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Autore: alfa_beta    17/08/2016    0 recensioni
Tu sai quanto io tenga alla mia famiglia.
Tu facevi parte della mia famiglia.
Mi sei sempre stato accanto, mi hai aiutato nei momenti difficili e hai sempre creduto in me.
Ti devo molto.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TO JAMES
 
Tutto era come sempre. Quella era solo una delle tante volte che ci trovavamo sulla tua barca.
La musica alta sulla Nauzica dava il ritmo ai nostri cuori.
Vedevo tutti ridere, ti vedevo felice.
Accanto a me amici di vecchia data e nuovi appena incontrati.
Quanti incontri fantastici su questo stupendo yacht. Tu lo consideravi come la tua seconda casa.
Tantissimi i ricordi di noi su quel ponte ad osservare la nascita di una nuova notte.
Al tramonto ci trovavamo tutti a poppa per vedere l’acqua dipingersi di un colore rosso fuoco e rosa pallido. Un tripudio di emozioni.
Quella sera avevamo fatto la stessa cosa ed era stato magnifico come sempre.
Avevi calato l’ancora e avevi lasciato il tuo posto da pilota per unirti agli invitati. Tutti dritti a guardare il sole che affondava nell’oceano.
Il cielo cominciava già a scurirsi. Le prime stelle comparvero come puntini luminosi in lontananza. Sembravano come timidi lampioni che avevano paura di rompere la magia.
La tua voce bassa ma potente ci richiamò, destandoci dai nostri pensieri.
Ci dissi che la festa era ufficialmente cominciata. Non sbagliavi.
Cominciò ad arrivare il cibo e l’alcool.
La musica sempre più alta da diventare quasi assordante.
Ma tutti ridevano e tu come noi ti divertivi.
Ripresi il tuo posto dietro al timone e ci feci attraversare quelle acque profonde.
Passavamo vicino ad una scogliera, vicinissimi.
Ci fidavamo di te perché tu sei un maestro nel governare.
Tutti rimanevano estasiati dai posti che ci facevi vedere. Insenature, golfi, rapide, scogliere ricoperte di verde.
Poi piano piano la luce si spense e anche noi ci trasformammo in una stella che brilla nel nero del cielo e del mare.
La stella più grossa e luminosa per via di tutti gli strombo sul tuo yacht.
Mi ricordo che cominciai a ballare. Ridevo come il mio solito.
Tutti sapevano chi ero, ma in quel momento ero uno come tanti. Grazie a te io potevo godere ancora della compagnia della gente senza essere trattato solo come un attore o come un bell’uomo. Tu mi hai sempre trattato come un amico e per questo ti ringrazio.

Tu sai quanto io tenga alla mia famiglia.
Tu facevi parte della mia famiglia.
Mi sei sempre stato accanto, mi hai aiutato nei momenti difficili e hai sempre creduto in me.
Ti devo molto.

Ho provato quella sera a farti venire a ballare, ma tu preferivi stare al timone. Il cuore da capitano che preferisce di gran lunga portarci in giro.
Ti dissi di gettare l’ancora e fare un po’ di sano esercizio. Ballare in sostanza.
Tutti ti volevano sulla pista, per quanto sia da megalomani avere una pista da ballo su uno yacht.
Ti piaceva il lusso, ma solo per fare contenti gli altri.
Probabilmente tu ti saresti accontentato di una barca a vela a un posto. Ma quando si trattava di far felici gli altri, invece, ci mettevi tutto te stesso.
Questa festa l’ho organizzata io, ma tu eri stato da subito coinvolto. Tu eri un mago quando si trattava di far star bene le persone.
Ti persi di vista ad un certo punto. Immaginavo fossi ancora al timone, ma io ero stato distratto dai presenti.

Non ho visto se ti eri unito anche tu ai festeggiamenti. Non ho visto se avevi cominciato a divertirti. Non ho visto se avevi preso da bere.
Non ho visto niente.
Quando ci ripenso, mi dico che sarei potuto stare vicino a te al timone. Per farti compagnia. Ma non l’ho fatto. Sono andato con altri e non ci siamo più incrociati.

Ad un certo punto sentii delle risate e delle grida. Erano forti, tanto che sovrastarono la musica.
Mi girai un po’ preoccupato e ti vidi. Eri sorridente, tutti ti acclamavano.
Cosa volevi fare ancora non l’avevo capito. Quando ti vidi prendere la rincorsa sorrisi anche io.
Mi avvicinai alla balaustra per vedere il tuo tuffo in quell’oceano nero.
Un salto e tutto sarebbe finito. Quella era la tua festa.
Dopo ti saresti rimesso al timone e non ti saresti concesso altri momenti di svago.
Eccoti che cominci a correre. Sprigionavi gioia da tutti i pori e ridevi.

Comunque sia ti vidi correre e spiccare un balzo oltre la balaustra.
Un tuffo semplice di testa.
Qualcosa andò storto. Anche in questo caso non me ne accorsi subito.
Forse l’angolatura dell’entrata non era stata delle migliori, ma comunque era un tuffo semplice e chissà quante volte ti eri buttato dalla tua stessa barca.
Dopo poco però non ti vedevano ritornare a galla. La gente che ti aveva visto saltare trattenne il fiato sporgendosi sempre di più dalla balaustra.
Poi, nell’acqua debolmente illuminata dalla luce della nave, vedemmo un’ombra risalire.
Eri tu viso rivolto verso il basso. La corrente ti fece girare.
Sulla tua faccia bagnata cominciò a mescolarsi il sangue.
Tu non ti muovevi. Gli altri cominciarono ad urlare e chiamarti. Qualcuno ti buttò una cima , ma niente. Tu rimanevi fermo.
Tra il panico generale nessuno si buttò.
Io che nei miei film sono coraggioso e aiuto le persone, mi sono trovato paralizzato. Le gambe cedettero e mi ritrovai in ginocchio. Non sentivo il mio respiro, probabilmente non respiravo.
Sentivo freddo e la mia faccia formicolava.
Poi sentii caldo sulle guance. Le lacrime cominciarono a scendere, mentre le urla del resto degli invitati si facevano sempre più alte.

In quel momento cominciai a respirare, il cuore mi batteva fortissimo, ma lo sentivo come spezzato.
Il tuo corpo si allontanava. Allungai le braccia come se potessi estenderle fino a te per riportarti sulla nave. Non riuscivo a fare altro che piangere e singhiozzare.
Sono stato inutile. Non ti ho salvato.
Qualcuno mi destò. Ero sconvolto e mi aggrappai a quella persona. Se devo essere sincero non so neanche chi fosse. Non mi ricordo.
Da quando ho visto te andare alla deriva, tutto si è offuscato.
Mi dicevano che c’era un problema. I guardia costiera avevano bisogno delle coordinate per raggiungerci.
Nessuno su quello yacht sapeva manovrarlo. Nessuno sapeva come fare.
Il panico ci prese uno alla volta.
Io mi ributtai per terra. Senza forze stremato e tutto divenne buio.

Da come mi hanno raccontato passò un’ora prima che ci trovassimo. Ne passarono altre due prima che trovassero te.

Vorrei chiudere gli occhi e trovarti ancora accanto a me.
Sono già due le croci che appesantiscono il mio cuore.

Non sono pronto per dirti addio, ma so che devo farlo.
So che lo sto già facendo.


nda: Non so cosa mi è preso. Quando ho letto di questa notizia di cronaca mi è venuta voglia di provare a scrivere quello che Chris deve aver provato quella sera. Il fatto è realmente successo, ma io mi sono basata su un articolo di giornale quindi non so effettivamente al 100% come sono andate le cose.
Il riferimento alle due croci sono una per James Ward appunto e una per Matt Bardsley (a cui è dedicato il suo tatuaggio sulle costole).
Vi piace la mia pazzia? Lo so sono masochista e mi piace pensare alle cose brutte. Ma va be!!!
Ciao a tutti=) lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate

 
  
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