Si sdraiò sul divano, finalmente un dannato divano, comodo e morbido, in compagnia del silenzio.
Le riprese per Dunkirk erano finite e non si era mai sentito così stanco. Dopo mesi riuscì a sentirsi in pace, senza stress ne programmi.
Stese per bene le gambe lunghe, fasciate dai jeans neri aderenti, finendo con i piedi oltre il bracciolo opposto a quello su cui poggiava la sua testa . 
Chiuse gli occhi, senza addormentarsi, semplicemente lui e i suoi pensieri.
Il film, i capelli tagliati, l'ultimo tour, la band, i concerti, i suoi migliori amici, poi le litigate e poi ancora altri ricordi meno recenti, i provini, i video diares, le serate, le cazzate tutti insieme .
E puntualmente un pensiero preciso faceva capolino tra quel vortice di ricordi.
Che cos'erano stati? 
Piano piano tutto si dissolse, per lasciare primo piano ai dubbi del presente, alle certezze che aveva e che si erano sfumate, piano piano, fino a scomparire, senza un vero "au revoir", come aveva imparato a dire in Francia.
Che cos'erano stati? 
E non riesce a non ritornare a quei primi giorni.

Il provino si faceva sempre più vicino e l'ansia di Harry sembrava duplicarsi, come i minuti che passavano e si
trasformavano in ore.
-Andrà tutto bene, tesoro- gli sussurrava Anne all'orecchio e in quel momento Harry avrebbe voluto avere l'ottimismo di sua madre. Lei era sempre ottimista.
Si passò per l'ennesima volta la mano tra i capelli castano scuro, ricci e tanti, troppi, ma che infondo gli piacevano, lo caratterizzavano.
Spostava frenetico gli occhi da una parte all'altra della grande sala, dove una moltitudine di persone si aggirava, cantava, provava mosse di ballo e rideva.
Rideva? Posò per la seconda volta lo sguardo su un ragazzo, poco più avanti rispetto a lui, che in mezzo a quel casino si perdeva, ma risaltava per la sua risata, si. Chiunque fosse quel ragazzo a Harry piacque subito. Non sembrava agitato e anche se lo fosse stato non lo dava a vedere, ed'Harry era sicuro fosse un concorrente per via del cartellino attaccato alla sua maglia bianca, a maniche lunghe.
Lu..Loviz ? Louis! 
Ora sapevo il suo nome.
Il ragazzo, Louis, si girò e Harry
si accorse che aveva gli occhi di un colore azzurro ghiaccio, con un'aria furba che si fondeva nel freddo delle sue iridi. 
Gli sembrò un ragazzo sveglio, un potenziale nemico, qualcuno da rispettare.
Non avrebbe mai immaginato che sarebbe poi diventato uno dei suoi migliori amici, una persona così importante per lui.

Aprì gli occhi, fissando il soffitto della casa di Londra.
Il soffitto era bianco.
E in quel momento il bianco era troppo bianco per Harry, troppo spoglio e intatto, come la sua mente e ebbe il bisogno di scriverci sopra, di avere risposte.
Cos'erano stati? 
Avevano creduto di poter vivere un'eternità tutta loro dentro a un secondo, appartente al tempo, al mondo, a chiunque, ma non a loro.
Avevano creduto di poter andare avanti, senza mai fermarsi, per sempre felici e liberi, con i loro migliori amici accanto.
Avevano creduto di poter lottare per ciò in cui credevano, senza accorgersi che quel "ciò" stava già finendo.
Giusto, Avevano creduto.

Ora Harry una riposta ce l'aveva.
Che cos'erano stati? 
Degli illusi

|Come primo capitolo è un po corto, però mi piace perché è conciso come inizio e spero si sia capita la situazione. Ho intenzione di fare una specie di raccolta momenti"Larry" tratti da cose veramente successe, quindi interviste, concerti ecc.. ancora non so come so svilupperà questa fanfic, quindi kiss e alla prossima <3|