Caro Asterione;

ti dedico un epistole con tutto il mio cuore, nonostante parli più di me che di te.

Io sono Europa, regina di Creta. Il popolo ai miei piedi si inchina.

Il mio re mi accetta per quella che sono.

Eppure adesso sono qui e per la seconda volta mi sento svuotata.

Le voci che girano su me come donna, sono assai poco lusinghiere.

Scialbi e stupidi uomini. Credete davvero che mi faccia piacere?

Voi vi sentiti superiori, esseri di carne e assoluta mancanza di mente.

Non sapete cosa vuol dire essere usate.

Non sapete cosa vuol dire passare da bambine a donne, in una tranquilla giornata a raccogliere i fiori.

Non immaginate cosa vuol dire scappare in preda al terrore, ma non trovare riparo.

Di notte posso ancora vedere quel toro bianco ingannatore e quell’aquila furibonda.

E’ successo tutto di nuovo.

Ora che avevo imparato ad accettare quelle creature come miei figli.

Tu, Zeus, che ti credi signore di tutti gli dei; è facile mostrarti superiore con i tuoi poteri.

Posso sperare che un giorno un tuo figlio illegittimo, che semini con tanta felicità; ti faccia fare la fine che tu hai fatto fare a tuo padre.

Europa figlia di Agenore.