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Autore: parveth    19/08/2016    0 recensioni
Mi chiamo Alessia, ho 25 anni e quando andavo a scuola la mia materia preferita e' sempre stata storia ma non c'e' da stupirsi.
Io la vedo la Storia.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando finalmente scendemmo dal treno io e Nicole eravamo esauste “non so te ma io sono distrutta: mai fatte cosi' tante ore di treno praticamente di seguito” commento' trascinandosi dietro la valigia “nemmeno io” risposi respirando a pieni polmoni l'aria fresca di montagna quando da lontano vidi Bianca venirci incontro.

 

Non era la prima volta che c'incontravamo tutte e tre, ci eravamo trovate in precedenza a Milano dopo esserci conosciute su facebook ma era la prima che dormivamo l'una a casa dell'altra: il giorno prima Nicole era venuta da me a dormire poi al mattino avevamo preso il treno per Longarone.

 

E naturalmente sapevano del mio “dono” se vogliamo chiamarlo cosi.

 

Com'e' ovvio non mi avevano creduto all'inizio poi Nicole prima tramite whatsapp poi di persona durante quel viaggio mi aveva confessato che durante la gita scolastica al museo della memoria di Ustica aveva visto gli spettri delle povere vittime e, terrorizzata mi aveva chiesto se secondo me anche lei aveva “il dono”.

 

“Non credo di riuscire a sopportarlo...quella povera gente...81 vittime, bambini...e' stato terribile!”

 

“Lo so, ora capisci come mi sento ogni volta...ma non credo che tu ce l'abbia: a volte penso che possa accadere una tantum se ci si sente particolarmente vicini alle vittime della tragedia in questione ma non era un'illusione te l'assicuro.”

 

Raggiungemmo la casa di Bianca che studiava altrove ma tornava li' per le vacanze e lasciammo le valige e poi c'incamminammo.

 

Verso la diga del Vajont.

 

 

Durante il tragitto un'anziana signora saluto' Bianca che la ricambio' cordialmente “e' una tua vicina?” chiesi.

 

“No, si chiama Gigliola e l'ho conosciuta alle commemorazioni...lei c'era” aggiunse in tono cupo.

 

Continuando a chiaccherare arrivammo ed il custode ci avviso' che avrebbero chiuso di li' ad un'ora, le guide non c'erano piu' ma a noi non servivano.

 

Una volta arrivate in cima mi basto' contare fino a tre per vedere il tutto, ormai ero talmente abituata che quasi non cambiavo espressione anche se le ragazze se ne accorsero eccome.

 

“Lo...lo stai vedendo ora?” mi chiese Bianca timidamente.

 

Non fece in tempo a finire la frase che sentii uno dei botti piu' tremendi della mia vita: neanche quello della bomba in piazza Fontana era cosi' forte, contemporaneamente vidi al rallentatore letteralmente la montagna che si spaccava e cadeva nel lago facendo sollevare un'onda piu' potente della bomba d'Hiroshima come dissero ai tempi.

 

Il resto come si dice, e' storia.

 

“Avrei dovuto far evacuare la zona...” disse una voce accanto a me.

 

“Lei da solo non poteva fare niente, non le avrebbero dato retta dottor Semenza, non l'hanno mai fatto” risposi ad alta voce, tanto oltre a me ed alle ragazze non c'era nessuno.

 

Nessuno in carne ed ossa perlomeno.

 

“E' qui?” mi chiese Nicole.

“Oh si, e dice che avrebbe dovuto far evacuare la zona ma era da tre anni che si verificavano piccoli incidenti che naturalmente venivano subito messi a tacere: doveva arrivare la perizia geologica ma ci voleva del tempo e avrebbero dovuto fermare i lavori perdendoci dei soldi e quindi...” risposi.

 

“...e quindi sono finita in tribunale per calunnia” completo' una donna appena arrivata.

 

“Ma e' stata assolta signora Merlin: lei era una brava giornalista e faceva il suo lavoro, perlomeno ci avete provato entrambi, la SABE faceva i suoi interessi ma come al solito nessuno o quasi ha pagato” dissi mentre Bianca e Nicole ci osservavano perplesse ma non incredule: avevano capito che non fingevo.

 

“Lo dicevano tutti che avremmo fatto la fine dei topi” commento' sconsolata una donna piuttosto avanti negli anni che non riconobbi: doveva essere una vittima.

 

“E pensare che molti pensano sia venuta giu' la diga e quando arriva si stupisce di vederla ancora qui: ancora adesso la studiano dall'estero pensate un po'” dissi mentre Semenza sorrideva lievemente.

 

“No no, sarebbe stato anche peggio! E' il Toc ad esser venuto giu! E neanche c'e' stata subito l'acqua: prima il botto poi un enorme “risucchio” volavano motorini per strada...l'intero paese distrutto...tutti morti...e la mia povera Gigliola chissa' che fine avra' fatto” rispose la donna tenendo gli occhi bassi.

 

A quel nome mi suono' un campanello d'allarme.

 

“Bianca...non si chiamava Gigliola la signora che ti ha salutato per strada?” chiesi alla mia amica.

 

“Certo...perche'?”

 

“Beh pare che qui ci sia sua madre” risposi: effettivamente le due donne si somigliavano molto avevano gli stessi lineamenti e gli stessi occhi.

 

“La mia bambina e' viva? Come ha fatto a cavarsela?”

 

“Bianca diglielo tu, ehm...sente la mia amica?” la donna annui'.

 

“Si signora, sua figlia e' viva ha ormai settanta e passa anni: e' soppravvissuta salendo sul tetto poi e' vissuta da sua zia e si e' sposata”

 

“Ha figli?” chiese speranzosa.

 

Bianca ci penso' un attimo “oh si due:un maschio ed una femmina, una volta li ho visti passeggiare per Longarone tutti insieme anche col marito che pero' purtroppo e' morto da qualche anno”.

 

“E' comunque vissuta piu' a lungo di me” disse svanendo.

 

“Beh ragazze credo sia ora di andare” disse Nicole guardando l'orologio.

 

“Si...arrivederci a tutti signori e' stato un onore conoscervi”

 

“Addirittura...” rispose Semenza arrossendo.

 

“Non devi fare cosi Edoardo...si, ti do' del tu, ormai siamo qui da cinquantatre anni...certo noi non abbiamo fatto piu' del nostro dovere ma siamo diventati famosi anche se c'e' di mezzo la morte di 1912 persone...se ci ricordano ancora dev'esserci un motivo” commento' Clementina.

 

“E di ben tre paesi...c'era gente che non ci poteva credere e la capisco...a volte non ci credo nemmeno io” puntualizzai mentre ci accingevamo a scendere.

 

“D'altronde Toc significa Marcio...gia' gli antichi romani lo chiamavano cosi” disse Bianca.

 

“E pure Pasolini ci aveva provato ad avvertirli...chiamalo scemo!”

 

 

Dunque, se avete letto l'altra mia storia sul Vajont sapete che mi colpi' molto e gia' conoscete la mia Bianca...Nicole e' quella della mia storia su Ustica.

 

Clementina Merlin detta Tina era la giornalista dell'Unita' che per prima denuncio' gli abusi della Sabe la ditta che prima sola poi in accordo con l'Enel volle costruire la famosa diga che a detta loro avrebbe prodotto un mare di energia grazie al lago artificiale.

 

Peccato che quel monte fosse a base argillosa e quindi ciao le balle (e Longarone ed Erto e Casso).

 

Edoardo Semenza era il geologo che provo' ad avvertire gli altri ingegneri del pericolo ma in ben tre anni ovviamente “Non si puo' essere sicuri, potrebbe capitare domani come tra cent'anni”.

 

Figuratevi che l'ONU in visita nel 2008 lo defini' “il piu' grande disastro ambientale causato dall'uomo del mondo”

 

Oggi Tina Merlin che era inoltre stata staffetta partigiana avrebbe compiuto novant'anni.

 

Per approfondimenti su yt trovate valanghe di documentari e poi anche la visione del film “Vajont: la diga del disonore” di Renzo Martinelli.

 

  
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