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Autore: AthinaNike    23/08/2016    0 recensioni
Il duo di investigatrici più famoso di Tyria: Kasmeer Meade e Marjory Delaqua alle prese con furti, omicidi e tanti intrighi.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La Contessa Anise sembra piuttosto spazientita nel suo misurare a lunghi passi l’intera larghezza del suo studio. L’ultima volta che sono stata qui mi era sembrato un posto piuttosto pacchiano, ma adesso mi rendo conto che tutto sommato qualsiasi cosa risulterebbe eccessivamente sfarzosa rispetto al Dead End. E quella poltrona porpora sembra piuttosto comoda. Tendo sempre a scappare mentalmente quando sta per arrivare una bella strigliata, e qualcosa mi dice che Anise stia seriamente perdendo la pazienza, soprattutto quando dice con tono di voce lievemente più alto: “Quindi mi state dicendo che qualcuno, appartenente a non si sa quale gruppo di terroristi sta tentando di assassinare la regina Jennah durante la cerimonia di apertura del Wintersday. E quindi chiedete il mio aiuto per far fallire il loro piano, pur non sapendo di che piano si tratti.”.

Al che noto che Kasmeer pianta gli occhi sul tappeto mordendosi il labbro inferiore.

“Abbiamo ragione di pensare che sia implicata la persona che verrà insignita della carica di presidente del Collective” rispondo con un tono che mi ricorda i miei giorni al Priorato di Durmand: cercare di tranquillizzare il tuo interlocutore piuttosto alterato a causa delle tue mancanze non è mai un compito facile. Soprattutto se sei convinto di essere nel giusto. Anise sta in silenzio per qualche secondo, si ferma davanti la scrivania e si siede sulla poltrona espirando rumorosamente. Sono convinta di aver mosso qualche rotella nel suo cervello perché si porta una mano al mento guardando verso la libreria alla sua destra. Capisco che non è il caso di proferire parola e aspetto che sia lei a venirmi incontro.

“Con la morte di Lord Jonah sarebbe la Duchessa Mara a diventare presidente” dice quasi sottovoce e mi scocca un’occhiata tagliente. “L’unico motivo per cui tutta questa storia riesce a stare in piedi sai qual è, Delaqua? E’ pressocché impossibile usare l’arte mesmerica per prendere sembianze dell’altro sesso. Aggiungi il comportamento particolarmente strano della duchessa e abbiamo il nostro bel Wintersday di sangue.”

Per la prima volta ho l’impressione di essere stata particolarmente fortunata con questo caso. Non ne ho sbagliata una, mi chiedo dove si fermerà questa fortuna. Kasmeer ora ha alzato lo sguardo e mi stringe la mano come se avessimo risolto il caso, ma sia io che Anise sappiamo che ancora c’è strada da fare.

“Può darci quindi l’autorizzazione a procedere con le indagini? Ci farebbe comodo anche avere tutto ciò che lei ha sulla duchessa Mara” dice Kas con voce ferma, al che Anise si alza e prende una cartella da una cassettiera alla nostra sinistra e ce la porge e dice “Voglio fatti, non supposizioni la prossima volta”. La prendo, ringraziamo e usciamo. Poco prima di chiudermi la porta alle spalle lei mi dice “Ah Delaqua, spero tu sia davvero come i gatti e che oltre a cadere in piedi tu abbia nove vite”. Noto una certa ironia nella sua voce, al che le rispondo con un sorriso e un inchino teatrale e chiudo la porta.

Kasmeer è accanto alla porta, con le spalle contro il muro e guarda il soffitto. Noto che ultimamente è anche troppo stressata per tutta questa storia. Il suo sorriso solare fatica a trovare strada sul suo volto.

“Mi è sembrato di essere tornata a quando il precettore mi interrogava” mormora piano con un sorriso amaro sulle labbra rosse.

La luce del giorno filtra a stento le finestre nella pietra e lascia entrare una luce argentea che riflette sui suoi occhi azzurri. Il maltempo era arrivato, la temperatura era calata ed una abbondante pioggia ora incombe su Divinity’s Reach. E noi abbiamo un sacco di cose da fare.

 

*

 

Davanti la casa della Duchessa, in pieno Ossan Quarter, si respira un’aria strana: stanca e pesante. Il cielo non accenna a migliorare e decidiamo di bussare con una certa insistenza. Kasmeer solleva lo sguardo dalla maniglia verso di me e io fingo di non notare che si sta palesemente chiedendo preoccupata perché io continui a battere così forte contro la porta di quercia. E la verità è che voglio solo togliermi dalla testa la sensazione che qui sia successo qualcosa di orribile. Il mio sesto senso mi dice che nessuno verrà ad aprire la porta, ma per qualche motivo non voglio ammetterlo. Quando ho la mano rossa e si intravedono dei graffi per le schegge di legno Kas mi prende per il polso e con aria grave mi dice di stare calma. Con aria abbattuta mi decido a provare a girare la manopola e mi accorgo che la porta è aperta. Altro pessimo segno. Entro lentamente e mi accorgo che l’ambiente è un caos. Divani, sedie, tavoli, tutti quanti messi sottosopra. Ci sono vetrine spaccate ed ante spezzate e gettate dall’altro lato del piccolo soggiorno su cui da la porta di ingresso. Più in fondo sulla destra c’è un corridoio. Ho una pessima sensazione. Kasmeer non respira quasi più e non ha il coraggio di proferire parola. Sembra che sia passata da qui una tempesta, tra l’altro non troppo recente, dato che tutto è coperto da uno strato notevole di polvere che da un’aria di abbandono a tutto quanto. E a questo punto mi chiedo, se la mia teoria è corretta, da quanto tempo va avanti questo piano criminale? “Kas, chiudi la porta per favore e aspettami qui” le dico fingendo sicurezza. Non voglio che lei si allarmi ancora di più per colpa mia. Entro nel corridoio e vengo inondata da una puzza che conosco bene. Giro sulla camera da letto alla mia destra e trovo la Duchessa sdraiata sul letto senza vita, e a dirla tutta in uno stato di decomposizione piuttosto avanzata. E la cosa che mi stupisce di più è la mancanza di fetore. Avranno pensato anche ad un sistema di filtri magici per impedire ai vicini di preoccuparsi. A giudicare dalle condizioni sarà lì da più di un mese. Attorno non c’è per niente confusione, anzi sembra tutto piuttosto sistemato per essere la stanza di una morta. Mi avvicino per scrutare più da vicino il cadavere di quella che era una signora anziana, dai capelli canuti e dalle membra fragili. Ma nonostante tutto non sembra abbia sofferto, è come se il carnefice avesse avuto pietà di lei. Anche l’espressione è serena… E proprio mentre mi perdo in domande su cosa e quando abbia scatenato il caos nel salotto mi rendo conto che Kas sta correndo verso di me e adesso si è fermata accanto lo stipite della porta che dà sulla camera da letto. Si porta la mano alla bocca e vedo nei suoi occhi la paura e il conato di vomito che le sale lungo lo stomaco. “Oh no.” mormoro mentre le vado incontro portandole un fazzoletto sul naso e bocca dicendole di stare calma. “Scusami Kas, non ti ho avvertita”. Lei mi stringe la mano forte, e quando apre gli occhi noto che una lacrima solitaria le sgorga via dall’angolo dell’occhio. Povera piccola, ti stanno capitando troppe cose ultimamente. La faccio alzare lentamente e la porto fuori dalla casa. Lei non mi guarda in faccia, probabilmente ha paura di avermi delusa. Provo a cercare le parole per risollevarla, per vedere ancora quel sorriso, ma non riesco a pensare a nulla che non sia banale o di cattivo gusto, perciò sto in silenzio dietro di lei, a guardarla tremare e a sentirmi impotente. “Kas… mi dispiace…” balbetto finalmente ma lei mi interrompe abbracciandomi, e io la stringo forte a me. “Ti prometto che li prenderemo Kas e non faranno mai più del male”. Lei non singhiozza, sta solo in silenzio e respira piano, poi si ricompone e asciugandosi le labbra mi dice che va a chiamare la Contessa Anise. Io annuisco piano nonostante sia preoccupata, ma lei deve sentirsi forte, così la guardo sparire attraverso un portale sotto i suoi piedi.

 

Dopo un’ora la Shining Blade ha perlustrato tutta la casa e portato via il corpo della Duchessa in un sacco di juta bianca. Io osservo i soldati che entrano ed escono dalla porta facendo attenzione agli oggetti che trasportano. Non capisco ancora se quello che hanno messo in scena era un semplice depistaggio oppure se effettivamente c’era stata una colluttazione. Anise è fuori la porta che parla con Kasmeer e ogni tanto lancio occhiate fugaci per capire il suo umore. Ritorno alla scena e vengo affiancata dal necromante della Shining Blade: un ragazzo dal fisico asciutto, pallido e dai capelli scuri. Mi conferma che è stata soffocata nel sonno, il che conferma la mia ipotesi di depistaggio. Anche se sono convinta che non sia stato molto efficace… Mi mordo il labbro inferiore e a passi veloci esco dalla casa.

“Contessa le dovremmo parlare in privato”, lei annuisce e ci spostiamo velocemente sullo spiazzale antistante la casa. “C’è qualche altro oggetto mesmerico di cui dovremmo essere a conoscenza?” le chiedo senza troppi giri di parole.

“No, o almeno non che io sappia” risponde con aria spaesata. Almeno so che non mente. Mi dovrò arrendere al depistaggio.

“Dovremo mantenere il più assoluto riserbo riguardo la scoperta del cadavere, così l’assassino non si insospettirà” propongo io e mi vedo restituire un cenno di assenso.

A questo punto dovremo cambiare il tipo di strategia. Manca poco tempo alla cerimonia di apertura del Wintersday e abbiamo solo la certezza che qualcuno ha preso il posto della Duchessa per assassinare la regina Jennah.

 

*

 

E’ stato difficile convincere Kasmeer a prendersi una giornata di pausa, l’ho praticamente minacciata di licenziarla se non si fosse dedicata alle compere per la festa. Perciò con la paga anticipata e di malumore è uscita dal Dead End, ma so che a fine giornata mi ringrazierà, anche se non faccio che sentirmi in colpa per lei, per averla trascinata in un affare piuttosto pericoloso. E poi ricordare i suoi occhi umidi e rossi per il pianto mi causa una fitta al petto, e anche ora che sono davanti mia sorella Belinda non riesco a fare a meno di pensarla. Belinda sospira “Spero tu sappia cosa stai facendo Jory” dice guardando il fondo della tazza di ceramica che tiene in mano.

“Più o meno” rispondo guardandola negli occhi. Non siamo al Dead End, ma in una taverna in cui si vocifera sia frequentata da separatisti. Non è molto tardi, solo un paio di ore dopo la cena e piano piano il locale si riempie, in generale di persone povo raccomandabili. Serro la mano attorno alla maniglia della sedia. Oggi non sono dell’umore giusto per essere gentile con certa gente. Indico un uomo al bancone, sulla quarantina, pelato e piuttosto brillo. Belinda si gira lentamente ed annuisce. Non ha addosso l’armatura da Seraph, ma nonostante ciò risulta sempre pesante ad un occhio esterno. Non che sia sgraziata, no, ma è… imponente. Almeno lo è per me. Lei mi sorride e si alza dal tavolo andando verso l’uomo che ride con il barista. Gli fa un sorriso di circostanza, poi lo prende per il colletto della camicia rossa e lo trascina fuori dalla taverna. La seguo quasi trotterellando. Sembra quasi che non faccia il minimo sforzo nel portarlo nel vicolo buio accanto l’ingresso, proprio a fianco dei secchi per la raccolta dei rifiuti. Lo butta a terra e dice: “Idiota di un separatista, sei così ubriaco che non riesci neanche a stare in piedi”. Mi chino su di lui e lo guardo dritto negli occhi. E’ stordito ma noto una vena di odio nel suo sguardo.

“Cosa cazzo volete da me?! Chi siete voi?”

“Allora carissimo, cosa sai dirci dei vostri piani?” gli chiedo con gentilezza, e quando lui mi sputa in faccia sento montare abbastanza rabbia da accoltellargli il collo e drenargli via tutta l’energia vitale che ha in corpo, ma Belinda mi ferma.

“Senti cocco si vede lontano un miglio che lo fai solo perché ti servono soldi, e non credi realmente alla causa” dice con voce calma e lui abbassa lo sguardo a terra, poi si fa forte e si mette in piedi. Lo seguiva già da tempo nonostante non l’avesse mai affrontato direttamente prima. Lui capisce di essere alle strette e sembra riconoscere mia sorella anche senza l’armatura. Deglutisce piano e noto il pomo d’adamo che si abbassa lentamente.

“Cosa mi date in cambio?” lo dice espirando, quasi rassegnato e sembra improvvisamente aver perso l’ubriachezza di prima. Mi domando se fosse una finta.

“Un lavoro come informatore per i Seraph” risponde lei calma, ma lui scuote la testa con violenza e sgrana gli occhi “Voi mi volete morto.” dice con voce tremante portandosi le mani alle tempie.

Io e Belinda ci guardiamo e lei risponde “Conosciamo tutti là dentro. nessuno ha visto o sentito nulla. Tu non sei mai venuto qui stasera. Hai la nostra parola”. Lui però non sembra convinto. Allora io sospiro e gli porgo un sacchetto: “Ecco 50 silver”. Lui in un primo momento fa finta di nulla e poi le arraffa avidamente. E Belinda aggiunge “Se continuerai te ne daremo altre. Dacci le nostre informazioni adesso”. per la prima volta mi accorgo che la notte è fredda, e mi chiedo se Kas sta dormendo sotto le coperte di lana mentre lui racconta che una leader dei separatisti di Camp Keiran era riuscita a trovare un modo per far infiltrare dei soldati all’interno della città nonché se stessa nel Mesmer Collective. I separatisti all’interno di Divinity’s Reach avevano l’ordine di presentarsi alla cerimonia armati e pronti ad intervenire, ma non erano stati informati del piano vero e proprio. Il nome della mesmer era Leyla Ren. Tutto sommato non ha aggiunto nulla che non sospettassi già, ma una conferma vale molto più di una nuova scoperta a volte. Senza contare che Belinda farà delle ricerche su questo nome. Serata proficua nonostante sia stata… poco ortodossa.

 

*

 

“Era il suo primo cadavere?” mi chiede Belinda sulla strada di casa mia, e io scuoto piano la testa. “Credo sia stato solo orribile vedere un’altra persona a lei cara distesa su un letto senza vita.” rispondo con un filo di voce.

“Beh, per essere ancora la tua assistente dev’essere quantomeno testarda” mi dice sorridendo. Cavolo, è davvero testarda.

“Ammetto che mi sento un po’ in colpa ad averla coinvolta in questa storia” rispondo con un filo di voce. Lei però scuote la testa e mi dà una pacca sulla spalla.

“Anche volendo adesso non sapresti mandarla via o sbaglio?”. Ci metto un po’ a capire quella frase, e onestamente non so fino a che punto possa dire che abbia torto. Anzi, decisamente ha ragione, ma perché non saprei mandarla via? Perché è diventata così indispensabile per me come non lo era stato mai nessuno? Proprio mentre siamo a due passi da casa mia Belinda mi saluta e sparisce. Mi volto per guardare la porta di casa e noto che davanti c’è Kasmeer, seduta sui gradini con lo sguardo basso. Le vado incontro sorridendole: “Kas, che ci fai qui?”

Leisi alza di scatto. “Jory… potrei dormire a casa tua? Solo per stasera…” sussurra con uno sguardo piuttosto stanco. Noto che ha tra le mani dei sacchettini colorati. Mi assale una tenerezza sconvolgente: ha bisogno solo di sicurezza e affetto. Le sorrido piano e le faccio cenno di entrare una volta aperta la porta. Casa mia non è grande, e non è neanche luminosa. E’ pieno di carte ovunque e… c’è un gran disordine, ma è casa. Le mostro il bagno e la camera da letto. le porgo della biancheria da notte e le asciugamani e la invito a fare come a casa sua. Io sono stanca morta. Lei sembra aver riacquistato un po’ di buon umore, e gira per casa come se fosse il posto migliore che abbia mai visto, e fa solo un commento: “le tende nere però prima o poi le dovrai togliere”, ma faccio finta di non sentire. Mi butto sul divano pensando di aspettare solo che Kas sia pronta per la notte per cambiarmi anche io e non mi rendo conto di addormentarmi ancora vestita. Qualche ora dopo mi sveglio e mi ritrovo una coperta adagiata su di me e Kas accoccolata al mio fianco, con la testa poggiata sulla mia spalla. Chiudo gli occhi pensando che domani avremo entrambe un gran mal di schiena, ma non mi importa più di tanto.

 
  
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