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Autore: manies    17/08/2016    2 recensioni
« Mary Jane, ricordi quella volta in cui, dopo lo scontro con Rinho, sei tornata a casa da me e zia May con una busta piena zeppa di tortine alla crema? »
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« … sento di aver già recuperato l’85% delle mie capacità, zia May. Sono sempre guarito in fretta, ma adesso mi sembra di essere ancora più veloce! Ehi, c’è niente tipo tortine alla crema da mangiare? Sto morendo di fame… »
« Qualcuno ha parlato di tortine alla crema…? Guarda caso le ho proprio in questo sacchetto! »
« Stai scherzando
? Mary Jane… vuoi sposarmi? » 
THE SENSATIONAL SPIDER-MAN 33 ( SPIDER-MAN UNMASKED )

 

C’era sempre stata, Mary Jane.
C’era stata alla morte di zio Ben e c’era stata anche a quella di Gwen, nonostante le sue parole immeritate e cattive.
C’era stata quando nessun altro era disposto a stargli accanto ed era anche un po’ per questo che Peter, con il cuore in mano e l’anima pura di un bambino, pensava a lei come alla luce della sua vita. Perché, in fin dei conti, tra tutte le altre cose, Mary Jane era anche questo.
E come se non bastasse, nonostante la sofferenza, lei gli era stata accanto anche quando il mondo sembrava stesse per crollare e senza neanche preoccuparsi di fargli notare i suoi errori; vi era stata quando sbagliò e quando cercò di rimediare, e vi era stata anche dopo esser stata rapita e torturata ed anche quando nessun altro sembrava dargli ascolto.
Mary Jane era lì, come un punto fermo e saldo, l’unica e costante sicurezza presente nella sua vita ed in quella di Spider-Man – perché lei, con quegli occhi verdi e quei capelli rossi, era stata capace di amare l’uomo dietro la maschera e la maschera stessa, cosa che nessuno era mai riuscito a fare prima di lei. Neanche Gwen, o Felicia. E non le è mai pesato, sebbene qualche volta abbia pensato di non esserne all’altezza.
Ed è un po’ anche per tutti questi motivi che adesso se ne sta ferma immobile nel letto, con la schiena posata contro la testata scura e con lo sguardo vacuo fisso sull’uomo accanto a sé, intento a leggere, ignaro di ciò che nella mente della sua amata sta avendo luogo.
Non è mai stato semplice, per lei, osservare l’Uomo Ragno agire in televisione né osservare e curare i lividi e le ferite sanguinose al suo ritorno, eppure l’ha sempre fatto – senza un ma, senza una parola. E ancora oggi, a distanza di tempo, ella risulta esser capace di rimembrare alla perfezione ogni emozione provata, ogni lacrima non versata, ogni battito di cuore mancante, ma senza farglielo mai pesare. Perché tempo fa ha fatto una scelta, accettandone ed amandone ogni singola conseguenza.
« MJ » afferma lui, d’un tratto, di punto in bianco, interrompendo il flusso dei suoi pensieri e facendole inarcare il capo da un lato. E non ha bisogno di rispondere, ché Peter si gira sulla schiena e volta il capo per osservarla di sbieco, sicuro che abbia la sua completa attenzione, prima di continuare: « ricordi quella volta in cui, dopo lo scontro con Rinho, sei tornata a casa da me e zia May con una busta piena zeppa di tortine alla crema? »
Sorride, adesso, Mary Jane. Come potrebbe dimenticare?
Era terrorizzata. Aveva spalancato la porta d’improvviso e lo sguardo le si era posato su di lui, svenuto, stretto tra le braccia di una sconvolta zia May – sempre più forte di se stessa, capace di guarire e curare ogni singola ferita sul corpo già martoriato di lui mentre la rossa, provata, vagava tra la gente e nei negozi di medicinali. Quel giorno si era chiesta se ne valesse la pena, soffrire così tanto ogni giorno per qualcuno anche se quel qualcuno risultava e risulta essere bene o male l’unico motivo per cui davvero ti svegli la mattina. Poi si era detta che sì, ne valeva la pena, e contro la propria buona volontà aveva messo mano ai propri risparmi per acquistare una valanga di quei dolcetti chimici. 
« Le detestavo allora così come le detesto oggi, tigrotto. »
« Sì, ma non è questo il punto. »
Mary Jane l’osserva dall’alto con la fronte aggrottata e le braccia incrociate: « no? »
« No. Il punto è che ricordo la tua faccia sconvolta e gli occhi pieni di lacrime, e ricordo anche che tra un mugolio di dolore e l’altro ( cosa di cui non vado affatto fiero ) ho pensato che, uscita da quella porta, non saresti più tornata. Mentre zia May mi curava fissavo l’orologio e la paura si faceva sempre più grande, più forte, ed il vero dolore sembrava essere quel costante pizzichio al cuore piuttosto che tutto il resto. Quando mi sono risvegliato e non c’eri ho pensato d’averti persa per sempre. E poi sei entrata dalla porta, al momento giusto, come sempre, con un meraviglioso sorriso e un sacchetto pieno dei miei dolci preferiti nonostante non fossero i tuoi e nonostante tu li detestassi. Ricordo che fu quello il momento esatto in cui mi resi conto che mi amavi davvero. »
Non se l’aspettava. Non se l’aspettava perché con quel discorso sembrava aver seguito il filo dei suoi pensieri e perché non pensava avesse mai potuto soffrire così tanto per lei, in quell’istante, quando sembrava aver scampato la morte esclusivamente per un minuscolo, minimo soffio. E se non fosse per il suo autocontrollo, probabilmente in questo stesso istante qualche lacrima salmastra già sarebbe colata lungo una sua gota. Ma tutto ciò che fa è sorridergli, una mano che s’allunga per arruffargli le ciocche già scombinate di per sé.
« Ti comprerei altre mille tortine alla crema se servisse a farti sapere e capire che ritornerò sempre e che ti amo, tigrotto. Ora perché non ti avvicini? »

   
 
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