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Autore: JJ_Youngfox    20/08/2016    0 recensioni
Che successe dopo lo scoppio dei petardi?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alaska
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piede schiacciato sull’acceleratore e gomme stridenti sull’asfalto.
Alaska diede gas finchè non ebbe messo una decina di chilometri tra lei e il campus, si sentiva esausta e stanca, senza contare quanto alcool aveva in corpo.
Gli alcolici ancora le bruciavano nell’esofago e la stordivano non poco ma lei, imperterrita e determinata come un toro che carica il drappeggio fiammeggiante, continuò a stringere le mani sul volante.
La ragazza stava piangendo come una bimba a cui erano state negate le caramelle, ma ahimè i fantasmi e le colpe che si accollava non avevano per nulla a che fare con bazzecole del genere.
Ella raggiunse miracolosamente uno spiazzo desolato e perlopiù buio, solo una cabina telefonica campeggiava in mezzo alle strisce che sembravano rilucere sotto la luce lunare.
La luna.
Lei l’amava, aveva sempre avuto quell’aura particolare che la invogliava a scoprire di più la notte addentrandosi in essa, l’essenza che più la rispecchiava e di cui si fidava, senza contare che era la sua complice d’eccellenza.
Alaska spense il motore, non chiuse nemmeno le sicure di Blue Moka, in ogni caso sarebbe stata troppo ubriaca per reagire a qualsiasi cosa.
La sua mente era zeppa di informazioni confuse e sconnesse che non riusciva ad afferrare, proprio come se fossero quella parola che sta sempre sulla punta della lingua e si fa beffe di chi non riesce a ricordarla.
Inconsciamente, trasportata da uno dei pochi momenti di lucidità appena vissuti, si portò una mano candida alle labbra, le stesse labbra che Miles aveva baciato con fervore, come se avesse aspettato quel momento da sempre.
Non ci aveva pensato due secondi in più a proporgli come obbligo: “Ciccio, fammi l’amore”, l’aveva sentito necessario e l’aveva detto.
Era anche quello che lui desiderava disperatamente, risultava ogni giorno più palese.
Quando la ragazza si accorse di aver iniziato a sorridere come un’ebete scosse il capo, era fuggita per un motivo.
I tulipani bianchi di Jake risaltavano come macchie sui sedili posteriori, arraffati per sistemare i disastri che l’assillavano.
Il capo tra le mani, la bocca dischiusa che continuava a sussurrare a nessuno: “Mi dispiace, mi dispiace tanto”.
Quelle parole le fecero venire in mente tutte le persone che aveva involontariamente contagiato e complicato.
Ormai Alaska non poteva più reggere il peso di tutto questo, doveva trovare un modo per sistemare ogni cosa, sarebbe andata per prima cosa al cimitero.
Così dicendo riaccese il motore convinta di poter fare quello che le avrebbe promesso un futuro più leggero ma qualche metro dopo si rese conto che ormai era perduta ogni chance, si era finamai dimenticata della sua povera madre.
Le lacrime ripresero a scorrererle sul viso dai lineamenti affilati, gli splendidi occhi verdi arrossati.
Che diceva “Il generale nel suo labirinto”? Qual era la soluzione?
Semplice, la soluzione l’aveva trovata lei.
Dritto e veloce come le stronzate in cui si buttava senza riflettere, rapida come una saetta che si andava ad abbattere su di un albero, con altrettante conseguenze distruttive.
“Che casino, buon Dio, che casino”, strascicava con le lunghe unghie smaltate di blu notte che affondavano nel cuoio smangiato del volante.
Ora sapeva che fare, ora non lo sapeva più.
Si era ridotta in uno stato osceno, la macchina sembrava che procedesse da sola talmente se ne curava poco.
I suoi pensieri erano minimamente diretti alla situazione e alle persone coinvolte nel suo dramma, nel Ciclone Alaska.
La ragazza continuava a sillabare solo “dritto e veloce” riflettendo sul lato filosofico del libro di Bolivàr e su come si adattasse perfettamente alla sua vita, continuò a dire quelle stesse parole anche quando notò per caso i veicoli in strada, continuò finchè l’ultimo respiro le fu strappato con la forza bruta della morte.
Due secondi, torace spappolato, deceduta sul colpo.
Alaska si vide intrappolata nella vettura dal ciglio della strada, il finimondo attorno a lei.
Non voleva uccidersi, non proprio, pensava che forse era meglio vedere che cosa le risparmiava il Fato.
Ora lo sapeva e non era totalmente colpa sua, semplicemente le era stato tolto il dubbio.
Da spirito qual era pensò, con un pizzico di risentimento: - Cerca bene e le troverai, Miles. -.
Dopo questo, Alaska Young girò i tacchi e camminò via dal luogo dell’incidente prendendo la strada dell’eterna permanenza.

Salve a tutti! Spero che la storia vi sia piaciuta, preciso che l'ho scritta morendo internamente e mi piacerebbe che le emozioni che volevo suscitare con queste parole arrivassero anche a voi.
Fatemi sapere con un paio di righe che ne pensate, tutto è sempre ben accetto :)
Alla prossima, JJ
   
 
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