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Autore: __aris__    24/08/2016    2 recensioni
Ophelia Weston non parla da dieci anni, da quando ha assistito alla morte dei genitori. Suo nonno, Lord Edward Weston, ha chiamato i migliori precettori ed i migliori medici che l'Europa di fine 800 è in grado di offrire ricevendo un unico verdetto: il mutismo della nipote è irreversibile. A Parigi sente parlare del Fantasma dell'Opéra e viene a conoscenza delle lezioni di canto impartite a Christine Daaé, così decide di salvare Erik da un imboscata dei gendarmi proponendogli un patto: gli offrirà la possibilità di lasciare la Francia se verrà con lui e proverà a ridare la parola a Ophelia.
-- Questa è un'idea che avevo da tempo e che torna spesso a tormentarmi. L'ennesima possibilità per Erik di rifarsi una vita dopo l'Opéra. spero vi piaccia e che venga recensita.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell’autrice: nuovo capitolo, nuove nota dell’autrice. La prima di natura musicale. Il “consiglio” di Erik riguardo al modo di suonare Beethoven non è farina del mio sacco. Viene da una masterclass di Baremboin che è possibile rintracciare su Youtube. Almeno una volta era così. Ammetto che l’unico pianista che ricordo di quell’evento era Lang Lang, anche se fu quello che mi piacque di meno dei tre. Ad ogni modo, al Maestro fu chiesto com’è possibile suonare un crescendo o un diminuendo in un'unica nota. Per risposta citò un consiglio di Horowitz secondo il quale bisogna avere la volontà di fare quel crescendo, non essendo sufficiente sapere che quello è un crescendo e come fare un crescendo. Facendo una traduzione quanto più fedele possibile della frase di Baremboin il concetto può essere espresso in questi termini: se il pianista ha la volontà di esprimere tutto ciò che sente e possiede una sufficiente conoscenza del suono (inteso non solo come fenomeno fisico) allora può creare delle illusioni. Non sono d’accordo con tuto il pensiero di Baremboin riguardo alla musica (dal basso della mia ignoranza lo trovo un po’ troppo pessimista su certi aspetti), ma ammetto che fu un concetto che mi colpì molto. Non so se Erik direbbe la stessa cosa, però credo che lui e Baremboin abbiano una visione “religiosa” della musica molto simile, e non potevo non mettergli in bocca parole di qualcuno che non conoscesse e rispettasse profondamente la musica.
Ancora due piccole spiegazioni, poi giuro che ho finito. Prima di tutto sappiate che le discriminazioni tra uomini e donne esistevano anche all’interno della servitù: alle cameriere erano affidate le pulizie della casa, aiutavano le nobildonne a vestirsi e pettinarsi (per i maschi questa funzione era riservata ai valletti) ma non potevano aprire la porta di casa e servire a tavola. Questi erano compito dei camerieri e del maggiordomo. Se non c’erano abbastanza camerieri perché, ad esempio, malati si sarebbe chiesto a un valletto e solo se anche costui non poteva alle cameriere.
Ultima cosa, valida anche per i futuri capitoli: tutti i riferimenti alla Persa si basano sul Phantom di Susan Key che vi consiglio vivamente di leggere.
 
 


 
Parlatemi della Persia.” Esordì Lord Weston tra una boccata di pipa e l’atra.
Clima pessimo. Dubito vada d’accordo con la vostra etichetta di corte.” Rispose Erik con distaccato sarcasmo.
Parlatemi di Costantinopoli.”
Se avete in mente un viaggio in qualche luogo esotico vi consiglio di cambiare destinazione.”
Il nobile si era abituato ai modi evasivi del Fantasma, di solito li trovava perfino divertenti ma non quella sera. “Avete detto che ciò che avete fatto oggi a Ophelia lo facevate per lo Saha, parlatemene.”
In Persia c’erano solo assassinii e droghe. Se vi raccontassi la depravazione di quella corte rimpiangereste di averla voluta conoscere.”
Mettetemi alla prova. Ho visto il vostro viso senza battere ciglio, i corpi dei miei compagni di battagliano sventrati e appesi dai ribelli indiani come monito per coloro che erano rimasti in vita.”
Erik guardò il fuoco per quasi un minuto, anche se Weston non avrebbe battuto ciglio era lui a non voler ricordare quei giorni. “La preferita delle spose dello Saha amava tutto ciò che è orribile e mostruoso. Amava vedere le persone soffrire e poi morire. Ogni esecuzione doveva essere unica.” Iniziò a raccontare facendo roteare il brandy nel bicchiere che aveva in mano “Avevo i suoi favori grazie al mio aspetto e alle mie … particolari abilità. Quando la Signora, così veniva chiamata, scoprì che la mia voce mi permette di ottenere tutto mi assegnò un nuovo titolo: Angelo della Morte.”
Eravate un boia?
Io parlavo alle vittime, erano loro a decidere di togliersi la vita. Creavo nella loro testa illusioni terribili fino a farli impazzire. Lei adorava sentirli urlare. E devo confessare che ci fu un tempo in cui anch’io lo trovavo alquanto piacevole.”
La pazzia può essere contagiosa.” Commentò il nobile dopo aver lasciato che la pipa si spegnesse.
La pazzia è in ognuno di noi. Non è una malattia contagiosa ma un seme pronto a mettere radici se trova un terreno fertile.” Per tutta la vita aveva aspirato alla bellezza. Aveva disperatamente cercato di raggiungerla, per sprofondare al suolo come Icaro. Ma in Persia si era lasciato condurre negli abissi di follia più profondi della sua anima. Abissi che fino a quel momento ignorava di avere. Solo durante la notte del Don Giovanni aveva provato di nuovo simili istinti. Almeno con Christine era riuscito a fermarsi prima di commettere qualcosa di irreparabile.
Ognuno deve convivere con i propri demoni.” Disse congiungendo le mani e pensando agli anni in cui anche lui aveva compiuto azioni rese onorevoli solo dalla divisa che indossava.
Risparmiatemi la vostra pietà.
Non conosco la pietà, ma conosco la vostra rabbia.” Weston si girò incontrando per la prima volta, da quando quella conversazione era iniziata, gli occhi gialli del Fantasma “Un sentimento forte e incontrollabile, che scava continuamente nell’anima cercando di divorarla. Una bestia da tenere in gabbia. Non possiamo abbassare la guardia, perché se anche solo una stilla di quella furia primordiale uscisse dall’angolo in cui l’abbiamo rinchiusa saremo capaci di distruggere tutto ciò che ci circonda.”
Quali sono i vostri demoni? Mr Coyle che non lascia decantare il vino la giusta quantità di tempo? Una cameriera che serve la cena?” domandò sarcastico.
Non avete capito molto di Mr Coyle se pensate che non faccia sempre perfettamente il suo lavoro. Ma ucciderei il mondo intero per proteggere mia nipote, e avrei ucciso tutti coloro che non hanno creduto che lei parlerà come invece facciamo noi.”
Erik ghignò quasi divertito. “Voi non credete che Ophelia parlerà, voi ne avete bisogno.”
“Anche se fosse cambierebbe qualcosa?” disse Sir Edward con quel tono basso e risoluto che dimostrava tutta la sua determinazione.
No.” Erik vuotò il bicchiere di brandy con un unico sorso “Ma avete ragione su una cosa: io e voi siamo uguali e conosciamo la stessa furia. L’unica differenza è che io sono lo scorpione e voi siete un serpente.”
Il nobile sorrise quasi lusingato “Immagino che detto da voi sia un complimento.”
Se vi fa piacere crederlo.”
L’orologio sul camino rintoccò la mezzanotte e Weston si alzò dalla poltrona “Siete riuscito a mettere a dura prova i miei nervi oggi.”
Non immaginate quanto ne sia rammaricato.” Rispose l’altro senza nemmeno sforzarsi di fingere costernazione.
Dormirò ugualmente, non temete.
Allora buona notte Duca e salutatemi i vostri demoni.” Weston uscì dalla stanza lasciando Erik a contemplare le fiamme contorcersi nel camino.
Era seduto su un divano in pelle in quella che era chiamata la stanza da fumo. Le pareti erano dipinte di con una particolare tonalità di arancione che sembrava quasi diventare rosa quando illuminato dal sole. Appesi ai muri c’erano molti quadri dalla cornice dorata, perfino un Canaletto forse, ma quello più grande si trovava sopra al camino davanti a lui e raffigurava una giovane donna vestita di rosa con un cagnolino tra le braccia. Assomigliava a Ophelia in modo impressionante; se non fosse stato per i capelli castani e l’abito di foggia napoleonica avrebbe potuto credere che fosse un ritratto della nipote del Duca, invece probabilmente si trattava della moglie. Accanto alla porta da cui era uscito Weston c’era un paravento giapponese laccato in nero e oro; dietro di lui lo scrittoio di Sir Edward e un’altra porta che conduceva alla stanza da musica. Nella parete alla sua sinistra c’erano, nascoste dalle tende chiuse, due portefinestre affacciate al giardino. L’ultima porta chiusa affiancava il camino e divideva quella stanza da un altro salotto. Vicino a ogni parete c’erano piccoli tavoli in legno dove erano sistemati dei libri con la copertina in pelle. Ai lati del divano due poltrone sempre in pelle, al centro un tavolino con la scacchiera pronta per una nuova partita.
Tutto nella casa dormiva, tranne lui e gli orologi che continuavano implacabili a ticchettare.
Erik si alzò lasciando che le braci si consumassero in silenzio e andò al pianoforte accarezzando la cassa lucida. Poi si sedette sul seggiolino e iniziò a muovere le mani sulla tastiera sfiorando i tasti senza premerli, infondo poteva sentire la musica anche senza suonarla.
Tra poche ore Ophelia si sarebbe presentata in quella stanza per la prima vera lezione di musica. Un’altra allieva! Anche se diversa da Christine in molti aspetti. La prima volta che sentì cantare la sua pupilla nella cappella dell’Opéra la credette davvero un angelo mandato da Dio per alleviare le sue sofferenze. Lei incarnava, anche se inconsapevolmente, la sua idea di canto e di Musica. In quel momento decise di creare la Voce per darle un corpo in cui risiedere. La manipolò, come fosse argilla tra le sue mani, fino a innamorarsi della sua creazione. Fino a identificarla talmente tanto con la Musica da bramare ogni parte di lei. Perché senza Musica non sarebbe riuscito a vivere.
Ophelia invece sentiva già la Musica, con la stessa forza con cui la udiva lui, anche se in modo estremamente personale. Non avrebbe dovuto creare nulla con lei, solo permettere che il suo dono si esprimesse al meglio. Avrebbe dovuto concentrarsi su tempo, postura, diteggi, le avrebbe dovuto insegnare che la chiave per suonare bene è sfruttare il proprio peso e non fare forza sui tasti. Ma non le avrebbe mai dovuto dire cosa provare durante un esibizione per renderla reale, non avrebbe avuto bisogno di dirle di lasciar vivere la Musica. La Musica viveva già in lei.
Tuttavia, nonostante Ophelia non fosse Christine, il pensiero di avere una nuova allieva era ugualmente straziane. Questa volta non c’erano vetrate a nasconderlo ma una ben più fragile bugia. E cosa sarebbe successo se fosse finito nuovamente vittima di un ossessione e si fosse nuovamente innamorato della sua creazione come Pigmalione? Weston avrebbe sicuramente cercato di ucciderlo! Ma cosa sarebbe stato di lui? Sarebbe riuscito a tenere sotto controllo la sua follia, quello scrigno di Pandora scoperchiato in Persia? O sarebbe diventato definitivamente una bestia condannata a vagare lontano dalla bellezza?
Per questo non aveva mai preso in seria considerazione l’offerta del Duca. Aveva deciso subito che una volta sentita la ragazza avrebbe detto che non era abbastanza dotata per essere sua allieva e se ne sarebbe andato. Poi aveva visto il modo in cui la Musica si impossessava di Ophelia e cambiò idea. Il pensiero di lasciare morire un talento simile ingabbiato in un manicomio dove sarebbe stata torturata in nome della scienza era bastato a farlo restare. Ne sapeva abbastanza di torture per volerle evitare a chiunque vivesse di Musica.
E ora il ricordo di Christine bruciava vivo nella sua memoria come limone su una ferita aperta. Il ricordo di un sogno, di in inganno o di una speranza distrutta. Il ricordo del baratro che aveva visto dal vertice della follia.
 
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Ophelia entrò nella sala da musica alle nove in punto, come le era stato detto quando era scesa per la colazione. Mr Destler era già al pianoforte, una mano appoggiata sul leggio e l’altra sfiorava i tasti creando melodie invisibili. Avanzò lentamente, intimorita dalla concentrazione che emanava.
Chiudete la porta, non sopporto le interruzioni.” Disse in un sospiro alzandosi dal seggiolino. La sua voce sembrava lontana, persa chissà dove. “Sedetevi e ascoltate perché ciò che sto per dirvi lo ripeterò solo oggi.” Con una mano indicò una delle poltrone per poi congiungerla all’altra dietro la schiena. “Durante le nostre lezioni voi sarete semplicemente la mia allieva e io il vostro maestro. Tutto c’è che siete, che fate o non fate non sarà rilevante più del necessario. Voi mi chiamerete Maestro e io per nome.” Si era fermato davanti a lei e parlava in modo autoritario, adesso la su voce risuonava possente nell’aria “La Musica è perfezione, e io non accetterò nulla di meno da voi. Avete troppo talento perché sia disposto a farlo. Vi dirò cosa sbaglierete e come correggere l’errore. Vi consiglio di mettere immediatamente in atto i miei suggerimenti perché non amo ripetermi e non sono dotato di molta pazienza. Non arrivate mai in ritardo, per nessun motivo. Andatevene prima che io vi dica che abbiamo finito e vi assicuro che lascerò Grainstar House. Potete accettare le mie condizioni?
Ophelia annuì.
Bene. Datemi il quaderno e sedete al pianoforte.” Ancora una volta l’inglese fece come le era stato detto, per trovare lo spartito dell’Appassionata di Beethoven aperto sul leggio. “Dalla prima battuta.” Comandò e Ophelia iniziò a suonare. Erik si mise dietro di lei all’in piedi, in modo che potesse indicare i punti della partitura che doveva ripetere o girare le pagine.
Prima del piano dovete suonare un fortissimo, non un diminuendo!” Disse facendo saltare sul seggiolino l’allieva prima ancora che fosse arrivata alla ventesima battuta. “Vedete un segno di diminuendo? Dovete solo rispettare le indicazioni sul pentagramma, né io né Beethoven vi chiediamo altro. Non pensate a come suonare un piano immediatamente dopo un fortissimo, dovete averne la volontà. Adesso ricominciate da capo.”
Ophelia ricominciò ma Erik la interruppe nuovamente esattamente nello stesso punto “È tanto difficile non aggiungere nulla allo spartito, ragazza? Prima avete fatto un diminuendo adesso è una pausa di semicroma. Come pensate di suonare l’Appassionata se non credete di poter fare ciò che leggete? Volete suonare Beethoven? Allora fatelo con il coraggio che serve. Ricordate: forte, piano, pianissimo, fortissimo e subito piano.” Disse premendo sullo spartito con l’indice. “Di nuovo e cercate di non farmi ripetere una terza volta.
 Ripeté l’incipit cercando di fare come Mr Destler le diceva. Più per non sentire i rimproveri del precettore che per altro. La sua voce era furiosa come le tempeste e fragorosa come i tuoni. Si sentiva rimpicciolire a ogni parola. Per cui, per amor proprio, cercò di convincersi che avrebbe fatto un piano dopo un fortissimo, Trattenne il respiro e … ci riuscì.
Meglio, ma non dimenticatevi di respirare. Dal respiro dipende il battito del cuore dal quale dipende la velocità con cui suonate. Mantenete un respiro regolare e ascoltate il vostro battito cardiaco. Adesso continuate fino alla ventesima misura e poi fermatevi. Ci sono ancora molte cose da migliorare.”
 
 
Dopo un’ora di lezione Ophelia era stremata. Mr Destler l’aveva corretta quasi ad ogni nota. Perché non c’era abbastanza rubato, perché la chiave di basso era troppo leggera rispetto a quella di violino o perché suonava alcune note con i diteggi sbagliati. Persino il modo in cui teneva le braccia non andava bene. Alla fine doveva ricordare talmente tante cose che credeva le sarebbe scoppiata presto la testa: respirare in modo costante, non irrigidire braccia e busto, usare le dita giuste, bilanciare il peso del corpo e della mano. Fino a quel momento aveva suonato solo perché le piaceva, credendo che fosse sufficiente rispettare il tempo e non sbagliare le note per lasciarsi trasportare dalla musica. Non aveva mai pensato a tutte quelle cose!
Adesso basta, riprenderemo domani. Rimarremo fermi su queste venti battute fino a quando non le farete correttamente. Ma ora è il momento che mi occupi della vostra voce. Alzatevi e andate vicino alla cassa del pianoforte.”
Ophelia si voltò verso il precettore non riuscendo a nascondere la paura di sentire nuovamente la musica del giorno precedente. Aveva promesso a suo nonno che si sarebbe fidata di Mr Destler senza riserve ma il ricordo di quella musica era ancora troppo vivido per renderla una promessa facile da mantenere.
Alzatevi dal seggiolino.” Comandò “Non mettete la mia pazienza ulteriormente.” Adesso la sua voce era soave e impalpabile, ma talmente fredda che Ophelia sentì la pelle riempirsi di brividi.
La ragazza si alzò titubante, a occhi bassi timorosa che Mr Destler potesse leggere la sua paura come aveva fatto con il suo animo.
Erik tornò al pianoforte. Mentre iniziava a suonare un accompagnamento improvvisato, ripensò a Christine e alla loro prima lezione di canto nella cappella: il soprano non aveva avuto timore di lui, credendo senza sforzo che quella voce che sentiva fosse davvero quella dell’Angelo della Musica. Non solo non ne era stata spaventata ma, addirittura, l’aveva accolta con gioia. Ripensandoci adesso, lontano dalla felicità che aveva provato quel giorno, si disse che forse era Christine che avrebbe dovuto essere spaventata, non Ophelia. Dopo tutto l’inglese lo vedeva in carne e ossa, davanti a lei. Ma così non era, e Erik poteva vedere la paura del giorno precedente tornare come un ombra pesante negli occhi della giovane. Come avrebbe reagito quando, tra pochi secondi, Erik avrebbe dato corpo a ciò che stava suonando con una melodia senza parole ma fatta solo della sua voce?
Ophelia rimaneva immobile, ipnotizzata dalle mani del suo insegnante che si spostavano eleganti e leggere lungo la tastiera. Certo, non aveva visto molte persone suonare ma dubitava che ci fossero molte altre persone capaci di suonare con tanta grazia e bravura insieme. A dire il vero trovava qualcosa di regale in quei movimenti, come se le mani di Mr Destler fossero i sovrani incontrastati di quel bizzarro regno bianco e nero.
La meraviglia di Ophelia raggiunse il colmo appena l’uomo aprì bocca per cantare. Era davvero umana quella voce così perfetta, limpida, forte e soave assieme? Cantava una melodia senza parole, fatta solo di note, accompagnato da un pianoforte che sembrava scomparire davanti a tanta bellezza. Se il giorno prima si era stupita del potere che la musica adesso capiva che quello che aveva ascoltato era nulla paragonato a quel momento. Il suo Maestro era un tutt’uno con ciò che cantava e suonava; talmente ammaliante in quella perfezione che una parte di Ophelia avrebbe sinceramente voluto unirsi a lui, anche a costo di rovinare quello splendido miraggio. Ma sarebbe bastato quel desiderio tanto semplice quanto crescente a ridarle la voce?
 
 
Erik suonò e cantò per quasi un’ora cercando di capire quale fosse la musica giusta per Ophelia, quella a cui non avrebbe saputo resistere. Tutti ne avevano una, una melodia o un accorso davanti al quale erano indifesi. Era stata una delle tante scoperte della Persia, fin da bambino era stato consapevole del potere della Musica sugli altri, della sua in particolare, così l’aveva eletta a unica maestra di vita. Con gli anni aveva imparato ad affinare il suo dono, vedendo prima i volti delle persone che pagavano per vedere i suoi spettacoli e poi i giocattoli umani dello Saha e della sua favorita. Così aveva avvinto a sé Christine, regalandole la musica della sua anima, e così avrebbe fatto parlare Ophelia: un giorno avrebbe trovato la giusta combinazione di note e il resto sarebbe stato naturale come respirare.
 
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Beati voi che lo avete sentito tutto!” sospirò Mary finendo di lucidare una pentola in rame “Qui abbiamo sentito solo qualche nota ed eravamo tutte troppo impegnate a preparare il pranzo.” La cena era stata servita ed adesso alcuni dei servitori erano in cucina intenta a commentare lo strano metodo di Mr Destler.
Guarda che non era un concerto!” la cuoca, la signora Cooke, redarguì la sguattera con un dito alzato “Sappiamo tutti perché è qui. E non è certo per distrarti dal tuo lavoro.”
Sono sicura che la signora Cooke un giorno ti lascerà salire fino in cima alle scale e potrai ascoltarlo anche tu per qualche minuto.” Disse una cameriera di nome Bess cercando di consolare la ragazza.
Non credo proprio. Poi non scenderebbe più. Dovevate vedere come tendeva l’orecchio oggi.”
Mr Destler ha un talento molto raro, potete concedere cinque minuti a Mary uno di questi giorni.” Intervenne Mis Price.
Oh vi prego Mis Cooke!” gli occhi della sguattera si fecero enormi e la burbera cuoca si addolcì “Vi prometto che non mi farò vedere da nessuno.”
E va bene Mary, un giorno potrai ascoltare dalle scale.” Concesse Mis Cooke prima di rivolgersi a Mis Price “Ma davvero ha solo cantato?
Per quasi un’ora.”
E Lady Ophelia?
L’altra allargò le braccia sospirando “Non abbiamo sentito altre voci.”
Almeno non le ha riempito la bocca di biglie come fece quel tedesco dal nome impronunciabile.” Disse Bess.
Se penso a quanto Sua Grazia si arrabbiò quel giorno.” Commentò un cameriere appoggiato allo stipite della porta con aria riflessiva.
Bess annuì “Se avesse potuto lo avrebbe sbattuto fuori tirandolo per la cravatta, ne sono sicura.
Mis Price avrebbe dovuto dire loro di non parlare in quel modo di Lord Weston, ma lei era presente quando il Duca invitò il professo Spear ad andarsene, perché non era disposto a sottoporre Ophelia a quella tortura, ed era della stessa idea di Bess. “Speriamo che almeno lui abbia un po’ di pazienza in piò e ci riesca.”
“Mis Price…” domandò il cameriere con l’esitazione di chi sa che si accinge ad affrontare un argomento tabù “voi eravate a servizioin questa casa quando accadde?
No Oscar. C ’era Mr Coyle ma lui non ne parla mai, era il valletto del figlio del Duca. Dopo la morte di Sir Robert rassegnò le dimissioni ma Sua Grazia le respinse perché era stato lui a prendersi cura di Lady Ophelia dopo l’incidente e non avrebbe mai potuto lasciarlo senza un lavoro.” Raccontò a voce bassa, dopo essersi accertata che il maggiordomo non li potesse sentire.
Gli altri servitori abbassarono gli occhi in silenzio. Nessuno di loro, ad eccezione di Mis Cooke, conosceva questa storia ed adesso erano senza parole.
Non fatevi mai scappare che ve lo abbiamo raccontato!” disse la cuoca “Mr Coyle era molto affezionato a Sir Robert e tiene molto anche a Lady Ophelia.”
Si signora Cooke.” Dissero i tre quasi all’unisono.
 
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Nella sua camera da letto, Ophelia non riusciva a dormire.
Per tutto il giorno un pensiero aveva fatto capolino nel suo cervello. Più che un pensiero era stata la descrizione della voce del Fantasma dell’Opéra fatta nel libro di Daisy.

La su voce aveva la capacità di congiungere nello stesso istante, con lo stesso respiro, gli opposti estremi. Non c’era nulla più ampiamente ed eroicamente soave, di più voluttuosamente insidioso, di più delicato nella forza o più forte nella delicatezza, insomma di più irresistibilmente trionfante.

Sapeva che era solo un romanzo dell’orrore da pochi soldi, ma per quanto ci provasse non riusciva a trovare altre parole per descrivere la voce del suo Maestro. Per non pensare al potere di suggestione della sua musica!
Nemmeno la certezza che suo nonno non avrebbe mai portato un criminale in casa era capace di farla dormire.
Si alzò e, avvolta in uno scialle frangiato, sedette al segreter e prese il libro da dove lo aveva riposto. Lo osservò chiedendosi come fosse possibile che qualcuno capace della bontà che le aveva dimostrato Mr Destler fosse altrettanto capace di uccidere in modo così facile, e si chiese anche se sarebbe stata capace di mantenere la promessa che aveva fatto a suo nonno. Solo quando, prima dell’alba, sentì avvicinarsi la sguattera che doveva accendere i camini delle camere da letto tornò sotto le coperte e finse di dormire.
   
 
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