Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: PawsOfFire    18/08/2016    7 recensioni
Russia, Gennaio 1943
Non è facile essere i migliori.
il Capitano Bastian Faust lo sa bene: diventare un asso del Tiger richiede un enorme sforzo fisico (e morale) soprattutto a centinaia di chilometri da casa, in inverno e circondato da nemici che vogliono la sua testa.
Una sciocchezza, per un capocarro immaginifico (e narcisista) come lui! ad aggravare la situazione già difficoltosa, però, saranno i suoi quattro sottoposti folli e lamentosi che metteranno sempre in discussione gli ordini, rendendo ogni sua fantastica tattica fallimentare...
Riuscirà il nostro eroe ad entrare nella storia?
[ In revisione ]
Genere: Commedia, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Furia nera, stella rossa, orso bianco'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Herr Faust, siamo finiti in un fosso!”
“Moriremo tutti”
“Me ne vado”
“Zitti. C’è un russo all’orizzonte”
 
 
 
 
La guerra avrebbe dovuto essere già vinta da alcuni mesi, ed invece ci ritroviamo impantanati un torrente e non sappiamo come uscirne.
La missione doveva essere abbastanza semplice. Avevamo perso un po’ di terreno e dovevamo riprendercelo con la forza.
In mattinata notai negli sguardi dei miei commilitoni una specie di vaga sensazione di smarrimento, miscelata ad una tragica accettazione dell’immutabilità del destino.
Io, Bastian Faust, Capitano pluridecorato, nonché capocarro impavido e coraggioso del “Furia Nera”, il carro armato più efficiente e meglio gestito del fronte orientale, affrontai la decisione del Generale con coraggio e grande forza d’animo.
Solo più tardi mi accorsi che gran parte della nostra divisione corazzata (esclusa la mia compagnia) venne mandata a ripulire una città particolarmente strategica che l’Armata Rossa si era ripresa da poco.
Mentre noi, orgogliosamente, dovevamo occuparci da soli di un enorme nucleo abitativo che si diceva fosse tenuto sotto stretta sorveglianza da un gruppo di russi particolarmente agguerriti.
 “Come si chiamano quei tizi tra loro? Tovarish? E cosa significa?”
 Klaus, come sempre, era piuttosto timorato dall’idea della morte. Non che noi non lo fossimo ma, per lui, rappresentava una costante nella sua vita, qualcosa che aveva a che fare con la sua dolce famigliola che lo stava aspettando a casa con un piatto di deliziosi salsicciotti fumanti.
 “Sembra una minaccia, capite? Tipo...macellatori di bestie, conquistatori di occidente. Distruttori di panzer-”
 “Zitto, idiota” Maik, dall’alto della sua mitraglietta esterna, masticava rumorosamente una striscia di carne secca. Essendo un gran fumatore, finiva sempre prima del tempo le sue razioni. Così, per sopperirne la mancanza, arrivava a sgranocchiare anche i rami, arrivando addirittura a pezzi di cuoio e gomma di dubbia salubrità.
 “Significa “compagno” perché sono comunisti, Klaus” continuò, sollevando i binocoli per tornare a scrutare l’orizzonte alla ricerca di un nemico che non si palesava da giorni.
 “Non importa, me ne vado!” Questa volta fu Martin a parlare. Aveva abbandonato il suo posto da serviente per uscire a prendere una boccata d’aria fresca, incespicandosi con le sue lunghe gambe verso un minuscolo torrente gelido. Assetato, aveva provato a bere un po’ d’acqua, prima di ritrovarsi la lingua congelata.
 Se dovessi descriverli fisicamente, tanto per dare l’idea di come fossero i miei sottoposti, potrei affermare con certezza che l’unico che ricordava vagamente un soldato poteva essere Maik, quello con le spalle grosse, il mento quadrato e la voce bassa e rauca.
Lui sì, è dannatamente spaventoso.
Tom...beh, sembra un ragazzino. In realtà lo è per davvero. Ha un fisico così esile da sembrare sul punto di spezzarsi da un momento e l’altro. Eppure, eccolo, sano come un pesce, che dorme al posto di guida perché ha passato nuovamente la notte al bordello.
Klaus...lui è piccolo e tozzo, forte e testardo come un mulo.
Credo lavorasse in una fabbrica, prima. Ha una moglie piccola e grassa che ama alla follia e due bimbi che non credo superino i tre anni. Non è cattivo. Non è fatto per combattere, semplicemente.
Martin...non so cosa dire di lui. È molto alto e nella sua postazione sta scomodo, per questo soffre spesso di mal di schiena. Si lamenta sempre di quanto schifo gli faccia tutta questa faccenda, ma l’ultima volta che è riuscito ad avere un congedo ha sfruttato la sua divisa per fare stragi di cuori.
Poi ci sono io.
Onestamente spicco come un astro in cielo rispetto a loro. Anni fa, quando mi sottoposi al test medico, il dottore si complimentò con me per come aderissi perfettamente ai canoni razziali, chiedendomi perché non abbia scelto di entrare in un reparto privilegiato-
Averli, Capitani come me! Accidenti, sono sicuro che se questi quattro decidessero di collaborare faremmo davvero faville.
Ah, quanti carri nemici abbiamo distrutto?
Scesi dalla mia torretta per sgranchirmi un po’ le gambe. Li abbiamo segnati sul fianco, ma non riesco a trovare la striscia.
Chiesi a Martin e lui, con uno sbuffo, mi indicò una specie di graffio lungo la fiancata.
 “Uno” mugugnò, picchiettando sulla corazza.
 “Ma sono sicuro che siano molti di più...”
 “Si fidi, Herr Faust. Si ricorda quel carro russo che poi scoprimmo essere abbandonato?”
 Apprezzo sempre la spontaneità dei miei sottoposti, ma non possono mettere in dubbio il mio ruolo.
 “Ha preso un abbaglio, Jager. Questi” Picchiettai le dita contro altre righe, segni inconfutabili attribuibili ai mezzi nemici abbattuti che alcuni stolti avevano scambiato per graffi accidentali “Sono questi i simboli dei carri nemici abbattuti. Duecentoventicinque in pochi mesi di servizio. Forse non dorme abbastanza? Ha le allucinazioni?”
 “...Ha ragione, Herr Faust. Chiedo venia”
 Lessi scetticismo nei suoi occhi, ma lo ignorai. In cuor suo sapeva che io avessi sempre ragione.
 Quando riprovammo a fare marcia indietro, finalmente, riuscimmo miracolosamente a rimetterci in moto.
E, casualmente, Tom mise in discussione le mie capacità da leader, autoproclamandosi il migliore, sprecato per noi.
 Arrivati, scoprimmo che il villaggio era stato preso d’assedio da una manciata di disertori russi mal equipaggiati. Nel terreno c’erano ancora tracce fresche di ruote che conducevano dentro il paesino, scomparendo lungo una fitta foresta di pini.
 “Ed anche oggi il Reich ha guadagnato terreno. Una città in più per il nostro popolo!” Proclamai, saltando con agilità felina sul tettuccio del nostro Panzer.
 “Ma Herr Faust, il villaggio è vuoto” Tom indicò una casa in lontananza, mettendo in discussione la mia autorità.
 “Cioè?”
 “I russi sono scappati, temo che Maik li stia rincorrendo a piedi. Ci sono un paio di soldati tedeschi impiccati da qualche tempo e credo di aver trovato una bottiglia d’alcool...guardi, laggiù, in quella casa abbandonata, la vede? Con le finestre aperte. Sono sicuro che sia Vodka, potremmo rubare qualcosa-”
 “E’ comunque una vittoria per il popolo tedesco” Li rassicurai, sfoggiando il sorriso migliore che ho in repertorio.
 Quando stappammo la bottiglia Maik ci raggiunse. Aveva davvero inseguito ed ucciso i due russi, nonostante avessero lasciato l’esercito oramai da tempo. Aveva anche rubato loro alcune mostrine che ora sfoggiava orgoglioso sul cappello.
La bottiglia che trovammo si rivelò essere vero alcolico, non acqua scialba, ed aiutò i nostri morali a sollevarsi.
Prima di tornare alla base però ci sembrò giusto controllare i cadaveri dei nostri soldati.
Irriconoscibili se non per il colore della divisa, deteriorati dal tempo e dagli animali selvatici.
 “Non ci sono mostrine, Herr Faust”
 “Disertori”
Aggiunsi, allontanandomi dai due corpi.
Klaus e Martin tremarono. Forse la smetteranno di prendere in considerazione un gesto così stupido.
Così abbandonammo i corpi al loro destino, sotto la gelida tormenta di neve che imperversò poche ore dopo aver lasciato il paese.
Ma noi, fortunatamente, eravamo già lontani.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: PawsOfFire