace.» annuì, elettrizzata. Ormai mancavano due settimane al Quattro Luglio e loro avevano deciso di andare in campeggio in tenda, ignorando le proteste di Tom.
Dean afferrò la tenda e la infilò nel carrello sul quale Tom si era appoggiato. Anche Charlie e Hannah scelsero una tenda — lo stesso modello di Dean e Lauren, ma di un colore diverso — e l'aggiunsero al carrello.
«Tom?» chiamò Jeffrey.
«Scegli tu.» rispose l'altro. «Tanto paghi tu.»
Lauren ridacchiò quando Jeffrey sbuffò, lo vide prendere lo stesso modello che avevano preso loro e sospirò: non mancava molto.
«Adesso mancano sacchi a pelo e il fornellino da campeggio.» disse Charlie, «Magari uno piccolo.» propose.
Lauren sbuffò, pensando che ci avrebbero messo un'altra mezz'ora solo per scegliere i sacchi a pelo. Invece decisero in fretta, prendendo dei sacchi a pelo in offerta.
Per il fornelletto si affidarono al commesso, che consigliò loro di prendere anche delle stoviglie in plastica dura. Era una specie di matriosca: dentro due insalatiere messe una sopra l'altra a formare una sfera c'erano sei piatti fondi, sei piani, sei piattini da frutta e sei bicchieri, più un piccolo vassoio. Ne presero due. Per le posate, Dean disse che avrebbe preso quelle di sua nonna, insieme al vecchio tavolo da giardino, con le sedie e l'ombrellone.
«Mancano le lampade.» esclamò Tom quando stavano andando alle casse.
«Oh, già.» sospirò Dean e girò il carrello. Charlie afferrò una grossa lampada e tre più piccole.
Lauren e Hannah uscirono dall'uscita senza acquisti, andando poi a sistemarsi davanti alla cassa dove i loro amici erano in coda. «Cosa ti porti?» domandò Hannah.
Lauren alzò le spalle e le sorrise dopo aver guardato brevemente Dean, «Non so.» rispose, «Vedrò.» disse, «Sicuramente qualcosa di comodo.»
«Ma te li immagini quei due in una tenda sola?» ridacchiò Hannah indicando Jeffrey e Tom, «Secondo me si tireranno i calci tutta la notte.
Lauren rise, «Sicuramente.» disse, «Oppure Jeff tirerà un cazzotto a Tom perché si lamenta troppo.»
Hannah rise ancora più forte, coprendosi la bocca con la mano, «Oh, se succedesse vorrei tanto essere lì a vedere la scena.»
«Di cosa parlate?» domandò Dean spingendo il carrello verso di loro.
«Di Tom e Jeff che dormono insieme, nella tenda, vicini vicini.» rispose Lauren aiutandolo a rimettere le cose nel carrello.
«Non farmici pensare.» borbottò Tom mentre Lauren sorrideva a Dean.
«Puoi sempre prendere un'altra tenda, eh.» sbuffò Charlie.
Tom scosse la testa, «No.» rispose.
«E allora dormirai con Jeffrey.» esclamò Dean.
Pagarono, dividendo alla buona il conto per tre — avrebbero fatto con calma i conti più tardi — e, visto che era quasi ora di pranzo, decisero di fermarsi a mangiare.
Dopo che i ragazzi misero in macchina quello che avevano comprato, si diressero verso la steak house al secondo piano del centro commerciale.

Erano ormai al dolce, quando Lauren cominciò a sentirsi osservata. Si guardò attorno, muovendo piano la testa e alla fine lo vide.
Jason.
Jason e sua madre, seduti dall'altra parte del ristorante, che la fissavano.    Lauren si domandò cosa ci facessero lì, visto che di solito andavano al centro commerciale della loro città. Decise di ignorarli e concentrarsi sulla conversazione con i suoi amici e sulla torta meringata, ma le risultò difficile farlo, perché continuava a sentire lo sguardo dei due su di sé.
«Tutto bene?» soffiò Dean al suo orecchio.
Lauren lo guardò e sorrise, «Sì.» rispose, «Perché?»
«Perché ci sono Jason e sua madre che ti fissano da almeno tre quarti d'ora.» rispose Dean a bassa voce.
«Lo so.» mormorò lei rompendo la base di meringa della torta. «Ma non mi importa, sul serio.» alzò lo sguardo, fissando gli occhi azzurri di Dean. Sorrise, dicendosi che non le importava sul serio.
Dean le sorrise e le baciò velocemente la fronte, mentre gli altri ridevano per un qualcosa detto da Tom.

«Lauren.»
Lei si girò, fissando la madre di Jason fissarla, «Che c'è?» disse, «Devo andare, ho fretta.» aggiunse facendo un passo verso la porta dei bagni mentre sfregava le mani umide sulle cosce coperte dai jeans.
«Stai trattando male il mio bambino.» replicò la donna. «Jason ti ama tanto.» disse e allungò una mano, stringendo il polso di Lauren, «Soffre, sai?» pigolò, «Soffrecosì tanto!»
Lauren si divincolò, «Mi dispiace.» disse, «Sul serio.» sospirò, «Ma è lui che si comporta male con me. È lui che offende il mio ragazzo e i miei amici.» disse, «Mi ha promesso tante volte che sarebbe cambiato, ma non lo ha mai fatto.» sospirò, «Quindi è colpa sua.» disse e la superò, «Arrivederci.» esclamò e si allontanò, raggiungendo gli altri che la stavano aspettando fuori dal lungo corridoio che conduceva ai bagni.
«Tutto bene?» chiese Dean, «Credevo fossi caduta dentro la tazza.» rise.
Lauren fece una smorfia e spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, «Ho solo incontrato una scocciatrice, niente di che.» disse, «Andiamo?» chiese prendendo la mano di Dean. Mentre usciva dalle porte automatiche, voltò appena la testa, fissando per un attimo Jason e sua madre che la fissavano.
Li ignorò, concentrandosi sulla mano di Dean che stringeva la sua, su Charlie e Hannah che parlottavano, su Tom e Jeffrey che si prendevano in giro a vicenda.
Pensò che le andava bene così, che così fosse tutto perfetto. Aveva Dean e ogni altra cosa non contava più.
Non voleva avere un amico che non era felice con lei, che le teneva il muso perché aveva trovato la felicità con un altro. Non le serviva un amico che trattava male Dean.
Aveva voluto bene a Jason, era stato il suo migliore amico per così tanto tempo che non sarebbe stato facile superare la sua mancanza ma era certa che se la sarebbe cavata. Aveva altri amici, oltre a Jason. Aveva Deacon, Stuart, Samantha e Roxane. Aveva Hannah, Charlie, Tom e Jeffrey. Aveva la sua famiglia.
Aveva Dean.
E, mentre Dean usciva dal parcheggio e lei insisteva per pagare metà del conto che aveva pagato Dean per la tenda, i sacchi a pelo, la palla con i piatti e le lampade, e mentre lui le diceva che non era necessario, si rese conto che era da tempo che non le importava più di Jason.
Sorrise, felice, appoggiandosi allo schienale, allungò una mano e sfiorò quella di Dean.
«Ti amo.» soffiò.
«Ti amo.» rispose lui e Lauren decise di non pensare più a Jason. Amava Dean e il resto non contava.




Salve, non aggiorno da... da... è meglio che non guardi, và. Mi dispiace per questi mesi di ritardo ma ho avuto un piccolo blocco... scusatemi!
Il capitolo non doveva andare così, doveva succedere altro ma poi i pg hanno fatto quello che volevano -.- e quindi è uscito così. A me il capitolo piace, spero che piaccia anche a voi.
Il prossimo sarà l'epilogo, e così anche questa storia sarà conclusa e potrò concentrarmi su altro!
Bisogna assolutamente inserire la storia in codice html, altrimenti il testo verrà fuori tutto attaccato. Per istruzioni guardate il riquadro azzurro affianco e se non sapete cos'è l'html, utilizzate la prima delle due opzioni, l'editor di EFP.
   
 
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