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Autore: milla4    18/08/2016    0 recensioni
L'eternità è una parola affascinante, ma anche troppo potente. Eppure, Violet è ancora lì con gli altri abitanti ad aspettare un qualcosa che non verrà mai, o che forse è già avvenuto.
[Murder House]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Patrick, Tate Langdon, Un po' tutti, Violet Harmon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Sì, questa volta sono all'inizio perché devo veramente chiedere perdono. Sono una pessima, pessima programmatrice di tempo, credevo che seppur sommersa da impegni ( una tesi massacrante) sarei riuscita amantenere un ritmo di pubblicazione decente e invece il nulla.
Ringrazio chiunque si sia fermato a leggere, recensire (purtroppo non molti, ma non demordo!) e chiunque abbia messo la storia tra le ricordate, seguite e preferite: gongolo tantissimo!
Ah, prima che mi dimentichi: non credo di riuscire a pubblicare ogni 20 del mese ma sicuramente almeno una volta al mese (salvo cose urgenti nella vita reale) aggiornerò... certo se qualcuno decisse, per sbaglio, di darmii una propria opinione magari saprò indirizzarmi meglio in futuro :D!
 









Tic
Tic
Tic
Il vecchio e logoro orologio era scheggiato in più punti;  la lancetta dei secondi era stata spazzata via da colui che doveva accuratamente misurare: il tempo.
 Lo odiava, era un pezzo di cuoio e ferro profondamente inutile e pesante e proprio per questo non lo avrebbe mai cambiato.
Non avrebbe mai rinunciato a quell’unico sentimento che poteva provare e che, negli anni si stava anch’esso affievolendo.

Alzò gli occhi, era perfetta.
 
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-No non credo: Lisa è morta sul serio, questa volta sul serio-

-Uhm… dici? Potrebbe essere solo una mossa diversiva per nascondere a  Colin il fatto che sua moglie se la sia spassata con metà della sua famiglia mentre ha ucciso o fatto uccidere l’altra metà: quel Colin non è molto svegl… oh merda!- una nuvola vaporosa e bianca si era posata sulla sua maglietta nera; la ciambella incriminata era riversa sul lenzuolo che copriva il divano ormai sepolto dalla polvere.
Patrick cercò invano di togliersi la nevicata bianca da dosso ma inutilmente, sbufffò: il cibo o, meglio  il gusto era una delle poche cose che veramente lo  facevano sentire ancora vivo.

-Wow, che eleganza- Violet rise seduta sulla sua poltrona preferita... sua finché non veniva occupata Chad Warwick.

Teneva in mano un cupcake glassato cosparso di piccoli fiorellini viola, non che le piacesse molto, non amava le cose troppo stucchevoli  ma essendo un fantasma le occasioni per andare al supermarket erano notevolmente abbassate e così si doveva accontentare di ciò che le veniva passato da Constance, come anche per il pagamento dell’elettricità e dell’acqua.

Violet tossì per richiamare l’attenzione: - Allora…-

-Allora no. Lo sai, ne abbiamo già parlato: quella “cosa”  non deve essere chiesta-

-Ma sei tu che avevi tirato fuori l’argomento!-

-Ho detto basta- Patrick si alzò di scatto, spaventando quasi Violet e scomparendo subito dopo, lasciandola sola.



 
Sola… si era sentita sempre così,  sin da quando era nata, credeva di aver trovato in Tate qualcuno che la capisse, che l’amasse, ma poi lui  aveva ferito la sua famiglia e si erano persi.
Ora, su quella poltrona ricoperta di glassa argentata e polvere riusciva percepire la distanza che la separava da quello che ad ora era il suo unico amico: l’età e soprattutto, la prima vita.
Non sapevano nulla l’una dell’altro ed anche  se passavano la maggior parte dl tempo insieme, mai avevano cercato di approfondire di più quello che già sapevano. Il passato era passato.

-Ehi tutto bene?- una mano le si posò sulla spalla; Violet sussultò: stava piangendo senza accorgersene e non le capitava da tanto, forse troppo tempo.

Si girò di scatto, Travis era dietro di lei fissandola con innocente curiosità.

La bruna si scostò:- Sì… sì tutto bene grazie, devo andare-
-Sai se vuoi parlare, o solo sfogarti, ecco.. io sono un ottimo candidato per una bel vaffanculo. Un vaffanculo non si nega a nessuno.-
Violet si asciugò gli occhi con la manica della felpa rossa che portava e sorrise, o meglio tentò di fare, perché aveva ancora il cuore turbato per pensare di sorridere veramente.

-Grazie, ora devo andare sul serio… David, il coso piangente, ha bisogno di essere cambiato- e così si smaterializzò, lasciando Travis con un ghigno soddisfatto, dietro di sé. Perché ne aveva conosciute di donne, lui, e sapeva bene quando le aveva in qualche modo colpite. Violet era stata colpita e, preso affondata.

 
-Su, su andiamo piccolo, ti ho dato il latte ti ho cambiato ora fai la nanna-
Panico, panico totale; normalmente, da quando sua madre se n’era andata, era Moira occuparsi di David l’unico neonato fantasma della casa, ma da quando c’era stata la lite, l’anziana rossa era misteriosamente scomparsa ed era strano: anche quando non si rendevano visibili ogni abitante della casa sentiva gli altri, come un fiamma nel buio, sentivano la presenza degli altri. DI Moira invece non c’era l’ombra, Violet non riusciva nemmeno a sentire la sua energia.

-Oh merda!- tentando di farlo addormentare Violet aveva impacchetto il piccolo in una coperta riuscendo però soltanto a perdere la  presa.

-Attenta, ragazzina….  Lo vuoi uccidere una seconda volta?- Patrick era sbucato dietro di lei improvvisamente, prendendo al volo il piccolo che, data la brusca manovra aveva incominciato a piangere ancora più forte.

-Oh santo cielo! Che razza dii polmoni ha?- Patrick lo appoggiò sulla sua spalla, picchiettando con due dita sulla schiena del neonato senza riuscire a calmarlo.
 -Non si ferma, Moira non c’è e lui non la smette- Violet era in cortocircuito, agitava le braccia senza uno scopo preciso.
-Bravissima, hai spiegato perfettamente l’ovvia situazione… complimenti!- Chad comparve tra i due facendoli saltare, i loro sensi erano troppo impegnati per accorgersi di lui.
-Ora datemelo prima che spacchi le vetrine in stile vittoriano di questa orrenda casa: valgono una fortuna- Chad protese le mani.
-Cosa? Tu sei pazzo non ti darei nulla in mano- esclamò stupito e  ormai allo stremo, Patrick.
Chad sorrise sornione per la battuta che gli veniva appena servita, ma non disse nulla solo, poggiò una mano sulla schiena del pargolo e cominciò a picchiettare energicamente; improvvisamente David si fermò ed emise un sonoro rutto, seguito da del rigurgito proprio sulla maglietta dello zio Patrick.

-Bleah-

- Vedi Pat? Ti conosce da appena pochi secondi e gli provochi disgusto. Ora, se volete darmi il bambino,  cercherò di farlo addormentare in un tempo ragionevole…-

-Violet, io direi di fidarci… è già un fantasma, non può succedergli di peggio- Patrick guardò la sua amica aspettando una risposta, mentre il rigurgito puzzolente del fratello di lei stava trapassando il sottile tessuto della maglietta.
La ragazza li guardò entrambi uno dopo l’altro non riuscendo a decidere cosa fare: non voleva dare l’unico componente della sua famiglia in mano all’uomo che voleva rapirlo e poi ucciderlo, ma a conti fatti, la sua balia era misteriosamente scomparsa e lei era cosciente che, se a breve  David non avesse smesso di piangere, ci sarebbe stata una sommossa in quella casa.
 
-Va bene, ma se solo ti azzardi a torcergli un capello o a cercare di portartelo via io giuro che…-
-Tesoro, è tutto tuo… non ci tengo a cambiare disgustosi pannolini,  o stare in mezzo a pappette e roba varia-  esclamò Chad con aria stizzita.
-E tu hai rischiato di uccidere la mia famiglia per un cosa che ti fa schifo? Violet era stranita dalla mancanza di umanità di quell’uomo.
-Beh, tutti possono cambiare idea o no?... allora, lo posso prendere?- Chad protese ancora una volta le braccia verso Patrick che ad un accenno positivo, seppure velato da un’evidente arrabbiatura, della sorella gli consegnò l’essere nella coperta.
Poche e semplici mosse, contornate da un’efficace ninna nanna bastarono a Chad per far addormentare il pargolo che subito dopo verrà messo nel suo lettino.
-Ora posso andare a vedere la mia soap senza sentire l’ugola d’oro  rompermi i timpani- Chad se ne andò, senza nemmeno il tempo di ricevere un grazie che, seppur a malincuore, Violet era pronta a offrigli.
-E io quello lo amavo- Patrick scosse a testa sconsolato
 -Tutti commettiamo degli errori- rispose conciliante Violet, passandogli una mano sulla schiena.
 


Passarono ore su ore, senza che accadesse nulla; Violet e Patrick si davano il cambio a guardare il piccolo che fortunatamente aveva dormito tutto il pomeriggio quasi senza interruzioni quando, improvvisamente tutti gli abitanti della casa si palesarono loro davanti gli occhi.

In senso di protezione, la ragazza porto il  fratellino in un’altra stanza.

Nora fu l’ultima ad arrivare e si rivolse con uno sguardo pieno di costernazione verso Violet: -Cara, non volevo causarti problemi con il piccolo quindi ho deciso di indire l riunione proprio qui, nelle stanze da letto.-
-Ti ringrazio molto, ma non dovevi…- non sapeva cosa dire, quelle riunioni erano state introdotte da poco per volere di Nora che, rivolgendosi all’ampio pubblico visibilmente scocciato cominciò –Bene, visto che ci siamo più o meno tutti vorrei parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore e che credo riguardi tutti noi: Moira, la cara Moira, ha raggiunto la sua pace proprio stamattina-   Sorrise, come un  bambino davanti ad un negozio di camerelle.

-Pat, non capsico…-  mentre la bionda era andata avanti in inutili convenevoli, Violet aveva appreso solo che Moira, la sua Moira se n’era andata senza neanche salutarla.

Mormorii sempre più accesi, la casa era tornata in vita un’altra volta.
Ognuno aveva i suoi motivi per non essere in pace:  c’era chi come Maria, Gladys ed Hayden  trovava  ingiusto che solo Moira se ne fosse potuta andare; chi, come la bella Elizabeth, era se non felice almeno rasserenato che almeno qualcuno in quella casa avesse potuto godere di un po’ di pace, sperando intimante che prima o poi toccasse proprio a lui,  e chi, come  i gemelli, amavano far baccano.
Violet era incredula.

- È…è impossibile, stai dicendo solo cavolate. Moira non può essersene andata, i suoi resti sono ancora sotto al patio di mio padre e lei stessa mi disse che non poteva riposare in pace finché essi non venivano trovati e poi… e poi lo aveva promessa a mia made che si sarebbe occuparla di David!- urlava ormai.
-Cara-  Nora alzò una mano elegantemente per zittirla –so che è dura per te da accettare, dopo quello che è successo ai tuoi genitori Moira ti è sempre rimasta accanto, ma adesso è in pace… sii felice per lei e sappi che questa grande famiglia- allargò le braccia come a volere racchiudere tutti i presenti in un abbraccio ti sarà accanto sempre e comunque-

  No. Non era così…  quasi tutti gli abitanti della casa la guardavano come se la vedessero per la prima volta ed in fondo era così: anche se condividevano forzatamente un minuscolo spazio, paragonato alla vastità del mondo, la famiglia Harmond si era sempre mantenuta a distanza dagli altri abitanti della casa, tranne poche eccezioni.

Violet la guardò e senza nessun motivo apparente cominciò a piangere prima di smaterializzarsi: c’era un unico posto dove sarebbe potuta andare.







 
   
 
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