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Autore: Dysia    21/08/2016    0 recensioni
Poi ci fu un tuono, che a causa del mio udito ancora amplificato, nella mia testa e nei miei timpani fu come sentire un esplosione a pochi centimetri dal mio volto.
Non sapevo cosa mi trattenne dal gridare, ma sentivo la testa pulsare.
Cercai di tenermi meglio all'albero, sentendo persino le dita che cominciavano a fare male per via dello sforzo. E di nuovo quei dannati crampi. Fu come se il tuono scatenasse tutti i miei sensi, risvegliandoli e mettendoli tutti in allerta. Sentivo troppe cose, e tutte insieme.
Non riuscivo a sopportare tutto quello. Era troppo per me.
Pochi istanti dopo, quando credevo che ormai le cose non potevano mettersi peggio di così, sentii la sua voce. Non afferrai completamente le sue parole, ma ero certa che fosse stato proprio Drew a parlare. Questo mi portò ad aprire gli occhi. Era sulla soglia della porta, con aria confusa, le occhiaie che segnavano i suoi occhi.
‹‹ Piccola? ›› chiese, con un tono di voce incredulo ed allo stesso tempo preoccupato.
Genere: Angst, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era da ore che camminavo. A dire il vero, non mi ero nemmeno resa conto di farlo.

Non era la prima volta che succedeva, quando non bevevo sangue per molto tempo.

Per noi vampiri ormai adulti, non era importante berlo tutti i giorni, ma l'importante era farlo quando il corpo ne richiedeva la necessità, il che di norma capitava almeno due volte al mese, come minimo. Ebbene, io non toccavo sangue da veramente troppo tempo, nonostante avessi i crampi allo stomaco da quanto ne risentivo.

I crampi, la pelle pallida e doppiamente sensibile ai raggi solari, gli occhi che bruciavano a furia di cambiare colore... Una tortura, che mi stavo praticamente auto-infliggendo.

Non ne potevo più di stare rannicchiata sul letto, a stringermi lo stomaco nel tentativo di far passare quei crampi causati dal vuoto del sangue.

Il problema era che non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi, e non avevo la benché minima idea di com'ero riuscita a camminare nel bosco, e tanto meno ricordavo di essermi alzata ed uscita dal letto.

Era come se qualcuno avesse cancellato dalla mia mente quel ricordo, ed ora camminavo verso l'ignoto. Alzai lo sguardo verso la cima degli alberi, sentendo il rumore di qualcosa che si muoveva.

‹‹ Ryuk? ›› provai a dire, ma persino il suono della mia voce mi diede fastidio.

Quando non toccavo sangue per molto tempo, tutti i sensi si amplificavano. Ed era stato così per i primi periodi. Ma in quel momento... beh, la debolezza era così forte che non ero poi così sicura che i miei sensi fossero poi così raddoppiati.

Trascinavo le gambe per farle muovere, ed ad ogni passo era come se il terreno cercasse di risucchiarmi. Ed i crampi, beh... troppo forti per poterli tollerare.

Avevo sete, ma non bevevo. Non volevo, ed anche se avessi voluto, il mio corpo era riluttante all'idea di ingerirlo.

Lo stomaco bruciava troppo e si chiudeva, l'unica cosa che ero diventata in grado di fare, era piangere. E piangevo sangue, ed era una cosa che non facevo da circa l'età di sedici anni.

Capitava solo quando soffrivo sul serio, o qualcosa del genere. La interpretavo così, ormai.

Era una cosa che avevo imparato a controllare.

Di colpo mi dovetti fermare. Ragionare. Focalizzare su dove mi stavano conducendo i miei piedi.

Quella strada, a guardarmi meglio attorno, la conoscevo.

Eccome se la conoscevo.

Riconoscevo anche lo scricchiolio prodotto dalle foglie mentre mi dirigevo verso quella casa che, dannazione, adoravo. Il profumo prodotto dai fiori e dagli alberi, l'odore della terra bagnata dalla pioggia che cominciava a scendere e bagnarmi il volto.

Sì, sapevo dov'ero diretta. Camminavo verso casa di Drew, e nemmeno me ne stavo rendendo conto. Com'ero arrivata lì?

Camminavo da ore, sul serio. Casa mia era in centro, a Red Money, e lì ero totalmente da un'altra parte. Non avevo nemmeno le forze per scendere le scale, figuriamoci per camminare per chilometri interi.

Mi morsi il labbro inferiore nel sentire l'ennesima fitta allo stomaco, che scese lungo le gambe come se si volesse espandere ovunque ed impedirmi anche di respirare. Dovetti poggiarmi ad un albero per non cadere sulle ginocchia.

Strinsi gli occhi, poi li riaprii, cercando di calmare il respiro che, nel frattempo, era diventato pesante. Quasi un ansimo, causato dalla fatica che stavo facendo nel camminare, e questo mi fece pensare a tutta la strada che avevo fatto senza nemmeno rendermene conto.

Mi domandai, per pura curiosità, se anche Drew provasse le stesse cose.

Un pensiero stupido, forse. Forse ero solo io che a volte, dal nulla, cominciavo a sentirmi male.

Strinsi la mano contro l'albero, poi diedi una piccola spinta per rimettermi dritta e mi guardai attorno. Cominciai a chiedermi se continuare a camminare verso casa sua fosse una buona idea.

Ma, dannazione, mi mancava così tanto che solo a pensarci mi veniva un groppo in gola e la voglia di piangere. Forse andare davanti a quella casa, non mi avrebbe fatto tanto male. Anche solo per incrociare il suo sguardo fuori dalla finestra.

Se poi non voleva nemmeno vedermi, beh... non gli avrei dato nessuna colpa. L'idiota, tra me e lui, ero io.

Così, decisi di riprendere a camminare. Avrei solamente dato una rapida occhiata esterna alla casa, considerando che ero piuttosto sicura che, data l'ora, non sarebbe stato lì dentro a crogiolarsi davanti alla televisione. Drew non era quel tipo di persona, ma piuttosto da “mi annoio, quindi sterminare una palazzina mi sembra una buona idea. E dopo bevo una birra in onore a me ed al mio ottimo operato”. Nemmeno quella pioggia, che ora scendeva in modo incontrollato, lo avrebbero fermato.

Pochi passi, e mi trovai davanti alla casa. Evidentemente ero più vicina di quanto immaginassi.

Mi poggiai al tronco dell'albero accanto a me. Ripresi fiato.

Avevo camminato per pochissimo tempo ed ero riuscita a rimanere senza fiato, con i crampi allo stomaco che continuavano a levarmi aria dai polmoni come se la stessero strizzando via.

‹‹ Okay, okay... mi siedo solo un istante. Un minuto. Sì, giusto il tempo di riprendere fiato ›› dissi, cercando di convincermi.

Annuii a me stessa, come per darmi ragione, ed infine mi lasciai scivolare lungo il tronco fino a toccare il terreno bagnato sotto i miei piedi.

Solo pochi istanti dopo realizzai che da lì a breve, probabilmente, i crampi allo stomaco sarebbero passati in secondo piano a causa dell'influenza che mi sarei presa rimanendo sotto la pioggia in quel modo. A volte riflettevo sulla mia natura ed arrivavo alla conclusione che probabilmente l'unica cosa che mi rendeva un vampiro di fatto erano i canini e la sete di sangue, perché per il resto sono un essere abbastanza penoso. Complessi da mezzosangue a parte.

Respirai a pieni polmoni, godendomi l'odore della pioggia e rilassandomi per il rumore delle gocce che toccavano il terreno.

Fissai la finestra della casa, quella che, dava al salotto. Le luci erano spente, ma vedevo un lieve rosso provenire dal camino. Il fuoco era ormai spento, ma c'era ancora la brace.

Mi concentrai, cercando di percepire qualsiasi suono che mi facesse capire se c'era qualcuno in casa oppure sia lui che Benji, il famiglio, erano fuori. Di solito, però, il suo famiglio rimaneva a casa di guardia.

Nei primi istanti, sentii solo il rumore della pioggia. Ogni singola goccia che toccava il terreno, il suo profumo amplificato, quasi da farmi sentire quasi inghiottita in una di queste.

Poi, dei passi. Dei piccoli zampetti, il rumore delle unghie del famiglio che camminava, poi balzò, appiattendosi su una superficie piana.

Ma non era solo in casa.

Drew era in casa, a differenza delle mie aspettative.

Conoscevo a memoria ogni stanza di quel posto, la posizione dei mobili, le finestre, le porte.... Tutto. Mi fu facile capire, quindi, che si trovava al secondo piano della casa.

Nonostante la distanza, mi sembrava di riuscire a sentire il suo profumo. O forse era solo un ricordo che ne portavo.

Ricordavo perfettamente il suo profumo, e la bellissima sensazione di stare tra le sue braccia.

Quel posto sicuro dove riuscivo a non pensare a niente di ciò che era passato, ma solo a presente.

Solo a noi, me e lui, nella nostra casa, ed i nostri mille piani per il futuro.

La cosa mi fece sorridere nei primi istanti, fino a quando, però, non sentii un intera valanga di sensazioni negative che si aggiunsero a quelle che già provavo io.

La sensazione di vuoto, la malinconia, l'orribile sensazione e perfetta realizzazione del fatto che quelli fossero semplici frammenti di passato.

Ed i crampi allo stomaco tornarono più forti che mai, insieme alla sensazione di soffocare per colpa del groppo in gola. Il bruciore alla gola, per cui, aumentò, ed i miei occhi ripresero a bruciare.

Non piangevo, non potevo farlo. Il mio corpo ormai riusciva a tenere buone le poche energie che avevo, o comunque il tanto giusto che mi serviva per tornare a casa.

Interpretai quei segnali del mio corpo come un modo per dirmi che ero rimasta lì anche troppo tempo. Mi aggrappai alla corteccia dell'albero per cercare di tirarmi su senza sembrare un orso con dei problemi alla schiena. Le unghie nel legno non erano una bella sensazione, ed ero certa che alcune schegge stessero tranquillamente cominciato a scavarsi una bella casetta nella mia pelle, ma almeno stavo riuscendo a mettermi in piedi nonostante le gambe traballanti.

Poi ci fu un tuono, che a causa del mio udito ancora amplificato, nella mia testa e nei miei timpani fu come sentire un esplosione a pochi centimetri dal mio volto.

Non sapevo cosa mi trattenne dal gridare, ma sentivo la testa pulsare.

Cercai di tenermi meglio all'albero, sentendo persino le dita che cominciavano a fare male per via dello sforzo. E di nuovo quei dannati crampi. Fu come se il tuono scatenasse tutti i miei sensi, risvegliandoli e mettendoli tutti in allerta. Sentivo troppe cose, e tutte insieme.

Non riuscivo a sopportare tutto quello. Era troppo per me.

Pochi istanti dopo, quando credevo che ormai le cose non potevano mettersi peggio di così, sentii la sua voce. Non afferrai completamente le sue parole, ma ero certa che fosse stato proprio Drew a parlare. Questo mi portò ad aprire gli occhi. Era sulla soglia della porta, con aria confusa, le occhiaie che segnavano i suoi occhi.

‹‹ Piccola? ›› chiese, con un tono di voce incredulo ed allo stesso tempo preoccupato.

Cercai con tutta me stessa di rimettermi in piedi. Ero crollata sulle gambe e nemmeno me n'ero resa conto. Nonostante tutte quelle pessime sensazioni si erano calmate in poco tempo, proprio dopo aver visto Drew, mi sentivo comunque spossata e debole, oltre a sentirmi agitata e preoccupata.

Sollevai lo sguardo al cielo, osservandolo attentamente. Tra le mie sensazioni e quelle di Drew, mi sentivo totalmente ancorata a terra. Le ginocchia bagnate sembravano fare le radici nella pozzanghera attorno a me, e l'unica cosa che riuscivo a sentire tra il rumore della pioggia, era la voce di Drew. Poi i suoi passi svelti. Ero crollata a terra e nemmeno me n'ero resa conto.

 

Mi svegliai lentamente. Non aprii subito gli occhi.

Respirai piano. Dovevo riprendere il controllo totale del mio corpo. Per quanto tempo ero rimasta in quello stato? Ad ogni respiro sembrava di inalare il fuoco puro, il che per me era una barzelletta, considerando la mia natura.

Aprii lentamente gli occhi. Fui invasa dalla luce artificiale, che quasi mi accecò.

Era sera, e ne ero cosciente. Ma ciò che mi diede la certezza che non mi stessi sbagliando, era quell'oscurità che regnava fuori dalla finestra socchiusa, dalla quale entrava un piacevole odore di terra bagnata.

Ero agitata, dolorante, e per via della confusione nella mia testa ero quasi convinta di trovarmi in ospedale. Solo un ulteriore occhiata in torno mi fece ricredere.

In teoria dovevo stare veramente male, ma in pratica no. Conoscevo perfettamente le mura di quella casa. Quando misi perfettamente a fuoco con la vista, la prima cosa sulla quale ricaddero i miei occhi ricaddero su Drew, poggiato al letto solo con metà busto mentre stava seduto sulla sedia che aveva l'aria di essere tutto fuorché comoda. Eppure era seduto lì, senza lamentarsi. La sua mano era a pochi centimetri dalla mia, e sul mio volto nacque un sorriso involontario.

Nonostante stesse dormendo, riuscii a sentire ugualmente tutte le sue sensazioni, riuscendo così a farmi venire i sensi di colpa.

Decisamente, forse andare a guardare la casa come se fossi una stalker non era stata poi una grande idea. Ansia, preoccupazione, stress... ero quasi totalmente certa che stese avendo un incubo.

E pensare che tutte quelle pessime sensazioni erano solo colpa mia.

Mi morsi nervosamente il labbro inferiore, tirandomi su puntando i gomiti sul materasso.

Poggiai la schiena sullo schiena del letto, poi allungai una mano verso i suoi capelli per accarezzarli, ma afferrò la mia mano appena lo sfiorai e, poco dopo, tirò su la testa, fissandomi dritta negli occhi. I suoi erano completamente neri, e con quelle occhiaie...

Si tranquillizzò quasi subito dopo aver visto che ero io, così allentò la presa, ed i suoi occhi tornarono del bellissimo castano che adoravo.

Gli rivolsi un sorriso debole, sentendo tutte quelle pessime sensazioni che si portava addosso.

‹‹ Stai b- ››

‹‹ Sì, sto bene ›› risposi rapidamente, senza nemmeno lasciargli il tempo di finire la frase.

Come potevo non stare bene, avendocelo lì a pochi centimetri da me?

D'istinto, portai la mano sul suo volto. Sapevo che forse non avrei dovuto farlo, e sulle prime infatti pensavo che si sarebbe scansato. Invece, rimase lì, lasciandosi accarezzare il volto.

Dannazione quanto mi era mancata la sua pelle. Anche se ciò che mi mancava, più di qualsiasi altra cosa, era sentire le sue labbra sulle mie, o sul mio collo. Oppure la sua pelle contro la mia, le sue mani tra i miei capelli, il suo petto contro il mio, l'essere una cosa sola, il suo respiro sulle mie guance... Okay, stavo divagando.

Dopo un po', poggiò la mano sulla mia e la spostò con delicatezza, intrecciando le dita con le mie per non perdere del tutto il contatto.

‹‹ Ma che diammine ti è saltato in testa, piccola? ›› sussurrò con un tono di voce dolce. Musica per le mie orecchie. Probabilmente sapeva che avevo mal di testa

‹‹ Volevo vederti... io non.... io.... ›› Non riuscivo nemmeno a spiegarmi.

Non ero in grado di dirgli quanto mi era mancato, il perché ero arrivata fino a casa sua dal posto dove mi trovavo.

Come potevo dirgli tutto? Come potevo spiegargli che mi ero chiusa in me stessa, solo perché mi mancava così tanto da provare la sensazione di soffocare solo quando mi barcollava per la testa?

‹‹ Qualcuno sa che sei qui? ›› domandò, mentre la sua mano libera si faceva strada verso la mia guancia, lasciando una carezza su questa.

‹‹ No... nemmeno io sapevo che ero diretta qui. Mentre ero a casa mia ti pensavo e... e niente. Da lì poi è vuoto totale. Come se fossi svenuta, e mi fossi risvegliata mentre camminavo nel bosco ››

Drew corrugò la fronte ‹‹ aspetta... a casa tua? Dove? ››

‹‹ A casa Coccovich. ››

‹‹ Ma non eri a casa dei Carnage? ›› domandò, con un tono di voce scocciato anche solo a pronunciare quella frase. Accennai un debole sorriso e scossi la testa.

Sapevo che era terribilmente geloso, e che, tutto sommato, aveva motivo di esserlo. Gli avevo dato motivo di esserlo, ma l'avevo fatto per il suo bene. Il problema, era che lui non lo sapeva.

‹‹ Sono andata via da casa loro nel giro di circa tre giorni. Non sopportavo l'idea di dormire con lui... ››

‹‹ Oh, beh, come mai? Credevo che fossi andata da lui perché “lo ami ancora” ›› rispose con tono sarcastico, poi fece ruotare gli occhi.

Pochi istanti dopo, la sua espressione sarcastica si trasformò in una quasi pentita delle sue parole. Forse perché avevo abbassato lentamente lo sguardo, sentendomi pienamente colpita da quella frecciatina.

‹‹ Scusa piccola, non... ››

‹‹ È okay, me lo merito ›› sussurrai, sistemandomi a fatica contro il materasso ‹‹ ma comunque, no››

‹‹ Cosa no? ››

‹‹ Lo sai benissimo cosa, non fare il finto tonto ›› sbuffai, portandomi una mano sulla gola.

Odiavo la sensazione arida e secca.

Drew arricciò il naso, poi roteò gli occhi come un bambino offeso.

‹‹ Sì, beh, allora... Lasciamo perdere. ››

‹‹ Sì, è meglio. ››

‹‹ In ogni caso, mi piacerebbe veramente sapere il motivo per il quale ti sei ridotta così. ››

‹‹ Così come? ›› risposi ironicamente, ricevendo un'occhiataccia (totalmente meritata) da parte sua.

‹‹ Ora chi è che fa la finta tonta? Avanti, piccola, lo sai benissimo che non ti fa bene non toccare sangue per così tanto tempo. Diventa pericoloso. ››

‹‹ Ma dai, sto benissimo ››

‹‹ Mhmh, certo. Così bene che sei svenuta davanti a casa. E poi, guarda ›› premette il dito contro la mia mano, con neanche tanta pressione a dire il vero, ma bastò ugualmente per lasciarmi un segno rosso piuttosto evidente.

E, sì, mi fece anche male, ma pur di non dargli la soddisfazione di farglielo notare, rimasi in silenzio e cercai di essere il più indifferente possibile.

Ma il segno rosso e l'ipersensibilità della mia pelle non erano causati solo dalla quasi totale assenza di sangue dell'ultimo periodo, ma anche dalla sua assenza. E non volevo fargli notare quanto fosse peggiorata la mia sensibilità.

‹‹ Lo so ›› risposi, ritraendo la mano e massaggiando il punto dove mi aveva toccata ‹‹ ma sto bene, anche se non sembra ›› detto questo, girai lo sguardo dall'altra parte pur di non incrociare il suo.

Non lo avrei retto ulteriormente.

Rimase in silenzio per un attimo, a guardarmi senza battere nemmeno ciglio.

Era come se mi stesse studiando nei minimi particolari, nonostante lui fosse probabilmente l'unica persona a conoscere ogni singolo tratto del mio corpo. Poi, allungò la mano ed afferrò la mia, accarezzandola dolcemente, senza dire una parola.

‹‹ volevo solo vederti ›› dissi, interrompendo il silenzio ‹‹ tutto qui ››

‹‹ Lo so, piccola, lo so. ›› rispose, e preferì non aggiungere altro.

Conosceva il mio carattere testardo, come il suo, e sapeva che se non volevo parlare non lo avrei fatto. Ed in quel momento, non volevo dargli alcun tipo di spiegazione. Non ci sarei riuscita.

‹‹ È un periodo un po'... così. Sarà perché si avvicina la data in cui sono morti i miei genitori. Non lo so. ››

‹‹ È probabile. ››

Arricciai il naso, girandomi nella sua direzione. Aveva il mento poggiato sul suo braccio, mentre accarezza la mia mano.

La sua espressione era stanca, ma questo non gli impediva di rimanere sveglio a guardarmi. Era sempre stato così. Persino da bambina, quando rimaneva con me la notte e, nonostante il sonno, restava sveglio per badare me, mi sentivo in colpa.

‹‹ O perché mi manca stare qui con te, e rubarti le magliette. ›› dissi, sorridendogli istintivamente.

Accennò un sorriso a sua volta, poi indicò l'armadio con un cenno del capo.

‹‹ Il mio armadio era diventato praticamente tuo. ››

‹‹ Non è colpa mia se mi piacciono le tue magliette! ›› mi sforzai di mettermi sul lato, con la mano sotto il volto come se quello fosse un cuscino migliore di quello sulla quale ero già poggiata

‹‹ O no. No di certo ›› rispose, facendo scorrere la sua mano lungo il mio braccio, fino a sfiorarmi la guancia ‹‹ piccola, non muoverti troppo, sei ancora debole. ››

‹‹ Cosa mi hai fatto mentre dormivo? e... come facevi a sapere che, beh... ››

‹‹ Che eri qui fuori ed avevi carenza di sangue? ›› annuii. Così, fece le spallucce, alzandosi dalla sedia e poggiandosi al letto ‹‹ sentivo i tuoi pensieri. Lo sai che li conosco come le mie tasche.

Per il resto, stesso discorso. Il legame di sangue, piccola, lo sai ››

‹‹ Ah... già, non ci ho pensato ››

‹‹ Comunque, mentre eri svenuta, ho provveduto a passarti il sangue direttamente per endovena ››

storsi le labbra, sentendomi nuovamente in colpa. Sapevo bene che Drew odiava quelle cose per via del suo passato. Mi limitai a guardarlo con un espressione di gratitudine per il gesto, mentre si spostava per dirigersi verso la porta ‹‹ Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare? ›› domandò, poggiandosi allo stipite di questa ‹‹ tanto sto andando in cucina a prendere una birra. ››

‹‹ No, grazie, non ho fame. ››

Accennò un sorriso all'angolo della bocca, come se sapesse perfettamente di avere il coltello dalla parte del manico. Soffocò una risata, infatti, schioccando la lingua ‹‹ Ho il succo alla pesca ed i biscotti con le gocce di cioccolato ›› disse, incrociando le braccia contro il petto.

In quel momento probabilmente mi si illuminarono gli occhi.

Decisamente, ero un libro aperto per lui. Cominciai a giocare con i pollici, imbronciandomi come una bambina offesa. ‹‹ Okay, ho fame. ›› brontolai, sollevando lo sguardo verso di lui, che in tutta risposta rise per la mia reazione e si allontanò.

Dannato Drew che conosceva i miei punti deboli.

 

Appena tornò indietro col cibo, capii di avere più fame di quanto mi piaceva credere.

Mangiavo così velocemente che, mentre lo facevo, fu costretto a sgridarmi un paio di volte perché era perfettamente cosciente del fatto che mi avrebbe fatto male.

Dopo l'ennesimo avvertimento, mi acchiappò i polsi, senza stringerli, e mi fissò dritto negli occhi.

Non disse una sola parola, gli bastò guardarmi.

Abbassai lo sguardo sul sacchetto di biscotti che aveva portato. Era praticamente finito.

‹‹ Beh... almeno ho mangiato ›› provai a dire, sperando che mi desse ragione.

‹‹ Sì, piccola, ma da quanto tempo non tocchi cibo? ››

‹‹ Un po' ›› brontolai, afferrando il succo di frutta e bevendo l'ultimo sorso rimasto ‹‹ qualche ora ››

Drew sollevò gli occhi al cielo ‹‹ qualche ora e quanti giorni? ››

arricciai il naso, dandogli il bicchiere ormai vuoto ‹‹ qualche giorno. Non li ho contati, non ho un buon senso del tempo ultimamente. ››

‹‹ Vedrai che ti verrà mal di stomaco ›› scese dal letto (perché, sì, ero rimasta a letto) e riportò via le poche cose superstiti.

Guardando il lato positivo di aver mangiato come se non ci fosse un domani, adesso riuscivo almeno ad evitare di vedere dei pallini a causa della debolezza.

Così, nonostante mi avesse detto di rimanere a letto giusto poco prima, scesi da questo... e solo in quel momento mi resi conto di non indossare gli stessi abiti con la quale ero uscita di casa, ma era una maglietta lunga e a maniche lunghe.

Perfetto, ero così debole da non essermene nemmeno resa conto.

Il contatto con l'aria fresca che entrava dalla finestra mi fece rabbrividire, ma niente di grave.

Ero scalza, ma il pavimento non era freddo come immaginavo. Anzi, era piacevolmente riscaldato.

Strinsi le braccia attorno al petto, accarezzando il tessuto della maglietta.

Affinando lievemente l'olfatto, riuscivo a sentire il suo profumo persino attraverso questa.

Mentre camminavo nel corridoio, per scendere verso le scale, tanto che ero intenta a fare la piccola maniaca, non mi resi conto che lui era fermo lì in mezzo e mi guardava con un sopracciglio sollevato. E come mia buona abitudine, finì con lo scontrarmi contro di lui.

Sollevai lo sguardo ed assunsi un sorriso rapido, da “posso spiegare”.

Non disse nulla, ma scosse la testa, accennando un sorriso, e mi porge una sacca di sangue.

Conosceva sia la mia testardaggine che la mia sbadataggine.

‹‹ Ti avevo detto di stare a letto ››

‹‹ Volevo scendere al piano di sotto e farti compagnia davanti al fuoco ›› provai a giustificarmi. Ma che volevo scendere per stare con lui, era vero.

Afferrai la sacca di sangue e lo guardai, scuotendola con fare incuriosito.

‹‹ Bevi ›› disse, anticipando la mia domanda.

‹‹ Ma non ho sete... ››

‹‹ Vuoi rimanere fuori dal letto e scendere di sotto? ››

‹‹ Certo che voglio ›› brontolai.

Dannazione se lo volevo. Sarei rimasta con lui davanti al fuoco, a guardare una porcheria alla TV, o anche solo a guardarlo seduto mentre fumava o faceva qualsiasi altra cosa, non importava. L'importante era stare con lui. Volevo solo quello, non chiedevo altro.

‹‹ E allora bevi ›› indicò la sacca, incrociando le braccia ‹‹ ti farà bene. Devi riprendere energie, piccola ››

‹‹ Drew, seriamente, adesso non ho sete. Ti prometto che dopo lo farò, okay? ›› mormorai, sentendomi abbastanza in colpa, visto che aveva uno sguardo preoccupato.

Non volevo che si preoccupasse in quel modo. Da quando mi ero svegliata, ed era lì con me... stavo bene. Stavo così bene che non mi sembrava nemmeno una cosa reale.

Non sentivo niente, non m'importava di niente. L'unica cosa a cui riuscivo a pensare, era lui. Ed era sempre stato così quando si trattava di lui. Drew veniva prima di qualsiasi cosa, persona o necessità.

Sospirò, ed alla fine si rassegnò e riprese la sacca.

‹‹ Okay ›› disse ‹‹ andiamo di sotto, ma a patto che stai sul divano, coperta, e non ti muovi di lì per nessuna ragione al mondo. E dopo bevi del sangue. ››

‹‹ Va bene ›› sorrisi, dondolando come una bambina.

Il suo sguardo serio mi metteva una voglia assurda di coccolarlo. Così, senza ragione reale.

‹‹ Sono serio ›› ci tenne a precisa.

‹‹ Lo so, amore ››

‹‹ Davvero, Picc- ›› si zittì di colpo, studiando il mio sguardo.

Non capivo. Perché quel cambiamento improvviso?

Non disse una parola e, pochi istanti dopo, acchiappò la mia mano e cominciò a scendere le scale con me a seguito.

Decisi di non chiedergli nulla. Avrebbe parlato da sé, e conoscevo abbastanza bene quel ragazzo da sapere che più insistevo per fargli dire qualcosa, più avrei ottenuto il silenzio totale.

 

 

Televisione accesa, fuoco acceso, coperta pile viola e Drew accanto che fingeva di essere realmente interessato al film che proponeva il canale televisivo.

La coperta l'aveva tenuta nel mobile in soggiorno per tutto quel tempo, senza mai levarla da lì dentro.

Avevamo deciso di metterla lì dentro insieme, sapendo che io, nonostante la mia razza, ero piuttosto freddolosa.... ma a parte questo, una delle cose che preferisco in inverno, è proprio stare davanti al camino, con una tazza di cioccolata ed un plaid.

A prescindere dagli abiti che stavo indossando, che potevano essere quelli più caldi del mondo.

E... a proposito di abiti...

Mi girai nella sua direzione, picchiettando delicatamente l'indice sulla sua spalla per attirare l'attenzione. A dire il vero era una cosa semplice farlo, visto che del film non gli importava minimamente.

‹‹ Senti, ma... per caso, questa è la tua maglietta? ›› domanda, indicando la maglietta che stavo indossando.

Anche se, ad essere sincera, sapevo benissimo che quella era davvero la sua maglietta.

Conoscevo perfettamente tutte le sue magliette. Mi piacevano da impazzire.

Accennò un sorriso, annuendo.

‹‹ Come se non lo sapessi, mh? ›› rispose, soffocando una risata ‹‹ perché? Vuoi tenerla? ››

‹‹ Quindi mi hai cambiata mentre ero priva di sensi... ››

‹‹ Beh, piccola, mica potevo lasciarli con gli abiti bagnati, che domande ››

‹‹ Quindi mi hai vista nuda... ›› storsi le labbra, fingendomi preoccupata della cosa.

‹‹ Accidenti, che scandalo... va beh, dai, hai anche ragione: d'altronde non ti ho mai vista nuda ›› Ironizzò, poi fece per alzarsi ‹‹ okay, è l'ora della pappa ›› gli afferrai la mano in un gesto istintivo per non farlo muovere. Sgranai gli occhi quasi in modo terrorizzato, mentre lo fissavo con gli occhi sbarrati. Non volevo bere. Solo l'idea di farlo mi causava il voltastomaco.

‹‹ Piccola, me l'hai promesso. ›› disse, alzandosi dal divano e schioccando le dita

‹‹ Dove vai? ››

‹‹ A prendere una sacca, riscaldarla e portarla da te ››

‹‹ Non voglio ›› mormorai. Allora si sedette di nuovo, prendendomi la mano e tirandomi verso di lui.

‹‹ In effetti il sangue scaldato fa un po' schifo. Meglio quello fresco ›› disse, inclinando lievemente il collo ‹‹ bevi da me ››

Non volevo. Non volevo e basta.

Adoravo il sangue di Drew, certo, ma non volevo bere da lui.

Così, tirai via la mano e scossi la testa. Non volevo nemmeno fargli male, e non volevo che mi facesse da distributore di sangue.

‹‹ No ›› risposi scocciata ‹‹ non ho intenzione di bere da te ››

‹‹ Ed io non ho intenzione di sentire i tuoi no. Me l'hai promesso, Daphne. Non mi fai male, se è questo ciò che temi ›› si avvicinò, la sua mano scivolò sulla mia guancia e l'accarezzò dolcemente ‹‹ ho sopportato di peggio, lo sai. Ma hai bisogno di energie, ed in effetti, il mio sangue può aiutarti a stare meglio molto più velocemente di quello dentro un sacchetto, ti pare? ››

‹‹ Mh... ›› sospirai con fare rassegnato, ed allora, mi spostai e mi avvicinai di più a lui, afferrandogli il polso.

Avrei preferito il suo collo, ma non volevo infastidirlo. D'altronde, nonostante il suo comportamento dolce, non sapevo se voleva esporsi così tanto con me.

Lo scambio del sangue, di propria spontanea volontà, è una cosa intima. Così come lo è un legame di sangue tra i vampiri. Molti lo giudicano ancora più intimo, intenso e profondo di fare l'amore.

È una cosa che rimane per molto tempo, poi... Ed io e Drew, di legami di sangue, ne avevamo fatti a bizzeffe. Praticamente era un effetto continuo, ed a noi andava benissimo così.

L'esplorare ed amplificare le emozioni di uno e dell'altro, la completa consapevolezza di ciò che prova il proprio partner, il sentire le sue stesse cose... Ecco perché era così complicato, per me, mentirgli o dirgli di no.

Girai il polso verso di me. Lo osservai attentamente, soffermandomi sul tatuaggio che c'era sopra questo. Il mio nome.

Sorrisi dolcemente, sollevando lo sguardo su di lui. Sembrava confuso dalla mia espressione sorpresa e da quel sorriso.

‹‹ Credevo l'avessi rimosso ›› dissi.

Lui scosse la testa, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre la mia mano gli accarezzava il polso come se quello fosse un bene prezioso.

E per me, lo era.

‹‹ Perché avrei dovuto rimuoverlo? È stata una pazzia fatta sul momento, ma non me ne sono mai pentito. Sei stata e sei una parte importante della mia vita, e lo sarai per sempre, principessa ››

arrossii a quelle parole e, per quanto possibile, sperai che non lo notasse poi tanto.

Speranze mandate in fumo dalla sua risatina divertita.

Allora, sollevai la manica della maglietta. Anche io avevo ancora il suo nome tatuato, e non l'avrei mai levato, per nessuna ragione al mondo.

Lo guardò, ma non disse nulla. Sicuramente l'aveva già visto prima, ma preferii non chiedere nulla. Si limitò a sorridermi, accarezzandomi i capelli come se quella fosse la prima volta che li sentiva tra le sue dita.

Abbassò lo sguardo sul suo polso, indicandolo poi con un cenno del capo, per dirmi di cominciare a bere.

Così, con fare rassegnato, lo sollevai. Passai la lingua su un punto preciso di questo e, poco dopo, feci allungare i canini e punzecchiai la sua pelle con questi.

Dannazione, non avevo ancora morso e già mi sentivo in colpa.

Mi sgridai mentalmente per quanto tempo ci stavo impiegando e, alla fine, strizzai gli occhi e premetti i canini contro la sua pelle fino a quando non li sentii affondare in questa e il sapore del suo sangue mi invase la bocca. Un esplosione di piacere per tutti i miei sensi.

Fu come se una mano invisibile cominciasse ad accarezzarmi i nervi, e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare, era Drew. Tutto ciò che provavo per lui, tutto ciò che avevamo trascorso, ogni singola cosa.

La sua voce, il suo profumo, le sue labbra, i suoi capelli... tutto di lui.

Esisteva solo lui, noi, nient'altro.

Strinsi delicatamente il polso tra le mie mani, e l'altra sua mano scese sul mio collo.

Non avevo idea di quanto tempo fosse passato realmente, anche se a me sembravano pochi attimi, ma sapevo che per me funzionava così. Quando si beve del sangue dopo tanto tempo non ci rende veramente conto di quanto passa da quando cominci a bere.

Così, Drew cominciò ad accarezzarmi delicatamente ‹‹ piccola... ›› mi richiamò.

Trasalì. Per me era complicato riuscire a staccarmi... eppure, al suono della sua voce, riuscii ad allentare un minimo la presa.

Non era un tono severo, ma dolce, come sempre. E quel segnale mi bastò per farmi staccare.

Passai comunque la lingua sul morso, per evitare che il sangue colasse giù dalla ferita, ed una volta che allontanai il polso, lui lo chiuse in una stretta della sua mano libera.

‹‹ visto? I tuoi occhi oltretutto sono tornati azzurri ››

‹‹ Perché, di che colore erano? ›› domandai, corrugando la fronte

‹‹ Rossi ›› rispose in tutta calma ‹‹ ma sempre bellissimi ››

Accennai un sorriso a quelle parole, e sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Però aveva ragione: mi sentivo meglio di prima.
Presi un grosso respiro e poggiai la fronte sulla sua spalla. Lui non si ritrasse. Non l'avrebbe mai fatto. La sua mano scivolò lungo il mio braccio, cercando la mia come se gli mancasse e non toccasse la mia pelle da molto, troppo tempo.
Una volta che le nostre mani si sfiorarono, poggiai il palmo sul suo. La mia mano era minuscola in confronto alla sua, e più bianca. Sembrava la mano si una bambolina di porcellana. Allargai le dita, facendole scivolare tra le sue, in modo da intrecciare le dita, poi strinsi la mano, e lui fece lo stesso.
‹‹ Sai, piccola... ti meriti un premio ›› disse di punto in bianco, attirando la mia attenzione.
‹‹ Un premio? E per cosa? ››

‹‹ Beh, hai fatto la brava ›› inclinò lievemente la testa, accennando un sorriso ‹‹ ti porto fuori ››

accennai un sorriso. Non volevo seriamente di uscire a cena: a me andava benissimo anche stare seduti sul divano in quel modo, davanti al fuoco, sotto una coperta, a guardare un film a caso in TV.
Ma se voleva portarmi fuori, andava benissimo anche quello.

‹‹ E dove? ››

‹‹ Non so. A cena fuori? In un locale? Al McDonald's? Scegli tu ››

‹‹ Beh, non si dice di no al cibo spazzatura... che ne dici di andare al Mc, e poi in un locale? Ma se ti guarda qualche ragazza, sappi che avrà una brutta sorpresa. ››

‹‹ Fai la gelosa, signorina Tempest? ›› disse con un tono provocatorio.

Io? gelosa? Decisamente sì.

Non gli risposi, ma spostai la mano per legarla attorno al suo fianco ed accoccolarmi contro di lui, che cominciò ad accarezzare i miei capelli.

‹‹ lo prendo come un sì ›› sussurrò, intrecciando la ciocca dei miei capelli tra le sue dita.

Ovvio che ero gelosa di lui. Era il mio Drew, a prescindere da tutto.

 

Dopo circa un ora, Drew uscì di casa perché, nonostante la maglietta fosse abbastanza lunga da fungermi da vestito, era decisamente meglio indossare qualche abito femminile.

Quindi decise di andare nella mia stanza del dormitorio di Allorset, visto che nell'armadio c'erano ancora dei miei vestiti, così non era costretto ad andare a casa Coccovich a recuperare qualcosa.

Non lo trovavo poi così necessario, a me andava benissimo anche girare indossando solo la sua maglietta.

Era comoda, e non avevo poi chissà quanta voglia di uscire. Non volevo correre il rischio che qualcuno mi vedesse e mi costringesse a tornare a casa. Non ora che mi trovavo così bene, di nuovo. Andai a farmi una doccia e truccarmi, così almeno al suo ritorno sarei stata pronta.

Questione di poco tempo, fortunatamente non ero la classica ragazza che occupava il bagno per ore intere. L'unica cosa che, in verità, mi stava occupando tempo, era il dovermi asciugare i capelli.

E la cosa che più mi stava preoccupando, era il fatto che Drew ci stesse mettendo più del previsto a tornare.

Promisi a me stessa di mantenere la calma. D'altronde Drew era praticamente un soldato dell'armata di papà, per cui sapeva benissimo cavarsela da solo. L'altra parte di me, quella un po' più paranoica, mi gridava di correre a cercarlo. Passò quasi un ora, ed io ero seduta sul divano con solo l'asciugamano addosso. Muovevo istericamente la gamba da quanto ero preoccupata, e tenevo il cellulare poggiato accanto a me, pronta a rispondere al primo squillo.

Il rumore di qualcosa che urtava la finestra e cadeva pigramente sul divano mi fece sobbalzare.

Un suono troppo leggero rispetto al corpo di un uomo.

Girai rapidamente la testa in quella direzione, rasserenandomi appena quando sentii il picchiettare delle zampette di Benji.

‹‹ Sì, sì, lo so, sono stato via per troppo tempo. Perdonami, ho fatto un ottimo spunt-

Oh. Principessa, ben svegliata! Dov'è Drew? ›› chiese telepaticamente il famiglio, ottenendo in risposta un sorriso nervoso, della serie “è proprio la stessa cosa che mi chiedo io”, e sembrò capirmi da quello stesso sguardo. Così, balzò sul divano, raggomitolandosi sulle mie gambe e muovendo la testa contro la mano, chiedendo silenziosamente delle carezze.

Benji si era sempre comportato in quel modo sin da quando era piccola, e lei era sempre andata d'accordo praticamente con tutti i felini in cui era incappata.

Probabilmente era per quello che il suo spirito animale era un gatto.

‹‹ è uscito per prendermi dei vestiti ›› risposi infine ‹‹ considerando che i miei sono da lavare, e dobbiamo andare a mangiare fuori ››

‹‹ Drew che vuole mangiare fuori? E da quando? ›› scrollai le spalle in sua risposta, girandomi appena sentii il rumore della serratura della porta.

‹‹ Sono tornato! ›› gridò Drew. Sentii il fruscio della busta che reggeva in mano, uno sbuffo da parte sua e poi il rumore delle chiavi che sbattevano contro il mobile sulla quale le aveva lanciate.

Camminò verso il salotto e si fermò appena mi vide seduta sul divano.

Poggiò la busta, poi guardò Benji, tranquillamente sdraiato sulle mie gambe.

‹‹ Approfittatore ›› borbottò Drew, avvicinandosi alla finestra che era rimasta aperta dall'arrivo del famiglio.

‹‹ E tu ritardatario ›› rispose di rimando, muovendo la coda come se fosse indispettito.

Da che pulpito venne da predica, poi...

‹‹ Dov'eri? ›› chiesi con una specie di sospiro di sollievo nel vederlo lì.

Tornò indietro dopo aver chiuso la finestra, si chinò ed aprì la busta, tirando fuori un abito non troppo lungo e nero.

Non era uno dei miei vestiti, ne ero certa.

‹‹ A prenderti questo ›› disse, indicandolo ‹‹ mentre andavo ad Allorset ho incrociato Sebastian.

O meglio... lui mi ha praticamente fermato l'auto con una manata sul cofano, visto che non volevo fermarmi.

Non volevo dargli spiegazioni, ma aveva già capito che eri qui da me e... niente, abbiamo fatto una chiacchierata, mi ha detto che era già da un po' che avevi adocchiato questo vestito, quindi... ››

Mi misi in piedi, facendo attenzione a non far cadere l'asciugamano. Solo in quel momento lo riconobbi, e mi sentii terribilmente in colpa.

Quel vestito costava veramente parecchio. Non che Drew non potesse permetterselo, ma non volevo che spendesse così tanto per un mio capriccio.

‹‹ Non era necessario... ››

‹‹ Piccola, mica finisco al verde per averti fatto un regalo ›› rispose, ridacchiando. Accennai un sorriso, abbassando lo sguardo. Mi porse l'abito, chinandosi d nuovo sulla busta ‹‹ e poi, beh... è andato a casa tua, mentre io ero nel negozio, e quando è tornato... ›› non finì la frase, ma mi porse un completino intimo ed un paio di tacchi alti.

Decisi di non soffermarmi al fatto che fosse biancheria coordinata, abbastanza trasparente oltretutto, e diedi un piccolo colpo di tosse per cercare di non mostrare il mio palese imbarazzo di fronte a quella scena. Sebastian e le sue fantastiche idee, non volevo sapere cosa sperava di ottenere con quella scelta.

Decisi di cambiare discorso, borbottando un “grazie”, poi ‹‹ aspetta... perché hai preso l'auto? ›› domandai.

Lui scrollò le spalle, accennando un sorriso
‹‹ Non avevo voglia di dare nell'occhio col teletrasporto e tanto meno volevo sentire Xena lamentarsi delle regole, o cose simili. Ora fila a vestirti... e comunque ti si è abbassato un po' l'asciugamano ››

Sgranai gli occhi, abbassando velocemente lo sguardo.

Sperai con tutta me stessa che stesse scherzando, ma no, era vero. Si era abbassato un po', e si vedeva gran parte del seno.

Si morsi il labbro inferiore, ma decisi di far finta di niente e camminai rapidamente verso il bagno del piano inferiore, così da vestirmi velocemente con ciò che mi aveva portato.

D'altronde, era Drew, non potevo di certo dar così tanto peso a quello.

 

Il bello dell'indossare i tacchi, era che almeno ero più alta di quanto ero di solito. Adesso riuscito ad arrivare poco più su della spalla di Drew, e non sembravo la solita nana da giardino.

Ma odiavo il fatto che dentro il McDonald's si giravano tutte a guardarlo. Ed io non riuscivo a rimanere tranquilla. Speravo che la smettessero e basta, o ero certa che in breve tempo avrei compiuto una strage.

Dopo l'ennesimo sbuffo di frustrazione, nonostante Drew stesse ordinando i nostri menù (tra cui il mio amatissimo happy meal), la mano di Drew scivolò sul mio fianco, come se con quel gesto sperasse di far smettere le occhiate.

Sapevo quanto fosse egocentrico e che a lui, in verità, che occhiate non gli dessero per niente fastidio, ma sapeva che a me, invece, facevano saltare i nervi.

Quello era quasi più un segnale per dirmi “fa ciò che vuoi ma non dare nell'occhio”. E no, non volevo farlo, ma volevo comunque che smettessero di guardarlo.

Così, semplicemente, rivolsi lo sguardo nella direzione di una delle ragazze sedute ad un tavolo non troppo distanti da noi. Incrociai il suo sguardo, ma si ostinava a non distoglierlo. Al contrario, mi guardò come se quella in torto fossi io.

Accennai un sorrisetto ironico ed aspettai che Drew finisse di parlare, e mentre la sua mano libera scese nelle tasche dei pantaloni per tirare fuori il borsellino e pagare, mi sporsi e depositai un bacio delicato sul suo collo, poco sotto il suo orecchio.

Lo sentii trasalire a quel contatto, ma cercò di apparire come se nulla fosse, ed una volta pagato, mi rivolse uno sguardo rapido, ma non disse nulla. La sua mano si strinse di più al mio fianco. Sapeva che il mio era quasi un modo per marcare il territorio... anche se, a parte questo, semplicemente morivo dalla voglia di farlo.

Mi girai per guardarlo, assumendo un espressione soddisfatta e divertita. Sapevo di aver ottenuto ciò che volevo e sapevo che lui mi capiva anche senza che aprissi bocca.

Lui, in risposta (e forse per stare al gioco), si sporse di poco e mi baciò delicatamente la punta del naso, facendomelo arricciare teneramente. Era come tornare bambina.

Riportò poi l'attenzione sulla cassiera che, nel frattempo, era tornata indietro con la roba che avevamo ordinato.

Spostai una mano sulla sua schiena, facendola scorrere lentamente verso il basso, fino ai suoi jeans, per poi infilarla in una delle tasche posteriori. Drew, sulle prime, fece finta di nulla, ma poi scosse la testa, soffocando una risata, e prese i vassoi con sopra le nostre cose.
‹‹ Vuoi mangiare dentro o fuori? ›› chiese mentre ci allontanavamo in cerca di un tavolino libero

‹‹ Fuori ›› risposi, schioccando la lingua ‹‹ qui dentro ci son troppe... persone. ›› sibilai, cercando di trattenere l'insulto che mi pizzicava la punta della lingua. Volevo apparire almeno un po' delicata, ma sapevo che l'aveva colto in pieno.

‹‹ Ah-ah, sì, persone. ›› decisamente, aveva capito il perché di quel mio comportamento ‹‹immagino, quindi, che la tua mano nella tasca dei miei jeans sia lì per via delle persone, giusto? ›› cominciò a camminare verso l'uscita, reggendo i vassoi sulla quale era poggiato il cibo.

‹‹ No, è lì perché hai un bel fondo schiena. ›› poggiai il mento sulla sua spalla, facendo ben attenzione a non intralciarlo mentre camminava e, una volta fuori, spostai la mano e mi sedetti sulla sedia. Poggiò il vassoio sul tavolino, al centro, e si sedette sulla sedia davanti alla mia, in modo da essere faccia a faccia.

‹‹ Quindi, ho un bel fondo schiena? ›› chiese, come se quell'affermazione fosse l'unica cosa che il suo cervello avesse ricevuto.

Allungai una mano verso le patatine del mio happy meal e ne presi una, portandomela alla bocca, mentre lo guardavo negli occhi ‹‹ Non l'ho mai negato ›› gli feci notare.

‹‹ Ma non l'hai mai detto ›› puntualizzò, mentre scartava il panino che aveva ordinato.

Trovai un po' strana la cosa. Vedere Drew che mangiava del cibo umano, era qualcosa di veramente raro. Non andava matto per quella roba, preferiva di gran lunga bere sangue e, occasionalmente, nutrirsi di cuori.

Mangiai giù il boccone, avvicinando poi il pacchetto di patatine così da non dover allungare la mano ogni cinque secondi per prenderne una ‹‹ ma ho sempre detto che mi piace tutto di te. Quello è compreso nel pacchetto ›› dissi in quello che sembrava un sussurro, e continuai a mangiare le patatine. Sentivo il suo sguardo addosso, ma non m'infastidiva, anzi, mi piaceva.

Anche se sicuramente mentre mangiavano non ero un bellissimo spettacolo, ma era bello vedere che nonostante fossimo circondati da ragazze, i suoi occhi rimanevano su di me.

‹‹ Dove vuoi andare dopo? ›› chiese di punto in bianco. Sollevai lo sguardo dalle mie patatine, di cui ormai rimanevano poche superstiti (provai disgusto per me stessa per il poco tempo che impiegai a dimezzarle) ed incrociai il suo.

‹‹ Uhm... non saprei. Potremo andare al All Night, non è troppo distante da qui ››

‹‹ L'All Night? ›› arricciò il naso ‹‹ quel posto adatto agli after e rave, leggermente claustrofobico e con due barman tra cui uno palesemente minorenne? ››

annuii, pensando che non ci fosse una descrizione più accurata per un posto del genere.

L'All Night l'avrei ricordato per sempre quel “quel posto dove ho rischiato di lasciarci le penne”, ma questo Drew non lo sapeva.

Non andavo lì, per l'appunto, dal giorno della tipica festa di Little Esuki, dove si festeggiava la “liberazione del soprannaturale”. Cosa simpatica a parer nostro, perché la maggior parte della popolazione del quartiere ricco di Little Esuki, Red Money, era composta, per l'appunto, da creature soprannaturali.

I miei ultimi ricordi di quella festa era il caos e il senso di smarrimento, fino all'abbandono delle mie stesse forze. La confusione, la tensione, il rumore della musica che diventava troppo alta, il freddo e Trevor che pronunciava parole che non capivo, fino ad avere la sensazione che la mia pelle bruciasse e la gola diventava secca. Non sapevo cosa avesse fatto di preciso, ma a quanto mi aveva raccontato Mysia, una volta risvegliata nel dormitorio, aveva fatto un incantesimo per fare in modo che l'eccessiva dose di droga lasciasse il mio corpo senza correre troppi rischi... che, oltretutto, avevo corso prima del loro intervento.

‹‹ E vada per l'All Night ›› sentenziò Drew, rivolgendo un'occhiata verso la scollatura del vestito ‹‹anche se ho la sensazione che finirò col fare a botte con qualcuno ››

‹‹ Perché? ›› domandai ingenuamente, per poi abbassare lo sguardo sulla scollatura e rispondermi da sola. Era abbastanza pronunciata, ma niente di che. E poi, di certo, non stavo dando le mie attenzioni a qualcuno che non fosse lui.

Ma colsi la palla al balzo e lo guardai con un sorriso malizioso, per poi mordermi il labbro quando notai di aver catturato la sua attenzione.

‹‹ Fai il geloso, signorino Stilinski? ›› chiesi, imitando la domanda che mi aveva posto lui quando eravamo a casa.

Lui inclinò la testa, senza distogliere lo sguardo dal mio ‹‹ ho mai detto il contrario? ›› rispose tranquillamente. Arrossii, abbassando lo sguardo ed aprendo i Chicken Nuggets, prendendone uno e cominciando a mangiarlo.

‹‹ Non hai motivo di esserlo ››

‹‹ Li ho eccome, piccola ›› rispose senza nemmeno pensarci, acchiappando il bicchiere di coca cola e mordicchiando la cannuccia ‹‹ e poi mi piace sapere che l'unico a sapere quale biancheria indossi sotto quel vestito sono io. ››

a quelle parole, arrossii ancora di più, abbassando il capo e continuando a mangiare silenziosamente i Chicken Nuggets che avevo davanti.

‹‹ Come se non l'avessi mai vista... ›› bofonchiai dopo un po', ottenendo in risposta una sua risatina ‹‹ potrei trovare ingiusto il fatto che tu sappia quale biancheria indosso, mentre io non so quale indossi tu ››

‹‹ I boxer bianchi della Calvin Klein ›› rispose con non chalance ‹‹ quelli che ti piacciono tanto ›› e quasi mi andò di traverso il boccone. Lo stava facendo apposta?

Lo guardai con la coda dell'occhio e, considerando il sorrisino divertito che aveva stampato sul volto, sì, lo stava facendo apposta.

‹‹ Sei veramente crudele ›› brontolai, ma non rispose, fece solo l'occhiolino.

Anche se avesse risposto un altro colore, sarebbe stato comunque “quelli che ti piacciono tanto”. Non importava quale fosse la biancheria, visto che la mia attenzione sarebbe caduta sul corpo in sé.

E poi, Drew stava bene con tutto.

 

Appena finimmo di mangiare, dopo un paio di minuti di riposo ed un piccolo patto reciproco di non bere dentro l'All Night, tornammo in macchina e partimmo verso il locale.

Inutile dire che il patto saltò una volta varcava l'entrata, ma non prendemmo niente di troppo alcolico.

Anche perché Drew doveva guidare, e non ci teneva a provocare un incidente.

Prendemmo posto ad un tavolino, e nonostante ci fossero due divanetti che circondavano il tavolo, io mi sedetti accanto a lui, non davanti.

Volevo stargli il più vicino possibile e non volevo correre il rischio di perderlo in quella mischia.

Guardavamo le persone accalcate sulla pista da ballo strusciarsi come animali in calore. Scena che mi fece letteralmente accapponare la pelle e domandare se anche io, tempo fa, sembravo una di loro. Anche se io non permettevo a nessuno di strusciarsi, tanto io andavo in posti come quello solo per nutrirmi di sangue fresco. Reggevo saldamente il bicchiere tra le mani, mandando giù l'ennesimo sorso della bevanda dal nome improponibile che avevo già scordato, che ormai, dopo l'ennesimo sorso, mi capii conto che probabilmente era più forte di quanto aveva detto il barman.

In quel locale ogni bibita/ cocktail aveva un nome inventato, idiota e senza un senso apparente, probabilmente per farli sembrare meno forti di quanto fossero in realtà.

Drew fissò il bicchiere, ormai quasi vuoto, con un espressione assorta.

Il liquido rossastro, sotto quella luce blu, sembrava viola, e mi ricordava vagamente del veleno.

Di colpo, le luci cambiarono, cominciando a muoversi in modo differente, e la musica cambiò.

Ma nonostante il mio udito gradiva quel genere di musica, seppur ormai lontano dai miei gusti, il mio pensiero rimaneva che quel posto, dopo tanto tempo, non faceva più per me.

Tuttavia decisi che non volevo più rimanere seduta, ed ormai mi trovavo lì. Tanto valeva mettersi in gioco.

Osservai il bicchiere dopo aver mandato giù l'ultimo sorso e lo poggiai sul tavolo, guardando Drew mentre faceva la stessa cosa. Mi sporsi verso di lui, avvicinando le labbra al suo orecchio per assicurarmi che sentisse le mie parole

‹‹ Vieni a ballare con me? ›› domandai, e lui, in mia risposta annuì.

Così mi alzai, dopo aver afferrato la sua mano, e mi spostai verso il centro della pista, spintonando un po' ovunque.

Sentivo la testa un po' leggeva, ma nulla di che. Solo che mi domandavo se anche Drew stesse provando la stessa cosa. Probabilmente semplicemente non ero più abituata a bere.

Non mi sarei mai ubriaca troppo, questo era certo, non volevo arrivare a livelli di autocontrollo ridotto al minimo, non sarei stata di certo un bijou ed in ogni caso volevo essere lucida e ricordare tutto il giorno dopo.

Una volta raggiunto il centro della pista, lasciai andare la mano di Drew per girarmi e legare le braccia dietro la sua schiena. Il mio volto era poco distante dal suo, e riuscivo a sentire il suo respiro sfiorarmi le guance.

Lui sorrise, e poggiò le mani sui miei fianchi, mentre cominciavo a dondolare in modo giocoso.

‹‹ Ciao, bimba ›› disse, assumendo un tono gioco anche lui e sorridendo per la vicinanza dei nostri visi. Ridacchiai e mi morsi il labbro inferiore, trattenendo l'istinto di sporgermi di più e fiondarmi sulle sue labbra.

Così, poco dopo, mi allontanai, facendo ben attenzione a non perderlo di vista, e sollevai le braccia al soffitto, cominciando a saltellare e muovermi a ritmo della musica.

Certo, quello non era più il mio habitat, ma potevo permettermi ancora di lasciarmi andare, ma in tutto quel casino e musica assordante, non persi di vista un secondo Drew, e lui nemmeno.

Non mi dispiaceva avere il suo sguardo addosso in un posto come quello, anzi, era rassicurante, e di certo non me lo facevo sfuggire.

Dopo un po' di tempo, mi riavvicinai a lui. Non era troppo distante, quindi fu piuttosto facile. Sfiorai la sua mano con la mia, fino ad intrecciare di nuovo le mie dita con le sue, e poco dopo, in modo sempre gioco, lo tirai verso di me, fino ad avere il suo corpo aderente al mio, e così mi girai, dandogli le spalle.

Continuavo a ballare, ignorando la calca di gente che c'era attorno a noi, e lui seguiva ogni mio movimento senza lasciare un attimo la mia mano.

Un po' per l'alcool, un po' per mia spontanea volontà, riuscii a concentrarmi solo sulla musica e sul suo tocco, come se in quella stanza ci fossimo solo noi.

Così sollevai il volto, poggiando la testa sul suo petto ed incrociando il suo sguardo a testa in giù, ottenendolo quasi come un premio.

Vidi che si mordeva le labbra come se stesse cercando di trattenersi, ed io non volevo che lo facesse. Volevo sentire le sue labbra sul mio collo, le sue mani sui miei fianchi ed intrecciare le mie dita tra i suoi capelli.

Così, mi girai di nuovo completamente verso di lui, guardandolo negli occhi, senza smettere, nemmeno per un istante, di ballare.

Sembrava incantato, e mi piaceva sapere che quello sguardo e quel sorriso appena accennato fossero solo per me.

Mi avvicinai ancora di più, nonostante i nostri corpi fossero già vicini da prima, e spostai le mie mani dietro la sua schiena.

Incatenai i miei occhi ai suoi, come se volessi studiarne ogni singolo dettaglio e sfumatura sotto quella luce colorata, poi, di colpo, ebbi un flashback.

Sentii il mio cuore cominciare a battere di colpo, ed una strana consapevolezza di fece avanti nel mio cervello. Ricordai quei suoni, quelle luci, quelle dolci labbra che avevano incontrato le mie, il giorno della festa.

Proprio il giorno in cui ero finita in overdose, nonché l'ultima volta che ero stata al All Night.

Ero convinta di aver solo sognato quel bacio, che fosse un semplice frutto della mia fantasia, dovuto alla droga, o che avessi baciato Ryan ed il mio cervello avesse costruito un viso differente dal suo.

D'altronde ricordavo quel senso di famigliarità che mi aveva colpita, e lo stesso che mi aveva spinta tra le braccia del ragazzo, e che mi aveva spinta a baciarlo. In casi differenti non l'avrei mai fatto.

Ricordavo la voglia di baciarlo che mi aveva attanagliato lo stomaco e le sue parole, così dolci nella mia testa, ma che al solo sentirle mia avevano provocato un mal di testa ed il senso di nostalgia quando se n'era andato.

Quando mi ero risvegliata il giorno dopo, pensavo, appunto, di aver sognato tutto.

In quel momento, però, fu come un déjà vu.

‹‹ Eri tu... ›› dissi, inclinando la testa, mentre spostai una guancia per accarezzare la sua guancia, come se la sua pelle fosse la più delicata del mondo ‹‹ quella sera della festa a Little Esuki, in questo locale... eri tu... ›› riuscii a dire solo questo, sentendomi sopraffare da un senso quasi di nostalgia. I miei occhi, probabilmente, diventarono lucidi.

Non ci fu bisogno tuttavia di aggiungere altro, lui sembrò capire già dalle prime parole.

All'inizio assunse un espressione quasi confusa, corrucciata, che mutò subito dopo in un sorriso meraviglioso e divertito.

‹‹ Mh-mh... ›› si limitò a dire, o almeno, questo è ciò che intuii, considerando che la musica era troppo alta per poterlo sentire ‹‹ non avresti dovuto bere così tanto, ne riparleremo quando avrai smaltito tutto e sarai più lucida ››

‹‹ Ehi! Non sono ubriaca! E poi ho bevuto esattamente quanto te ›› brontolai, rendendomi conto da sola che, comunque, il mio tono di voce faceva intendere tutt'altra storia.

Ma ero certa di avere il pieno controllo di me stessa, nonostante fossi un po' “allegra”.

‹‹ Piccola, evidentemente reggo meglio ›› rispose in tono divertito, poi, lentamente, chinò la testa e le sue labbra sfiorarono il lobo del mio orecchio, causandomi dolci brividi lungo la mia schiena ‹‹ e se non fosse così, non staresti strusciando i fianchi contro i miei, mentre balli ›› disse. Voleva assicurarsi che lo sentissi, ma non voleva nemmeno gridare e farsi sentire da tutti.

O era stata semplicemente una mossa provocatoria?

In ogni caso abbassai lo sguardo, guardando i nostri corpi talmente vicini da essere appiccicati.

In tutta sincerità, non ci avevo fatto caso. A me piaceva la vicinanza dei nostri corpi, e per me era normale.

Tuttavia, lentamente, distanziai il corpo dal suo, notando un pizzico di amarezza nei suoi occhi.

‹‹ Lo stavi facendo anche tu ›› provai a difendermi, e lui arricciò il naso, divertito dalla mia reazione.

‹‹ Mea culpa, ma sono un maschio, è normale. Tu provochi ed io reagisco di conseguenza ››

Gonfiai le guance come una bambina ‹‹ è un modo carino per dirmi che lo faresti con chiunque? ››

‹‹ No. Ho detto che tu provochi, non chiunque ›› ribatté.

Mi morsi il labbro inferiore, sentendo di nuovo quell'impulso di baciarlo.

Cercai di distrarmi, continuando a ballare, seguendo il ritmo di quella musica assordante, lasciando che colmasse il silenzio che c'era tra di noi.

Continuai a guardarlo negli occhi, cercando di smettere di mordermi il labbro in quel modo.

Sorrise, ed allora persi il controllo.

Mi slanciai di scatto verso di lui, dimezzando di nuovo la lontananza che c'era tra di noi, e le mie labbra di scontrarono con le sue.

Lo sentii un po' titubante all'inizio, sorpreso di quel gesto, ma poi la sua mano scivolò giù per la mia schiena, in una carezza lenta e delicata, fino a finire sul mio fondo schiena ed avvicinarmi di più a sé, mentre l'altra mano si poggiava sul mio collo, lasciandosi poi trasportare dal bacio, mentre io, invece, mi abbandonavo completamente a lui.

Non passò molto tempo quando cominciammo ad intensificare il bacio, sembrava quasi che fosse qualcosa di atteso per anni.

Sentivo il suo respiro che diventava via via più pesante e s'intrecciava col mio, e non volevo più allontanarmi. Volevo rimanere tra le sue braccia, con le sue labbra, la sua lingua e le sue mani che esploravano il mio corpo, provocandomi dei brividi lungo la schiena che sembravano divertirlo parecchio. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata, provocandogli un sorriso, compiaciuto di riuscire a farmi ancora quell'effetto dopo tanto tempo. E l'avrebbe sempre fatto.

Lo sentii allontanarsi, non prima di avermi tirato il labbro inferiore, e mi guardò, mentre mi passavo la lingua labbra come per assaporarle ancora. Notai nei suoi occhi una scintilla particolare, che mi fece arrossire, ma allo stesso tempo l'adoravo.

Mi sporsi di nuovo, pronta a riportare le mie labbra sulle sue, ma venni spinta da un ragazzo che barcollava ubriaco fradicio. Se non fosse stato per i riflessi di Drew, che mi prese al volo, sarei certamente caduta con la faccia rivolta al pavimento.

Boccheggiai leggermente disorientata ed incrociai gli occhi di Drew, ringraziandolo silenziosamente, poi guardai il ragazzo colpevole, che continuava a barcollare col gruppo di amici che ridevano e gridavano senza un apparente motivo. Semplicemente, erano ubriachi dal primo all'ultimo.

Poco dopo, lo stesso ragazzo di prima di avventò su di me, tirandomi verso di sé e dicendo ciò che doveva essere un “baciami” o qualcosa di simile, ma letteralmente incomprensibile per via della musica che mi trapanava i timpani. Sentii per certo la puzza di alcool che m'inondò le narici, facendomi provare un ribrezzo incredibile, così lo spintonai via. Era accaduto tutto nel giro di pochi attimi, e mi ero già ritrovata, di nuovo, tra le braccia di Drew.

Non sentii cosa disse dopo quel ragazzo, ma intuì che fosse un insulto pesante, sopratutto quando vidi gli occhi di Drew diventare completamente neri e, senza darmi darmi nemmeno il tempo di fermarlo, aveva già steso il ragazzino in questione con un pugno sul naso.

Nonostante la musica alta, mi sembrò di aver sentito il rumore del naso spaccarsi. L'odore del sangue attirò ulteriormente la mia attenzione sulla scena e nessuno dei ragazzi di quel gruppo osò mettersi in mezzo, probabilmente per paura di fare la stessa fine dell'amico.

‹‹ Perché non fai il bravo e chiedi scusa? ›› propose Drew con un finto tono cordiale, chinandosi lievemente sul ragazzino.

‹‹ No! ›› gridò questo, tenendo le mani sul naso.

‹‹ Ti ho detto: chiedi scusa. ››

‹‹ No! ›› gridò ancora.

Allora la mano di Drew finì sul collo del ragazzo, cominciando a stringerlo.

‹‹ Okay! Okay, scusa! Scusa! ››

Accennai un sorriso, ma la mia attenzione venne catturata dall'orda di gente che cominciava spostarsi ai lati per far strada a qualcuno.

‹‹ Drew... ›› lo chiamai, capendo subito che quello che si stava avvicinando era il buttafuori.

Così gli afferrai il braccio, tirandolo via da lì, ma lui non spostò nemmeno per un attimo lo sguardo fino a quando non fummo abbastanza lontani da loro.

Una volta distanti, riportò gli occhi su di me, poggiando le mani ai lati del mio volto, poi le fece scivolare sulle braccia. Inclinò la testa, come se stesse studiando attentamente ogni tratto del mio viso.

‹‹ Stai bene? ›› chiese con aria preoccupata.

Se stavo bene? Certo che stavo bene. Stavo da favola.

Annuii impercettibilmente, mentre avvicinavo ancora una volta le labbra alle sue, rubandogli un bacio ‹‹ andiamo via di qui, però ›› dissi, certa che, nonostante il tono di voce basso, mi avesse sentita. Ed infatti, dopo essersi dato una rapida occhiata attorno ed essersi assicurato che il buttafuori non fosse nelle vicinanze, uscimmo dal locale.

 

Durante il viaggio di ritorno, in macchina non accendemmo la radio, non parlammo, ma sembravamo due idioti cantando a squarciagola una canzone di cui non ricordavo nemmeno il titolo. O meglio, se non ricordavo male, era Hot di Avril Lavigne. Mi era venuta in mente una volta salita in macchina ed avevo cominciato a canticchiarla, e lui mi aveva assecondata. Adoravo quella canzone, in ogni caso, mi ricordava noi.

Le nostre mani erano strette, le dita incrociate, ed erano poggiate sulla sua gamba, ed i suoi occhi erano puntati attentamente sulla strada.

Se ci avessero fermati per strada per farci un controllo, considerando che sembravamo ubriachi, non avrei nemmeno dato tutti i torti alle autorità.

Andava veloce, forse troppo veloce, ma a me non interessava. Mi fidavo ciecamente di lui e della sua guida, sapevo che era sempre stato molto attento.

Poco dopo, parcheggiò l'auto davanti a casa e mi aiutò a scendere dall'auto, poggiando le mani ai lati del mio vestito per abbassare meglio la gonna che, sicuramente, si era alzata parecchio considerando che stavo ballando sul sedile.

Aprì la porta di casa e mi fece entrare, seguendomi a ruota poco dopo. Levai le scarpe e le poggiai accanto al mobile vicino alla porta, ripromettendomi che domani le avrei messe apposto.

Barcollai leggermente, sentendomi un po' disorientata per l'improvvisa mancanza d'altezza, e mi aggrappai a lui.

‹‹ Vedi? L'avevo detto che hai bevuto troppo! ›› mi riprese in modo scherzoso.

Risi di gusto e legai le braccia dietro il suo collo, tirandolo più vicino a me e portando le labbra sulle sue. Non si tirò indietro, e ricambiò il bacio, sorridendo.

‹‹ Non sono ubriaca ›› dissi contro le sue labbra, sorridendo a mia volta e staccandomi lentamente.

Era bellissimo vedere quel sorriso, e non avrei mai smesso di amarlo e di pensare che fosse perfetto.

Dondolai leggermente tra le sue braccia, mordendomi il labbro inferiore mentre guardavo le sue labbra, in una richiesta silenziosa di tornare contro le mie.

Assecondò il mio dondolare, passandosi la lingua sulle labbra, sapendo bene quale fosse l'effetto che mi faceva.

Avvicinai le labbra alle sue, senza però sfiorarle, mentre riprendevo a ballare come quando eravamo al All Night, strusciando lentamente i fianchi contro i suoi.

Ed ancora, assecondò i miei movimenti, stringendomi di più contro di sé, tirandomi il labbro inferiore. Poco dopo, feci salire le mie mani tra i suoi capelli, stringendoli lievemente, sentendolo mugolare per il mio tocco, mentre le mie labbra finirono con lo scontrarsi con le sue, perdendoci di nuovo in un bacio che, poco tempo dopo, finì con l'intensificarsi.

Le sue mani scivolarono giù per le mie cosce, sollevando il vestito e stringendosi sul mio fondo schiena, mentre le mie, invece, finirono sul suo addome e cominciarono a risalire fino alle sue spalle, poi gli sfilai la maglietta, staccandomi dalle sue labbra ed ammirando il suo corpo, e pochi attimi dopo lui poggiò le labbra sul mio collo, cominciando a lasciare un striscia di baci che mi fece totalmente dimenticare qualsiasi cosa stessi pensando fino a pochi attimi prima.

Se prima non riuscivo a fare un solo pensiero concreto, in quel momento dimenticai persino come si respirava.

L'unica cosa che feci – alla bene e meglio, oltretutto – fu slacciargli i pantaloni e abbassarli, il resto venne da sé.

Mi sollevò per le cosce, tenendo le labbra sul mio collo, ed in poco tempo ci ritrovammo in camera da letto. Non mi ero nemmeno resa conto di quando aveva fatto le scale, ma di certo la mia preoccupazione non andava a finire su questo dettaglio.

Mi adagiò sul letto, sfilandomi il vestito con un movimento volontariamente lento, in modo che le sue mani potessero accarezzare la mia pelle e provocarmi dei brividi di piacere, causati anche dal succhiotto che aveva cominciato a fare nell'incavo del collo.

In poco tempo, ci privammo anche della biancheria intima, con le mani che accarezzavano la pelle l'uno dell'altra e le mie gambe legate attorno al suo bacino.

Fino a quel momento si stava solo giocando, provocandoci, senza concludere veramente nulla, ma eravamo perfettamente coscienti che non saremo durati così ancora a lungo.

Non eravamo in grado di resistere per troppo tempo, e l'ansimare pesantemente ne era una prova.

Le mie mani premevano sulla sua schiena come se avessi il terrore di cadere, ma allo stesso tempo, facevo attenzione a non graffiarlo, sapendo quanto fosse fragile in quel punto del corpo.

Solo in quel momento, come se avesse avuto un lampo di lucidità, mi guardò dritto negli occhi, col respiro pesante che sfiorava le mie guance, portandomi ad arrossire più di quanto già non fossi.

‹‹ Forse dovremo smettere... ›› sussurrò, nonostante il suo sguardo lasciasse intendere l'opposto delle sue parole.

‹‹ Perché? ›› corrugai la fronte, avvicinando le labbra alle sue per baciarlo

‹‹ Perché non sei molto lucida, e non vorrei che domani te ne pentissi ››

Arricciai il naso. Non ero così ubriaca dal finire a letto con lui senza volerlo, così spostai una mano sul suo volto, accarezzandolo dolcemente.

‹‹ Drew... ›› sussurrai – o meglio, praticamente lo ansimai – a pochi centimetri dalle sue labbra, e le sfiorai ‹‹ non me ne pentirò. Se sono qui, sul letto con te, è perché lo voglio. Voglio fare l'amore con l'uomo che amo. Come potrei pentirmene domani mattina? ››

Lo sentii sorridere, sembrava un bambino che riceveva un regalo tanto atteso ‹‹ sono l'uomo che ami? ››

‹‹ Lo sei sempre stato ›› risposi, sorridendo a mia volta, alludendo al discorso di quando mi sono svegliata. Amavo lui, non Ryan. Ho sempre amato lui. Ecco perché a casa Carnage stavo male. Volevo fuggire e tornare da Drew, volevo sentirmi di nuovo sua, volevo le sue coccole, i suoi baci, le sue attenzioni. Dormire con Ryan quando invece volevo vedere Drew, accanto a me, era uno strazio. Non sopportavo nemmeno una carezza da parte del ragazzo, mi seccavo subito e a stento trattenevo gli sbuffi.

Spostai di nuovo la mano sulla sua schiena, premendo poco dopo le gambe contro il suo bacino, e riprendemmo quella lenta tortura, sapendo bene a cosa avrebbe portato da lì a poco, stanchi ormai solo delle provocazioni.

Difatti, l'unico rumore che si sentì nella stanza poco dopo, era quello dei nostri gemiti, parole appena accennate, ed ero certa che si potesse sentire anche quello del mio cuore che batteva all'impazzata.

E no, non me ne sarei pentita l'indomani mattina. Come potevo pentirmi di aver fatto l'amore con Drew?

 

Non avevo idea di che ore erano quando mi svegliai, ma non sentii la luce del mattino scaldarmi la pelle. Aprii gli occhi, ritrovando il volto di Drew a pochi centimetri dal mio.

Dormiva ancora profondamente, ma nonostante tutto, mi teneva stretta a sé.

Ero accoccolata a lui, praticamente mi stava facendo da materasso.

Le mie gambe erano incrociate con le sue, e l'unica cosa che ci copriva era un lenzuolo totalmente sgualcito dal nostro rotolare sul letto la notte prima.

La pigrizia ci aveva portato a coprirci solo con quello, ma andava bene così.

Bastavano i corpi l'uno dell'altra a scaldarci, anche se poi, in verità, Drew non soffriva il freddo.

Non osai nemmeno alzami per andare a guardare che ora era, essendo troppo concentrata a guardare tutta la perfezione che avevo davanti.

Non era possibile: Drew era perfetto anche mentre dormiva.

Le labbra appena schiuse, i capelli incasinati, i tatuaggi in bella vista sulle braccia... era tutto perfetto.

Non riuscii a trattenermi dall'accarezzargli lentamente e dolcemente una guancia, facendo attenzione a non svegliarlo. Mi sporsi leggermente, baciandolo a fior di labbra, sentendolo sorridere sulle mie labbra. Quando mi allontanai, infatti, aprì gli occhi.

Era intontito dal sonno, ma era sveglio.

‹‹ Buongiorno, piccola ›› sussurrò con la voce impastata, postando le mani per stiracchiarsi.

Sentii il rumore delle sue ossa schioccare, ma di certo non m'infastidì.

‹‹ Buongiorno, perfezione ›› sussurrai a mia volta, vedendolo arricciare il naso e sorridere a quelle parole.

‹‹ Sai che ore sono? ›› domandò, sfregandosi una mano contro il viso e sbadigliando.

Scossi la testa ‹‹ no, mi sono svegliata poco fa ›› risposi, spostandomi poco dopo per lasciargli spazio di alzarsi.

Cosa che, però, non sembrò voler fare e mi riportò sopra di sé, mordendosi il labbro inferiore in modo divertito. Ridacchiai e gli tirai il labbro inferiore appena lo lasciò, lasciandoglielo poco dopo per concentrarmi ad osservare il suo volto ancora un po' assonnato.

Eppure, il sorriso sembrava non voler sparire, e a me andava benissimo così.

‹‹ Come stai sta mattina? ›› chiese, accarezzandomi la guancia, facendo scorrere poi la mano giù dal collo, fino al fianco, per poi risalire.

‹‹ Sto benissimo ›› risposi senza pensarci due volte, sfiorandogli la punta del naso con l'indice.

Gli osservai il collo, notando in modo soddisfatto che i segni dei miei succhiotti regnavano sul suo collo, ed i ricordi della nottata passata assieme riaffioravano uno ad uno. Le carezze, le parole, i baci, i morsi... un insieme di cose che mi fecero sorridere come un idiota.

‹‹ Piccola... posso chiederti una cosa? Voglio che tu sia completamente sincera con me, questa volta. Promettimelo ››

Okay, già dall'inizio di quella frase non mi sentii per niente a mio agio.

Mi preparai psicologicamente ad una di quelle domande devastanti, di cui lui già sapeva la risposta.

Ma annuii, pronta ad affrontare la domanda, mentre afferravo la sua mano e l'accarezzavo dolcemente.

‹‹ Perché sei andata via? ›› chiese, e nei suoi occhi si distese un telo di sofferenza repressa.

Sapevo che stava male per colpa mia... ma non riuscivo a dirgli la verità.

Volevo farlo, ma non volevo metterlo in pericolo. Mi morsi, così, il labbro inferiore, abbassando lo sguardo.

Improvvisamente sentii tutto un carico di problemi prendere il sopravvento su ciò che stava succedendo in quel momento.

Tutto il relax, tutto il piacere, tutta la tranquillità che c'era fino a qualche attimo prima, improvvisamente scemò, ed al suo posto si sollevò un aria intrisa di ansia.

‹‹ Non posso dirtelo... ›› sussurrai, sentendolo sospirare in modo frustrato, e quando mi vide alzarmi dal letto corrugò la fronte.

Indossai la biancheria intima e mi passai una mano tra i capelli, cercando di sistemarli in modo minimamente guardabile.

‹‹ Okay, ora dove vai? ›› domandò, cercando di apparire tranquillo, nonostante la sua voce tremasse come se già riuscisse ad immaginare la risposta.

‹‹ Vado via ›› risposi. Mi si strinse il cuore, perché non volevo farlo.

Non volevo andarmene, ma non volevo nemmeno rischiare che gli facessero del male per un mio atto egoistico.

‹‹ Cosa? Perché? ›› di alzò velocemente dal letto, ma mi affrettai ad uscire dalla stanza.

Lo sentii chiamarmi mentre scendevo rapidamente le scale e, data la troppa fretta, inciampai nel gradino, storcendo la caviglia. Mi ressi alla ringhiera, imprecando per una fitta di dolore che risalì lungo la gamba.

Cos'era quello? Il Karma? Non mancavano nemmeno quattro gradini per raggiungere il pavimento.

‹‹ Daphne, aspetta! ›› mi chiamò, e poco dopo lo sentii scendere le scale.

Merda.

Prima che potessi riprendere a scendere le scale, mi afferrò il braccio, costringendomi a girarmi verso di lui.

‹‹ Avevi detto che non ti saresti pentita ›› disse quasi in un sussurro. Non riuscivo a guardarlo negli occhi.

‹‹ Infatti è così, non mi sono pentita.›› la sua mano si poggiò sotto il mio mento, costringendomi a guardarlo. Era una tortura. Aveva gli occhi lucidi, come se quella fosse l'ennesima pugnalata.

‹‹ E allora perché stai andando via di nuovo? ›› la sua voce, strozzata, mi aprii uno squarcio nel petto. Non volevo fargli del male, eppure lo stavo facendo.

‹‹ Drew... è complicato ›› provai a tagliar corto ‹‹ e non posso dirtelo... ››

‹‹ Sono io, di cos'hai paura? Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa ››

‹‹ Non sei tu, sono io ›› sapeva tanto di frase da friendzone, nonostante il mio intento non fosse per niente quello. Lo vidi sorridere in modo amareggiato, e tentennò con la testa, spostandosi per farmi passare.

‹‹ Quindi, ora per te è solo questo? ›› chiese, cercando di sostituire il tono di voce spezzato con uno più freddo e severo ‹‹ una scopata di una notte e poi una fuga rapida la mattina, senza nemmeno una spiegazione? Ci siamo ridotti a così poco? Coccole, belle parole, e sta volta abbiamo rischiato di essere sbattuti fuori da un locale, e poi? ››

‹‹ Non è come credi, cazzo! ›› sbottai, stringendomi una mano contro il petto. Ero frustrata, volevo dirgli la verità ma non potevo farlo.

‹‹ Sai che ti dico? non me ne frega niente. ›› scosse la mano, risalendo le scale.

Quello era un segno per dirmi che la conversazione poteva chiaramente finire lì, e che potevo anche andarmene.

Parole che però non disse, sapendo che probabilmente non sarebbe riuscito a concludere la frase.

Mi passai la mano tra i capelli, sospirando e poggiandomi contro la parete, sollevando la testa al soffitto.

Come al solito, ero riuscita a cacciarmi nei casini nel giro di qualche minuto.

Raccattai i miei vestiti, cercando di fare meno rumore possibile.

Dalla camera da letto non proveniva un solo suono, ma sapevo che lui era lì.

Acchiappai le scarpe che avevo abbandonato vicino alla porta ed uscii, evitando di guardarmi indietro.

Varcai la soglia della porta di casa Coccovich in totale silenzio.

Non c'era nessuno, ma era tarda mattina.

Non avevo fatto tutto il tragitto a piedi, questa volta avevo chiamato un Taxi ed avevo gentilmente accreditato il conto ad Ryan senza un apparente motivo.

Tanto non avrebbe fatto domande.

Abbandonai i vestiti sul divano e mi lasciai cadere su questo.

Sentii il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni accuratamente piegati.

Non l'avevo toccato praticamente nemmeno una volta quando ero a casa di Drew, se non per aspettare la sua chiamata quando era uscito, ed ora vibrava mentre avevo appena poggiato il culo sul divano?

Nel frattempo, Sebastian era rientrato, e mi guardò con aria sorpresa, senza però pormi domande.

Sbuffai e lo presi, osservando il nome che rifletteva sullo schermo, accompagnato dalla sua foto.

Ero indecisa se rispondere o meno a quella chiamata, ma alla fine, presi un grosso respiro e lo feci, sforzandomi di essere il più cordiale possibile.

‹‹ Buongiorno ›› finsi di essere il più felice possibile

‹‹ Buongiorno raggio di luna, è divertente giocare alla ragazza misteriosa che ogni tanto sparisce? ››

‹‹ Ryan, non ho voglia di questi giochetti. Sono stanca e ho mal di testa ›› sbuffai.

Lo sentii ridacchiare al telefono ‹‹ ore piccole? Che stavi facendo sta notte? ››

Niente, stavo facendo l'amore con Drew.

Sollevai gli occhi al soffitto, pensando che non potevo logicamente saltar fuori con quella frase.

Così, poggiai una mano sulla fronte, premendo le dita contro questa come se, in quel modo, sarei riuscita a pensare molto più velocemente.

‹‹ Ho vomitato tutta la notte ›› dissi infine.

Lo sentii fare un verso disgustato ‹‹ Che schifo! ›› sbottò.

‹‹ Eh già... Devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male ››

‹‹ Beh... potevi mandarmi un messaggio e sarei passato da te per tenerti compagnia ››

‹‹ Mi tenevi la manina mentre stavo al cesso rimettendo l'anima? ››

‹‹ Sarebbe stata una cosa carina, no? Al massimo ti facevo sostegno morale dalla stanza accanto ››

‹‹ Sei un vero gentiluomo... ››

Lo sentii ridere, ma poi di colpo divenne serio.

Perfetto, cosa c'era che non andava ora?

‹‹ Senti... Daph, seriamente, dove sei stata sta notte? ››

Era una chiamata troppo tempisticamente perfetta per essere stata fatta a caso.

‹‹ stavo vomitando tutta la notte, te l'ho detto. ››

‹‹ Mi è stato accreditato un conto di un Taxi per poco fa, da “Tempest” ›› il suo tono di voce cominciava a farsi più nervoso.

Allora sospirai, passandomi la mano tra i capelli ‹‹ ero da... Alai, okay? Era depressa ››

‹‹ Alai era depressa? ››

‹‹ Sì, le è morto il pesce. Sai che fa un dramma per queste cose ››

‹‹ Mh.. ›› rimase un attimo in silenzio, probabilmente riflettendo sulla cosa.

Per tutti poteva sembrare una scusa banale, ma chi conosceva bene Alai, sapeva che lei l'avrebbe fatto sul serio.

Una volta, durante una lezione, è corsa fuori dall'aula gridando che finalmente i suoi pesci avevano fatto le uova ed era contenta della cosa.

Quindi, chi mai si sarebbe stupito di una reazione simile per la morte di un pesce?

‹‹ Okay ›› disse infine ‹‹ ma la prossima volta fatti sentire, okay? ››

‹‹ Sì, sì... okay ›› brontolai, portandomi una mano sul collo.

‹‹ Ti va di vederci sta sera? Sempre se non stai vomitando l'anima ››

Ora fui io a rimanere in silenzio, mentre percorrevo i segni che mi aveva lasciato Drew.

Mi presi a schiaffi mentalmente per essermene andata seriamente da quella casa, abbandonandolo di nuovo.

‹‹ Daph? ›› mi richiamò lui, e quasi sobbalzai nel sentire la sua voce che mi riportò con i piedi a terra.

‹‹ Cosa? ››

‹‹ Ci vediamo sta sera? ››

‹‹ Non posso, uhm... ho promesso a mia nonna di andare a trovarla oggi. Facciamo che ti cerco io quando sarò libra, okay? ››

‹‹ O-okay, come vuoi ››

‹‹ Okay, ciao ››

‹‹ Ciao ›› E chiusi la chiamata. Sapevo di non poterlo evitare per sempre, ma per ora non m'importava.

Corsi al piano superiore e mi chiusi nella mia stanza, mi gettai nel bagno e mi feci una doccia veloce. Ne avevo bisogno.

 

Nel giro di poche ore ero già nuovamente fuori casa.

Ma, sta volta, mi feci accompagnare da Sebastian, che mi guardava con l'aria di chi la sapeva lunga su ciò che stavo andando a fare,

Sfortunatamente per i suoi piani, non avevo in mente nulla di particolare.

L'unica cosa che gli chiesi, era di non dire nulla a Ryan.

‹‹ Cerca di non combinare altri guai ›› fu l'unica cosa che disse mentre scendevo dalla macchina una volta che aveva parcheggiato nella stradina che poi mi avrebbe condotta verso casa di Drew.

Annuii e mi passai una mano sul volto, sbadigliando per la decima volta nel giro di pochi attimi.

Ero nervosa, ma non volevo farlo notare.

Lo salutai con la mano e lui partì.

Così, presi il coraggio e cominciai a camminare.

Non l'avevo fatto parcheggiare davanti alla casa perché temevo che, se avesse sentito il rumore dell'auto, non mi avrebbe mai aperto la porta.

Afferrai il telefono e composi il numero – che ormai avevo imparato a memoria –, poi lo chiamai.

Dopo diversi squilli a vuoto, finalmente, rispose.

‹‹ Che vuoi? ›› chiese con un tono quasi seccato della chiamata.

Fu come una pugno in piena faccia.

‹‹ Scusami... ›› mormorai, continuando a camminare.

‹‹ E per cosa? Per essertene andata sta mattina o per non volermi dire perché sei andata via in generale? ››

‹‹ Direi, per entrambe le cose ››

Rimase in silenzio per un attimo, poi sospirò. Era evidente che si stava sforzando di rimanere calmo.

‹‹ Non dovrei nemmeno risponderti al telefono ›› mi fece notare.

‹‹ Sì, lo so ›› risposi, sorridendo tra me e me ‹‹ ma l'hai fatto, e questo significa che sotto sotto non sei poi così arrabbiato con me ››

‹‹ Infatti non sono arrabbiato con te. Sono deluso e ferito, è ben diverso. Ed oltretutto, odio ammetterlo ››

‹‹ Lo so... ›› mormorai, fermandomi a pochi passi dai piedi della casa.

‹‹ Scusa per sta mattina... ››

‹‹ Non preoccuparti, eri arrabbiato ›› salii le scale che portavano all'entrata della casa e mi piazzai davanti alla porta ‹‹ piuttosto, mi apri? ››

‹‹ Cosa? ››

‹‹ Sei in camera? ››

‹‹ Stai cercando di fare una battuta a sfondo sessuale? ››

mi piantai una mano sulla fronte, facendola strisciare lentamente verso il basso.

Lo sentii ridere, avendo sentito sicuramente lo schiaffo che mi ero tirata ‹‹ No, Drew... Apri la porta, sono fuori da casa tua ›› smise di ridere.

‹‹ Sul serio? ›› chiese, e sentii chiaramente il rumore dei suoi passi mentre si affrettava a scendere le scale.

‹‹ Sì ›› dissi, e poco dopo attaccò il telefono e la porta si aprì.

Gli rivolsi un sorriso, vedendo quell'espressione stupita.

‹‹ Ciao ›› gli sorrisi ancora, dondolando leggermente ‹‹ mi fai entrare? Dovrei spiegarti due o tre cosine ››

 

Sì, decisamente, necessitava di spiegazioni.

Capii che era ingiusto tenerlo lontano, anche se era per il suo bene.

Se non stava male per una cosa, stava male per l'altra.

In sintesi, gli spiegai che l'unico vero motivo per cui ero “andata via”, era perché era un rischio, per lui, starmi accanto.

In modo stupido, probabilmente codardo, avevo dato retta alle minacce di Scarlett.

Mi ero lasciata abbindolare, guidata dalla paura di perdere Drew una seconda volta.

Che chiunque si fosse avvicinato a me, avrebbe fatto la stessa fine di mio padre.

Scarlett era gelosa, ed aveva dalla sua parte agganci potenti e terribili, come, per esempio, gli Arcangeli Supremi, anche se la donna le aveva lasciato intendere che ne avesse di ben più temibili e non avrebbe esitato a lasciare loro il via libera.

Drew, tuttavia, era rimasto in silenzio ad ascoltarmi, mentre eravamo seduti su quel divano.

Non aveva detto una sola parola da quando avevo cominciato a spiegargli le cose alla rinfusa, ma sembrava che riuscisse a seguire perfettamente il discorso.

Quando finalmente rimasi in silenzio, tirando un sospiro liberatorio, lui si decise a parlare.

‹‹ Perché non me l'hai detto subito, invece di inscenare questa cosa? ››

‹‹ Te l'ho detto, perché avevo paura che... beh... ››

‹‹ Che? ››

‹‹ Che ti esponessi, Drew. Volevo solo fossi al sicuro ›› mormorai, passandomi una mano tra i capelli ‹‹ sei impulsivo, sapevo che se ti avessi detto di aver ricevuto delle minacce da parte di Scarlett, ti saresti fiondato subito da lei ››

‹‹ Direi che è una cosa naturale, piccola ›› mi fece notare, sospirando ‹‹ e Scarlett non me l'ha mai raccontata giusta. Ora più che mai. Sostanzialmente, con questa minaccia, ha cercato di allontanarti dai tuoi affetti in modo che rimanessi sola. Piccola, di certo Scarlett ed i suoi cani da guardia non mi preoccupano. Ho affrontato di peggio. ››

Annuii, portandomi le gambe più vicine al petto in modo da rannicchiarmi ‹‹ Lo so... ma avevo paura di perderti ››

‹‹ Non sarebbe mai successo, lo sai ›› sospirò, passandosi una mano tra i capelli ‹‹ In ogni caso, non hai pensato al fatto che anche lasciandomi, sarebbe venuta a cercarmi? ››

‹‹ Non l'avrebbe mai fatto. Pensa che senta solo Ryan e i Coccovich, visto che mi faccio vedere solo con loro... almeno credo ›› mormorai, poi sollevai la testa ‹‹ senti, non lo so, io volevo solo proteggerti. Tutto qui. Ho fatto una stronzata, lo so, ma – ››

‹‹ Ehi, ehi! ›› si sporse verso di me, poggiando le mani sulle mie guance ‹‹ Ho capito, piccola, sh. Ora sei qui, va tutto bene. Ora va tutto bene. ››

‹‹ Mi dispiace ›› sussurrai.

Stavo diventando ripetitiva, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione pesante di colpevolezza. Le sue carezze sulle guance, tutta via, alleviavano quella sensazione, sostituendola con un senso di calma ‹‹ Lo so, piccola ›› rispose.

Così mi spostai, sedendomi vicina a lui e prendendo le sue mani nelle mie ‹‹ posso rimanere qui? ››

‹‹ Certo che puoi rimanere qui, che domanda è? ›› scrollai le spalle, accarezzandogli la mano.

‹‹ Voglio stare qui, con te. Spegnere il telefono e non farmi sentire da nessuno, per recuperare tutto il tempo che non ho passato con te ›› poggiai la testa sulla sua spalla ‹‹ ed è tanto ››

‹‹ Cos'hai intenzione di fare da questo momento in poi? ›› domandò, ma sapevo che conosceva già la risposta. Semplicemente, voleva sentirla uscire dalle mie labbra, per averne la conferma.

‹‹ Stare con l'uomo che amo e fanculo il resto ›› mormorai, sollevando lo sguardo per incrociare il suo, notando che sulle sue labbra era comparso un sorrisetto appena accennato ‹‹ com'era già nei miei piani. O meglio, nei nostri piani. Riprendiamo da dove abbiamo lasciato... anche se in verità, non abbiamo mai lasciato niente ››

‹‹ Considerando le piccole scappatelle... ››

‹‹ A prescindere da queste ›› brontolai, raggomitolandomi contro di lui, che spostò il volto e mi baciò la fronte ‹‹ non ho mai voluto che te. Sei la mia priorità ››

spostò una mano, per riportarla lungo una ciocca dei miei capelli, accarezzandola lentamente, per poi abbassare il volto e baciarmi all'angolo delle labbra ‹‹ quindi... sei di nuovo mia? Nel sens– ››

poggiai l'indice sulle sue labbra, strofinando il naso contro il suo, mentre annuivo ‹‹ lo sono sempre stata, in ogni momento della giornata. Credevo che ieri notte fosse chiaro ››

Mi guardò un attimo, mordendo poco dopo in modo giocoso, il mio indice ‹‹ vuoi rimanere qui da me? ››

annuì, ridacchiando ‹‹ Sì, te l'ho chiesto prima, non ricordi? ››

‹‹ Intendo in modo definitivo, non solo “prendo la mia roba da casa e sto da te un po' di tempo”. ››

sgranai gli occhi, mordendomi il labbro inferiore. Mi stava seriamente chiedendo di convivere? Così, di punto in bianco? Non so perché, ma arrossì di colpo solo per quello, ed annuii ripetutamente, slanciandomi pochi istanti dopo verso di lui e legando le braccia dietro il suo collo, facendo per baciarlo, ma la sua mano si mise tra le nostre labbra prima che potessero anche solo sfiorarsi.

‹‹ Mi devi promettere una cosa, però ›› disse, assumendo un tono di voce serio

‹‹ Cosa? ›› brontolai, spostando la sua mano con la mia

‹‹ Qualsiasi cosa accadrà, d'ora in poi, l'affronteremo insieme. Okay? ››

Sorrisi, annuendo ‹‹ Okay ›› Ed allora, sorrise a sua volta, mentre avvicinava le labbra alle mie e lasciava che queste s'incontrassero un'altra volta. E decisamente, avremmo affrontato tutto il resto insieme.


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