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Autore: ten12    18/08/2016    1 recensioni
La normalità è fatta di tante cose: amicizia, morte, vita, compassione. La normalità è fatta anche di assurdità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che è successo?" Urlò Franco, appena arrivato da Firenze per verbalizzare l'incidente, con il suo accento toscano mentre si avvicinava alla zona dell'impatto. Ermete, il medico legale, si alzò e si voltò verso il poliziotto che riconobbe e guardò mesto. Le luci dell'ambulanza ferma e delle macchine, che continuavano a passare a periodi alterni nella corsia lasciata libera per la viabilità, rimbalzavano sulle pareti del tunnel e sui volti dei vari rappresentanti dell'ordine sulla scena. "Ad una Opel è esplosa la gomma, il tipo ha perso il controllo e la macchina è andata a sbattere contro una Seat sulla corsia opposta bloccando il traffico. Dopodiché tre delle macchine dietro alla Seat non hanno fatto in tempo a frenare ed hanno incocciato tra loro e con la prima" disse Ermete con la sua voce roca spingendo indietro la montatura degli occhiali con il dito indice della mano sinistra. Lo chiamavano "la cornacchia" nel suo paese d'origine. Franco annuì serio e disse "Ho sentito che ci sono delle salme". Ermete inspirò, sbuffo e il suo fiato si condenso per il freddo mentre si stropicciava gli occhi dietro alle lenti poi, continuando a massaggiarsi le palpebre e quello che c'era dietro, disse stanco "Si. Tre salme" Aprì gli occhi e le cercò con lo sguardo. Le trovo sul lato della strada, posate sull'asfalto della corsia occupata dalle macchine dell'incidente, dall'ambulanza e dalle due volanti della polizia. Le indicò e disse "I genitori della ragazza nell'ambulanza sono morti. Loro erano sui sedili anteriori della Seat. Il ragazzo che guidava l'Opel è morto anche lui" Terminata la frase si girò verso Franco che annuì. Era una sorta di rituale. La situazione faceva parte di quel gruppo di eventi di una crudeltà incomprensibilmente immotivata e tutti e due lo sapevano. Perciò, pur essendo amici da anni, i due erano silenziosi e cupi. Era la parte del lavoro che non amavano per niente, quella che nessuna persona al mondo vorrebbe vedere o fare perché voleva dire solo guardare impotenti e assecondare la realtà quando però sai, da qualche parte nel cuore, che è sbagliato ma che è anche l'unico modo di rimanere a galla senza portarti a letto questi avvenimenti. Quindi quella era la classica fase di intermezzo ed imbarazzo che precedeva l'isolamento parziale della parte umana in ciascuno di noi. Il tutto per non soffrire troppo. Perché qualcuno era morto quel 
giorno, ma chi era vivo doveva andare avanti. "Mi dai una mano con la bambina?" Chiese Franco spiazzando l'amico. Ermete invecchiò. Rimasero entrambi in silenzio per qualche secondo. Il primo pregava, l'altro s'immedesimava e finiva per annuire per l'ennesima volta. Si diressero in silenzio verso l'ambulanza. Le macchine passavano alla loro sinistra e lo smog, puzzolente e appiccicoso, si avviluppava nel freddo invernale.
   
 
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