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Autore: Eilan21    23/08/2016    8 recensioni
Marissa è la giovane novizia di un monastero, destinata ad una vita tra quelle quattro mura, quando una donna misteriosa e bellissima giunge a portarla via, riconoscendo in lei il raro e potente dono della magia. A molte miglia di distanza Damien, ricco e viziato figlio di un mercante, appartenente all'altro capo della scala sociale, si prepara ad affrontare lo stesso viaggio e lo stesso noviziato, con poca convinzione e spinto dalla smisurata ambizione paterna. I due ragazzi, tanto diversi tra loro da essere quasi all'opposto, si ritrovano fianco a fianco per il loro addestramento. Ma qualcuno li osserva da vicino, qualcuno che vuole impedire a tutti i costi che il loro potere si manifesti e possa intralciare i suoi piani... perché Marissa nasconde in sé un segreto, qualcosa che può cambiare il destino del mondo.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brutta piccola strega!” Sbraitò Jania. “Nessuno ti risparmierà una buona frustata ora!” E detto questo fece per colpire Marissa con il dorso della mano.

Ferma!” una voce potente echeggiò nel corridoio, talmente autorevole che bloccò la mano della monaca a mezz'aria.

Jania e Marissa si voltarono contemporaneamente, l'una con il viso rosso dalla rabbia, l'altra con gli occhi colmi di lacrime e il labbro tremante.

Lungo il corridoio si stava avvicinando una donna sconosciuta, seguita pochi passi più indietro dall'anziana priora Adeliz, che faticava a stare al passo con la sua giovane ospite, soprattutto perché Siobhan aveva percorso gli ultimi metri che la separavano da Marissa a passo svelto.

Lasciate stare quella ragazza!” tuonò la delegata piantandosi di fronte a Jania, con le mani sui fianchi.

La monaca lasciò istintivamente andare Marissa; la bambina appariva indecisa. Era troppo spaventata per restare accanto alla propria tormentatrice, ma ancora troppo intimidita per correre da una perfetta sconosciuta.

Jania lanciò un'occhiata alla priora Adeliz, che aveva nel frattempo raggiunto il gruppetto, ancora col fiato grosso per lo scatto finale.

Ma.. madre, la ragazza deve essere punita, ha infranto diverse regole del monastero!” protestò Jania. “E' uscita senza permesso dalla sua camerata, ha nascosto un animale qui nell'edificio.... e ha usato la magia!”

Siobhan osservava divertita la ragazzina intimorita che aveva di fronte.

La magia, eh? E dimmi Marissa, come puoi usare la magia senza addestramento?”

Mi ha colpita!” intervenne Jania ancora rossa in viso. “Mi ha colpita vi dico! Qui sulla mano...” la donna mostrò una bruciatura sul dorso della mano. “E poi ha fatto volare quella bestiaccia che teneva nascosta.”

Calmatevi ora, sorella Jania” intervenne la priora conciliante. “Lasciate che sia Marissa a rispondere alle domande della delegata. Voi andate a farvi medicare quella mano, ne avete bisogno.”

Ma, madre...” tentò ancora di protestare la donna. “La sua punizione...”

Ora basta sorella!” tagliò corto Adeliz. “Sarà mia cura occuparmi personalmente di questa faccenda. Avete qualcosa in contrario forse?”

Sorella Jania chinò il capo. “No, certo, madre. Con permesso...” disse tra i denti, poi si allontanò ancora fumante e tenendosi la mano ferita.

Siobhan attese che quella donna sgradevole ebbe voltato l'angolo per riformulare la domanda a Marissa. Quella buffa ragazzina dai capelli rossi non sembrava in grado di mettere insieme due parole... come poteva usare la magia nel modo descritto dalla monaca?

Rispondi alla delegata, Marissa” la incoraggiò la priora.

Io... non lo so, signora. È come se avessi quelle parole dentro di me, come se premessero per venire fuori. E tutto a un tratto – quando sono arrabbiata o impaurita – riesco a tirarle fuori... e qualcosa accade...” concluse facendo un cenno con il capo nella direzione in cui si era appena allontanata la prova vivente che, se minacciavi quella ragazzina, qualcosa effettivamente accadeva,

Siobhan pensò che Marissa fosse meno debole e patetica di come l'avesse giudicata al primo sguardo. Sapeva rispondere, e a tono, a quanto pareva.

Sai chi sono io, ragazza?”

Marissa annuì lentamente. “Mi hanno parlato di voi. Mi hanno detto che sareste venuta a portarmi via.”

Bene, così possiamo risparmiarci i convenevoli. Io sono Siobhan e ho il compito di accompagnarti a Letha, per iniziare il tuo addestramento. È inutile che tu faccia domande, perché non avrai risposte. Le cose ti verranno spiegate a tempo debito, ma non sta a te decidere come e quando. È tutto chiaro?”

Marissa annuì, cupa. Quella donna non le piaceva, ma tutto sarebbe stato meglio che restare al monastero, alla mercé di sorella Jania. Non le importava dove quella donna volesse portarla, purché fosse molto lontano da lì.

Allora vai a preparare il tuo bagaglio, un baule piccolo al massimo. Partiremo da qui entro un'ora.”




Città di Conne

Palazzo di Alcaeus


Brindiamo al mio amato figlio, la cui partenza che si avvicina mi spezza già il cuore!”

A quelle parole Damien guardò suo padre divertito. La sua faccia rubizza era davvero buffa, soprattutto se accostata a quelle parole drammatiche. Ma Alcaeus aveva sempre avuto il gusto del dramma, inclusa l'idea di organizzare quell'opulento banchetto per festeggiare la partenza di Damien. Suo padre non aveva badato a spese per imbandire quella lunga tavolata, né aveva lesinato sugli scellini sborsati per il corposo vino rosso che scorreva a fiumi tra i commensali. Damien ne aveva sorseggiato una coppa, e sua madre Catlin e sua sorella Dorelynn avevano bevuto appena un sorso, solo per non sembrare maleducate; ma era chiaro che suo padre avesse alzato decisamente troppo il gomito. A metà banchetto faceva già fatica ad alzarsi dalla sedia, ed ora che il dolce era stato servito e che i musici erano in procinto di attaccare le loro melodie struggenti, Alcaeus era decisamente brillo. Dal momento che Damien era stato costretto a sedere accanto a lui non aveva avuto altro da fare che contare, bicchiere dopo bicchiere, tutto il vino che suo padre aveva ingurgitato. Non che avesse avuto molto altro da fare: i banchetti lo annoiavano a morte, soprattutto perché erano pieni di gente noiosa e molto più grande di lui. Dopotutto quale sedicenne pieno di energia avrebbe desiderato trascorrere il tempo in quel modo? Non vedeva l'ora di scappare via, e a dimostrazione di questo teneva le mani sui braccioli della sedia e i gomiti sollevati, come qualcuno che è pronto a fare uno scatto da manuale. Era almeno un'ora che attendeva la scusa per potersi dileguare senza apparire maleducato agli occhi di quegli ospiti che, in fondo, erano lì per lui. E per non mettere in imbarazzo suo padre davanti ai suoi amici della Gilda Mercantile di Conne. Damien non ebbe altra scelta che sorbirsi il lungo intrattenimento dei menestrelli, che gli altri ospiti ascoltarono rapiti; a qualche dama scese perfino qualche lacrimuccia di commozione. Dopo un tempo che gli sembrò interminabile, finalmente i menestrelli si congedarono, sparendo in un turbinio di applausi sentiti e con in collo i loro strumenti.

Finalmente. Damien alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo, e poi si osservò rapidamente intorno per assicurarsi che nessuno lo avesse notato. Ma aveva esultato troppo presto, perché al posto dei musici, presentati con pomposità da Gurnan, il maggiordomo della casa, fecero il loro ingresso i giocolieri e i saltimbanchi.

Alcaeus rivolse al figlio uno sguardo complice, convinto di averlo piacevolmente sorpreso con quella trovata. Damien ricambiò con un sorrisetto forzato.

Presto la sala del banchetto si riempì delle risa degli ospiti e del chiasso dell'esibizione. Era veramente troppo. Damien si chinò per sussurrare qualcosa all'orecchio del padre, ma quello, troppo brillo e distratto dallo spettacolo per capire bene cosa il figlio gli dicesse, fece appena un cenno di assenso in risposta. Damien si alzò e cominciò a guadagnare l'uscita della sala, ignorato dai più. Si voltò solo per afferrare l'occhiata significativa di sua sorella, seduta dall'altra parte della sala, nel settore riservato alle donne. Dorelynn alzò un sopracciglio, e un sorriso divertito le incurvò le labbra. Damien sorrise in risposta e agitò la mano in un ironico segno di saluto.

Ti odio, gli disse lei in labiale. Poi sorrise di nuovo e lo invitò ad allontanarsi con un cenno del mento. Cosa aspetti?

Quando fu nel corridoio che conduceva al piano di sopra, dove si trovavano le stanze della famiglia, Damien tirò un sospiro di sollievo. Ancora un altro minuto in quella sala e si sarebbe colpito in testa con la coppa d'argento massiccio da cui i commensali sorseggiavano il vino.

Seguì il corridoio illuminato da ampie vetrate che lasciavano filtrare la piena luce di quel giorno d'estate, e decorato da numerosi arazzi ricamati appesi alle pareti. All'improvviso uno di essi si mosse proprio mentre Damien ci passava di fronte. Il ragazzo sussultò e fece un balzo all'indietro, portando la mano allo spadino che aveva alla cintura. Era stato un dono di suo padre, qualcosa che tutti i gentiluomini di Conne portavano come segno distintivo. Ma in realtà praticamente nessuno di loro avrebbe saputo come usarlo, e Damien non faceva eccezione.

Una risatina provenne da dietro l'arazzo, e Damien, riconoscendola, scostò la tenda senza più timore.

Sei impazzita?” bisbigliò divertito, mentre le braccia di Elise l'attiravano a sé.

Credevo mi avresti fatto aspettare in eterno! Non finiva più quello stupido banchetto?” mormorò la ragazza cominciando a baciarlo sulla bocca, ricambiata da Damien.

Elise aveva la sua stessa età ed era una delle cameriere di sua madre. La loro storia andava avanti ormai da due mesi, e Damien sapeva che si sarebbe presto stancato di lei. Le sue cotte non duravano di solito più di un mese. Ma non era certo il caso di dirlo ad Elise.

Bé, come vedi ora sono qui solo per te” disse con un sorriso seducente.


Quando sgattaiolò fuori dalla camera che Elise divideva con altre tre cameriere – ora tutte impegnate nel loro lavoro – Damien si aggiustò la camicia, mentre un servo che transitava per il corridoio si schiariva la gola facendo finta di non averlo notato, e tributando al suo padroncino uno sbrigativo cenno del capo. Damien si concesse un sorriso di autocompiacimento.

Quando entrò in camera sua, invece della calma che avrebbe desiderato, ci trovò un esercito di domestici intenti a preparare i suoi bagagli, a piegare abiti, a spostare bauli da una parte all'altra della stanza. Al centro della stanza, intenta a dispensare ordini, rimproveri, e a coordinare l'intera operazione, stava sua madre. Catlin, algida ed elegante nel suo abito di seta viola, teneva tutto sotto controllo con pochi cenni e parole misurate, senza scomporsi e senza perdere mai la calma. La sua camera era talmente sottosopra che, sebbene non gli fosse mai interessato nulla di tenerla in ordine o pulita, poiché erano gli altri a pensarci per lui, Damien provò l'impulso di mettersi le mani nei capelli.

Oh, Damien, sei qui caro...” lo chiamò sua madre. “Che fine avevi fatto? Tuo padre ha detto che ti sentivi indisposto e per questo hai lasciato il banchetto. Ma sei sparito per due ore...”

Sono stato occupato, madre” rispose lui con noncuranza, individuando un angolo del letto sgombro da abiti e gettandovisi senza eleganza. Scalciò via gli stivali e si sdraiò intrecciando le mani dietro la nuca. Sua madre gli lanciò un'occhiataccia, notando che uno stivale per poco non aveva colpito uno dei servitori.

Scusa Marius!” gridò Damien, alzando il braccio.

Non è niente signorino, non preoccupatevi” rispose il servitore.

Damien evitò con cura il secondo sguardo inceneritore di Catlin.

Poi con un sospiro la donna prese due casacche che una serva le porgeva e le parò davanti al figlio, battendo il piede per terra per richiamare la sua attenzione.

Credo che ti serviranno entrambe... cosa ne pensi?”

Non sono più un bambino, madre!”

Chi ti tratta come un bambino, Damien?”

Papà per esempio” ribatté Damien tirandosi a sedere sul letto. “Non conta niente che io non voglia andarci in quella dannata accademia?”

Non parlare così dell'Accademia. È un grande onore essere ammessi, lo sai. Perfino i figli del conte di Pontard erano in lizza per entrare, ma non sono stati scelti. Dovresti essere fiero di essere tra i pochi eletti.”

Forse non sono entrati perché papà ha saputo oliare le ruote giuste e ha fatto tintinnare la sua borsa più rumorosamente del conte e di tutti gli altri!”

Damien!” lo rimproverò Catlin scuotendo la testa. Cosa doveva fare con quel figlio tanto intelligente, quanto indolente e svogliato? Alcaeus non era mai riuscito a farlo appassionare a niente: musica, latino, equitazione... aveva provato qualunque cosa, speso un mucchio di soldi per quel figlio prediletto e ingrato. La pressione a cui il mercante sottoponeva il suo unico erede maschio aveva finito per allontanare irreparabilmente padre e figlio, per far sì che Damien mal tollerasse l'ambizione e le aspettative che Alcaeus nutriva nei suoi confronti.

Non prendertela con mamma. Fa quello che può per mettere pace tra te e papà. Damien sobbalzò visibilmente e il cuore gli balzò in gola. Volgendo lo sguardo oltre sua madre, notò che sua sorella era appena entrata nella stanza.

Ti avevo proibito di farlo senza preavviso! Era irritato: si era lasciato cogliere di sorpresa come un bambino. Odiava quando Dorelynn entrava nella sua mente senza farsi avvertire. Sebbene quella capacità fosse comune ai due fratelli, Damien doveva ammettere che lei sapeva padroneggiarla molto meglio. Forse perché aveva trascorso molte ore a esercitarla, e a studiare in biblioteca su tomi polverosi che Damien non avrebbe toccato nemmeno con un bastone.

Buongiorno madre” salutò Dorelynn, baciando la guancia di Catlin. “Damien...” aggiunse come se lo vedesse per la prima volta.

Lui rispose con un sorrisetto forzato. Prima o poi riuscirò anch'io a coglierti impreparata. La risata mentale di Dorelynn gli riempì le orecchie. Smettila! Le gridò.

Ok, scusa. Pace d'accordo? Non sono venuta per farti arrabbiare. Dopotutto questa sarà l'ultima notte che passeremo sotto lo stesso tetto.

Dorelynn visto che sei qui, che ne dici di darmi una mano con le preparazioni? Non riesco a trovare Elise da nessuna parte...”

Ma davvero?” commentò Dorelynn scoccando un'occhiata divertita a Damien.

Certo, madre. Con piacere.”

Oh, bene!” esclamò Catlin sollevata, battendo le mani. “Allora vado a controllare gli abiti che sono negli armadi invernali... il mantello di pelliccia, e forse anche quello di velluto... so che a nord può fare freddo d'inverno. E pensare che quei mantelli non escono dagli armadi da quel viaggio che vostro padre fece a Thissuivalon! Dico io, non potevano costruire qui a sud quell'Accademia? Gli iniziati avrebbero goduto di un clima sicuramente più salubre...” e continuando a rimuginare sulla propria idea, uscì dalla stanza, seguita ossequiosamente da un paio di cameriere.

Dorelynn aspettò che la porta si chiudesse alla spalle della madre, poi si sedette accanto al fratello. Restarono alcuni minuti in silenzio, fissando la parete di fronte a loro. Non avevano il coraggio di dirselo, ma l'imminente separazione era dolorosa per entrambi. Fin da quando avevano condiviso il ventre materno, sedici anni prima, i due gemelli non erano mai stati troppo lontani l'uno dall'altra. Avevano condiviso un affetto e un legame unici. Il fatto di potersi leggere nel pensiero e di poter comunicare tra di loro senza usare le parole era forse una manifestazione di questo legame, ma nessuno dei due poteva dirlo con certezza. Solo fare ipotesi.

Fu Damien a rompere quel pesante silenzio. Ogni traccia di allegria era sparita dalla sua voce.

Allora sei proprio decisa?”

Lo sono” rispose Dorelynn con fermezza. “Non ho nessuna intenzione di fidanzarmi con uno dei ricchi, vecchi e brutti soci in affari di nostro padre.”

Era tradizione a Conne, e in tutti i territori del sud, che al compimento dei sedici anni le giovani potessero scegliere se fidanzarsi o partire per unirsi alle Zarall, le donne guerriere che vivevano nella foresta di Smeraldo, a metà strada tra Conne, città portuale del grande sud, e Letha, principale centro dei territori dell'est. I due territori erano uniti da poco più di un lembo di terra.

Pochissime ragazze sceglievano di barattare un futuro sicuro nelle loro città natie, per una vita sicuramente più dura e selvaggia, fatta di lunghe ore di addestramento e sacrifici, che le avrebbe trasformate in temibili guerriere.

Le Zarall avevano ottenuto quell'accordo con il sud quasi due secoli prima, in cambio dell'impegno a sorvegliare la frontiera tra i territori dell'est e le città mercantili del sud. La foresta di Smeraldo si trovava in posizione strategica per questo scopo. Con il controllo delle Zarall era impossibile che qualcuno ostile alle città del sud superasse quello stretto lembo di terra. Quindi, nessuna famiglia poteva negare ad una ragazza il diritto di diventare una Zarall, se lo desiderava. Le Zarall da parte loro avevano chiesto che nessuna ragazza venisse obbligata: diventare una di loro doveva essere una libera scelta. Ed una scelta libera era stata quella di Dorelynn.

Lo hai già detto a nostro padre?”

Sì, ma non credo che darà una festa per me, se è questo che ti stai chiedendo. Non ha nemmeno cercato di dissuadermi con molta energia. Sembrava perfino sollevato quando non ho ceduto. Credo che alla fine sarà contento. Darà una figlia alla protezione delle nostre terre e un figlio all'Accademia delle Sette Stelle... e poi perché spendere una dote per farmi sposare? Così non gli costerò nemmeno una sovrana d'oro.”

Damien si accorse dell'amarezza, ben mascherata, nelle parole della sorella e di slancio l'abbracciò.

Per quel che vale, io sono molto fiero di te. Sapevo che eri destinata a qualcosa di grande.”

E a te non mancherà Elise?” lo stuzzicò Dorelynn.

Ma smettila!” rise lui, tirandole la treccia senza violenza, come facevano da bambini quando volevano farsi i dispetti.

Anche tu rendimi fiera, d'accordo?” disse Dorelynn in tono serio, dopo qualche attimo di silenzio. “So che non è quello che avresti voluto fare... imparare la magia. Ma cerca di farlo nel miglior modo possibile. Un buon mago è cosa rara oggigiorno, ed è utile quanto una Zarall per la sicurezza delle nostre terre.”

Lo farò per te” rispose Damien mettendole un braccio intorno alle spalle. “E potremo tenerci sempre in contatto. Prometti di raccontarmi tutto? Io farò altrettanto...”

Non ti libererai di me così facilmente, fratellino” ed entrambi si lasciarono andare a una risata liberatoria.




Angolo Autrice: Ed ecco il secondo capitolo, in cui facciamo la conoscenza di Damien e della sua gemella Dorelynn. Marissa inoltre viene portata via dal monastero e inizia il suo viaggio verso Letha e l'Accademia. Nei prossimi capitoli cercherò di spiegare meglio la geografia di Euhalon, il mondo in cui si muovono i nostri personaggi. Lo farò sicuramente tramite una breve descrizione scritta, e spero di riuscire anche a pubblicare una mappa o un link ad essa. Non so se sarà possibile, ma ci proverò. Che ne pensate di Damien? So che non è il classico eroe senza macchia e senza paura, e quindi mi incuriosisce sapere come vi sembra. Ringrazio tutti coloro che leggono/seguono/recensiscono...

Alla prossima,

Eilan

   
 
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