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Autore: Helena Kanbara    17/08/2016    6 recensioni
[Ryō Kurokiba/Alice Nakiri – RyōAli | SPOILER S2]
Alice conosceva Ryō da ormai moltissimi anni – da quando l’aveva trovato in uno sgangherato pub della fredda Danimarca ed era rimasta tanto affascinata da lui, dal mito che era capace di diventare in cucina, da decidere che l’avrebbe tenuto al suo fianco per sempre – e sapeva quanto poco fosse bravo a fare complimenti, soprattutto ad Alice, della quale si fidava, che ammirava, proteggeva e amava – in un modo tutto suo, ma comunque specialissimo – ma alla quale non diceva mai niente di simile, limitandosi a dimostrarle tutto giorno dopo giorno con innumerevoli fatti. Ryō Kurokiba andava letto tra le righe. [...]
Le si fece vicino [...] allungando una mano nella sua direzione per scoprirle il viso dai capelli e passarglieli dietro le orecchie. E le strofinò le guance, asciugandole delle pochissime lacrime che già erano sfuggite al suo autocontrollo.
«Vuoi farmi piangere ancora?».
A quella domanda, Ryō mise su un’espressione di sincero disgusto. «Ti prego, no. Ti sei già umiliata abbastanza, oggi».
Alice tirò su col naso. «Hai ragione», assentì. «Tu no, però. Sei stato fantastico. Sono… fiera. Di te».
«Come potresti non esserlo?».
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ryou Kurokiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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YOU DID WELL

 
 
Alice aprì la porta della propria camera da letto, lasciando che Ryō la seguisse all’interno della stanza senza fare troppe storie. Aveva smesso ormai da tempo di provare a fargli capire che non avesse bisogno della sua presenza costante anche a casa, dove nessuno dei pericoli che Ryō sembrava vedere ovunque era nell’ombra ad attenderla per farle del male. Sapeva che non l’avrebbe ascoltata e in fondo, non poteva certo dirsi dispiaciuta per quella compagnia extra. Nonostante tutto, Ryō era comunque l’unica persona che le fosse rimasta accanto da sempre – l’unico vero amico che avesse.
Quindi perché provare a tenerlo lontano, soprattutto quella sera che credeva di aver bisogno della presenza di qualcuno più che mai?
«Milady».
La sua voce ruppe il pesante silenzio nel quale si erano cullati fino a quel momento, praticamente dall’uscita dell’Accademia fino in limousine e poi su per gli scaloni in marmo che conducevano all’interno della tenuta Nakiri.
Alice smise di affannarsi in giro per la camera alla spasmodica ricerca di qualcosa da fare per tenere lontani i pensieri e seguì l’ombra del richiamo di Ryō, voltandosi a guardarlo mentre si sistemava tra i cuscini morbidi del letto di lei come se fosse la cosa più naturale del mondo. E sebbene lo fosse sul serio, Alice avrebbe comunque voluto alzare gli occhi al cielo. In un’altra occasione l’avrebbe sicuramente fatto. Non quella sera, però.
«Siete stata brava, oggi».
Il respiro le si mozzò in gola a quelle parole, tanto inaspettate da farle addirittura strabuzzare un po’ gli occhi. Alice conosceva Ryō da ormai moltissimi anni – da quando l’aveva trovato in uno sgangherato pub della fredda Danimarca ed era rimasta tanto affascinata da lui, dal mito che era capace di diventare in cucina, da decidere che l’avrebbe tenuto al suo fianco per sempre – e sapeva quanto poco fosse bravo a fare complimenti, soprattutto ad Alice, della quale si fidava, che ammirava, proteggeva e amava – in un modo tutto suo, ma comunque specialissimo – ma alla quale non diceva mai niente di simile, limitandosi a dimostrarle tutto giorno dopo giorno con innumerevoli fatti. Ryō Kurokiba andava letto tra le righe. Non quella sera, però.
«Non abbastanza», sospirò Alice, distogliendo lo sguardo dagli occhi del suo ‘assistente’, senza però rinunciare a farglisi vicina a testa bassa.
Ryō recepì subito il messaggio, perché non appena Alice fu abbastanza vicina al suo letto si tirò su a sedere e incrociò le gambe, in un chiaro invito a raggiungerlo lì, cosa che Alice fece.
«Non dire stronzate», mormorò Ryō, appoggiandosi di schiena alla testiera del letto e incrociando le braccia nude dietro la testa. Sperava che bastasse quell’ordine a far ritornare Alice in sé. Si sbagliava.
«Ho perso, Ryō», ribatté, gli occhi rossi ancora coperti dalle lunghe ciocche biondo platino e la voce tremolante. «Mi sono impegnata tantissimo per quel bento. Volevo vincere davvero, lo giuro. Sarò anche stata brava, come dici tu, ma non abbastanza. Non quanto Yukihira. Non quanto—».
«Alice».
Il suono del suo nome che abbandonava le labbra di Ryō diede fine brusca al fiume di parole che la stava abbandonando, facendo sì che dovesse per forza sollevare gli occhi sul viso come al solito impassibile di lui con aria incredula. Da che lo conoscesse, si potevano letteralmente contare sulla punta delle dita di una sola mano le volte in cui Ryō l’aveva chiamata col suo vero nome – non ‘milady’, non ‘Nakiri-san’. E ognuna di queste era caratterizzata da qualcosa di particolare: avvenimenti tristi, furiose litigate, momenti che comunque avevano vissuto solo loro perché Ryō non osava chiamarla Alice dinanzi agli altri – non osava neanche parlare troppo, dinanzi agli altri.
«Sei stata brava», le ripeté, sorprendendola ancor di più con tutte quelle attenzioni che proprio non si aspettava.
Le si fece vicino, poi, allungando una mano nella sua direzione per scoprirle il viso dai capelli e passarglieli dietro le orecchie. E le strofinò le guance, asciugandole delle pochissime lacrime che già erano sfuggite al suo autocontrollo.
«Vuoi farmi piangere ancora?».
A quella domanda, Ryō mise su un’espressione di sincero disgusto. «Ti prego, no. Ti sei già umiliata abbastanza, oggi».
Alice tirò su col naso. «Hai ragione», assentì. «Tu no, però. Sei stato fantastico. Sono… fiera. Di te».
«Come potresti non esserlo?».
Nel sentire quelle parole, Alice allontanò le mani di Ryō dal suo viso pallido con uno schiaffo. Poi gonfiò le guance, incrociando le braccia al petto con aria evidentemente risentita. Era questo ciò che otteneva per essersi aperta un po’ con lui? Nemmeno un misero grazie? Ingenua lei che si aspettava chissà che dopo i suoi complimenti e le carezze inusuali, ma comunque molto gradite. Il momento era durato fin troppo poco.
Sospirò, mettendosi in piedi lentamente e avviandosi in direzione del bagno interno alla sua camera da letto. Peccato però che la voce di Ryō la costrinse nuovamente a bloccarsi a metà strada.
«Dove hai intenzione di andare?».
«In bagno», replicò Alice, voltandosi a guardarlo con un sopracciglio sollevato prima di aggiungere: «Tu nel frattempo rifletti pure su quanto male tratti la tua unica e sfortunatissima fan», e poi, a voce tanto bassa che Ryō la percepì a malapena: «Come se poi potessi permetterti pure di rischiare di perderla».
Quell’ultima osservazione quasi lo fece scoppiare a ridere. Fortuna volle comunque che riuscisse a trattenersi, mentre si rimetteva sdraiato nel letto di Alice, osservandola incedere nuovamente in direzione del bagno.
«Sarà fatto, milady», mentì infine.
Perché non aveva affatto bisogno di riflettere sulla cosa o di pentirsi per come l’aveva trattata. Sapeva già che nonostante tutto non l’avrebbe persa mai. E Ryō Kurokiba davvero non si sarebbe potuto dire più fortunato di così.

 
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Niente, ormai shippo RyōAli in una maniera davvero imbarazzante, quindi non ho potuto proprio farmi scappare quest'occasione. Vi chiedo scusa e pietà, dato che questa è pur sempre la mia prima esperienza nel fandom! 
Alla fin fine è una OS molto spensierata, ma ho sentito comunque il bisogno di scriverla e dunque eccoci qua. Spero di non essere finita troppo OOC ma oh, ho questa headcanon di Ryō che è più 'soft' quando lui ed Alice sono soli - soprattutto dopo la sconfitta di lei - e nessuno me la porterà mai via. Ecco.
Spero apprezzerete! I commenti sono sempre ben accetti, anche solo per dirmi che è meglio se me ne ritorno nei miei fandom abituali e lascio perdere questo qui. Non scrivevo davvero da secoli, quindi per qualsiasi cosa sappiate che è colpa della lunghissima pausa che la mancanza di ispirazione mi ha costretta a prendermi. Non sono buona più. ;3;
   
 
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