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Autore: Lizhp    19/08/2016    5 recensioni
“Quindi non si vede più a scuola… un ragazzo dell’ultimo anno che faceva lezioni con lui ha detto che se ne è andato in Messico”
Messico.
Ma allora perché non mi ha detto niente, in fondo mi vedeva tutti i giorni. E poi mi ha sempre detto che per qualsiasi cosa lui ci sarebbe stato.
Magari quello che stavano dicendo quei ragazzi non era vero.
“A fare cosa in Messico?”
“Dicono che sia scappato dopo aver litigato con la moglie…”
“Aveva anche due figli, no?”
“Sì… dalle voci che girano, sembra proprio che sia scappato con un uomo!”
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Fortunè Penniman, Paloma Penniman, Yasmine Penniman, Zuleika Penniman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciaaao ragazzi!
Sono tornata e questa volta niente OS, ma un'altra long. 
Giusto un paio di precisazioni su quello che andrete a leggere: ho iniziato a scrivere questa storia tempo fa e ormai ho scritto veramente, veramente tanto e per questo ho deciso di iniziare a pubblicarla. 
I capitoli NON saranno lunghissimi, tranne qualche eccezione.
Ogni capitolo inizia con una data e sarà scritto in prima persona: tuttavia non è da considerarsi come un diario scritto, le date sono messe solo per dare l'idea del tempo che passa. E anche perché boh, non ho mai scritto niente del genere e come idea mi ispirava.
Vi lascio ad una sorta di... non so nemmeno io come chiamarlo. Ho solo scritto queste righe per cercare di darvi un'idea di cosa mi sono inventata questa volta. 
Subito sotto, ovviamente, il primo capitolo.

Buona lettura :)

 

Famiglie numerose, trasferimenti, genitori che quando litigano poi ti portano in vacanza.
Insegnanti di francese che assomigliano più a streghe cattive che a persone, a cui poi, quando si diventa grandi, non si può far altro che dedicare il più grande vaffanculo della vita.
Ma prima la paura, il silenzio, la vergogna.
Insegnanti che invece ti spiegano che quando hai un problema, hai un problema e basta, non sei tu un problema, e a cui poi, quando si diventa grandi, si dedica il grazie più grande della vita.
Pomeriggi al parco a giocare con le anatre del laghetto. 
Profumi, disegni e vestiti colorati.
Insegnanti di piano russe un po’ troppo severe.
Audizioni e spettacoli alla Royal Opera House.
I primi veri amici, quelli che poi ti porti accanto per tutta la vita, ma anche ragazzi che sono stupidi e non hanno una scusa, sono stupidi e basta.
Conigli dai nomi improbabili.
Intrusioni in serate a cui si è stati invitati, solo che gli organizzatori non lo sanno.
Primi finti amori forzati e primo amore un po’ particolare agli occhi di qualcuno.
Coming out casuali, da ubriachi, voluti, a voce, per messaggio o su una rivista.
Lavoretti serali nei bar e una lezione di economia, sufficiente per capire che piuttosto di fare quello nella vita, meglio fare l’eremita.
Canzoni per chewing-gum, pubblicità giapponesi e compagnie aeree.
Case discografiche, mamme che ti obbligano ad andarci.
E poi amore, non il primo, ma quello vero, quello giusto. 
E musica. 
Si è sempre trattato di musica, dal primo all’ultimo giorno, dalla prima pagina all’ultima.

 

***
 

Capitolo 1: Mi chiamo Michael Holbrook Penniman Junior
 

15 Novembre 1992
 
La mia famiglia è numerosa, felice e piena di colori.
La mia mamma, Joanie, non è tanto alta. Ha i capelli castani e gli occhi marroni, uguali ai miei.
Il mio papà invece si chiama Michael, ma tutti lo chiamano Mike. Mamma ha cercato di spiegarmi qual è il suo lavoro, ma io non l’ho mai capito veramente. Deve essere difficile. Lui viaggia molto, ma ogni volta che torna a casa mi porta un regalo e io sono sempre curioso di sapere cos’è.
Yasmine è la mia sorella più grande, ha 14 anni. Lei ha gli occhi verdi come quelli del papà. Disegna tantissimo e secondo me è anche molto brava. Mamma sembra sempre felice quando Yasmine le mostra un disegno, credo che le piaccia che noi creiamo cose nuove.
Paloma è la mia seconda sorella e il suo sogno è quello di fare l’attrice. Ha solo 11 anni adesso, ma magari un giorno la vedrò in televisione, chi lo sa. Paloma fa un po’ fatica a muovere il suo braccio destro, ma riesce comunque a fare tutto. Soprattutto riesce a litigare con Yasmine.
E come urlano quando litigano!
Zuleika è la mia sorellina. È ancora molto piccola, ha solo due anni, e la mamma le ha appena tagliato i capelli: un caschetto e una frangetta. Le stanno bene, anche se lei mi sa che li preferiva lunghi, perché appena mamma ha tagliato la prima ciocca si è messa a strillare talmente tanto che mi sono dovuto spostare nell’altra stanza per finire i compiti.
Fortuné è il più piccolo, ha solo qualche mese. Mamma e papà dicono che assomiglia a me quando ero piccolo come lui. Io lo guardo, ma non trovo tutta questa somiglianza, soprattutto quando fa quelle brutte smorfie con la bocca tutta storta che fanno tanto ridere tutti.
E poi ci sono io.
Io mi chiamo Michael Holbrook Penniman Junior e ho nove anni. Porto lo stesso nome del mio papà, ma a mamma non è mai piaciuto il nome Michael! Allora quando io sono nato ha fatto un accordo con papà: mi sarei chiamato ufficialmente Michael, ma poi tutti mi avrebbero chiamato Mica.
Solo la nonna mi chiama Michael. Dice che chiamarmi “sacchetto di plastica” non le piace. Sì, perché Mica in arabo vuol dire proprio quello e la nonna è libanese.
Anche io sono libanese e anche la mia mamma lo è. Sono nato a Beirut, il 18 agosto 1983, ma non ricordo nulla di quella città. Ero molto piccolo quando mamma e papà hanno preso me, Yasmine e Paloma e ci hanno portati a Parigi, per scappare dalla guerra. Poi mamma ci ha spiegato che dovevamo spostarci a Londra e così eccoci qui. Adesso viviamo in una bella casetta, ma per un po’ di mesi abbiamo dovuto vivere in un hotel, perché papà non aveva i soldi per comprare una casa nuova.
Non ho ricordi di Beirut, ma mi danno molto fastidio i rumori forti, mi ricordano sempre lo scoppio di una bomba. Forse è per la guerra che c’era là.
La nostra casa è il posto sicuro in cui tutti possiamo essere chi vogliamo senza paura che gli altri ci prendano in giro.
Io voglio fare teatro, così posso recitare e cantare. Mi piacerebbe anche scrivere canzoni mie, ma non so se sono capace.
È il mio sogno, è quello che voglio fare da grande.
Però a volte penso che questo non succederà mai. L’anno scorso ci hanno insegnato le note musicali a scuola, ma io faccio davvero tanta fatica a capire uno spartito musicale. E come faccio a scrivere canzoni se non conosco le note? E perché faccio così fatica? Tutti gli altri miei compagni di classe ci riescono facilmente e io no.
Sono stupido?
Secondo me Mrs. Jenkins crede che lo sono.
Ma non voglio parlare della strega oggi, forse domani.

 

 
   
 
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