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Autore: fragolalidia    21/08/2016    0 recensioni
Nel regno di Camelot c’erano numerosi cavalieri valorosi e, incredibile ma vero, per esserlo non era necessario avere un nobile lignaggio: bastava il cuore al posto giusto, gambe leste e mani capaci.
E il Piccolo Tor, figlio di Ars delle Terre Senza Re, questo lo sapeva bene: se lo faceva raccontare da sua madre ogni sera prima di addormentarsi e ogni mattina appena sveglio, mentre beveva il suo bicchiere di latte di capra.
(Storia legata a "Simbolo Vuoto", ma di cui non è indispensabile la conoscenza.)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Artù, Mordred, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il cuore dietro l'ideale'
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Erano passato qualche giorno da quando Ser Tor avesse scoperto il nome dell’uomo che aveva disonorato sua madre e provocato la caduta in disgrazia di suo padre e ancora non era riuscito a digerirlo.
Era un re, un fedele servitore di Artù Pendragon.
Pellinore delle isole del Nord.
L’uomo da cui sapeva di aver ereditato l’altezza, il naso grosso e i capelli neri.
Sapeva che era un valente guerriero, ma nel suo cuore esultava al pensiero che suo padre Ars l’avesse sconfitto a mani nude. Quando l’aveva sentito raccontare dal re, aveva pensato che suo padre avesse agito per orgoglio maschile e non per l’onore di sua madre. Scoprire la verità lo aveva reso ancora più onorato di averlo avuto come genitore, ma in fondo lo aveva sempre saputo: suo padre, il suo vero padre, quello che lo aveva abbracciato tante volte da piccolo per colpa degli incubi, non avrebbe mai agito con ira se non per una buona ragione. E sua madre era sempre stata una buona ragione.
Era immerso da quei pensieri quando, camminando per i corridoi del palazzo, si scontrò con Ser Aglovale. Il cavaliere del re stava mangiando con gusto una mela camminando a passo spedito lungo i corridoi del palazzo e quando lo vide, sorridendo, gli offrì quella che teneva nell’altra mano. Tor lo ringraziò, ma declinò.
<< Sicuro? >> chiese Ser Aglovale << Vengono da Avalon. Lì crescono tutto l’anno e sono le mele più buone che tu possa mai mangiare. Le ho prese dalle stanze di Merlino: sua sorella è appena arrivata senza acclamazioni e si è messa lì con la prole. >>
<< Parlate della regina Morgana? >> chiese lui sorpreso.
<< Sì. Nessun’altra signora di Avalon verrebbe mai a Camelot. Allora? Vuoi assaggiare? >>
<< Come se lo avessi fatto, Ser Aglovale. Ora, però, proprio non ho fame. >>
L’uomo scosse la testa in segno di assenso e sorrise.
<< Come vuoi ragazzo. >> disse in fine Ser Aglovale con un sorriso cordiale. << Sto andando dal re a dirgli la buona notizia. Vuoi farmi compagnia? >>
<< Che buona notizia? >>
<< Dell’arrivo della sua famiglia. Voglio arrivarci prima di Gawain. >> disse lui strizzando l’occhio. << Un po’ di sana rivalità: è sempre il favorito del re, ma chi si sottrae alla bellezza della regina per avvisare il nostro sovrano della lieta novella, ha per una settimana una doppia razione di arrosto la sera. >>
A quel pensiero, Ser Tor rise.
<< Allora non possiamo che precipitarci dal re. La cuoca Aislin in questo periodo supera se stessa. >>
Ser Aglovale lo guardò stupito.
<< Conoscete il nome della cuoca? >>
<< L’ho incontrata. Una volta. >> ammise Ser Tor quasi in imbarazzo.
Stava parlando al figlio di un re, gente come lui non sprecava il suo tempo nelle cucine.
Non era Mordred. Aglovale era… normale.
<< Strano. E come siete riuscito a entrare lì? >>
<< Con il principe Mordred. >> disse lui con ovvietà per poi comprendere che non era molto usuale.
Ser Aglovale infatti lo guardava con un misto di sorpresa e sollievo.
<< Sono felice che il piccolo Mordred abbia trovato in voi un amico. >>
<< Non so se è possibile definirmi un suo amico. >> dovette ammettere allora l’altro cavaliere << È un uomo molto schivo. >>
<< Uomo è una parola grossa: è poco più di un bambino. Certo, il re aveva quindici anni quando suo padre è morto e a sedici ha cominciato a combattere. Io avevo la sua stessa età, ma non ero io a scendere in campo, ma infatti era mio padre, re Pellinore, il campione del regno. Solo Gawain era più giovane del re nel suo esercito, ma fisicamente non era molto diverso da come lo vedi ora, quindi era riuscito a trarre in inganno il nostro sovrano.>> Aglovale scoppiò a ridere << Quando lo scoprì chiuse il nipote nelle sue stanze per un mese! Giusto per fargli compiere sedici anni e riammetterlo come cavaliere. >>
Ser Aglovale parlava con una certa malinconia e Ser Tor non riusciva a non chiedersi come sarebbe stato stare al fianco del sovrano in quel periodo così importante per il suo regno.
Poi Ser Aglovale tornò a guardarlo.
<< Mordred è nato qui a Camelot, lo sai? Poi, quando aveva quattro anni, Morgana se lo portò via decidendo di voler crescere lui, il fratellino più piccolo e quello che ancora doveva nascere ad Avalon, dove secondo lei la corruzione di questo regno non sarebbe arrivata. Il re non ha parlato per due mesi. Si ridestò soltanto quando arrivò Merlino, intendo il tutore del nostro sovrano e non il re pazzo dell'altra sera, ad annunciargli la nascita del suo terzo figlio maschio.  >>
A quel pensiero Ser Aglovale rise tanto forte da doversi fermare.
<< Oh, Numi del Cielo! Dovevi vederlo, il vecchio! Lo guardava arcigno, infuriato come pochi: avere tre nipoti maschi e nemmeno una femmina! Inaudito per un uomo di Avalon! >>
Ser Tor lo guardò stranito.
<< E perché mai? >>
<< Avalon è una società matriarcale, ragazzo. Sono loro le custodi della conoscenza antica. Probabilmente, Mordred ha deciso di venire qui a fare compagnia al padre anche per questo: per sua madre non è particolarmente utile, non potendo essere un erede di questa conoscenza, mentre poteva essere più utile facendo compagnia a suo padre che qui, da solo, moriva di malinconia. >>
Ser Tor ascoltò con sincero interesse le informazioni dategli dal cavaliere del nord. Parlava con genuino affetto verso il re, con lo stesso trasporto fraterno che dimostrava Ser Gawain. Quasi se li immaginava, tutti e tre, giovani e pieni di vita, affrontare fianco a fianco i nemici che li ostacolavano e uscirne vittoriosi.
Per la prima volta, il giovane cavaliere sentì un moto di affetto verso quello che da poco aveva scoperto essere suo fratello maggiore. Un uomo che non conosceva, ma che sembrava poter essere per lui un esempio.
Davanti alle sale del trono, Ser Tor bussò con solenne gravità tre possenti colpi, prima di guardarlo e strizzargli l’occhio con cameratismo.
Ad aprire arrivò il siniscalco del re.
<< Buon giorno, Ser Kay. >> disse Ser Aglovale << Vorremmo parlare con il re. È forse qui? >>
L’uomo scosse la testa in segno di assenso e li fece entrare.
Seduto sul trono, il re leggeva con attenzione un lungo papiro che sembrava essere il resoconto di un suo messaggero. Quando alzò lo sguardo e li vide, sorrise.
<< Ser Aglovale, Ser Tor! Non siete a riposare fuori dal castello? >>
<< Fa troppo freddo, mio Signore. Stanotte ha nevicato copiosamente. >> rispose il cavaliere avvicinandosi con un mezzo sorriso << Ho pensato, maestà, che poteva farvi piacere mangiare una di queste mele. Non potranno farvi che bene. >>
Detto questo, lanciò la mela ancora sana verso il re che la prese con entrambe le mani.
Ser Tor vide il re guardarla con sorpresa.
<< Non è stagione delle mele. >> commentò il re << Non quest’anno per lo meno. I raccolti sono stati scarsi per colpa del mal tempo che ha rovinato molte colture. >>
<< Non da dove viene quella, maestà. Lì il clima è tale che in ogni stagione dell’anno le si possono trovare in abbondanza. >>
Il re guardò il suo suddito con sincera sorpresa. Ser Tor non poté non sorridere alla vista del suo sovrano: sembrava un bambino che stava per ricevere il regalo più desiderato. Come il suo fratellino quando il loro amato padre aveva deciso di portare a casa il bastardino che avevano visto abbandonato al fiume e al quale si era subito affezionato.
<< Mi prendi in giro? >>
<< Non potrei mai, Sire. >> rispose Ser Aglovale con un sorriso sincero.
Il re guardò il siniscalco.
<< Kay, ne sapevi qualcosa? >>
<< No.>> rispose il siniscalco con un mezzo sorriso << Ma conoscendo la Regina, sarà arrivata durante la notte senza far chiasso e senza farsi riconoscere. Suo fratello è qui, magari è andata da lui a riposare. >>
<< Sagace come sempre, Kay. Ero nei pressi delle stanze di quel pazzo, quando ho visto una mocciosa dai capelli biondi, identica in tutto e per tutto alla Regina, che correva agitando un frustino. Di lì a poco è uscito un giovanotto molto somigliante al principe Mordred e… beh, le urla di rimprovero di Morgana sono inconfondibili! Credo che vostra figlia abbia rotto qualcosa allo zio. >>
Artù si alzò, lasciando cadere la pergamena che aveva appoggiato sulle ginocchia, e corse fuori dalla stanza per fermarsi sull’uscio e girarsi.
<< Grazie, amici miei! >>
In quel momento arrivò Ser Gawain alle spalle del re.
Questi fece per parlare, ma il sovrano lo anticipò.
<< Sono arrivati Morgana e i bambini! >> disse con giubilo, mettendogli al mano sulla spalla.
<< Sono venuto proprio per dirvi questo, maestà… >>
Ma il re non stava più ascoltando, correndo via, verso la sua personale felicità.
Ser Gawain si girò.
<< Glielo hai detto tu? >> chiese con tono acido al commilitone, mentre Ser Kay scoppiava a ridere << Non ridere Kay, è una cosa seria! >>
<< E che vuoi fare? >> chiese il siniscalco con un mezzo sorriso << Azzopparmi? L’ha già fatto tuo padre. >>
<< Non era stato il mio? >> chiese grattandosi la testa Ser Aglovale.
<< No, lo fece re Loth nel tentativo di accoppare tuo padre. Quindi, sì. È anche colpa sua, che non aveva le palle di stare in prima linea. >> rispose l’altro con ovvietà. << E ora vedete di non bisticciare per chi avrà i favori del re o vi dovrò mettere in punizione. >>
I due cavalieri si scrutarono in silenzio.
<< Bene, allora credo proprio che uno di voi striglierà il mio cavallo e l’altro quello del re. E magari puliranno le loro stalle. In questo periodo il servitore che lo fa è ammalato, povero diavolo, e sicuramente bisogna spalare un po’ di letame. Non possiamo certo fargliene trovare troppo al suo rientro, no? >>
Ser Tor lo osservò ammutolito, senza comprendere se il tono mellifluo fosse da prendere in considerazione. Nei mesi che aveva vissuto lì, aveva appreso ben poco su Ser Kay e quella era la prima volta che lo aveva sentito parlare tanto a lungo. Com’era possibile che un uomo come lui, alto e magro come una betulla e zoppo potesse far paura a due giganti come Ser Aglovale e Ser Gawain?
A quanto pare, però, era così.
<< Bene, ci siamo capiti. >> disse infine l’uomo. << Ora scusatemi, ho una regina da salutare. Tu, vieni con me. Lasciamo i due galletti preoccuparsi dei loro nuovi compiti. O vuoi fare loro compagnia? >>
Il siniscalco non lo aspettò e uscì dalla stanza. Ser Tor ebbe il coraggio di seguirlo solo quando i suoi due compagni gli fecero cenno di andare.
 
 
***
 
<< Cosa sapete dirmi di Ser Kay? >> chiese Ser Tor a Ser Carradoc che, dal canto suo, era più intento a scambiarsi occhiate languide con la figlia di un signorotto di Londinium che al suo pranzo.
<< Chi? >>
<< Ser Kay, il siniscalco. >>
<< E perché ti interessa? >> chiese l’altro stranito, addentando una coscia del pollo che aveva davanti.
<< Ser Aglovale e Ser Gawain sembrano intimoriti da lui. Mi chiedevo come mai. >>
Il suo compagno si strinse nelle spalle.
<< Per quel che ne so, Ser Kay era un valente guerriero un tempo. Prima che si scoprisse che il re fosse… beh, il re, gli faceva da scudiero. Credo lo considerasse una sorta di fratello bastardo. Non so molto altro. A parte che è l’unico che urla contro il re ed è l’unico a cui il re si rivolge in tono sgradevole. Sai chi mi ricordano? Ser Gawaine e Agravaine… solo che al posto di Ser Gawaine dovete mettere un altro Agravaine. >>
A quel pensiero, Ser Tor scoppiò a ridere, seguito a ruota dal commilitone che riprese poi a guardare la giovane ospite di Camelot.
Ser Tor tornò invece a guardare verso il tavolo reale dove il re era con la sua famiglia.
La regina Morgana era talmente bella da lasciare inebetiti. I lunghi e morbidi capelli neri sembravano brillare nonostante l’oscurità del loro colore e ogni sua movenza era di una tale grazia da incantare. La pelle era ancora fresca come quella di una fanciulla, tanto che persino la regina Anna sembrava un’anziana signora se messa a confronto.
Per un attimo, il giovane si chiese quanti anni potesse avere la Regina si Avalon.
<< Ne ha due in più del tuo re. >> disse una voce dietro di lui.
Ser Tor sussultò, girandosi di scatto.
Lì, alto e scalzo, re Merlino Willt lo guardava quasi annoiato.
<< Quel bardo è mediocre, non credete anche voi? >> chiese lui cambiando argomento e cominciando a fissare l’angolo della sala dove i musicanti stavano suonando. << Non pensavo che Talesin si trattenesse così tanto nell’Ovest. No, aspetta… ora è a Sud, vero? >>
<< Non saprei, maestà. >> rispose con sincerità Ser Tor ricordando a mala pena il bardo reale.
Re Merlino si strinse nelle spalle, prima di tornare a guardarli.
<< Io non ve la consiglio. >> disse infine re Merlino << Suo padre la vuole far fidanzare con un signore delle terre oltre il mare e lei… senza conoscerlo gli sta già per dare un erede. >>
A quelle parole Ser Carradoc smise di sorridere e guardò il re pazzo.
<< O volete per caso che quello sia il vostro? >>
Ser Carradoc scosse la testa.
 
***
 
Ser Tor respirò profondamente l’aria frizzante della notte nella speranza di riprendersi, sperando con poca convinzione che la luce della luna crescente lo aiutasse a tenersi reattivo. Era il suo turno per la ronda e l’aver fatto compagnia a Ser Carradoc a bere non lo aveva aiutato.
Stava raggiungendo la sua postazione, quando sentì Mordred ridere.
Con sua grande sorpresa, invece, scoprì che a ridere non era il figlio del re, ma lo stesso sovrano.
Pendragon, abbracciato alla bellissima regina di Avalon sotto il calore della luna invernale, stava ridendo di qualche misteriosa battuta detta dalla donna.
Fu lei ad accorgersi del suo arrivo, salutandolo con un sorriso.
<< Oh, Ser Tor! Come mai da queste parti? >> chiese il re senza riuscire a smettere di sorridere.
<< Ho il turno di ronda, sire. >> rispose lui con un inchino.
<< Bravo. Mia cara, hai già conosciuto Ser Tor, delle terre senza re? >>
<< Quando sono arrivata. >> rispose lei sorridendo. << Mio figlio Arm l’altro giorno mi ha detto che avete proposto vostra sorella come regina, un pensiero insolito per un uomo di queste terre. >>
<< Morgana… >> la riprede bonariamente il re.
Lei però lo ignorò.
<< In vero, mia signora, se voi conosceste mia sorella comprendereste che era l’unica possibile. >>
A quelle parole lei sorrise, scrutandolo con i profondi occhi verdi.
<< E dite, siete sposato, Ser Tor? >>
<< No mia signora. >>
<< Promesso? >>
<< Nemmeno. >>
<< Morgana… Ser Tor non è che un ragazzo, non bada a queste cose. >>
<< Tu eri più piccolo di lui quando hai incontrato me. >>
<< Io avevo te. >>
<< E lui è il fratello di una regina, un buon partito. Permettimi di notare la stranezza della cosa: qui a Camelot dev’essere nelle mire di molti. Vi hanno già infilato un paio di figlie nel vostro letto? Ricordo che l'hanno fatto anche con Gawaine... e Bendivere... o il cugino ti cuo cognato... O... Owi...? >>
<< Non credo di essere nelle mire di nessuno, mia signora. >> disse lui tagliando cordo quello che temeva essere un'infinita lista di nomi << Non ho terre, non ho soldi, non ho… nulla, solo la mia spada che è al servizio del re. >>
La regina lo guardò sorpreso per un attimo.
<< Sapete, somigliate molto ad Artù quando aveva la tua età. Vostro padre deve essere un uomo buono come ser Hector. >>
<< O tuo padre. >>
<< Mio padre non è un uomo buono. E’ un visionario. Se non avessi avuto Ser Hector avresti una mente più fragile di quella di Merlino. >>
A quelle parole, il re si mise a ridere e si avvicinò a lei per baciarle la guancia.
<< Potete smetterla, per favore? Gradirei non avere un altro fratello. >>
Ser Tor si girò: il principe Mordred era comparso con un fagotto in mano che sembrava molto simile a un neonato.
Il re gli si avvicinò e prese quello che era davvero un bambino tra le sue braccia.
<< Fa troppo freddo. Non vorrai farla ammalare. >>
Detto questo, il re rientrò con passo felpato dentro il castello, seguito da un Mordred dall’aria apprensiva.
Ser Tor e la Regina Morgana rimasero dunque soli.
<< Stavamo dicendo? >> gli chiese lei << Oh! Giusto! Sei di guardia. Posso farla con voi? Ho bisogno di prendere un po’ d’aria. >>
<< Sarà un onore, mia regina. >>
Per il resto del tempo, i due non proferirono parola e col passare delle ore Ser Tor avrebbe giurato che al fianco non ci fosse una leggiadra creatura dalla bellezza irreale, ma un guerriero di lungo corso. La Regina di Avalon era semplicemente affascinante, ma non come lo era la regina Anne, lei era… come Re Artù. O forse no, era ancora altro.
<< Posso farle una domanda? >> chiese con tutti il coraggio che aveva in corpo quando smontò di guardia e la Regina con lui.
<< Chiedete pure, non vi ricorderò di avermene appena fatta una. >> rispose lei con un mezzo sorriso.
Ser Tor si chiese per un momento se lo stava prendendo in giro, ma decise di soprassedere.
<< Mi chiedevo… che… differenza c’è tra… le genti di Avalon e quelle di… Camelot. >>
Lei lo guardò con sorpresa.
<< In che senso? >>
<< Beh… ho sentito dire… delle cose sugli abitanti di Avalon e… >>
<< Non sono tutte vere, questo è certo. In primis, dovete sapere che bisogna fare distinzione tra gli abitanti di Avalon: ci sono quelli dell’Antico Popolo, come me, e altri che sono nè più ne meno come gli abitanti della vostra gente. Noi dell’Antico Popolo siamo identici a voi in tutto e per tutto nell’aspetto fisico, ma sono le prestazioni, ma differiamo nelle prestazioni. >>
<< Non capisco. >> ammise sinceramente il cavaliere.
<< Vedete, io in apparenza non sembro molto diversa da una donna di Camelot. Sono alta, ma voi lo siete più di me, ho i muscoli tonici, ma non sono più grossi dei vostri… i miei occhi non sono più grandi di quelli di un altro individuo che conoscete, ma… i miei muscoli rendono molto più di quelli di un qualunque cittadino di Camelot, i miei occhi vedono meglio dei vostri, al buio, il mio udito riesce a cogliere un sussurro… là, guardate vicino al protone laterale del bastione. Cosa vedere? >>
<< Io… nulla. >>
<< Nulla? In vero, ora nemmeno io, ma so che c’è una guardia con la sua giovane sposa. Lei è arrivata mezz’ora fa perché non resisteva alla lontananza. Devono essersi sposati da poco. Ora si stanno salutando. Ecco, guarda. Vedi la figura col cappuccio che si sta allontanando? È lei. Spera di non farsi scoprire o il marito prenderà un ammonimento. È molto dolce: solo ora ha focalizzato del rischio che hanno corso. >>
Ser Tor rimase interdetto.
<< Ho un ottimo udito. Così come la vista: potrei dirvi il colore dei suoi capelli. La mia forza fisica è superiore perché i miei muscoli sono più reattivi. Noi dell’Antico Popolo abbiamo più… connessione con l’energia del Creato, si può dire…? Sì, diciamo così che va bene. >>
Il giovane uomo rimase in silenzio, senza riuscire a mettere del tutto a fuoco quello che gli era appena stato detto. Se avesse dovuto essere sincero, non aveva capito molto.
La Regina si congedò con un sorriso e Ser Tor tornò nelle sue stanze pieno di pensieri.
Non ebbe più occasione di parlare con la consorte del suo sovrano e quando se ne andarono non poté non notare lo sguardo carico di tristezza di Re Artù e il sorriso tirato di Mordred che fino all’ultimo sembrava non voler lasciare andare il fratellino più piccolo ancora in fasce. Ser Tor non poté fare a meno di pensare che fossero tutti una famiglia molto unita e che solo le circostanze e i rispettivi ruoli regali impedivano ai due genitori di rimanere l’uno al fianco all’altro assieme ai figli.
 
 
***
 
 
<< Mi spiace che se ne siano andati. >> disse il giovane cavaliere al figlio del Re quando lo vide camminare da solo per le mura del castello un paio di giorni dopo la partenza dei suoi familiari.
Mordred si girò a guardarlo.
<< Grazie, Ser Tor. So che le vostre parole sono sincere. Immagino che anche a voi manchi la vostra di famiglia. >>
<< Sì. Siamo anche noi un bel numero, tra fratelli e sorelle. Pagherei tutto l'oro che non ho per una sola ora di quel caos familiare. Anche perchè... dopo un'ora credo che ormai impazzirei >>
<< Davvero? >>
<< Sì, le ultime notizie che ho dalla mia terra, mi dicono che mia madre sta per dare alla luce un altro figlio. Avrà la stessa età del vostro fratellino, magari diventeranno cavalieri di Camelot assieme. >>
Mordred aggrottò la fronte senza capire, come di solito faceva per le battute di Agravaine.
<< Scusate, ma non capisco. >>
<< Il bambino che tenevate sempre in braccio, non è vostro fratello? >>
<< No. Quella era mia figlia, Coventina. >>
<< Come? >>
<< Sì, io… >> Mordred sembrò indeciso sulle parole da usare << Quando sono partito sono tornato ad Avalon in occasione della sua nascita. Poi con sua madre, abbiamo deciso di partire per mostrare al re mio padre sua nipote e con noi si è mossa tutta la corte, essendo… beh, bisognosa di attenzioni. Ora però sua madre deve riprendere il suo ruolo come sacerdotessa ad Avalon e… non poteva certo rimanere qui. >>
<< Tua figlia. >>
<< Sì, mia figlia. >>
Ser Tor rimase in silenzio per qualche istante.
<< Tua figlia. >>
<< Tutto bene…? Ser Tor? >>
Sì, Ser Tor sapeva che sarebbe andato tutto bene. Ma in quel momento aveva una gran voglia di prendere a calci il figlio del re. Non sapeva esattamente perché, ma sapeva che lo avrebbe reso incredibilmente soddisfatto.

  
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