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Autore: Bluemoon Desire    17/08/2016    3 recensioni
Dopo le mille vicissitudini della terza stagione, Guido e Azzurra sono tornati di nuovo insieme, pronti a conquistare quel lieto fine che troppo a lungo hanno inseguito senza mai raggiungerlo. Scontrandosi con nuovi crucci e difficoltà di percorso, si renderanno conto che la vita vera è ben lontana dall'idillio perfetto di una favola e che a volte...beh, a volte può essere racchiusa tutta in un attimo. Un istante imprescindibile e sfuggente in grado di influenzare e perfino riscrivere il futuro...nel bene e nel male.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Azzurra Leonardi, Davide Corsi, Guido Corsi, Suor Angela, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                Capitolo 2 – Hold Each Other
 

“He came along and showed me how to let go
I can't remember where I'm from
All I know is who I've become
That our love has just begun”

 

[Convento degli Angeli - Chiostro]

MA SEI IMPAZZITO, SEI?!”

“Sono più che sicuro di averti avvisata della trasferta a Roma…”

“…E TI SBAGLI! Me ne sarei ricordata.”

“Va beh, e anche se fosse? Cos’è che ti rende così nervosa, Azzurra? E’ soltanto lavoro, lo sai, non vedo che cosa ci sia di male…”

“Te lo dico IO cosa c’è di male…anzi CHI! Miss Gambe-Perfette-E-Chiappe-Sode, ecco chi c’è di male!”

“…credo di essermi perso.”

“Seh, seh…come no. Sarà meglio che tu le stia ben lontano, se non vuoi che sia IO a farti perdere qualcosa!”

Guido la fissò in silenzio, con un’espressione a metà tra lo sconcerto e l’incertezza, profondamente disorientato dall’assurda piega che quella discussione stava prendendo. Ultimamente trovava sempre più difficoltoso riuscire a mettere fine in modo pacifico ad una conversazione con Azzurra, e la situazione non faceva altro che peggiorare. Sembrava quasi che lei lo facesse apposta a dirottare ogni loro discussione verso un punto di non ritorno, come se non aspettasse altro che un nuovo pretesto per litigare!
Ed era dannatamente brava a trovarne sempre di nuovi ed originali.

“…mi stai dicendo che dovrei rinunciare ad un importante convegno di Diritto Internazionale presso una delle Università più famose del nostro paese, perché tu saresti inspiegabilmente gelosa di una collega di Dipartimento che, tra le altre cose, non ho ancora capito che volto abbia?!” la rimbeccò sarcastico, accennando un mezzo sorrisetto forzato “Ti rendi conto di quanto tutto questo sia assurdo ed infantile?”

Le labbra di Azzurra si contrassero per il nervoso, mentre i suoi occhi – pericolosamente ridotti a due sottilissime fessure – si posarono minacciosi sul volto di Guido. Detestava quando le parlava con quel tono saccente da professorino, come se avesse a che fare con una mocciosetta di tre anni. 

“Sai una cosa? Fa’ un po’ quello che ti pare, a me non importa” ribatté gelida, alzandosi di scatto dalla panchina per poi dirigersi a passo sostenuto verso l’ingresso del bar, incurante della voce tonante di Guido che continuava a richiamarla indietro con insistenza.

Lo sguardo giudizievole (e fin troppo eloquente!) lanciatole attraverso la stanza da Suor Angela bastò ad acuire ulteriormente il suo già ben nutrito senso di colpa. Sapeva di non poter continuare a trattarlo in quel modo, ma non se la sentiva ancora di affrontare la verità.
 
[ Qualche ora prima…]

“Ma tu non puoi continuare a tenerlo all’oscuro, Azzurra, è una follia!”

La voce di Suor Angela salì vorticosamente di tono ad ogni parola, riecheggiando con prepotenza tra le silenziose pareti della Cappella.
Data la natura particolarmente “intima” di quella confessione aveva pensato bene di discuterne nel luogo meno frequentato del convento. D’altronde, lei stessa era entrata in quel posto a malapena un paio di volte da quando si era trasferita a Fabriano con Guido e Davide.
L’ambiente religioso le aveva sempre trasmesso un profondo disagio interiore, una sensazione ancestrale ed inspiegabile che si trascinava dietro fin dai tempi del Catechismo. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, si domandava come avesse fatto a vivere per così tanto tempo tra le pareti di un convento, senza mai avvertire l’impulso di fuggire via a gambe levate.

“Potrebbe alzare un po’ di più la voce? Credo che qualcuno in piazza non abbia recepito bene il messaggio!” sibilò Azzurra tra i denti, scoccando un’occhiataccia alla suora.  

“E’ inutile che fai tanto la spiritosa, Azzurra…” la redarguì severamente Suor Angela “…non puoi continuare a mentire a Guido e a te stessa, e lo sai bene. Devi raccontargli la verità.”

“Verità…verità!” sbottò Azzurra con voce squillante “Ma perché avete tutti quest’assurda smania di dire sempre la verità?! Prima Guido, adesso ci mette anche lei!”

“Fino a prova contraria, IO sono una suora” si affrettò subito a puntualizzare l’altra “Mentire non rientra nel nostro statuto e ormai dovresti averlo imparato anche tu!”

“Se, va beh…quando le fa comodo” ribatté polemicamente Azzurra, alzandosi in piedi e cominciando a misurare nervosamente la stanza a grandi passi, avanti e indietro “Comunque, non è ancora il momento giusto. Lui si è appena trasferito a Camerino, sta ancora cercando di destreggiarsi tra Davide e il lavoro e io…non voglio mettergli pressioni, d’accordo?”

“Eh sì, meglio continuare a fargli la guerra ogni volta che apre bocca!” sentenziò Suor Angela con fare tagliente “Ascoltami, Azzurra…sia tu che lui ne avete passate di ogni genere, soprattutto negli ultimi anni, e adesso che vi siete finalmente ritrovati non è giusto continuare a nascondersi dietro mezze verità e timori infondati…”

“E lei come fa a sapere che sono infondati?” obiettò velenosa Azzurra, le mani ben piazzate sui fianchi in una posa vagamente inquisitoria.

“ …perché conosco Guido!” rispose prontamente la suora, quasi con aria di sfida.

Quanto avrebbe voluto condividere anche lei quella stessa sicurezza di Suor Angela, pensò amaramente Azzurra tra sé e sé, appoggiando sconsolata la schiena contro la parete più vicina.     
Da quando erano tornati insieme, Guido non aveva più accennato né al matrimonio né a qualsiasi altro piano a lungo termine che la includesse direttamente e, se all’inizio aveva pensato che stesse solo sondando il terreno per evitare ulteriori delusioni, adesso cominciava seriamente a convincersi del fatto che non avesse più intenzione di portarla all’altare.
Aveva abbandonato Rosa per amor suo, giurando di non voler più trascorrere un solo istante della loro vita lontani l’uno dall’altra…e adesso?
Le sembrava quasi di non riconoscerlo più.
 
[ Dormitorio del Convento – Stanza di Rosa e Azzurra]

Sdraiata con la pancia sul letto e il palmo della mano ben piazzato sotto il mento, se ne rimase per ore ed ore, da sola, a sfogliare i vecchi album di fotografie che ritraevano lei, Guido e Davide a Berlino, accompagnando ad ogni pagina un profondo sospiro melanconico e nostalgico.                 Mai avrebbe pensato di poter sentire così tanto la mancanza di quel posto.
Eppure, quante volte nel corso dell’ultimo anno si era ritrovata a rimpiangere quelle giornate trascorse insieme a scorrazzare spensierati per le vie di Berlino, prima che le discussioni e le continue recriminazioni si affacciassero sulle loro vite, avvelenando inesorabilmente ogni istante della loro trasferta tedesca. Ciò che le mancava di più di Berlino era la sensazione d’indescrivibile felicità che provava nel condividere le sue giornate con Davide e Guido, come una vera famiglia. E ora che avrebbero potuto tornare ad essere felici, insieme, eccola di nuovo lì in piena crisi, a barcamenarsi tra dubbi ed incertezze.
 
“…Azzurra…posso entrare?”

La vocina del piccolo Davide la raggiunse improvvisamente alle spalle, riportandola all’istante con i pensieri alla realtà.

“Certo che puoi entrare, nano!” lo apostrofò con un largo sorriso intenerito, ruotando in fretta il busto per mettersi a sedere sul materasso “Dai, vieni qui vicino a me…”

Il ragazzino richiuse in fretta la porta alle sue spalle e la raggiunse sul letto.

“Papà mi ha mandato a dirti che ti aspetta sulla panchina del giardino del chiostro tra dieci minuti” le riferì con il tono solenne e serioso tipico di chi sta facendo un annuncio di enorme importanza “Dice che sarebbe venuto lui di persona se non avesse avuto paura che potessi sbranarlo…”

Azzurra rimase in silenzio, mordendosi il labbro inferiore nel tentativo di trattenere le lacrime traditrici che già le bruciavano negli occhi.   

“…tu e papà vi lascerete di nuovo?”

La domanda di Davide, pronunciata in modo tanto tenero ed ingenuo, la colpì con la violenza di un pugno scagliato dritto contro lo stomaco, mozzandole bruscamente il respiro. Istintivamente, si chinò verso di lui e lo strinse in un forte abbraccio rassicurante, accarezzandogli dolcemente i capelli proprio come avrebbe fatto una mamma con il proprio bambino per offrirgli conforto.
Con Davide, ogni gesto ed ogni parola le riuscivano spontaneamente, senza alcun bisogno di sforzarsi o di fingersi qualcuno che in realtà non era. Si sentiva sempre se stessa, a suo agio. Perché la stessa cosa non poteva accadere anche con Guido?

“Tesoro, io e papà staremo benissimo…” disse poi, cercando di mascherare la tristezza dietro un sorriso un po’ forzato “…è soltanto un momento un po’ particolare, tutto qui. Ma passerà presto. Tu non devi preoccuparti. Siamo una famiglia pazzesca e non ci separa più nessuno…capito?”

“Capito.”

“Sei sempre l’ometto più pazzesco del mondo, lo sai vero?”

“E tu sei sempre una mamma pazzeschissima”

 
[Convento degli Angeli – Giardino del Chiostro]

Attraversò silenziosamente il lungo corridoio del chiostro e, a grandi passi, s’inoltrò nel giardino del convento, quel piccolo e ben curato stralcio di verde che Suor Costanza custodiva e proteggeva quotidianamente come fosse il suo tesoro più prezioso.
Guido era seduto da solo sulla panchina, lo sguardo fisso davanti a sé e l’espressione vacua e pensierosa di chi è impegnato a vagare con la mente verso mete introspettive, sconosciute e lontane.                                       
Era talmente perso nei suoi pensieri, che non si accorse neppure del sopraggiungere di Azzurra.

“Eccomi qua, come richiesto…” lo apostrofò lei ad alta voce, richiamandolo di colpo all’attenzione.

“Oh bene” fece lui, scattando in piedi così velocemente che sembrò che qualcuno lo avesse sbalzato via a forza dalla panchina “Stavo pensando a quello che mi ha detto Davide poco fa…” proseguì poi, abbozzando un sorrisetto amaro “…è convinto che le cose tra noi stiano naufragando com’era accaduto dopo Berlino e, per quanto abbia fatto di tutto per tranquillizzarlo, continuo a domandarmi se non abbia ragione.”

Azzurra inghiottì il vuoto.

Quindi si era accorto anche lui che qualcosa non andava.

“…negli ultimi tempi, ho notato che non fai altro che spingere ogni nostra discussione all’esasperazione, come se non cercassi altro che una lite. E non riesco a capire il perché! So bene che non sei felice del mio lavoro a Camerino, che hai paura che la separazione possa nuocere al nostro rapporto, ma come pensi che mi senta io? Non credi che vorrei essere qui con voi ogni minuto di ogni giorno? Azzurra, io ho accettato quel lavoro soltanto perché pensavo che in questo modo avrei potuto lasciarti i tuoi spazi, senza soffocarti come avevo fatto a Berlino…non volevo ripetere lo stesso errore e rischiare di nuovo di incasinare tutto. Per questo ho convinto Davide a far finta di supplicarmi per farvi restare qui a Fabriano per un altro anno…”

“Fare…finta?” balbettò Azzurra, interdetta.

Guido si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto, intercettando l’espressione sconvolta della ragazza.             
Era bello constatare come, dopo tanti anni insieme, fosse ancora in grado di sorprenderla.

“Davide era felicissimo all’idea di poter vivere tutti e tre insieme a Camerino” le confidò ancora, sulla scia di quell’improvvisato revival di totale sincerità “Mi ero perfino informato su un paio di appartamentini nei pressi dell’Università, ma poi mi sono reso conto che, ogni volta che nominavo l’imminente partenza per Camerino, tu cambiavi subito argomento o t’incupivi di colpo…e così ho ricollegato tutto a Berlino. Non sei pronta a lasciare Fabriano e la famiglia che ti ha accolta e amata quando tuo padre ti ha abbandonata, è chiaro. Quello che non capisco è perché tu non me l’abbia semplicemente detto…pensavi che non avrei capito?”

Azzurra esitò un momento, dopodiché annuì febbrilmente con la testa.

“In effetti…è così.” ammise infine, con espressione colpevole “Perdonami, Guido…sono una cretina. Non avevo capito niente, come al solito…”

Guido la guardò intenerito, allungando una mano per stringere forte la sua.                                  
Abituato com’era a vederla ogni giorno nelle vesti di mamma tutto fare al fianco di Davide, a volte dimenticava quanto in realtà fosse ancora giovane, alle prese con i dubbi e le incertezze tipiche della sua età.

“Se non vuoi che vada a quel convegno, non andrò…” aggiunse poi, intrecciando dolcemente le dita con quelle di lei “…ma sappi che la collega che hai menzionato questa mattina è…”

“…brutta… ” lo interruppe Azzurra “…è un cesso, lo so. Ho esagerato.”

“Stavo per dire “sposata”, in realtà…ma…”

Si scambiarono un’occhiata fugace e scoppiarono a ridere.
Senza lasciar andare la mano di Guido, Azzurra posò delicatamente la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, svuotando temporaneamente la mente da ogni pensiero e preoccupazione sul futuro.  
Guido l’amava, come e forse più di prima. Contava solo questo.
Al resto avrebbero pensato al momento giusto.
Insieme. 




ANGOLO DELL'AUTORE:  Rieccoci di nuovo qui, con il secondo capitolo della storia.
Come avrete notato, Azzurra nasconde un segreto e, nonostante finalmente abbia chiarito le cose con Guido (almeno in parte), non sembra ancora decisa a confidarglielo.
Di cosa potrebbe trattarsi e come influenzerà le loro vite?
Per saperlo, non dovete fare altro che continuare a leggere!


P.S. La citazione riportata all'inizio del capitolo è uno stralcio canoro tratto da "Hold Each Other" degli A Great Big World. 
   
 
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